L'abbraccio di Galatina all'agente dei Servizi
Pietro Antonio Colazzo morto in Afghanistan
Tratto dal Sito Internet
www.lagazzettadelmezzogiorno.it
ORE 15:30 - «DIFENDEVA GLI IDEALI
Pietro Antonio Colazzo morto in Afghanistan
Tratto dal Sito Internet
www.lagazzettadelmezzogiorno.it
ORE 15:30 - «DIFENDEVA GLI IDEALI
DELLA VERITA'»
«Pietro Antonio non ha cercato la morte, non ha però neppure cercato di sfuggirla perchè giudicava che la fedeltà ai suoi ideali di libertà e verità fosse più importante della sua paura di morire». Lo ha detto l’ordinario militare per l’Italia, mons.Vincenzo Pelvi, nell’omelia ai funerali di Pietro Antonio Colazzo ucciso a Kabul venerdì scorso. «Ci vogliono uomini come lui - ha proseguito - desiderosi di costruire con il loro impegno professionale l’uguaglianza e stabilire non solo una convivenza civica ma una sola famiglia umana. Le nostre missioni di pace - ha detto ancora - supportate dal lavoro prezioso e delicato dei servizi segreti, promuovono il bene integrale della persona umana, nel rispetto dei diritti fondamentali di tutti e in vista di una cultura universale di giustizia sociale». «L'intelligence non è un concetto astratto - ha osservato mons. Pelvi - ma si incarna in leali servitori dello Stato come in Pietro Antonio che ha messo quotidianamente a rischio la sua vita per una missione importante come quella dei nostri militari che in Afghanistan, all’interno di una alleanza internazionale, sono impegnati a sconfiggere il terrorismo e restituire al popolo afghano la speranza di un futuro migliore di cui esso stesso sia l’artefice».
«La sua morte è avvenuta in circostanze dolorose tali - ha detto ancora mons. Pelvi - da sembrare una sciagura. In verità per chi ha fede non è così: egli è nella pace». «Molti non hanno avuto il privilegio di conoscere personalmente Pietro Antonio - ha detto ancora - dalle testimonianze, però, ho colto in lui un innato senso di protezione nei confronti di quanti erano affidati alla sua responsabilità: ferito è riuscito ad aiutare altri italiani a salvarsi, prima di essere ucciso». «Una persona incline al dialogo e alla ricerca di un punto di incontro - ha concluso mons. Pelvi - un uomo mite interiormente motivato il cui tempo e le cui energie erano tutte per un lavoro che non si può raccontare e che fino all’ultimo respiro è stato tenuto segreto».
ORE 17:00 - IL COMMISSARIO
«Pietro Antonio non ha cercato la morte, non ha però neppure cercato di sfuggirla perchè giudicava che la fedeltà ai suoi ideali di libertà e verità fosse più importante della sua paura di morire». Lo ha detto l’ordinario militare per l’Italia, mons.Vincenzo Pelvi, nell’omelia ai funerali di Pietro Antonio Colazzo ucciso a Kabul venerdì scorso. «Ci vogliono uomini come lui - ha proseguito - desiderosi di costruire con il loro impegno professionale l’uguaglianza e stabilire non solo una convivenza civica ma una sola famiglia umana. Le nostre missioni di pace - ha detto ancora - supportate dal lavoro prezioso e delicato dei servizi segreti, promuovono il bene integrale della persona umana, nel rispetto dei diritti fondamentali di tutti e in vista di una cultura universale di giustizia sociale». «L'intelligence non è un concetto astratto - ha osservato mons. Pelvi - ma si incarna in leali servitori dello Stato come in Pietro Antonio che ha messo quotidianamente a rischio la sua vita per una missione importante come quella dei nostri militari che in Afghanistan, all’interno di una alleanza internazionale, sono impegnati a sconfiggere il terrorismo e restituire al popolo afghano la speranza di un futuro migliore di cui esso stesso sia l’artefice».
«La sua morte è avvenuta in circostanze dolorose tali - ha detto ancora mons. Pelvi - da sembrare una sciagura. In verità per chi ha fede non è così: egli è nella pace». «Molti non hanno avuto il privilegio di conoscere personalmente Pietro Antonio - ha detto ancora - dalle testimonianze, però, ho colto in lui un innato senso di protezione nei confronti di quanti erano affidati alla sua responsabilità: ferito è riuscito ad aiutare altri italiani a salvarsi, prima di essere ucciso». «Una persona incline al dialogo e alla ricerca di un punto di incontro - ha concluso mons. Pelvi - un uomo mite interiormente motivato il cui tempo e le cui energie erano tutte per un lavoro che non si può raccontare e che fino all’ultimo respiro è stato tenuto segreto».
ORE 17:00 - IL COMMISSARIO
DEL COMUNE, «UN POETA EROE»
«Pietro Antonio era un eroe, un poeta, uomo di cultura. La conoscenza era il sale della sua esistenza, il suo sacrificio è un grande esempio per un Paese impegnato su più fronti per la difesa della libertà: non ha pensato a salvare se stesso ma si è prodigato per consentire che altri si salvassero». Così il commissario straordinario di Galatina, Alberto Capuano, ha descritto Pietro Antonio Colazzo durante il funerale solenne che si è celebrato nella chiesa madre di Galatina, paese d’origine del funzionario dell’Aise ucciso venerdì scorso a Kabul. In un breve intervento a conclusione della cerimonia, Capuano ha descritto «le eccelse qualità professionali e umane di Colazzo, il suo eclettismo culturale e l’approfondita conoscenza di molte lingue, e le sue spiccate qualità di intelligenza e di applicazione verso tutte le discipline».
Ha citato le frasi di ricordo rivolte dai suoi ex compagni di scuola e dagli amici di Galatina, descrivendo «una persona colta, preparata, socievole, cortese con tutti, motivato, appassionato, coerente con i propri principi. Un giovane 'in ricercà, aperto al servizio, interessato ad approfondire anche alla luce del Vangelo i valori di relazione e di giustizia».
«Pietro Antonio era un eroe, un poeta, uomo di cultura. La conoscenza era il sale della sua esistenza, il suo sacrificio è un grande esempio per un Paese impegnato su più fronti per la difesa della libertà: non ha pensato a salvare se stesso ma si è prodigato per consentire che altri si salvassero». Così il commissario straordinario di Galatina, Alberto Capuano, ha descritto Pietro Antonio Colazzo durante il funerale solenne che si è celebrato nella chiesa madre di Galatina, paese d’origine del funzionario dell’Aise ucciso venerdì scorso a Kabul. In un breve intervento a conclusione della cerimonia, Capuano ha descritto «le eccelse qualità professionali e umane di Colazzo, il suo eclettismo culturale e l’approfondita conoscenza di molte lingue, e le sue spiccate qualità di intelligenza e di applicazione verso tutte le discipline».
Ha citato le frasi di ricordo rivolte dai suoi ex compagni di scuola e dagli amici di Galatina, descrivendo «una persona colta, preparata, socievole, cortese con tutti, motivato, appassionato, coerente con i propri principi. Un giovane 'in ricercà, aperto al servizio, interessato ad approfondire anche alla luce del Vangelo i valori di relazione e di giustizia».
(2-FINE)
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