sabato 27 marzo 2010

CROCIFISSO ANCORA (26) - NON LAICITA' MA ARROGANZA DEL POTERE POLITICO

Di mons. Giampaolo Crepaldi
6 novembre 2009
Tratto da ZENIT.org
La sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo secondo cui vanno eliminati i crocefissi dalle aule scolastiche è profondamente sbagliata.
L’estromissione dei simboli religiosi dagli ambienti pubblici è esso stesso un atto che esprime assolutezza e integralismo.
Non è indice di laicità, ma di arroganza del potere politico che vuole imporre una pubblica piazza senza religione. Con la scusa di non discriminare i fedeli di altre religioni si discrimina la religione in quanto tale, la si riduce a fatto privato.
Per l’Europa, poi, la religione cristiana è elemento costitutivo della stessa cultura sociale e politica. Senza radici non c’è libertà; senza identità non c’è vero dialogo.
Ma il motivo ancora più importante per cui la sentenza della Corte è da considerarsi sbagliata è che la ragione politica, proclamando la sua indifferenza a tutte le religioni, si dichiara impotente a valutare razionalmente le proposte religiose.
Il cristianesimo non chiede alla ragione politica di accettare la propria presenza storica solo per motivi storici e culturali - le “radici” europee - ma perché esso aiuta la società ad essere migliore, contribuisce al bene comune, eleva le anime verso quanto è vero e buono: ossia per la sua verità.
Il crocefisso rappresenta la verità dell’umano, indica a tutti, credenti e non credenti, i valori della vita e dell’amore. Una ragione politica indifferente alle religioni o che le riducesse a sentimento privato prima di tutto rinuncerebbe a se stessa, alla sua capacità, laica e razionale, di cogliere la verità delle religioni e nelle religioni.
Una ragione politica così debole sarebbe però pericolosa. Priva di fede in se stessa, essa cederebbe su molti altri punti ove è in gioco la dignità umana.
Arcivescovo di Trieste e Presidente dell’Osservatorio Internazionale “Cardinale Van Thuan” sulla Dottrina sociale della Chiesa.

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