30 Marzo 2010
Di Massimo Donadi
Di Massimo Donadi
Tratto dal Sito Internet
www.italiadeivalori.it
Non abbiamo l’abitudine di dire che abbiamo vinto anche quando è vero il contrario. Abbiamo il vizietto della verità. Se ci fermassimo a guardare in casa nostra, potremmo usare toni trionfalistici, vista l’eccellente affermazione di Italia dei Valori. Ma la giornata di ieri impone una seria riflessione nel centrosinistra che, pur mostrando timidi cenni di ripresa rispetto ai suoi momenti più bassi, è uscito sconfitto da questa tornata di elezioni regionali.
Abbiamo perso il Lazio ed il Piemonte mentre in Calabria ed in Campania siamo alla disfatta. Italia dei Valori ha fatto bene, anzi di più. Siamo cresciuti nel Lazio (8,6 %), nelle rosse Umbria (8,3%) e Toscana (9,4%) , in Liguria (8,4%) , nelle Marche (9,1%)e in Basilicata (9,9%). Altrettanto bene siamo andati in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Campania, Puglia e Calabria. Un partito che mostra di essere sempre più radicato nel territorio e che porta in dote al Partito Democratico un ricco bottino di voti, destinati ad essere inutili per governare in futuro, se il maggior partito della coalizione di centrosinistra non avvia una seria riflessione al suo interno.
Il responso delle urne è chiaro. Il Pd deve capire che la vera sfida politica è dentro al centrosinistra. Serve costruire un’alternativa che possa essere vincente ma pensare di farlo con accordicchi tra sigle e partiti, con alleanze alchemiche costruite a tavolino, come quella con l’Udc, non serve a dare un futuro a questo centrosinistra. Dalla Calabria alla Campania, dobbiamo cogliere il segnale che gli elettori ci hanno inviato forte e chiaro. Serve il coraggio di cambiare, di scegliere volti nuovi credibili, di avviare un serio rinnovamento etico della classe dirigente dei partiti, soprattutto al Sud dove il Pd è uscito sconfitto dall’esperienza amministrativa. Finché il Partito Democratico non affronterà l’evidente questione morale esplosa al suo interno e non procederà con la conseguente bonifica delle varie baronie, il centrosinistra non andrà da nessuna parte. Finché non deciderà di anteporre gli interessi dei cittadini a quelli dei vari notabili di partito, saremo costretti a guardare l’avanzata del centrodestra per i prossimi anni.
Finché non sarà in grado di costruire un’alleanza naturale sui valori, sui programmi e sulle idee, i cittadini continueranno sempre di più a rifugiarsi nel voto alla lista Grillo che, a differenza di IdV, che è un partito di centrosinistra nel centrosinistra che vuole costruire un’alternativa credibile, denuncia un malessere evidente che non si può ignorare. Rinnovamento è la parola d’ordine per il futuro del centrosinistra. Ieri si è chiuso un ciclo ed è tempo di aprirne uno nuovo basato su un progetto, su un programma, su una classe dirigente di specchiata onorabilità e moralità. Basta con accordicchi che durano il tempo di una stagione o a candidature forzate o disperate. Se vogliamo tornare a vincere serve ripartire da qui.
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Non abbiamo l’abitudine di dire che abbiamo vinto anche quando è vero il contrario. Abbiamo il vizietto della verità. Se ci fermassimo a guardare in casa nostra, potremmo usare toni trionfalistici, vista l’eccellente affermazione di Italia dei Valori. Ma la giornata di ieri impone una seria riflessione nel centrosinistra che, pur mostrando timidi cenni di ripresa rispetto ai suoi momenti più bassi, è uscito sconfitto da questa tornata di elezioni regionali.
Abbiamo perso il Lazio ed il Piemonte mentre in Calabria ed in Campania siamo alla disfatta. Italia dei Valori ha fatto bene, anzi di più. Siamo cresciuti nel Lazio (8,6 %), nelle rosse Umbria (8,3%) e Toscana (9,4%) , in Liguria (8,4%) , nelle Marche (9,1%)e in Basilicata (9,9%). Altrettanto bene siamo andati in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Campania, Puglia e Calabria. Un partito che mostra di essere sempre più radicato nel territorio e che porta in dote al Partito Democratico un ricco bottino di voti, destinati ad essere inutili per governare in futuro, se il maggior partito della coalizione di centrosinistra non avvia una seria riflessione al suo interno.
Il responso delle urne è chiaro. Il Pd deve capire che la vera sfida politica è dentro al centrosinistra. Serve costruire un’alternativa che possa essere vincente ma pensare di farlo con accordicchi tra sigle e partiti, con alleanze alchemiche costruite a tavolino, come quella con l’Udc, non serve a dare un futuro a questo centrosinistra. Dalla Calabria alla Campania, dobbiamo cogliere il segnale che gli elettori ci hanno inviato forte e chiaro. Serve il coraggio di cambiare, di scegliere volti nuovi credibili, di avviare un serio rinnovamento etico della classe dirigente dei partiti, soprattutto al Sud dove il Pd è uscito sconfitto dall’esperienza amministrativa. Finché il Partito Democratico non affronterà l’evidente questione morale esplosa al suo interno e non procederà con la conseguente bonifica delle varie baronie, il centrosinistra non andrà da nessuna parte. Finché non deciderà di anteporre gli interessi dei cittadini a quelli dei vari notabili di partito, saremo costretti a guardare l’avanzata del centrodestra per i prossimi anni.
Finché non sarà in grado di costruire un’alleanza naturale sui valori, sui programmi e sulle idee, i cittadini continueranno sempre di più a rifugiarsi nel voto alla lista Grillo che, a differenza di IdV, che è un partito di centrosinistra nel centrosinistra che vuole costruire un’alternativa credibile, denuncia un malessere evidente che non si può ignorare. Rinnovamento è la parola d’ordine per il futuro del centrosinistra. Ieri si è chiuso un ciclo ed è tempo di aprirne uno nuovo basato su un progetto, su un programma, su una classe dirigente di specchiata onorabilità e moralità. Basta con accordicchi che durano il tempo di una stagione o a candidature forzate o disperate. Se vogliamo tornare a vincere serve ripartire da qui.
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