mercoledì 29 luglio 2009

LE FALSE NOTIZIE CHE NON CI SFUGGONO - CARO BLOGGER, ROBERTO FALCONIERI NON E' UN CONSIGLIERE PROVINCIALE!!!

Lunedì 6 luglio 2009 sul sito internet
http://lopinionedimarcomacri.blogspot.com
il blogger riportava una falsa notizia:
"ROBERTO FALCONIERI CONSIGLIERE PROVINCIALE, LOREDANA CAPONE VICE-PRESIDENTE REGIONE PUGLIA!!! Porgo il mio profondo augurio al nostro sindaco ROBERTO FALCONIERI, per il posto a lui conferito da consigliere provinciale!!! E soprattutto a LOREDANA CAPONE, per aver occupato il posto di VICE-PRESIDENTE della REGIONE PUGLIA!!! (CHI PUO', SCATTI!!!)".
Mi congratulo con il blogger per la falsa notizia riportata e ci tengo a dirgli, se può, di pubblicare sul suo stesso blog apposita documentazione.
Spiacente per lui, spiacente con chi come lui ha brindato in anticipo, Loredana Capone è stata nominata Vice Presidente della Regione Puglia ma...
...Roberto Falconieri ha perso il suo cavallo, causa dimezzamento voti, e rimane semplicemente, il sindacotto che ha portato, con le sue scelte sbagliate, il suo Comune al fallimento!!!

CONVOCATO PER IL 04 AGOSTO 2009, ALLE ORE 19.00 IL NUOVO CONSIGLIO COMUNALE

Ecco i punti all'Ordine del Giorno:
1. APPROVAZIONE CONTO CONSUNTIVO ESERCIZIO FINANZIARIO 2008;
2. VARIAZIONE BILANCIO DI PREVISIONE 2009;
3. ZONA PIP - RICHIESTA DI NULLAOSTA PERLA DIVISIONE DELL'OPIFICIO "SOUTH ITALY CO" SUL LOTTO N. 4 COMPARTO A. VARIANTE AL PIANO PER GLI INSEDIAMENTI PRODUTTIVI. APPROVAZIONE. DETERMINAZIONI.

CONCLUSI ALTRI DUE SONDAGGI DI "MELISSANO PENSIERI LIBERI"

I risultati degli ultimi sondaggi li troverete sulla colonna a destra, in fondo alla pagina.
Alla domanda “COME VALUTI L’OPERATIVITA’, L’EFFICIENZA ED IL LAVORO DEGLI ASSESSORI COMUNALI CHE ACCOMPAGNANO IL SINDACO DI MELISSANO, ROBERTO FALCONIERI?” hanno risposto 49 lettori: per l’89%, 44 lettori, gli attuali assessori comunali della Giunta Falconieri valgono ZERO; per l’8%, 4 lettori, valgono DIECI; per il 2%, solo 1 lettore, valgono CENTO.
Alla domanda “DA QUANDO AMMINISTRA IL COMUNE DI MELISSANO ROBERTO FALCONIERI LA CITTA’ E’ PIU’…” hanno risposto 53 lettori: per il 94%, 50 lettori, Melissano è più sporca e trascurata; solo per il 5%, 3 lettori, la città è più pulita e curata.
Grazie a tutti i lettori che hanno espresso il loro parere con la loro partecipazione.
Al prossimo sondaggio!

LA BERLUSCONEIDE DI GAVINO SANNA - QUARTA ED ULTIMA PARTE




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LA BERLUSCONEIDE DI GAVINO SANNA - TERZA PARTE




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OMICIDIO BASILE: UN ANNO DOPO NULLA DI FATTO


26 Luglio 2009
Di Pierfelice Zazzera
Tratto dal Sito Internet
www.italiadeivalori.it

Nella notte fra il 14 e il 15 giugno Peppino Basile, consigliere comunale a Ugento e consigliere provinciale dell'Italia dei Valori nella provincia di Lecce, è stato assassinato con 19 coltellate. Le prime reazioni di quell'omicidio furono immediatamente di dire che eravamo di fronte a un omicidio di tipo passionale e che ci fossero dietro moventi di natura personale e familiare.
Per la verità la prima voce che venne alla luce fu quella del sindaco. Noi non abbiamo mai creduto che dietro l'omicidio Basile ci fosse il movente passionale. In realtà Basile ha sempre denunciato quello che chiamava "il sistema" in una realtà come quella del Salento, che vedeva insieme l'illegalità di alcuni esponenti della Pubblica Amministrazione, gli interessi criminali e gli interessi dell'imprenditoria a discapito del territorio, della gente e dei cittadini ugentini. Lo ha fatto denunciando le discariche, gli interessi della Erg intorno alla costruzione di un grande parco eolico nei pressi di Ugento. Lo ha fatto rispetto ad un mega villaggio che è stato costruito all'interno di un parco naturale. A un anno di distanza stiamo ancora brancolando nel buio: non ci sono arresti, non ci sono indagati, non se ne conosce il movente. Sappiamo solo che 3 giovani sono stati fermati dalla Polizia. Interrogati e rilasciati, sono gli autori materiali delle scritte sui muri che per 2 anni hanno accompagnato la vita di Peppino Basile, che lo minacciavano di morte. Questi 3 giovani, sappiamo per loro stessa ammissione apparsa sui giornali locali, sono 3 esponenti di Alleanza Nazionale. Uno di questi è persino nipote del sindaco.
Per aver denunciato questa vicenda sono stato anche querelato dal sottosegretario Mantovano, che ha considerato in una sua intervista un omicidio dalla rapida soluzione. A oltre un anno di distanza questa rapida soluzione ancora non c'è. Malgrado l'impegno di tante persone per bene. A cominciare da Don Stefano Rocca, il parroco di Ugento che insieme a noi con la sua capacità e la voglia di rompere il sistema di omertà che accompagna questo omicidio irrisolto, sta cercando di squarciare il velo. Cominciano a venir fuori anche le voci discordanti, le voci dissonanti, il dissenso rispetto a tutto questo. Compreso la pubblicazione di un libro che si chiama "Il sistema" dove sono raccolte le battaglie di Peppino Basile. Peppino Basile non è morto perché qualcuno si è alzato di notte e ha deciso di ucciderlo, come disse il giornale "Il Messaggero", perché andava con le minorenni. Peppino Basile è un pubblico amministratore, è un consigliere comunale e provinciale eletto dai cittadini che faceva semplicemente il proprio dovere. Cioè quello di chiedere che la Pubblica Amministrazione fosse amministrata in maniera trasparente, legale. Che prima di tutto ci fosse il bene comune della collettività.

SUD: ZAZZERA (IDV) "PIU' CHE UN PARTITO DEL SUD, SERVE UN SUD LIBERO DALLA CORRUZIONE

Comunicato del 28 Luglio 2009
Tratto dal Sito Internet
www.puglia.antoniodipietro.it
«Molto fantasiose le ipotesi che emergono di sostegno al Mezzogiorno: nomi, soluzioni, idee che tuttavia lasciano perplessi perché non affrontano il vero problema del Sud. Il Meridione d’Italia ha bisogno di non ragionare in termini di orticello, di aspirare a politiche di integrazione col resto del paese. Ma per far questo deve affrontare di petto la questione della gestione dei fondi, delle infiltrazioni criminali e del fenomeno diffuso della corruzione nella pubblica amministrazione», a dichiararlo è l’On. Pierfelice Zazzera, coordinatore regionale dell’Italia dei Valori.
«Finché non si farà piazza pulita dei cattivi amministratori, di coloro che hanno gestito la cosa pubblica con sistemi nepotisti e di corruzione, ogni richiesta di intervento al Sud ha il sapore dell’assistenzialismo o, peggio, del foraggiamento dell’illecito. Le imprese del sud - prosegue Zazzera - hanno bisogno di operare in serenità, liberate dalla morsa della criminalità che impone il pizzo controlla gli appalti, priva il territorio di risorse e tiene sotto scacco le istituzioni, rette da politici che o sono incapaci o conniventi».
«Quando poi le teorie di sostegno al sud - conclude il deputato pugliese - passano per un ipotetico fronte formato da Micciché, Lombardo, Sassolino, Vendola, De Filippo, Di Iorio e Loiero, vorrei capire quale è il filo comune che li unisce salvo la mala gestione dei fondi, le inchieste giudiziarie, il fallimento sulla politica sanitaria, fondi POR finiti in mano ad approfittatori. Insomma l’emblema di quello che proprio il SUD non dovrebbe fare ma che puntualmente fa».

FLASH - CASO BIANZINO: CHE SIA FATTA LUCE

Tratto dal Sito Internet
www.italiadeivalori.it
Rivolgo queste poche righe a tutti coloro che in questi giorni mi hanno scritto per ringraziarmi di aver presentato un’interrogazione parlamentare sul caso di Aldo Bianzino. Io ringrazio voi per le numerosissime lettere che mi avete inviato e vorrei dirvi che questo atto è il frutto di due principi che guidano ed ispirano il mio lavoro di parlamentare dell’Idv: la vita è sacra (oltretutto sono un medico, un ginecologo che dà vita alla vita!) e la giustizia è uguale per tutti... deve essere uguale per tutti. E solo basandomi su questi fondamenti che ho deciso, insieme ad Antonio Di Pietro, di scrivere e presentare questa interrogazione, che mi auguro avrà presto una risposta poiché, purtroppo, non si tratta di un caso isolato. Trovo atroce questa morte. Trovo atroce il modo in cui è avvenuta nell’indifferenza dei comuni cittadini e delle istituzioni. E per questo ritengo doveroso che sia fatta luce su questo oscuro episodio della nostra Italia.
Antonio Palagiano

WHY NOT E' MORTA

29 Luglio 2009
Di Antonio Di Pietro

Tratto dal Sito Internet
www.italiadeivalori.it

Le dimissioni del procuratore Luigi Apicella dalla magistratura ci hanno lasciati sgomenti. Ancora una volta, abbiamo dovuto constatare come i poteri forti riescano a tirare i fili e a condurre il gioco, in spregio a tutte le regole democratiche. Per questo, mi preme segnalarvi una riflessione di un bravo pubblico ministero che ha seguito, in prima persona, l’inchiesta Why Not: Gabriella Nuzzi. La sua considerazione è amara, ma veritiera.Tra l’altro è bene ricordare che Gabriella Nuzzi è stata un pubblico ministero di Salerno, trasferita dal suo ufficio dal Csm, su richiesta del ministro Alfano, proprio per aver osato indagare sul malaffare giudiziario di Catanzaro.
Anche a lei va la nostra solidarietà per il coraggio dimostrato allora nel fare il suo dovere e per quello di oggi nel rivendicarlo.
"L’addio del Procuratore Apicella alla magistratura è un gesto che desta profonda amarezza e sconcerto, che non può e non deve essere “liquidato” nelle brevi, laconiche parole pronunciate dal Presidente dell’A.N.M.Occorre riflettere a fondo sulle ragioni di questa “scelta” obbligata.
L’opinione pubblica e le forze sane interne delle istituzioni hanno il diritto di conoscere la verità, del perché un intero apparato istituzionale, sulla base di un’inaccettabile menzogna (l’inscenata “guerra tra Procure”) e con tanta unanimità di intenti, abbia attaccato così violentemente dei servitori dello Stato, tolto loro le funzioni inquirenti, bloccato le indagini nelle quali erano impegnati, messo in atto una meticolosa opera di distruzione della loro reputazione personale e professionale.
Siamo stati lasciati soli, nel silenzio e nella indifferenza di chi, per dovere istituzionale oltre che morale, avrebbe dovuto accertare i fatti e tutelarci, in balia di attacchi di ogni genere, senza alcuna possibilità di difesa, senza diritto alcuno (per quanto mi riguarda, neppure quello ad essere madre), folli artefici di un disastro istituzionale o, piuttosto, testimoni scomodi di una verità devastante, in attesa che, lenta e silente, giunga finalmente la nostra eliminazione, la quieti ritorni e la normalizzazione del “sistema” sia definitivamente compiuta.
Stiamo pagando un prezzo altissimo per quella verità ed è in nome di essa che è necessario fare al più presto chiarezza su quanto è accaduto e sta accadendo, perchè nessun magistrato sia più costretto a lasciare, per il proprio onore, il lavoro che ama.
Dott.ssa Gabriella Nuzzi"

FLASH - COME VOLEVASI DIMOSTRARE

Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it
Appena ieri scrivevo sull'accostamento fazioso del Corriere della Sera tra i nostri politicanti ed il comportamenti innovativi del governo inglese che invitava i propri dipendenti ad utilizzare Twitter.
E' di oggi la notizia, che si commenta da se, dell'oscuramento a Palazzo Chigi di You Tube, Facebook e Twitter. L'Italia è l'unico Paese al mondo da quando è nata la Rete, al CERN di Ginevra, ad aver avuto una contrazione nella diffusione di Internet.Questo governo è ostile alla Rete e farà il possibile per reprimerne la libertà di espressione e la diffusione. Ciò che non controllano, e che non possono comprare o corrompere, lo reprimono, oramai li conosciamo.
Antonio Di Pietro

L'IMPUNIBILE

29 Luglio 2009
Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it

Ieri, con un indecente colpo di mano, la Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera dei deputati ha scippato alla giustizia ordinaria e alle regole costituzionali un pezzo da novanta della sua casta: il Ministro Matteoli. E' un copione gia' visto, la solita storia della casta che si erge al di sopra della legge per farla franca. Questi signori avranno pensato: "dopo aver dato l’impunità a Berlusconi perché non concederla anche ad un suo Ministro?”.
La storia comincia nel 2004, quando Matteoli, allora ministro dell’Ambiente, avvisò il prefetto di Livorno di un’inchiesta a suo carico riguardante la costruzione di un complesso edilizio sull’isola d’Elba: da qui l’accusa di favoreggiamento.
Il Tribunale dei ministri di Firenze dichiara la sua incompetenza sul caso in quanto: “reato non ministeriale”, da far perseguire, quindi, dalla giustizia ordinaria. Ma la casta non la pensa così. In un primo momento, prova a portare in Parlamento il lodo Consolo: l’ennesimo tentativo di salvataggio di un inquisito di razza per via legislativa. Ma l’attenzione di quella parte della stampa libera, che urla allo scandalo e punta i riflettori su questo vergognoso caso, blocca il diabolico disegno.
Ieri la Giunta della Camera avrebbe dovuto attendere la comunicazione dell’archiviazione per non ministerialità del fatto e, non condividendola, avrebbe potuto solo proporre ricorso per conflitto di attribuzioni alla Corte Costituzionale, che avrebbe determinato la natura del reato. Invece, la Camera, usurpando la propria competenza in questa fase anomala per negare l’autorizzazione a procedere, ha abusivamente e furbescamente sentenziato che i parlamentari sono giudici di se stessi e che possono salvarsi a vicenda.
Questa volta l’ennesimo colpo al principio de “la legge è uguale per tutti” è stato sferrato per mano del relatore della Giunta: il deputato del Pdl Maurizio Paniz. Infatti il signore in questione nella sua relazione, votata da tutta la maggioranza, ha sancito due principi: il primo che il reato di cui è accusato Matteoli (favoreggiamento) è ministeriale, giudizio che non compete certamente ad un organismo politico; il secondo che alla magistratura viene negata l’autorizzazione a processare l’esponente del Pdl.
Insomma la Camera non solo si è sostituita alla giustizia, ma addirittura si è pronunciata prima che da parte dei magistrati arrivasse una richiesta in tal senso. Ma evidentemente Matteoli aveva fretta di andare in vacanza.

FLASH - QUOTA 1.000 SU TWITTER

Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it
Oggi il Corriere in uno dei suoi spot filogovernativi (di maggioranza e "opposizione") ha citato i più virtuosi in Twitter tentando un accostamento a comportamenti innovativi del governo inglese, dal quale i politici nostrani sono anni luce lontani, riguardo l'utilizzo della Rete, e scrive "Tra i politici di casa nostra, a comunicare con disinvoltura tramite i cinguettii della rete vi sono Franco Frattini, già assiduo utilizzatore di Facebook, Sandro Bondi, Massimo D'Alema, Pierferdinando Casini e Renato Brunetta, che con poco più di 570 follower è al momento il più popolare dei cinque, perlomeno su Twitter"
...il mio profilo in appena due settimane ha superato quota 1.000 sostenitori, nel caso la giornalista del Corriere non se ne fosse accorta!
Antonio Di Pietro

I DUBBI DEI CITTADINI SULL'AFGHANISTAN

27 Luglio 2009
Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it

Non lasceremo soli i nostri ragazzi in missione in Afghanistan, questo e' certo. Non mi piace pero' pensarli come forze di guerra e non di pace.
La guerra in Afghanistan e' una bufala bushiana ed e' servita ad impiantare la piattaforma logistica per portare la guerra in Iraq. La guerra in Afghanistan ci costa 28 milioni di euro al giorno, ai quali si aggiungono, dopo l’approvazione di nuovi stanziamenti, altri 147 milioni per il 2009.
In Italia le social card sono scoperte, requisiamo i conti dormienti di emigrati all’estero e defunti, facciamo il condono ai mafiosi e agli evasori pur di raccattare gli spiccioli e non finire alla canna del gas, ma il governo pontifica guerre nel deserto.
Oggi si combattono conflitti in mezzo mondo, guerre che i governi democratici dovrebbero scongiurare, ma che politicamente ed economicamente non conviene intraprendere: in Cecenia, in Indonesia, nelle Filippine, in Nepal, in India, in Kashmir, nello Sri Lanka, in Uganda, in Burundi, in Sudan, in Somalia, in Costa d’Avorio, in Congo. Non sono pacifista a tutti i costi, ma sono convinto che la pace in Afghanistan non la si potrà raggiunge incrementando ed incentivando l’azione militare.
Vorrei che il governo rispondesse ai dubbi degli italiani e delle famiglie che hanno i propri cari a 5000 km da casa: cosa ci stiamo a fare in Afghanistan? Per ristabilire una pace dopo la guerra che i nostri cosiddetti alleati hanno portato? A mettere il cartello sulle coltivazioni d’oppio che sono anche aumentate dall’inizio del conflitto? Ad esportare una dittatura filo occidentale sotto forma di democrazia? Oppure siamo lì solo per recuperare la faccia di Silvio Berlusconi, che dopo i suoi porno-party, pur di sedere al tavolo dei big ha dovuto lasciare sul piatto la contropartita Afghanistan?
Qual’è il vero motivo di questa missione? Seguendo, per assurdo, l’idea dei guerrafondai nostrani, secondo cui per ristabilire la pace ci vuole la guerra, dovremmo portare le nostre truppe anche in Cecenia, dall’amico Putin, per fermare una guerra che ha mietuto oltre 50.000 vittime dal 1999, o in Georgia a Tbilisi? O in quella del Darfur dove le vittime del machete sono oltre le 300 mila?
La verità è che abbiamo un leader debole in un momento storico dove si stanno ridisegnando gli equilibri internazionali e che, pur di entrare nella stanza dei bottoni, è disposto a mettere sul piatto la pelle dei nostri soldati per una manciata di sabbia e la scusa del “rispetto dei patti”.

RISPONDO A THE INDEPENDENT

25 Luglio 2009
Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it

Un articolo di oggi de "The Indipendent" si interroga su come mai gli italiani passino "in cavalleria" il comportamento di un erotomane alla Presidenza del Consiglio.
Prima di spiegare il motivo del perché gli italiani se “lo tengono”, vorrei ribadire che ci sono alcuni milioni di cittadini invisibili che sono “obbligati a tenerselo” poiché, ogni volta che Silvio Berlusconi è sull’orlo di una condanna che lo spedirebbe a San Vittore, il Madoff nostrano promulga una legge che depenalizza i reati o lo immunizza dai processi.
Torniamo ai motivi per cui il Belpaese sembra indifferente allo squallore che avvolge una delle più importanti cariche istituzionali: le distorsioni del sistema che spiegano questo “perdonismo nazionale” sono principalmente tre.
La prima distorsione è il conflitto di interessi che da una parte consente a Berlusconi un utilizzo improprio delle istituzioni per fini personali, dall’altra gli offre un fiume di denaro per la sua propaganda becera. Il suo impero economico e la posizione che ricopre nelle istituzioni gli consentono di bombardare i cittadini con una continua propaganda mediatica e di favorire economicamente le lobby che ne mantengono la permanenza al potere. Chi non è sotto il suo diretto controllo tende comunque a compiacerlo per trarre possibili vantaggi ed entrare in un meccanismo che offre garanzie di sopravvivenza esclusivamente grazie a fiumi di denaro pubblico.
La seconda distorsione consiste nel meccanismo del voto di scambio che mette sotto scacco la penisola soprattutto al Sud dove larga parte dell’elettorato, stretto dalla morsa dell’occupazione, si affida alla struttura parastatale della criminalità organizzata che, a sua volta, ha relazioni molto strette con il partito di Marcello Dell’Utri. La guerra scissionista tra l’ex-Forza Italia e il Partito del Sud, di cui sentiamo parlare in queste settimane, non è altro che una rinegoziazione intestina per delineare nuovi equilibri di potere per la gestione delle risorse economiche del Meridione. Il Partito del Sud, se nascerà, sarà in realtà il primo partito del centrodestra, ma Berlusconi non può permetterselo. Per questa ragione non ci sarà nessun Partito del Sud.
La terza distorsione è stata la mancanza, fino ad ora, di un’opposizione vera e forte che risolvesse le prime due questioni, avendone avuta l’occasione nei precedenti governi. Sostanzialmente gli attuali partiti, fino ad oggi, sono stati in competizione politica con il solo obiettivo di andare al potere più che pensare allo sviluppo del Paese. Per questo hanno definito una serie di regole volte a garantire la loro permanenza in politica e senza sostanziali cambiamenti.
Ora il Paese ha un’opportunità per rompere questo schema attraverso l’Italia dei Valori, una forza che ha acquisito un consenso importante per cambiare il Paese. I continui attacchi che l’IdV riceve da ogni parte sono la prova che questo ecosistema politico è in pericolo e che i partiti lo stanno disperatamente difendendo.
Quindi, cara Europa, non siamo tutti dei berluscones e, a chi lo è, potremmo concedere l’attenuante del plagio.

GRILLO168 - ENERGIA E MAFIA DEMOCRATICA


28 Luglio 2009
Tratto dal Sito Internet
www.beppegrillo.it
Amici! Grazie e buon 168! Sono venuto in questa isoletta che si chiama Pantelleria: una roba che io pensavo nemmeno esistesse nella mente morbosa di un Creatore pazzo, perché è un’isola strana che non sai capire se è bella o brutta. Piena di vip nascosti, piena di questi dammusi dentro questa roccia lavica. L’impressione è che ci sia stata una eruzione lavica 24 ore prima e che abbiano già rimesso a posto tutto! La sensazione che ho io di questa isola è quella della necessità di muoversi con molta cautela perché tutto ciò che incontri è irto e pieno di insidie. Per arrivare al mare devi avere degli scarponi militari anfibi con le suole di acciaio. Arrivi giù, ti togli gli scarponi poi, col black&decker pianifichi un po’ uno scoglio e ti cali in acqua. Combatti un po’ con le meduse, poi torni di nuovo su e col black&decker ti fai strada fino a casa tua. Però è straordinaria. Ho fatto un bagno adesso - vedete i capelli, mi si sono ridotti così perché ci si modifica anche geneticamente - nello Specchio di Venere. È un lago di un chilometro dentro la bocca di un vulcano dove si fa il bagno, ma è fantastico. Dentro questa fanghiglia che la gente si mette addosso, fa il giro e poi si risciacqua, sembra che faccia bene alla pelle, ma io non ho visto nessuno di normale lì.
C’è sempre vento, da una parte o dall’altra dell’isola: Scirocco o Maestrale. C’è sempre Sole. C’è un clima straordinario. Potresti fare energia qui e venderla in tutta Europa e invece cosa hanno pensato i gestori, i politici e gli industriali di questa piccola isola? Di fare dei generatori che vanno a merda! Merda concentrata, a nafta. La nafta più marcia che c’è la portano con delle navi qui e danno corrente all’isola. Io vorrei farvi vedere la centrale, sembra l’Inghilterra dell’ottocento di Dickens: fumi, tumori. Io non so se qui han fatto delle analisi. Mi voglio rivolgere alla Mafia Democratica. Ora, io capisco che le risorse, l’ambiente, la nafta, l’acqua che portate con delle cisterne e con le navi e che scaricate con dei tubetti da giardinaggio per star lì settimane a scaricare è un problema di mafia. Lo capisco. Ma mi voglio rivolgere alla Mafia Democratica, a Totò ‘U Curtu Liberty o a Totò Minchiurello Democratico. L’anno prossimo ci sono le amministrative. Fate una lista civica Mafia Democratica a cinque stelle, perché qua si possono fare delle cose sensazionali. Ci sono già degli studi fatti dalle università per fare un grosso centro di geotermia. Qui basta che vai giù e c’è tanto di quel calore che potresti dare energia a tutta l’isola. Un impianto eolico. Avete i tralicci, al posto dei tralicci mettete le pale, non è che rovinate più di tanto l’ambiente. Fate un referendum e alle amministrative che ci saranno il prossimo anno Mafia Democratica a cinque stelle ve la sponsorizzo io. Vengo a fare da testimonial con Totò Bassotto.
Si potrebbero fare delle cose meravigliose, come raccogliere l’acqua in un altro modo. Io credo ci siano stati degli esperimenti, ma la volontà di fare qualcosa qui non c’è ancora. È una isola addormentata, sotto tutti i profili. Però è talmente straordinaria che potrebbe essere di esempio al mondo. Invece l’esempio nel mondo ce lo danno i nostri ministri dell’energia, gente come Scajola che sta delirando e che sta dicendo che punteremo sul nucleare. Il nucleare è una truffa semantica, culturale e finanziaria. Si stanno quotando in borsa le multi utility che hanno già aderito al programma nucleare. L’energia nucleare è la più cara al mondo. In Francia la pagano poco nella bolletta e tantissimo nelle tasse senza accorgersene. Uranio ce n’è solo per altri sessant’anni, l’ha detto Rubbia. Le scorie non sanno dove metterle. Fare e gestire quattro, cinque centrali. Qui sembrano che abbiano deciso. Io mi sono preso un impegno con questa sabbia di Pantelleria. Le centrali secondo me non le farete mai. Non le farete mai perché non ve le faremo fare. Abbiamo fatto un referendum, forse ne faremo un altro. Le centrali ve le fate a casa vostra o da un’altra parte. Noi vogliamo fare come Obama, che ha detto che non costruirà nuove centrali, o come la Merkel. La Merkel ha fatto una legge che diminuisce la dipendenza dal petrolio dell’1% all’anno e aumenta dell’1% le energie da fonti rinnovabili. Come? Con due righe di politica. Chi vende energia in Germania deve produrla con fonti rinnovabili. Il prezzo dell’energia è fatto dal governo, non dal libero mercato come qua. Sapete perché è cara l’energia? Perché il prezzo viene fatto sul valore marginale. Prendono i prezzi proposti da chi ha prodotto energia e fissano le tariffe sul prezzo più alto. Abbiamo le tasse più alte del 30% rispetto all’Europa, paghiamo ancora i CIP6, questa truffa dei CIP6. Chi è contento? Enel, Edison, Eni. Queste associazioni a delinquere di stampo elettrico ed energetico che fanno finta di investire nell’eolico, ma il loro core business diventa il nucleare. L’Enel ha comprato due centrali nucleari marce in Slovacchia contro la volontà dei cittadini. Allora, una preghiera. State attenti. Noi vi informeremo sui siti dove verranno collocate le centrali. Mi viene da ridere. Ne vorrebbero collocare una in Puglia, ad Alberobello, fatta a trullo! Perché poi le faranno magari belle, coi rampicanti e roseti. E la gente arriverà lì e vedrà uno sbuffo di vapore e chiederà: cos’è? Una piccola centrale nucleare, ma ecosostenibile come direbbe la sinistra dell’ambientalismo del sì. Allora, le centrali nucleari qui non le faranno mai. Questo è un nostro obiettivo primario. Ci faremo un V-day. Andate avanti con le energie rinnovabili. Pantelleria è un’isola talmente straordinaria che manca il fiato per capire esattamente che cosa potrebbe diventare. Specchio di Venere e del mondo.
Buon 168 e grazie a tutti!

LETTERA AL COMUNE SENSO DEL PUDORE


26 Luglio 2009
Tratto dal Sito Internet
www.beppegrillo.it
"Caro comune senso del pudore,so che esisti ancora, da qualche parte, e sei in ascolto. Nascosto in qualche irriducibile italiano. Non sei più comune, appartieni a una minoranza. Sei un relitto del passato, un retaggio di moralisti, di qualunquisti, piagnoni. L'oltraggio al pudore non è più oltraggio, ma benemerenza. La vergogna è un ostacolo verso la felicità individuale. I freni inibitori un problema sociale. Ci sono intere categorie di cittadini che sono diventate spudorate, in modo pubblico, plateale. Non devono più nascondersi. E' stato un processo lungo e difficile, durato un ventennio, ma ci siamo riusciti, siamo diventati spudorati consapevoli. La mamma è morta, quella signora che ci obbligava a un contegno in pubblico, al decoro personale. Il padre è mancato da tempo, quello di ora è un fratello anziano, simpatico, talvolta un po' scemo. Se parlasse di onestà e di etica, di rispetto e di senso della famiglia, non sarebbe credibile. Un po' come Veltroni quando parla di conflitto di interesse o dello psiconano che loda i valori della famiglia e vuole la comunione per i divorziati. Il prete non condanna più la corruzione pubblica e comportamenti postribolari. Si accontenta dello sgravio dell'Ici e dell'otto per mille.Le parti intime sono diventate risorse da esibire, talenti naturali da sfruttare. Nasconderle è un peccato, una cosa contro natura. In una società spudorata anche l'informazione è spudorata. Orgogliosa nel fare gli interessi del padrone, chiunque sia il padrone, e affermare il contrario del vero. Lo spudorato può delinquere senza sentirsi più in libertà vigilata. Il lezzo criminale è diventato un profumo di alta classe, uno Chanel numero 5. Chi ancora è preda del pudore è un portatore di un nuovo handicap sociale. E' un minorato della libertà di farsi i cazzi propri.
Gaber, molti anni fa, cantava: "Non arrossire, quando ti guardo...". Oggi arrossiscono solo i pesci rossi. La riprovazione sociale di un tempo è diventata approvazione entusiasta di ogni comportamento illecito. L'illecito non punibile non è più illecito. E chi lo condanna è un sovvertitore dell'ordine sociale. L'esempio viene dall'alto e se lassù possono peccare senza un'ombra di rossore, perché non darci dentro? Il Lodo Alfano ha reso Napolitano, Schifani, Fini e Berlusconi immuni dal giudizio della Legge. Non hanno provato vergogna, ed è giusto così. In un Paese di spudorati chi non è spudorato tiri la prima pietra." Beppe Grillo

IL COSTO INSOSTENIBILE DELLA PESCA


25 Luglio 2009
Tratto dal Sito Internet
www.beppegrillo.it
Di solito sono due le persone interessate a una pesca. Chi la produce e chi la mangia. Il produttore riceve 10 centesimi al kg e ha costi di produzione di 45 centesimi. Per lo stesso kg il consumatore paga due euro. La domanda sorge spontanea: chi ci ha fregato la pesca e sta facendo fallire l'agricoltura? Pubblico una lunga e disperata lettera di un agricoltore romagnolo.
"Caro Beppe,
sono Samuele Bertuzzi, ho 27 anni, vivo in un paesino vicino ad Imola. Ti scrivo per raccontarti ciò che sta succedendo nel mondo nel quale lavoro e nel quale la mia famiglia, mio padre, i miei nonni hanno sempre creduto: l’agricoltura, i frutti della terra. Abito in Romagna, dove ci sono migliaia di aziende agricole forti produttrici di frutta, albicocche, pesche, nettarine, kiwi e uva da vino. La frutticoltura italiana sta vivendo un momento tragico, agli agricoltori sono riconosciuti prezzi ridicoli per i loro prodotti: 8-10 centesimi al kg (fonte Camera di Commercio di Bologna) per pesche e nettarine di prima qualità a fronte di un costo ,di produzione medio di 40/45 centesimi al kg. Nonostante questo, la frutta in negozio è venduta a prezzi dell’ordine di due euro al kg o superiori. Si trovano anche prezzi inferiori, ma per promozioni di prodotti di minor qualità e solo per alcuni giorni. Il 70% della nostra frutta viene venduto all’estero (Germania in primis, Inghilterra, Austria, Svizzera, Belgio, Est Europa) ed, anche qui i, prezzi sono incredibili. Un amico che vive a Londra mi ha comunicato che in un negozio della catena Tesco vendono quattro pesche a 1 pound ( quattro pesche sono 500 gr, quindi due pound al Kg pari a 2,32€/Kg). A conti fatti il costo della materia prima sul prezzo finale di vendita al consumatore è irrisorio: pensa, 10 centesimi contro 2€ di vendita rappresenta solo il 5%! Costano più l’imballaggio e il servizio della pesca! E’ incredibile e nessuno ne parla! Quando bisogna dare una notizia di aumenti dei prezzi, la prima cosa che si fa vedere in televisione è un bel banco allestito di frutta e verdura, perché fa scenografia, ma non si racconta ciò che ci sta dietro.Ti voglio spiegare in breve come funziona la “filiera” dell’ortofrutta. L’attore principale è l’agricoltore: chi produce il bene, frutta o verdura che sia. Parliamo di frutta, che è quella che conosco meglio. L’agricoltore produce la frutta, ci impiega un anno e raccoglie il prodotto in soli tre mesi (da giugno a fine agosto in Romagna). Per preparare la produzione occorrono molti lavori, potatura, interventi agronomici al terreno, concimazioni, trattamenti con fitofarmaci, etc. ) con una anticipazione delle spese. L’agricoltore è un imprenditore, perché ha una proprietà, deve fare delle scelte nella sua azienda, né più e né meno di un industriale. Al momento della raccolta dei frutti c'è la vendita a chi acquista la frutta come materia prima per la sua produzione. Di solito, un magazzino ortofrutticolo (impresa privata o cooperativa) che procede a stoccaggio, refrigerazione, lavorazione, confezionamento e vendita del prodotto finito.
Il sistema creato negli ultimi 20 anni fa si che quando l’agricoltore vende il suo prodotto al magazzino, non c’è una vera e propria vendita con contrattazione del prezzo, ma un conferimento. L’agricoltore dà il suo prodotto al magazzino ad un prezzo che verrà stabilito a fine stagione quando il magazzino saprà quanto avrà incassato dalla vendita, tolte le sue spese. In altre parole l’agricoltore subisce un prezzo, non può stabilirlo lui, vende a prezzo da determinare a fine stagione.Proseguendo per la filiera, il magazzino lavora la frutta, la imballa e la vende ad un importatore. Per contattare l'importatore si avvale spesso di un’agenzia di intermediazione, un soggetto che prende ordini dall’importatore e gli organizza la reperibilità del prodotto nei magazzini italiani. Sono agenzie che muovono SOLO carta, la frutta non la vedono nemmeno, perché va dal magazzino italiano alla piattaforma di arrivo. Spesso anche gli importatori sono in realtà delle agenzie fra il distributore estero e l’agenzia italiana! La frutta arrivata alla piattaforma viene quindi controllata, rilavorata se c’è l’esigenza, e distribuita ai punti vendita. Anche qui a volte ci sono altri intermediari che muovono solo carta. In fondo alla filiera chi fa il prezzo sono i venditori finali del prodotto: in larga maggioranza la Grande Distribuzione Organizzata (GDO) che in Italia si chiama Coop, Esselunga, Auchan, Conad; in Germania, Lidl, Metro, Edeka, Aldi, Tengelmann; in Inghilterra, Tesco, Sainsbury. La GDO stabilisce un prezzo e poi a cascata ogni soggetto partecipante alla filiera ricava il proprio guadagno, le proprie spese, nell’ordine inverso a quello che ha seguito la materia prima, nella più totale mancanza di TRASPARENZA. Gli ultimi due attori sono il magazzino di confezionamento e l’azienda agricola, che in realtà sono gli attori principali perché coloro che producono! Al magazzino la frutta viene pagata un prezzo medio per pesche e nettarine di 0,60€ dal quale toglie le proprie spese e QUELLO CHE RIMANE VIENE DATO ALLE AZIENDE AGRICOLE!Gli agricoltori si trovano nella condizione che sanno quello che spendono per la produzione, ma non quanto incasseranno. Ma soprattutto incasseranno a un prezzo IMPOSTO, che non copre nemmeno il 20% del costo di produzione. Senza contare l’esposizione totale delle aziende agricole ai fattori meteo quali grandinate, precipitazioni troppo abbondanti, allagamenti dei campi, danni da vento. E un agricoltore al momento di raccogliere il prodotto non può permettersi di lasciarlo sulle piante perché l’80% delle spese è già stato fatto. Concludo dicendo che nemmeno associazioni Onlus o altro a scopi benefici sono interessati alla frutta, nonostante ci siano popolazioni intere senza cibo!
Beppe, io ti prego di dedicarci uno spazio nel tuo blog, perché nessuno dice niente, non ci sono articoli sui giornali, servizi in tv, radio, nessuno ne parla, l’agricoltura non fa notizia ed in Italia NON CONTA NULLA, ma rappresenta il 15% del PIL! Migliaia di imprese agricole in difficoltà (forse quelle che risentono in maniera maggiore della crisi), persone, famiglie che credono nel proprio lavoro, nei frutti della terra, che stanno “morendo” abbandonati da tutti. Anche la politica non muove un dito, si parla solo di banche, CONFINDUSTRIA, ma l'impresa agricola non esiste, gli amministratori locali sono persi nei loro cavilli burocratici, non fanno nulla per noi. Beppe, stiamo morendo, l’agricoltura così rischia di morire, i campi verranno trasformati in deserto, terreni incolti, abbandonati, sostituiti da parcheggi, ipermercati che vendono frutta estera che ha fatto migliaia di km, prodotto CO2, inquinato, poco controllata, prodotta a basso costo con spesso sfruttamento di manodopera e che farà arricchire solo qualcuno. E agli ormai ex agricoltori resterà solo di andare a sistemare frutta e verdura negli scaffali oppure dirigere il traffico nei parcheggi che hanno ricoperto le loro terre!
Ti prego Beppe, almeno tu dedica uno spazio nel blog a questo settore in grave difficoltà dimenticato da tutti, per non farci mollare mai nemmeno a noi! Con affetto. Samuele Bertuzzi"

SPECIALE ENCICLICA "CARITAS IN VERITATE" - SECONDA PARTE DEL DISCORSO DEL CARD. BERTONE AL SENATO ITALIANO (25.ESIMA PARTE)

22 luglio 2009
Tratto da ZENIT.org

La proposta dell'enciclica non è né di carattere ideologico né solo riservata a chi condivide la fede nella Rivelazione divina, ma si fonda su realtà antropologiche fondamentali, quali sono appunto la verità e la carità rettamente intese, o come dice la stessa enciclica, date all'uomo e da lui ricevute, non da lui prodotte arbitrariamente ("La verità, che al pari della carità è dono, è più grande di noi, come insegna sant'Agostino. Anche la verità di noi stessi, della nostra coscienza personale, ci è prima di tutto "data". In ogni processo conoscitivo, in effetti, la verità non è prodotta da noi, ma sempre trovata o, meglio, ricevuta. Essa, come l'amore, "non nasce dal pensare e dal volere ma in certo qual modo si impone all'essere umano"", Caritas in veritate, n. 34). Benedetto XVI vuol ricordare a tutti che solo ancorandosi a questo duplice criterio della veritas e della caritas, fra loro inseparabilmente congiunte, si può costruire l'autentico bene dell'uomo, fatto per la verità e l'amore. Secondo il Santo Padre, "solo con la carità, illuminata dalla luce della ragione e della fede, è possibile conseguire obiettivi di sviluppo dotati di una valenza più umana e umanizzante" (n. 9).
Dopo questa indispensabile premessa, nella quale ho voluto evidenziare alcuni aspetti antropologici e teologici del testo pontificio, forse meno commentati dai servizi giornalistici, desidero esporre ora solo alcuni punti, senza avere la pretesa di coprire il vasto contenuto dell'
enciclica, di cui, peraltro, autorevoli commentatori, anche sulle pagine de "L'Osservatore Romano" o altrove, hanno già offerto specifici approfondimenti.
Un importante messaggio che ci viene dalla
Caritas in veritate è l'invito a superare l'ormai obsoleta dicotomia tra la sfera dell'economico e la sfera del sociale. La modernità ci ha lasciato in eredità l'idea in base alla quale per poter operare nel campo dell'economia sia indispensabile mirare al profitto ed essere animati prevalentemente dal proprio interesse; come a dire che non si è pienamente imprenditori se non si persegue la massimizzazione del profitto. In caso contrario, ci si dovrebbe accontentare di far parte della sfera del sociale.
Questa concettualizzazione, che confonde l'economia di mercato che è il genus con una sua particolare species quale è il sistema capitalistico, ha portato ad identificare l'economia con il luogo della produzione della ricchezza (o del reddito) e il sociale con il luogo della solidarietà per un'equa distribuzione della stessa.
La
Caritas in veritate ci dice, invece, che fare impresa è possibile anche quando si perseguono fini di utilità sociale e si è mossi all'azione da motivazioni di tipo pro-sociale. È questo un modo concreto, anche se non l'unico, di colmare il divario tra l'economico e il sociale dato che un agire economico che non incorporasse al proprio interno la dimensione del sociale non sarebbe eticamente accettabile, come è altrettanto vero che un sociale meramente redistributivo, che non facesse i conti col vincolo delle risorse, non risulterebbe alla lunga sostenibile: prima di poter distribuire occorre, infatti, produrre.
Si deve essere particolarmente grati a
Benedetto XVI per aver voluto sottolineare il fatto che l'agire economico non è qualcosa di staccato e di alieno dai principi cardine della dottrina sociale della Chiesa che sono: centralità della persona umana; solidarietà; sussidiarietà; bene comune.
Occorre superare la concezione pratica in base alla quale i valori della dottrina sociale della Chiesa dovrebbero trovare spazio unicamente nelle opere di natura sociale, mentre agli esperti di efficienza spetterebbe il compito di guidare l'economia. È merito, certamente non secondario, di questa
enciclica quello di contribuire a porre rimedio a questa lacuna, che è culturale e politica ad un tempo.
Contrariamente a quel che si pensa non è l'efficienza il fundamentum divisionis per distinguere ciò che è impresa e ciò che non lo è, e questo per la semplice ragione che la categoria dell'efficienza appartiene all'ordine dei mezzi e non a quello dei fini. Infatti, si deve essere efficienti per conseguire al meglio il fine che liberamente si è scelto di dare alla propria azione. L'imprenditore che si lascia guidare da un'efficienza fine a se stessa rischia di scadere nell'efficientismo, che è una delle cause oggi più frequenti di distruzione della ricchezza, come la crisi economico-finanziaria in atto tristemente conferma.
Ampliando un istante la prospettiva del discorso, dire mercato significa dire competizione e ciò nel senso che non può esistere il mercato laddove non c'è pratica di competizione (anche se il contrario non è vero). E non v'è chi non veda come la fecondità della competizione stia nel fatto che essa implica la tensione, la dialettica che presuppone la presenza di un altro e la relazione con un altro. Senza tensione non c'è movimento, ma il movimento - ecco il punto - cui la tensione dà luogo può essere anche mortifero, cioè generatore di morte.
2-Continua

SPECIALE ENCICLICA "CARITAS IN VERITATE" - PRIMA PARTE DEL DISCORSO DEL CARD. BERTONE AL SENATO ITALIANO (24.ESIMA PARTE)

22 luglio 2009
Tratto da ZENIT.org
Ecco il discorso pronunciato questo mercoledì dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, di fronte al Senato della Repubblica Italiana a presentazione della Lettera enciclica “Caritas in veritate” di Benedetto XVI.
L'
enciclica di Benedetto XVI si apre con un'Introduzione, che costituisce una densa e profonda riflessione nella quale vengono ripresi i termini del titolo stesso il quale coniuga fra loro strettamente la caritas e la veritas, l'amore e la verità. Si tratta non solo di una sorta di explicatio terminorum, di un chiarimento iniziale, ma si vogliono indicare i principi e le prospettive fondamentali di tutto il suo insegnamento. Infatti, come in una sinfonia, il tema della verità e della carità ritorna poi lungo tutto il documento, proprio perché qui sta, come scrive il Papa, "la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell'umanità intera" (Caritas in veritate, n. 1).
Ma - ci chiediamo - di quale verità e di quale amore si tratta? Non v'è dubbio che proprio questi concetti suscitino oggi sospetto - soprattutto il termine verità - o siano oggetto di fraintendimento - e ciò vale soprattutto per il termine "amore". Per questo è importante chiarire di quale verità e di quale amore parli la
nuova enciclica. Il Santo Padre ci fa comprendere che queste due realtà fondamentali non sono estrinseche all'uomo o addirittura imposte a lui in nome di una qualsivoglia visione ideologica, ma hanno un profondo radicamento nella persona stessa. Infatti, "amore e verità - afferma il Santo Padre - sono la vocazione posta da Dio nel cuore e nella mente di ogni uomo" (n. 1), di quell'uomo che, secondo la Sacra Scrittura, è appunto creato "ad immagine e somiglianza" del suo Creatore, cioè del "Dio biblico, che è insieme Agápe e Lógos: Carità e Verità, Amore e Parola" (n. 3).
Questa realtà ci è testimoniata non solo dalla Rivelazione biblica, ma può essere colta da ogni uomo di buona volontà che usa rettamente della sua ragione nel riflettere su se stesso ("La verità è luce che dà senso e valore alla carità. Questa luce è, a un tempo, quella della ragione e della fede, attraverso cui l'intelligenza perviene alla verità naturale e soprannaturale della carità",
n. 3). A questo riguardo, sembrano illustrare bene tale visione alcuni contenuti di un significativo ed importante documento che ha di poco preceduto la pubblicazione della Caritas in veritate: la Commissione Teologica Internazionale ci ha dato nei mesi scorsi un testo intitolato Alla ricerca di un'etica universale: nuovo sguardo sulla legge naturale. Esso affronta delle tematiche di grande importanza, che mi sento di segnalare e raccomandare specialmente in questo contesto del Senato, cioè di una istituzione che ha come funzione precipua la produzione normativa. Infatti, come disse all'Assemblea delle Nazioni Unite a New York il Santo Padre, durante la sua visita dello scorso anno al Palazzo di Vetro a proposito del fondamento dei diritti umani: "Questi diritti trovano il loro fondamento nella legge naturale inscritta nel cuore dell'uomo e presente nelle diverse culture e civiltà. Separare i diritti umani da tale contesto significherebbe limitare la loro portata e cedere a una concezione relativista, per la quale il senso e l'interpretazione dei diritti potrebbe variare e la loro universalità potrebbe essere negata in nome delle diverse concezioni culturali, politiche, sociali e anche religiose" (18 aprile 2008). Sono considerazioni che valgono non solo per i diritti dell'uomo, ma per ogni intervento dell'autorità legittima chiamata a regolare secondo vera giustizia la vita della comunità mediante delle leggi che non siano frutto di una mera intesa convenzionale, ma mirino all'autentico bene della persona e della società e per questo facciano riferimento a questa legge naturale.
Orbene, la
Commissione Teologica Internazionale nell'esporre la realtà della legge naturale illustra proprio come la verità e l'amore siano esigenze essenziali di ogni uomo, profondamente radicate nel suo essere. "Nella sua ricerca del bene morale, la persona umana si mette in ascolto di ciò che essa è e prende coscienza delle inclinazioni fondamentali della sua natura" (Alla ricerca di un'etica universale: nuovo sguardo sulla legge naturale, n. 45), le quali inclinano l'uomo verso dei beni necessari alla sua realizzazione morale. Come è noto, "si distinguono tradizionalmente tre grandi insiemi di dinamismi naturali (...) Il primo, che le è comune con ogni essere sostanziale, comprende essenzialmente l'inclinazione a conservare e a sviluppare la propria esistenza. Il secondo, che le è comune con tutti i viventi, comprende l'inclinazione a riprodursi per perpetuare la specie. Il terzo, che le è proprio come essere razionale, comporta l'inclinazione a conoscere la verità su Dio e a vivere in società" (n. 46). Approfondendo questo terzo dinamismo che si ritrova in ogni persona, la Commissione Teologica Internazionale afferma che esso "è specifico dell'essere umano come essere spirituale, dotato di ragione, capace di conoscere la verità, di entrare in dialogo con gli altri e di stringere relazioni di amicizia (...) Il suo bene integrale è così intimamente legato alla vita in comunità, che si organizza in società politica in forza di un'inclinazione naturale e non di una semplice convenzione. Il carattere relazionale della persona si esprime anche con la tendenza a vivere in comunione con Dio o l'Assoluto (...)
Certamente, può essere negata da coloro che rifiutano di ammettere l'esistenza di un Dio personale, ma rimane implicitamente presente nella ricerca della verità e del senso presente in ogni essere umano" (
n. 50). L'uomo è dunque fatto per conoscere mediante la "ragione allargata" (cfr. Discorso del 12 settembre 2006 all'università di Regensburg) la verità in tutta la sua ampiezza, cioè non limitandosi ad acquisire conoscenze tecniche per dominare la realtà materiale, ma aprendosi fino ad incontrare il Trascendente, e per vivere pienamente la dimensione interpersonale dell'amore, "principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici" (Caritas in veritate, n. 2). Sono proprio la veritas e la caritas che ci indicano le esigenze della legge naturale che Benedetto XVI pone come criterio fondamentale della riflessione di ordine morale sull'attuale realtà socio-economica: "Caritas in veritate è principio intorno a cui ruota la dottrina sociale della Chiesa, un principio che prende forma operativa in criteri orientativi dell'azione morale" (n. 6).
Con efficace espressione, il Santo Padre afferma perciò che "la dottrina sociale della Chiesa (...) è caritas in veritate in re sociali: annuncio della verità dell'amore di Cristo nella società. Tale dottrina è servizio della carità, ma nella verità" (
n. 5).
1-Continua

SPECIALE ENCICLICA "CARITAS IN VERITATE" - LA STAMPA VEDE NELL'ENCICLICA UN MESSAGGIO DI SPERANZA (23.ESIMA PARTE)

26 luglio 2009
Tratto da ZENIT.org
I mezzi di comunicazione, che hanno offerto e continuano a offrire una straordinaria copertura dell'Enciclica, hanno visto nella Caritas in Veritate "un messaggio di speranza", spiega il portavoce vaticano.
Padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha sintetizzato il modo in cui la stampa ha accolto la terza Enciclica di questo pontificato e il nuovo panorama che presenta nell'editoriale di "Octava Dies", il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano.
"L'Enciclica 'Caritas in veritate' ha avuto e continua ad avere una larga eco nel mondo, con numerosi commenti in molte lingue diverse", constata il portavoce.
"La profondità dell'approccio antropologico e teologico, la molteplicità e l'attualità dei temi trattati danno effettivamente occasione a un'ampia gamma di approfondimenti, generalmente assai positivi", aggiunge.
"I commentatori colgono che - nonostante la crisi che attraversiamo - l'Enciclica offre un messaggio di speranza: l'umanità ha la missione e i mezzi per trasformare il mondo e far progredire la giustizia e l'amore nelle relazioni umane, anche nel campo sociale ed economico".
"Ma se lo sviluppo dev'essere al servizio dell'uomo e di tutti gli uomini non si può sfuggire alla domanda più profonda: chi è quest'uomo da servire?", si chiede padre Lombardi.
"Qui - ed è una delle originalità dell'Enciclica - l'orizzonte si allarga a temi che non erano toccati in precedenti encicliche sociali: la difesa della vita, la visione della sessualità e della famiglia", risponde.
"Su questi temi il Papa va ancora una volta coraggiosamente controcorrente rispetto a tendenze culturali oggi molto diffuse se non dominanti".
"Ma anche queste parti dell'Enciclica sono essenziali: vanno lette e prese sul serio come parti di un discorso unitario".
"La Chiesa - conclude padre Lombardi - offre con lealtà a tutti la sua visione dell'uomo, perché è convinta che sia il modo migliore per servire il bene dell'uomo".

lunedì 27 luglio 2009

ECCO COSA SCRIVEVA IL SINDACO ROBERTO FALCONIERI ALLE ASSOCIAZIONI IL 21 LUGLIO 2007 - LE FAVOLETTE SONO STATE SOTTOLINEATE...


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LA BERLUSCONEIDE DI GAVINO SANNA - SECONDA PARTE




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LA BERLUSCONEIDE DI GAVINO SANNA - PRIMA PARTE




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CONDONO MAFIOSO


25 Luglio 2009

Di Francesco Barbato
Tratto dal Sito Internet
www.italiadeivalori.it
Riporto il video ed il testo del mio intervento di giovedi 23 luglio alla Camera dei Deputati sul vergognoso condono mafioso che si appresta ad approvare questo governo in aiuto della criminalita' organizzata.
Testo dell'intervento
"Signor Presidente, nell'illustrare il complesso degli emendamenti, voglio subito ricordare l'articolo 13-bis, ovvero quello riferito allo scudo fiscale. Lo abbiamo visto in questi giorni che siamo stati a Palermo per ricordare e commemorare Paolo Borsellino: stanno uscendo fuori, con il papello di Ciancimino junior, di Riina e di tanti pentiti, le trattative che una parte dello Stato voleva avviare con la mafia ed è questo, forse, il motivo vero per cui sono stati ammazzati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, perché non volevano che vi fossero mai contatti o trattative tra lo Stato, con la «S» maiuscola, e qualsiasi tipo di mafia. Invece, oggi dobbiamo purtroppo rilevare che, ancora una volta, questo Governo sta ammazzando Paolo Borsellino e Giovanni Falcone (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Una volta le trattative almeno erano segrete e non si conoscevano, invece oggi questo Governo, con lo scudo fiscale, non fa altro che dare una possibilità a quanti in modo clandestino hanno portato soldi all'estero.
Immagino che i soldi all'estero in modo clandestino non li portino i contribuenti onesti, le imprese oneste e le persone perbene, ma quelli che li hanno prodotti illecitamente o evadendo il fisco o ricavando denaro con attività mafiose, con la camorra, con la 'ndrangheta. Infatti, ormai, dagli accertamenti che sta facendo la magistratura registriamo sempre di più che la criminalità organizzata non opera più nei suoi territori di origine, ma su tutto il territorio nazionale e soprattutto all'estero.
Pensate che in Italia la quarta regione nella quale sono confiscati beni alle mafie è la Lombardia e che la 'ndrangheta investe tantissimo in Germania. Persino nei Paesi scandinavi la criminalità organizzata ha rilevato strutture sanitarie e cliniche, per non parlare della Spagna, dove ha investito il clan dei casalesi, dove ha investito la camorra nella Costa del Sol, come in Venezuela o in Brasile. Dunque, in questo modo si sta facendo una cortesia a tutti questi mafiosi e a tutti questi criminali che hanno portato capitali e patrimoni all'estero.
Ecco che lo Stato sta diventando una lavatrice, perché si sta facendo riciclaggio. Lo Stato ovvero il Governo Berlusconi sta sostituendo e facendo concorrenza alla mafia, perché consente ai criminali di riportare in Italia, con un modesto 5 per cento, i capitali provenienti da attività criminali della camorra, della mafia, della 'ndrangheta, della sacra corona unita. È questo il motivo più grave per cui con quei giovani, con i quali sabato e domenica commemoravamo Paolo Borsellino, urlavamo: «Fuori la mafia dalle istituzioni! Paolo vive ancora! Giovanni Falcone vive ancora!». Noi vogliamo dirlo ancora qui in Parlamento, perché vogliamo continuare a rappresentare quegli italiani onesti, quegli italiani per bene, quei contribuenti per bene, quei cittadini che vogliono fare solo il loro lavoro e che non vogliono questo tipo di Italia berlusconiana, dove addirittura troviamo un'intesa con la mafia per far portare i capitali esteri qui in Italia. Infatti, questo è lo scudo fiscale: lo scudo fiscale non solo è un'operazione di condono mascherato, non solo è un'operazione con la quale si premiano come al solito i furbetti, i disonesti, gli imbroglioni, ma addirittura si fanno ritornare in Italia quelli che hanno portato clandestinamente i soldi anche della criminalità organizzata.
Allora, se sono stati confiscati al clan dei casalesi 139 milioni di euro in un anno e 50 milioni la settimana scorsa, ebbene i casalesi non avranno più necessità di nascondere il denaro, anzi da ora in avanti per le attività che hanno all'estero possono avvalersi tranquillamente dello scudo fiscale che questo Governo filomafioso sta mettendo in campo e che consentirà ai casalesi e a tutti i criminali e mafiosi di riportare il denaro in Italia, con il pagamento di un modesto 5 per cento (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Sto parlando della criminalità organizzata che viene aiutata dal Governo Berlusconi. Sto parlando dell'attività alla luce del sole che per la verità questo Governo, in modo molto coerente, non solo dimostra all'esterno con atteggiamenti del Premier «papi» e di tutti i suoi uomini, ma anche con atti istituzionali, parlamentari e governativi. Infatti, lo scudo fiscale è un modo per favorire le mafie, per aiutare la criminalità organizzata, per riportare in Italia i capitali che provengono da attività illecite e criminali.
Forse vi dispiace sentirlo, ma purtroppo, è la verità. È questo il ruolo che noi dell'opposizione dobbiamo svolgere, perché dobbiamo controllarvi, evitando, soprattutto, che continuiate ad ammazzare ogni giorno Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, ad alimentare e a tenere la mafia nelle istituzioni. Infatti, le mafie si aiutano con questi provvedimenti, ormai, alla luce del sole (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Allo stesso modo, accade con l'articolo 24 del provvedimento in discussione, con il quale prorogate l'attività di controllo del territorio delle Forze armate. Se si vuole davvero distruggere la criminalità organizzata, non è necessario smantellare le forze di polizia, come avete fatto con i vostri precedenti provvedimenti; non è necessario togliere 3 miliardi di euro alle forze di polizia, ai carabinieri e alla Guardia di finanza (ad oggi, per effetto dei vostri tagli, nell'organico delle forze di polizia già vi sono 40 mila unità in meno); e, soprattutto, non serve finanziare le ronde per contrastare la criminalità organizzata, perché questa è solo una buffonata. Con le ronde, infatti, non si risolve la lotta alla camorra, alla mafia, alla 'ndrangheta. Sono necessarie, invece, iniziative serie.Concludo signor Presidente. Non vogliamo più aiuti per il sud, vogliamo semplicemente qualità. Riguardo al turismo, non c'è bisogno di costruire industrie o capannoni, poiché esistono già le bellezze paesaggistiche ed architettoniche.
Concludo, caro Presidente, ringraziando il Governo, che ha ammazzato ancora una volta Paolo Borsellino e Giovanni Falcone (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)."

STANCHI DI ASCOLTARE: VOGLIAMO I FATTI


24 Luglio 2009
Di Stefano Pedica
Tratto dal Sito Internet
www.italiadeivalori.it
Al termine del Consiglio dei Ministri, la Gelmini si è presentata in conferenza stampa per dare le notizie di propaganda in tema di università stilando una classifica dei buoni e dei cattivi nell'ambito degli atenei, dopo averli lasciati a secco di finanziamenti appena qualche mese fa.
E' venuta in conferenza stampa ad indottrinare i divulgatori delle loro verità per riferendo cosa il gotha di governo ha deciso piuttosto che dare risposte su ciò che i cittadini chiedono.
Ho chiesto spiegazioni alla Gelmini in questa sede in quanto membro di una riunione in cui si doveva prendere una decisione importante sullo scioglimento della giunta di Fondi per infiltrazione mafiosa.
L’Italia dei Valori continua a chiedere al Governo di sciogliere la giunta per infiltrazioni mafiose. Lo abbiamo chiesto in tutti i modi, interrogazioni, appello al ministro Maroni, manifestazioni in piazza, ma dall’Esecutivo l’unica risposta è stata il silenzio.
La situazione di Fondi è gravissima, segnata da un immobilismo che mette a rischio la sicurezza dei cittadini: il 6 luglio sono state arrestate 17 persone, tra le quali molti esponenti dell’amministrazione municipale, e il Prefetto ha chiesto, in più occasioni e nelle sedi preposte, l’immediato scioglimento del Comune.
Noi di "papelli" tra istituzioni e criminali non vogliamo scriverne nè siglarne, mi chiedo però, vista la reticenza a prendere la decisione sullo sciogliemnto se non ne esista già uno di cui non siamo a conoscenza.

LI' DOVE IL MARE LUCCICA(VA)...


23 Luglio 2009
Di Antonio Palagiano
Trtto dal Sito Internet
www.italiadeivalori.it
Il mare è come il nostro liquido amniotico che ci avvolge fin da bambini, ma che quando s’infetta uccide chi vi è immerso. Alcuni delinquenti stanno attentando al mare e con la politica dello scaricabarile si rimbalzano a vicenda le responsabilità dello scempio di cui ciascuno di loro ha colpa. Privare il cittadino di un diritto così elementare, come quello di farsi un bagno quando magari non ha un euro in tasca, è intollerabile, poiché il bagno più rappresentare la salvezza, la gioia di vivere ed è un mezzo per chi vuole ritrovare un attimo di serenità. Privare del mare un bambino è un delitto e i responsabili devono essere puniti. Con questo spirito sto raccogliendo elementi da tutta l'Italia per preparare altre iniziative parlamentari che denuncino gli scempi, e facciano riacquistare il rispetto per il mare, il diritto di fruirne liberamente ed il dovere di lasciarlo pulito e fertile per le generazioni che verranno in futuro. E' un impegno che voglio prendere con me stesso e con i miei elettori ed anche con chi non vota il partito in cui ho l’onore di militare. Perchè è un mio preciso dovere in quanto come deputato ho una facoltà che molti di voi non hanno. Ho chiesto al Governo di fare qualcosa, di intervenire dinanzi a tale inerzia di alcuni amministratori. Ma sentite cosa mi hanno risposto.
Presentare un’interrogazione sul difficile momento che la mia terra, la terra che amo, sta affrontando non è stato semplice. Dover ripercorrere le tappe che hanno portato a questa disastrosa situazione, dover ricostruire tassello dopo tassello la strada che ha portato a questo totale disfacimento, mi ha fatto davvero male. Ma l’ho ritenuto un passo importante, fondamentale e soprattutto doveroso, per tutti quelli che la Campania la abitano, la vivono e la amano… come me!
Alla criminalità organizzata, ormai fardello incallito di questa Regione, e all’emergenza rifiuti, che ha portato in tutto il mondo un’immagine dell’Italia che sarebbe meglio dimenticare, ci si trova oggi di fronte all’emergenza acque sporche. Chilometri di costa completamente inquinati e non balneabili che stanno compromettendo la vivibilità di una Regione e ne stanno mettendo in pericolo il benessere, la salute e la stabilità economica. Il turismo è sempre stato una risorsa importante per la Campania, specie nel periodo estivo, ma oggi tutto sembra avviarsi alla fine… perfino la costiera sorrentina - la più bella del Golfo - è in serio pericolo a causa degli scarichi abusivi dei quali è evidentemente vittima.Depuratori inesistenti, mal funzionanti (vedi il grave episodio del depuratore di Cuma del 17 e 18 giugno scorsi dove gli operai hanno protestato scaricando direttamente in mare i liquami non trattati), o totalmente inutilizzabili (come quello di Foce Sarno - il fiume più inquinato d’Italia - in fase di ristrutturazione da due anni ed ora sottoposto a sequestro probatorio), riversano in mare liquidi fognari e rifiuti di ogni genere, impedendo la balneazione e creando inevitabili psicosi tra gli abitanti della zona. Discariche abusive sulle rive dei fiumi e sulle coste hanno favorito l’insolito e vomitevole sviluppo di nidi di vermi, oramai fotografati dalla stampa locale. Ce n’è abbastanza per compromettere oltre alla nostra salute anche il futuro della Campania.E allora è al Governo, attraverso il Question Time illustrato in aula questo pomeriggio, che noi dell’Italia dei Valori chiediamo di intervenire. Non alla Provincia, non alla Regione, che fino ad ora hanno dimostrato di non essere in grado di far fronte alla situazione né, men che meno, di saper gestire il territorio pubblico nella maniera più adeguata, ma direttamente al Governo chiediamo un intervento trasversale e concreto per risolvere questa emergenza, e dei provvedimenti seri contro quegli enti pagati dai contribuenti per effettuare il controllo della qualità delle acque, che spesso, grazie ad amministrazioni compiacenti, omettono le ordinanze di divieto di balneazione per evitare ricadute impopolari e negative sulla loro immagine.
Un vero attentato alla salute pubblica dei cittadini e all’immagine dell’Italia che avrà come unica conseguenza una più che prevedibile crisi economico-occupazionale che darà un nuovo, e duro colpo ad una delle Regioni più belle d’Italia.

LETTERA APERTA A GIORGIO NAPOLITANO


22 Luglio 2009
Di Antonio Di Pietro
Tratto dal Sito Internet
www.italiadeivalori.it
Pubblico una mia lettera inviata al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Gent.mo Presidente,
lo scorso 15 luglio Lei ha firmato e promulgato una legge in materia di sicurezza che la maggioranza parlamentare, sotto la mannaia del voto di fiducia imposto dal Governo Berlusconi, aveva da poco approvato.
In sede di promulgazione, però, Lei così aveva qualificato quel testo di legge (e cito testualmente quanto da Lei messo nero su bianco in una contestuale lettera indirizzata proprio a Berlusconi):
- “…dal carattere così generale e omnicomprensivo della nozione di sicurezza posta a base della legge, discendono la disomogeneità e estemporaneità di numerose sue previsioni che privano il provvedimento di quelle caratteristiche di sistematicità e organicità che avrebbero invece dovuto caratterizzarlo…”;
- “…è indispensabile porre termine a simili prassi, specie quando si legiferi su temi che, come accade per diverse norme di questo provvedimento, riguardano diritti costituzionalmente garantiti e coinvolgono aspetti qualificanti della convivenza civile e della coesione sociale…”;
- “…è in giuoco la qualità e la sostenibilità del nostro modo di legiferare…”;
- “il nostro ordinamento giuridico risulta seriamente incrinato da norme oscuramente formulate, contraddittorie, di dubbia interpretazione o non rispondenti ai criteri di stabilità e certezza della legislazione…”;
- “…aggiungo di aver ravvisato nella legge anche altre previsioni che mi sono apparse, sempre a titolo esemplificativo, di rilevante criticità e sulle quali auspico una rinnovata riflessione, che consenta di approfondire la coerenza con i principi dell’ordinamento e di superare futuri o già evidenziati equivoci interpretativi e problemi applicativi…”.
Fatte queste premesse Lei, sig. Presidente Napolitano, così conclude la sua lettera ufficiale: “…Il Presidente della Repubblica non può restare indifferente dinanzi a dubbi di irragionevolezza e di insostenibilità che un provvedimento di rilevante complessità ed evidente delicatezza solleva per taluni aspetti, specie sul piano giuridico…”.
A questo punto, qualsiasi persona normale si sarebbe aspettata che Lei, sig. Presidente, fosse conseguente con le premesse e le considerazioni da Lei stesso espresse e applicasse l’art. 74 della Costituzione che testualmente recita (e Lei lo sa bene!): “…il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione…”.
Insomma, a norma di legge costituzionale, poteva - e, secondo noi, doveva - non controfirmare né promulgare la legge ma rinviarla al Parlamento con le stesse identiche motivazioni con cui ha scritto la “letterina di rimprovero” al Capo del Governo Berlusconi (lettera, a nostro avviso, del tutto irritale giacchè la Costituzione assegna al Presidente della Repubblica il potere di inviare “messaggi” alle Camere (art. 74 Cost.) ma non al Governo).
Lei ha ritenuto di comportarsi diversamente ed a noi cittadini (e rappresentanti di cittadini, in quanto parlamentari eletti) non è restato altro che prenderne atto ed esprimere le nostre riserve e valutazioni.
Lei, però, è andato oltre e si è messo a polemizzare con me, che l’avevo invitata a non firmare né a promulgare la legge, affermando (anche qui cito testualmente): “…chi invoca polemicamente e di continuo poteri e perfino doveri che non ho, mostra di aver compreso poco della Costituzione…” (ovviamente scatenando una scontata litania di improperi nei miei confronti).
Ciò premesso, mi sia permesso - pur con il rispetto che qualsiasi cittadino deve avere nei confronti del Presidente della Repubblica - di ribadire la palese contraddittorietà tra le sue valutazioni sulla legge in questione (da Lei stessa definita piena di “…disomogeneità e estemporaneità di numerose sue previsioni…incoerenza con i principi dell’ordinamento…equivoci interpretativi…problemi applicativi…norme oscuramente formulate, contraddittorie, di dubbia interpretazione, non rispondenti a criterio di stabilità e certezza della legislazione…) e la “decisione” adottata (sottoscrizione e promulgazione della legge).
Siccome però Lei conosce bene la Costituzione, Le chiedo:
- è vero o no che vi è contraddizione evidente (perfino letterale) fra la “motivazione” ed il “dispositivo” del suo provvedimento (dice che la legge è sbagliata ma la controfirma lo stesso)?
- è vero o no che, in questi casi, Lei ha il potere (e perfino il dovere, per usare le sue stesse parole) di non promulgare immediatamente la legge ma rinviarla alle Camere, con un messaggio motivato (art. 74 Cost.)?
- è vero o no che invece Lei non ha il dovere di inviare “messaggi” al Capo del Governo (e nemmeno letterine a mò di rimprovero come “piume d’oca”)?
- è vero o no che anche la legge sulle intercettazioni (e annesso bavaglio all’informazione) già approvata da un ramo del Parlamento è un’altra legge incostituzionale e contraria ai principi generali dell’ordinamento? E, se è vero, perché Lei si è chiamato il Ministro della Giustizia per esprimergli le Sue perplessità e non le ha esternate con un formale “messaggio” alle Camere (art. 87 Cost.) per far sapere anche a noi parlamentari eletti dal popolo le sue valutazioni?
- è vero o no che anche sul Lodo Alfano (quella legge ad personam che Berlusconi si è fatta fare per non farsi processare) Lei ha usato il “guanto di velluto” firmando e promulgando una legge che ora ogni Tribunale d’Italia sta contestando come incostituzionale?
- è vero o no che - nelle more delle decisioni della Corte costituzionale sul predetto Lodo Alfano - lo stesso Presidente del Consiglio ed il Ministro della Giustizia hanno partecipato ad una “privatissima” cena proprio con due giudici della Corte Costituzionale? E, se è vero, vuole spiegarci Sig. Presidente della Repubblica, come intende assicurare ai cittadini (ed a noi parlamentari che li rappresentiamo) che la Corte Costituzionale non sia stata compromessa da interventi e condizionamenti esterni?
La prego, sig. Presidente Napolitano, mi risponda nel merito, invece di offendermi anche Lei gratuitamente. Con ossequio.
Antonio Di Pietro
Presidente Italia dei Valori

DIFFERENZA TRA UN ULTIMATUM E UN CONDONO


24 Luglio 2009
Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it
Ci risiamo. Una nuova fiducia sul maxi emendamento per il pacchetto anti-crisi, che definirei il condono per mafia, camorra e famiglie straricche d'Italia che hanno evaso miliardi e miliardi depositandoli tra Svizzera, Kaiman e Lussemburgo. Il riciclaggio sarà utilizzato dallo Stato per ricostruire L'Aquila e per finanziare con titoli società filo-governative. I soldi saranno “prestati” allo Stato che pagherà per averli, quindi non solo verranno condonati mafiosi ed evasori, ma verranno anche remunerati dagli interessi sul capitale. A remunerarli saranno i cittadini con il debito pubblico, non il governo.
Per sedare gli ignari elettori il governo ha giustificato il condono facendosi scudo di aver emulato una manovra compiuta da altri Paesi e per essere più credibile, visto che l'Italia non lo è, ha speso il nome di Barak Obama dicendo: “anche Obama lo ha fatto”. Falso. Obama non ha fatto un condono, è andato da UBS e gli ha chiesto la lista degli evasori. A chi farà rientrare capitali esteri farà pagare tasse e interessi arretrati, ed il rimpatrio delle somme non sarà anonimo come in Italia, ma con tanto di nome e cognome dell'evasore per poterlo controllare negli anni futuri.
La manovra di Obama è un “ultimatum”, quella di Berlusconi è la truffa di chi da una parte deve incassare qualche spicciolo perché le casse dello Stato sono alla canna del gas, dall'altra deve far rientrare soldi sporchi. Quando hai davanti professionisti della truffa e sei onesto non puoi sederti al tavolo da gioco perché sarai fregato.
Mi sto rivolgendo al Capo dello Stato perché questa maggioranza ha già fatto capire che delle regole della democrazia e del Parlamento, se ne frega altamente.
Pensare di fermare un manipolo di incoscienti in un'aula parlamentare oggi significa mancare di senso politico e della realtà. Se la decisione dipendesse dalla maggioranza, il Parlamento sarebbe sciolto domani, sostituito da un collegio di servi al servizio del Re.
Appellarsi al Capo dello Stato significa tentare l'ultima chance per fermare lo sciagurato operato di questo manipolo, nella speranza, ovviamente, che il Capo dello Stato non resti indifferente.