lunedì 3 maggio 2010

ALLARME NUCLEARE (2) - REFERENDUM CONTRO L'ILVA: "I TARANTINI SONO CON NOI"

Di Fulvio Colucci
Tratto dal Sito Internet
www.lagazzettadelmezzogiorno.it
Riprende, oggi e domani, la difficile partita per il rinnovo del contratto integrativo all'Ilva. Azienda e segreterie sindacali dei metalmeccanici (Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm) tornano a parlarsi ed è il terzo round di incontri dopo gli infruttuosi faccia a faccia di gennaio e aprile. Si capirà nelle prossime ore se le posizioni cristallizzatesi nell'ultimo incontro fra il Gruppo Riva e il coordinamento nazionale sindacale sono passibili di modifiche positive.
La trattativa è a un bivio: o si va nella direzione di un'accordo o, se tutto rimarrà in alto mare, nel gioco a somma zero di eventuali nuove proposte considerate «insufficienti», potrebbero aprirsi le porte di «un'altra fase della vertenza»: in parole povere una mobilitazione sindacale come gli stessi rappresentanti dei metalmeccanici dichiararono a gennaio. A complicare l'avvio della trattativa il quadro complessivo delle relazioni industriali, pesantemente segnato dal fallimento della partita sulla stabilizzazione dei lavoratori interinali.
L'Ilva e i sindacati non sono riusciti a trovare l'accordo per poter chiudere la drammatica vicenda dei circa 600 dipendenti assunti con contratto a termine e la patata bollente è finita nelle mani del prefetto. Ma proprio dalle «consultazioni» a Palazzo del governo con Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm e Gruppo Riva sono emerse posizioni inconciliabili: la proposta sindacale di assumere a tempo indeterminato i dipendenti precari, che hanno prestato servizio in Ilva per almeno 24 mesi, è stata bocciata dall'azienda così come la richiesta di utilizzare per le assunzioni temporanee personale che ha già lavorato in fabbrica e che avrebbe dovuto formare un «bacino storico» al quale attingere in caso di necessità.
L'Ilva ha voluto mantenersi «libera» nelle assunzioni di lavoratori interinali. La pietra tombale sul «dibattito» l'ha poi messa il patron Emilio Riva scrivendo al sindaco Stefàno: «C'è crisi, non possiamo assumere - ha detto l'ingegnere nella lettera al primo cittadino - e tutt'al più possiamo ridurre l'utilizzazione di interinali». Stop.
All'Ilva è ancora in corso la cassa integrazione straordinaria, lo stabilimento ha perso un migliaio di dipendenti, i venti di ripresa non soffiano decisi come si sperava. C'è da chiedersi, ora, se questo schema di ragionamento sarà applicato anche nel dibattito sul rinnovo del contratto integrativo. Se così fosse, il rischio di una saldatura delle due vertenze non potrebbe essere escluso con i costi sociali che questo, inevitabilmente, comporterebbe. Val la pena ricordare che l'Ilva, nelle proposte economiche del contratto integrativo prevede per il «tempo tuta» (i minuti relativi alla permanenza dei lavoratori negli spogliatoi) prevede un importo di 1,5 euro; sul premio di risultato l'incremento proposto è di venti centesimi all'anno per quattro anni.
Negativa la risposta di un incremento sul salario fisso con l'introduzione della quattordicesima mensilità. Su «tempo tuta» e quattordicesima la chiusura sindacale è netta. Nell'incontro di aprile, Fiom, Fim e Uilm proposero all'Ilva una serie di modifiche alla parte normativa del contratto. Va rilevato, infine, che fra le proposte sindacali vi è anche quella di un rafforzamento delle misure di controllo sulla salute dei lavoratori in fabbrica legate anche alle condizioni ambientali in cui oper ano.
IL POPOLO DEI GAZEBO:
1700 FIRME CONTRO L'ILVA
l Millesettecento firme pro-referendum Ilva raccolte (e ne servono 3mila) tra la giornata del primo maggio e ieri nel centro di Taranto. Il dato è delle 21 di ieri. Il comitato per il referendum, che fa capo a Taranto Futura, traccia un bilancio positivo e parla di «Risorgimento tarantino». La raccolta delle firme sta ottenendo «grande successo. E’ in atto una rivoluzione democratica e il popolo tarantino è con noi» dice in una nota Nico Russo, che è il coordinatore di Taranto Futura. «Non chiediamo la chiusura dell’Ilva tout court - dice Russo - ma un piano di riconversione che anzitutto assicuri un’alternativa ai posti di lavoro, dopodichè l’Ilva potrà essere chiusa».

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