sabato 29 maggio 2010

CHIESA DI PUGLIA: PRIMA SESSIONE PUBBLICA PER IL PROCESSO DI CANONIZZAZIONE DEL SERVO DI DIO DON TONINO BELLO

Tratto dal Sito Internet
www.diocesinardogallipoli.it
Si è svolta venerdì 30 aprile, nella cattedrale di Molfetta, la prima sessione pubblica del processo di Canonizzazione del Servo di Dio mons. Antonio Bello, vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi. Lo ha annunciato la diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi. Dopo la celebrazione presieduta nella serata di venerdì da Mons. Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, si sono insediati i membri del Tribunale, giurando "di adempiere fedelmente il loro incarico e di mantenere il segreto d'ufficio". Postulatore della causa è Mons. Agostino Superbo, vice postulatori Mons. Domenico Amato e Silvia Correale. Del Tribunale fanno parte don Antonio Neri, Mons. Luca Murolo, don Nunzio Palmiotti, don Fabio Tangari e Franca Maria Lorusso. Nella Commissione storica figurano Mons. Luigi M. de Palma, Mons. Salvatore Palese e don Ignazio Pansini. Dopo l'insediamento del Tribunale si darà ora inizio alla fase di ascolto dei testimoni circa "le virtù eroiche" del Servo di Dio. Erano presenti alla messa il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, il presidente del Consiglio regionale uscente, Pietro Pepe, e il sindaco di Molfetta, il senatore Antonio Azzollini, i fratelli del vescovo, Trifone e Marcello Bello, che vivono ad Alessano, la cittadina leccese della quale era originario don Tonino e nella quale riposa. Non tutti i fedeli sono potuti entrare nella cattedrale stracolma e hanno seguito la messa attraverso due maxi schermi all'esterno.
Riportiamo qui l'articolo di Don Salvatore Leopizzi, sacerdote della Diocesi di Nardò-Gallipoli e Consigliere nazionale di Pax Christi, che è stato pubblicato il 20 aprile scorso su "Il Nuovo Quotidiano di Puglia".
Il ricordo di don Tonino Bello nella ricorrenza del 17° anniversario del suo "dies natalis" (20 aprile 1993) suggerisce alcune considerazioni che in questi giorni di prolungato "chiacchiericcio" sul fenomeno della pedofilia clericale possono anche aiutarci a uscire da una sterile polemica tra opposti schieramenti. Siamo nell'Anno Sacerdotale voluto da Benedetto XVI come tempo privilegiato per riflettere sulla grandezza e la santità del ministero dei preti e non sembri perciò fuori luogo immaginare di chiedere proprio al grande sacerdote-vescovo pugliese, ora servo di Dio avviato agli onori degli altari, un raggio di luce che diradi le nebbie delle paludi morali e lasci intravedere ancora sorgenti di acqua limpida per la nostra sete di verità e di speranza.
Che la Chiesa sia la sposa di Cristo casta et meretrix, pura ma sempre bisognosa di purificazione e di perdono, è dottrina tradizionale condivisa da tutti i credenti. A che serve allora tacere o negare crimini e delitti che vengono compiuti da uomini in abito talare? Riconoscere errori ed orrori che deturpano il tessuto delle istituzioni religiose al pari di tutte le altre sfere dell'umana convivenza deve spingere tutti, fedeli e pastori, ad un serio e doveroso esame di coscienza. Solo l'umile atteggiamento penitenziale di chi sa assumersi le proprie responsabilità potrà restituire alla "Sposa" lo splendore evangelico del suo abito nuziale.
Don Tonino ci ripeterebbe, con l'antico poeta Giovenale, che "maxima debetur puero reverentia" - "al bambino è dovuto il massimo rispetto" - ma aggiungerebbe che per il cristiano, soprattutto per il ministro sacro, ciò non può bastare. E' necessario accostarsi al bambino, come ad ogni persona, innanzitutto "con fede". "Perché dire con rispetto significa riconoscere che il bambino è fragile. Dire con fede significa riconoscere che il bambino è pieno di Dio". Da qui la necessaria attenzione ad "avvicinarsi a lui con timore e tremore, non solo preoccupati di non frantumarne la delicatezza o di non appannarne la trasparenza" ma ancora più per riconoscere e venerare in ciascuno di loro la dignità di figlio di Dio, fratello di Gesù Cristo, erede del suo Regno.
"Il massimo del rispetto verso il bambino consisterà nel non usargli violenza con l'introdurre nel suo vergine mondo le schegge erranti della nostra cattiveria di adulti". Ma il minimo della fede "significa adoperarsi per portare a maturo sviluppo l'incredibile realtà che lo Spirito Santo ha già messo dentro di lui".
Ferire, strumentalizzare, distruggere l'innocenza dei più piccoli, come di ogni altro soggetto debole e indifeso, non solo è abominevole crimine da bandire e punire secondo le leggi dell'umana giustizia, ma è anche delitto di lesa maestà nei confronti di Colui che abita nel loro cuore e rende il loro corpo tempio santo e inviolabile della sua divina presenza.
E proprio nella direzione che possiamo definire di tolleranza zero si stanno muovendo con fermezza il papa e i vescovi di tutto il mondo per accertare, reprimere, prevenire ogni abuso sui minori, intensificando fra l'altro e qualificando sempre meglio l'opera educativa e di formazione che si svolge nelle diocesi e nei seminari.
Ma se è doveroso e urgente mantenere alta la guardia per impedire in ogni ambiente e in ogni circostanza i crimini di abuso sessuale ai danni dei minori, bisognerà nello stesso tempo non abbassare la guardia su ogni altra forma di abuso e di violenza che ferisce e distrugge la vita e la dignità di quanti sono "minori" non solo per età ma anche per la scala dei diritti e per le quotazioni di mercato. Sono tutte forme ugualmente gravi e nefande di infedeltà al Vangelo, di tradimento del gregge nonché del suo Pastore.
Ad Alessano presso la tomba del vescovo sentinella della pace, profeta della nonviolenza, amico dei piccoli e fratello dei poveri, innamorato di Gesù Cristo e cantore del suo Vangelo, porteremo un fiore di campo spuntato nel deserto, anzi nel fango della nostra triste umanità. Ritroveremo il suo sguardo di compassione per le miserie e i cedimenti di tanti compagni di viaggio che con noi condividono il pane e la tenda e contempleremo nella luce dei suoi occhi l'immagine della Chiesa sognata da Gesù Cristo e che insieme possiamo ancora edificare. Quella Chiesa che è "Caritas in Veritate" e che solo così diventa "Lumen gentium". E faremo nostra, quest'anno, la sua preghiera che è anche un augurio per tutti i sacerdoti:
"Spirito del Signore, dono del Risorto agli apostoli del cenacolo, gonfia di passione la vita dei tuoi presbiteri. Riempi di amicizie discrete la loro solitudine. Rendili innamorati della terra, e capaci di misericordia per tutte le sue debolezze. Confortali con la gratitudine della gente e con l'olio della comunione fraterna. Ristora la loro stanchezza, perché non trovino appoggio più dolce per il loro riposo se non sulle spalle del Maestro. Liberali dalla paura di non farcela più. Dai loro occhi partano inviti a sovraumane trasparenze. Dal loro cuore si sprigioni audacia mista a tenerezza. Dalle loro mani grondi il crisma su tutto ciò che accarezzano. Fa' risplendere di gioia i loro corpi. Rivestili di abiti nuziali. E cingili con cinture di luce. Perché, per essi e per tutti, lo sposo non tarderà".
Don Salvatore Leopizzi
Consigliere Nazionale di Pax Christi

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