22 Maggio 2010
Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it
Il Governo continua a ricattare il Parlamento. Gli emendamenti vengono approvati a suon di voti di fiducia. Una tecnica che sfibra il vero senso della politica, mettendo nell'angolo l'autonomia parlamentare.
Quello del "dl incentivi" è solo l'ultimo caso di una lunga serie. E condivido il monito del Presidente della Repubblica che parla di "Parlamento compresso".
Un utilizzo così frequente del voto di fiducia non lo si riscontra neanche nelle maggioranze più risicate del storia Repubblicana. Ma questa è l'era berlusconiana, un'era che fa storia a sé. Un'era che ha calpestato la dignità del Parlamento e la fiducia dei cittadini.
Di seguito pubblico il resoconto dell'ultima udienza del processo Dell'Utri, che di Berlusconi è amico di vecchia data, oltre che fedele senatore.
Testo del video servizio
"Nessun apporto concreto da parte di Marcello Dell'Utri all'organizzazione mafiosa di Cosa Nostra". Nell'aula della seconda sezione penale della Corte d'Appello di Palermo si è svolta la seconda delle udienze dedicate alla arringhe difensive.
L'avvocato di Dell'Utri, Nino Mormino, ha dedicato l'udienza a confutare gli argomenti della sentenza di primo grado che addebitano al senatore il ruolo di cerniera tra Cosa Nostra e le imprese di Berlusconi prima e Cosa Nostra e Forza Italia dopo.
Quel quadro che i Giudici del Tribunale hanno sintetizzato in queste parole.
La pluralità dell'attività posta in essere da Dell'Utri, per la rilevanza causale espressa, ha costituito un concreto, volontario, consapevole, specifico e prezioso contributo al mantenimento, consolidamento e rafforzamento di Cosa nostra, alla quale è stata, tra l'altro offerta l'opportunità, sempre con la mediazione di Dell'Utri, di entrare in contatto con importanti ambienti dell'economia e della finanza, così agevolandola nel perseguimento dei suoi fini illeciti, sia meramente economici che politici.
Secondo l'avvocato Mormino le fasi più significative dei contatti tra Cosa Nostra e Dell'Utri, gli attentati alla Standa di Catania, il pizzo pagato da Berlusconi per i ripetitori in Sicilia, e gli accordi per la protezione personale di Berlusconi da parte di Cosa Nostra dimostrata dalla presenza di Vittorio Mangano ad Arcore sono - almeno per i primi due casi - fatti di natura estorsiva di cui Berlusconi era vittima ai quali Dell'Utri non avrebbe preso parte se non a tutela ed in difesa di un suo amico storico.
Più volte l'avvocato Mormino ha citato passi della recente sentenza della Corte di Cassazione che ha assolto definitivamente Calogero Mannino dall'accusa di concorso esterno, invocando per il suo assistito Dell'Utri, una valutazione strettamente connessa alle singole condotte contestate
«Il tribunale parla del senatore come di un 'concorrente esternò, ma il reato di concorso esterno è un reato di condotta individuale e definita, non ha un carattere permanente. Va accertata la sussistenza delle condotta finalizzata a conseguire il consolidamento dell'organizzazione mafiosa».
Nessuna dichiarazione da parte di Dell'Utri, presente in aula anche a questa udienza, che si è limitato ad un accenno sulla possibilità di rendere dichiarazioni spontanee nell'udienza già fissata per le repliche finali.
Nel corso della sua appassionata arringa l'avvocato Mormino ha ripercorso le tappe che, dalla nascita del movimento Sicilia Libera, avrebbero poi portato Cosa Nostra a sostenere politicamente Forza Italia, sempre grazie a Dell'Utri.
Secondo Mormino il progetto del movimento indipendentista siciliano si arenò non solo perché il cognato di Riina, Leoluca Bagarella, non voleva investire altro denaro nell'operazione, ma perché con l'uscita di scena democristiana e l'avvento di una forza politica fortemente garantista, gli interessi di Cosa Nostra si spostarono su quello che ritennero, a ragione, un cavallo vincente.
Ma senza l'intervento di Dell'Utri né di Berlusconi. Nessuno, insomma, secondo la difesa del senatore pdl, già condannato a nove anni di reclusione, ha strizzato l'occhio alla mafia.
Nemmeno la presenza al matrimonio di Jimmy Fauci, mafioso siciliano a Londra, ed al compleanno di Antonino Calderone, boss catanese, dimostrebbero alcunché. Si tratta - ha ripetuto più volte - di eventi occasionali non concordati.
Ancora tre udienze dedicate alle arringhe difensive prima delle conclusioni finali e la sentenza, dopo una lunga camera di consiglio, prevista entro giugno.
Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it
Il Governo continua a ricattare il Parlamento. Gli emendamenti vengono approvati a suon di voti di fiducia. Una tecnica che sfibra il vero senso della politica, mettendo nell'angolo l'autonomia parlamentare.
Quello del "dl incentivi" è solo l'ultimo caso di una lunga serie. E condivido il monito del Presidente della Repubblica che parla di "Parlamento compresso".
Un utilizzo così frequente del voto di fiducia non lo si riscontra neanche nelle maggioranze più risicate del storia Repubblicana. Ma questa è l'era berlusconiana, un'era che fa storia a sé. Un'era che ha calpestato la dignità del Parlamento e la fiducia dei cittadini.
Di seguito pubblico il resoconto dell'ultima udienza del processo Dell'Utri, che di Berlusconi è amico di vecchia data, oltre che fedele senatore.
Testo del video servizio
"Nessun apporto concreto da parte di Marcello Dell'Utri all'organizzazione mafiosa di Cosa Nostra". Nell'aula della seconda sezione penale della Corte d'Appello di Palermo si è svolta la seconda delle udienze dedicate alla arringhe difensive.
L'avvocato di Dell'Utri, Nino Mormino, ha dedicato l'udienza a confutare gli argomenti della sentenza di primo grado che addebitano al senatore il ruolo di cerniera tra Cosa Nostra e le imprese di Berlusconi prima e Cosa Nostra e Forza Italia dopo.
Quel quadro che i Giudici del Tribunale hanno sintetizzato in queste parole.
La pluralità dell'attività posta in essere da Dell'Utri, per la rilevanza causale espressa, ha costituito un concreto, volontario, consapevole, specifico e prezioso contributo al mantenimento, consolidamento e rafforzamento di Cosa nostra, alla quale è stata, tra l'altro offerta l'opportunità, sempre con la mediazione di Dell'Utri, di entrare in contatto con importanti ambienti dell'economia e della finanza, così agevolandola nel perseguimento dei suoi fini illeciti, sia meramente economici che politici.
Secondo l'avvocato Mormino le fasi più significative dei contatti tra Cosa Nostra e Dell'Utri, gli attentati alla Standa di Catania, il pizzo pagato da Berlusconi per i ripetitori in Sicilia, e gli accordi per la protezione personale di Berlusconi da parte di Cosa Nostra dimostrata dalla presenza di Vittorio Mangano ad Arcore sono - almeno per i primi due casi - fatti di natura estorsiva di cui Berlusconi era vittima ai quali Dell'Utri non avrebbe preso parte se non a tutela ed in difesa di un suo amico storico.
Più volte l'avvocato Mormino ha citato passi della recente sentenza della Corte di Cassazione che ha assolto definitivamente Calogero Mannino dall'accusa di concorso esterno, invocando per il suo assistito Dell'Utri, una valutazione strettamente connessa alle singole condotte contestate
«Il tribunale parla del senatore come di un 'concorrente esternò, ma il reato di concorso esterno è un reato di condotta individuale e definita, non ha un carattere permanente. Va accertata la sussistenza delle condotta finalizzata a conseguire il consolidamento dell'organizzazione mafiosa».
Nessuna dichiarazione da parte di Dell'Utri, presente in aula anche a questa udienza, che si è limitato ad un accenno sulla possibilità di rendere dichiarazioni spontanee nell'udienza già fissata per le repliche finali.
Nel corso della sua appassionata arringa l'avvocato Mormino ha ripercorso le tappe che, dalla nascita del movimento Sicilia Libera, avrebbero poi portato Cosa Nostra a sostenere politicamente Forza Italia, sempre grazie a Dell'Utri.
Secondo Mormino il progetto del movimento indipendentista siciliano si arenò non solo perché il cognato di Riina, Leoluca Bagarella, non voleva investire altro denaro nell'operazione, ma perché con l'uscita di scena democristiana e l'avvento di una forza politica fortemente garantista, gli interessi di Cosa Nostra si spostarono su quello che ritennero, a ragione, un cavallo vincente.
Ma senza l'intervento di Dell'Utri né di Berlusconi. Nessuno, insomma, secondo la difesa del senatore pdl, già condannato a nove anni di reclusione, ha strizzato l'occhio alla mafia.
Nemmeno la presenza al matrimonio di Jimmy Fauci, mafioso siciliano a Londra, ed al compleanno di Antonino Calderone, boss catanese, dimostrebbero alcunché. Si tratta - ha ripetuto più volte - di eventi occasionali non concordati.
Ancora tre udienze dedicate alle arringhe difensive prima delle conclusioni finali e la sentenza, dopo una lunga camera di consiglio, prevista entro giugno.
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