Tratto dal Sito Internet
www.lagazzettadelmezzogiorno.it
Dopo il vertice di maggioranza di martedì, la giornata di ieri si è aperta di buon mattino con un confronto telefonico tra il Vendola e gli assessori Pd a lui più vicini. Il presidente ha sollecitato ai suoi un’azione di confronto più incisiva nei confronti di chi, tra «i Democratici», continua ad agitare o a minacciare fronde interne generate dall’insoddisfazione mai sopita nei confronti del segretario Sergio Blasi per come ha rappresentato il pensiero del partito ai tavoli della trattativa.
Le diverse anime del Pd hanno tenuto ieri diversi incontri significativi di un’atmosfera carica di energia dalla quale potrebbe scaturire quella resa dei conti interna in realtà più volte enunciata, ma mai praticamente messa in pratica. Il sintomo di una situazione tutt’altro che normalizzata è l’aggiornamento del confronto tra i consiglieri del gruppo. Si sarebbero dovuti vedere oggi per indicare, tra le altre cose, il nome del capogruppo. Tutto invece è stato rinviato a lunedì.
Da quello che si può capire tastando gli umori, all’interno del Pd si sta giocando una partita ad accreditarsi: all’interno attraverso l’affermazione di nuovi equilibri e rapporti di forza, all’esterno per guadagnarsi l’interlocuzione diretta col presidente Vendola, aggirando la rappresentanza dei vertici. Di questo scenario fortemente frammentato, in cui il Pd appare più che mai spaccato, stanno cercando di approfittare forze politiche quali Idv (ieri nuovo vertice dei Dipietristi dopo l’abbandono del tavolo politico di martedì) e soprattutto Udc. I consiglieri dello scudocrociato avrebbero guadagnato una posizione nelle caselle da assegnare in vista dell’insediamento del Consiglio regionale previsto per il 27 maggio. Alla presidenza della settima commissione che dovrebbe andare a Euprerio Curto, occorrerà infatti aggiungere un posto di consigliere segretario nell’ufficio di presidenza cui parrebbe destinato Peppino Longo. Questo in virtù di un «patto» siglato proprio con Vendola all’indomani dell’esito delle elezioni. L’Idv, invece, non ha ancora perso la speranza di assicurarsi non una ma due presidenze di commissione e comunque avrebbe già in mano la presidenza della commissione Sanità (dopo aver rinunciato all’assessorato).
Si attendono ora le contromosse (se ce ne saranno) del Pd. Maggiore spazio a Udc e Idv non può che significare ulteriori passi indietro per la pattuglia Democratica. E questo non farebbe che accrescere i malumori interni, sufficientemente alimentati dalle ulteriori attese di Area democratica, che fa capo al deputato Gero Grassi, con quattro consiglieri eletti, due dei quali (Fabiano Amati e Guglielmo Minervini) chiamati in giunta.
In mattinata si era diffusa la notizia, confermata da alcuni tra gli assessori della delegazione Pd, che almeno sei consiglieri stessero meditando la formalizzazione di un documento nel quale si sarebbe chiesto conto agli organismi dirigenti di scelte (soprattutto il passo indietro sulla presidenza del Consiglio rivendicata per Antonio Maniglio, che ha però perso la corsa con Onofrio Introna, espressione di Sel) maturate al di fuori delle linee politiche concordate nei diversi vertici precedenti la trattativa. I più pessimisti davano anzi addirittura per imminente la formazione di un gruppo consiliare autonomo composto da almeno sei transfughi. In serata, invece, a quanto si è appreso, sarebbe andata a buon fine la mediazione condotta da Antonio Decaro e Gerardo Degennaro. Niente documento e gruppo autonomo, dunque. Per ora.
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Dopo il vertice di maggioranza di martedì, la giornata di ieri si è aperta di buon mattino con un confronto telefonico tra il Vendola e gli assessori Pd a lui più vicini. Il presidente ha sollecitato ai suoi un’azione di confronto più incisiva nei confronti di chi, tra «i Democratici», continua ad agitare o a minacciare fronde interne generate dall’insoddisfazione mai sopita nei confronti del segretario Sergio Blasi per come ha rappresentato il pensiero del partito ai tavoli della trattativa.
Le diverse anime del Pd hanno tenuto ieri diversi incontri significativi di un’atmosfera carica di energia dalla quale potrebbe scaturire quella resa dei conti interna in realtà più volte enunciata, ma mai praticamente messa in pratica. Il sintomo di una situazione tutt’altro che normalizzata è l’aggiornamento del confronto tra i consiglieri del gruppo. Si sarebbero dovuti vedere oggi per indicare, tra le altre cose, il nome del capogruppo. Tutto invece è stato rinviato a lunedì.
Da quello che si può capire tastando gli umori, all’interno del Pd si sta giocando una partita ad accreditarsi: all’interno attraverso l’affermazione di nuovi equilibri e rapporti di forza, all’esterno per guadagnarsi l’interlocuzione diretta col presidente Vendola, aggirando la rappresentanza dei vertici. Di questo scenario fortemente frammentato, in cui il Pd appare più che mai spaccato, stanno cercando di approfittare forze politiche quali Idv (ieri nuovo vertice dei Dipietristi dopo l’abbandono del tavolo politico di martedì) e soprattutto Udc. I consiglieri dello scudocrociato avrebbero guadagnato una posizione nelle caselle da assegnare in vista dell’insediamento del Consiglio regionale previsto per il 27 maggio. Alla presidenza della settima commissione che dovrebbe andare a Euprerio Curto, occorrerà infatti aggiungere un posto di consigliere segretario nell’ufficio di presidenza cui parrebbe destinato Peppino Longo. Questo in virtù di un «patto» siglato proprio con Vendola all’indomani dell’esito delle elezioni. L’Idv, invece, non ha ancora perso la speranza di assicurarsi non una ma due presidenze di commissione e comunque avrebbe già in mano la presidenza della commissione Sanità (dopo aver rinunciato all’assessorato).
Si attendono ora le contromosse (se ce ne saranno) del Pd. Maggiore spazio a Udc e Idv non può che significare ulteriori passi indietro per la pattuglia Democratica. E questo non farebbe che accrescere i malumori interni, sufficientemente alimentati dalle ulteriori attese di Area democratica, che fa capo al deputato Gero Grassi, con quattro consiglieri eletti, due dei quali (Fabiano Amati e Guglielmo Minervini) chiamati in giunta.
In mattinata si era diffusa la notizia, confermata da alcuni tra gli assessori della delegazione Pd, che almeno sei consiglieri stessero meditando la formalizzazione di un documento nel quale si sarebbe chiesto conto agli organismi dirigenti di scelte (soprattutto il passo indietro sulla presidenza del Consiglio rivendicata per Antonio Maniglio, che ha però perso la corsa con Onofrio Introna, espressione di Sel) maturate al di fuori delle linee politiche concordate nei diversi vertici precedenti la trattativa. I più pessimisti davano anzi addirittura per imminente la formazione di un gruppo consiliare autonomo composto da almeno sei transfughi. In serata, invece, a quanto si è appreso, sarebbe andata a buon fine la mediazione condotta da Antonio Decaro e Gerardo Degennaro. Niente documento e gruppo autonomo, dunque. Per ora.
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