venerdì 19 marzo 2010

STORIA DI UN CAPPUCCETTOROSSO-LUPO E REVISORE-POLITICO CHE IL SINDACO ROBERTO FALCONIERI NON HA DIMESSO DALL'INCARICO (PRIMA PARTE)

Prima di parlarvi delle ultime novità melissanesi
- Massimo Legittimo sostenitore di Gianfranco Coppola, candidato al Consiglio della Regione Puglia dall'Italia dei Valori, per Nichi Vendola Presidente
- Stefano Giuseppe Scarcella, Referente Cittadino dell'Italia dei Valori, denunciato da Massimo ed Elisa Legittimo per il reato di diffamazione,
rinfreschiamoci serenamente le idee con due articoli apparsi sulla stampa appena un anno fa.
PRIMO ARTICOLO
DUE ANNI AL PRESIDENTE
DELLA CANTINA COOPERATIVA,
MASSIMO LEGITTIMO,
GIUDICATO COLPEVOLE
DI UN RAGGIRO CON I FONDI
DEL PATTO TERRITORIALE.
E' STATO RITENUTO COLPEVOLE
DEL REATO DI TRUFFA AGGRAVATA
PER UN FINANZIAMENTO DI 460MILA EURO
OTTENUTO CON INDICAZIONI FALSE

Tratto da "La Gazzetta del Mezzogiorno-Lecce"
del 05 Marzo 2009.

"Sentenza di condanna per il presidente della «Cantina cooperativa». Massimo Le gittimo, 50 anni, di Melissano, è stato condannato a 2 anni (pena sospesa).
La sentenza è stata emessa ieri mattina dal collegio della prima sezione penale (presidente Silvio Piccinno, a latere Fabrizio Malagnino e Anna Paola Capano).
Il pm Imerio Tramis aveva concluso la requisitoria invocando la condanna ad un anno e quattro mesi. E’ stato ritenuto colpevole del reato di truffa aggravata in relazione ad un finanziamento di 460mila euro ottenuto con i fondi del Patto territoriale per l’agricoltura della Provincia. La seconda tranche del finanziamento non è stata mai erogata.
Nella pratica per ottenere il contributo, presentata nel 2000, sarebbero state riportate delle indicazioni false sia in merito alla disponsabilità di mezzi della società e dei soci sia in merito all’esecuzione di alcuni opere. In particolare sarebbero stati indicati fra i lavori da eseguire anche quelli per la realizzazione di opere murarie già realizzati e fatturati.
Legittimo, che è stato presidente della Cantina cooperativa di Melissano fino a qualche anno fa, era difeso dall’avvocato Claudio Miggiano che, alla requisitoria del pm, aveva replicato invocando l’assoluzione del proprio assistito per non aver commesso il fatto.
Nel dispositivo letto dal presidente del collegio dopo la camera di consiglio, si fa riferimento alla confisca dei beni realizzati con il finanziamento e si dichiara la prescrizione di una parte del capo di imputazione."

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