lunedì 3 maggio 2010

1° MAGGIO 2010 - IL GOVERNO CHE DIMENTICA I LAVORATORI

Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it
Mai come oggi la festa del Primo maggio assume importanza. Nell'anno nero della crisi economica, della disoccupazione galoppante e delle multinazionali in fuga dall'Italia, e' necessario che il Governo e il Parlamento si occupino di coloro che lavorano e di coloro che un lavoro non ce l'hanno piu', invece di utilizzare il potere legislativo solo per fare leggi ad personam, ad uso e consumo della cricca e della casta.
Gli istituti statistici ci regalano dati senza precedenti. Numeri che fanno correre brividi lungo la schiena. Non al centrodestra, accecato dalla morbosa ricerca di leggi salva premier.
In un anno sono stati inghiottiti dalla crisi 367 mila posti di lavoro. Oltre due milioni di italiani sono in cerca di occupazione. La disoccupazione giovanile è al 27,7%. Un dramma che in alcune regioni del Meridione raggiunge numeri ancora più drammatici.
In un contesto così allarmante si posiziona un Governo incapace, coi suoi ministri che si preoccupano di modificare la Costituzione Repubblicana e lo Statuto dei lavoratori.
Un Governo ostaggio di un Presidente del Consiglio che valuta la crisi del Paese analizzando i dati delle sue aziende, salvate dalla tempesta globale grazie alle sue leggi.
L'Italia ha bisogno di un centrosinistra sano, capace di contrastare questa deriva antidemocratica. Un centrosinistra con un'identità riformista che deve essere pronto a prendere le redini di questo Paese. Un centrosinistra aperto alla società civile.
Di seguito riporto un'intervista rilasciata ieri al quotidiano La Stampa.
La Stampa: La crisi del Partito democratico comincia a far venire l’acquolina in bocca ai suoi alleati, tanto è vero che Antonio Di Pietro annuncia la prossima mossa della frastagliata area politica contigua al Pd.
Antonio Di Pietro: «Stiamo organizzando un incontro a Firenze per iniziare a preparare il programma e la squadra con la quale presentarci alle prossime Politiche. L’obiettivo? Intendiamo rivoluzionare il quadro politico attuale che si basa sul Pd e su una miriade di satelliti che gli ruotano attorno. E’ giunto il momento di lanciare un progetto, di cui faccia parte anche il Pd, ma che superi la sudditanza verso questo partito».
La Stampa: A fine maggio chi si ritroverà a Firenze?
Antonio Di Pietro: «Stiamo - e sottolineo stiamo - organizzando un incontro tra alcuni esponenti del dinamismo politico dell’area riformista, rappresentanti di associazioni e gruppi della società civile per organizzare non solo il consenso ma soprattutto programma e squadra».
La Stampa: Un incontro di personalità più che di partiti?
Antonio Di Pietro: «A quell’incontro parteciperemo sicuramente io e De Magistris, allo stato non sappiamo cosa voglia fare Ignazio Marino, che è una personalità di sicuro interesse, mentre ci sarà Nichi Vendola che con grande impegno sta cercando di parlare anche lui ad un popolo che vada oltre le appartenenze ideologiche»
La Stampa: Ci sarà anche Michele Santoro?
Antonio Di Pietro: «E’ un personaggio che non deve essere tirato per la giacchetta. Una cosa è certa: con lui non ho mai parlato di attività politiche».
La Stampa: Una parte della sinistra si è innamorata di Vendola...
Antonio Di Pietro: «Vendola è presidente di Regione e il suo ruolo istituzionale lo mette nella necessità di salire uno scalino alla volta...».
La Stampa: Ma lei pensa che un domani possa rappresentare non solo tutta questa area ma anche tutta la coalizione?
Antonio Di Pietro: «Io credo che sia necessario entro l’anno individuare il leader di tutta la coalizione. Un leader che sappia parlare alla popolazione in modo trasversale e che non rappresenti una sola identità strutturata. Perciò escludo anzitutto me, che ho fatto il Rambo al fronte e che parlo ad una parte della coalizione».
La Stampa: Ma così esclude anche Vendola...
Antonio Di Pietro: «Lui, allo stato, è il rappresentante di una sinistra radicale ed ha creato un partito su questa identità. Quanto lui riuscirà a rigenerarsi in una nuova realtà, non lo so. Non mi permetto di mettere veti o fare proposte, anche perché penso che lontano dal nostro naso, ci possa essere il personaggio capace di rappresentare tutti. Insomma, noi promotori dovremmo essere i primi disposti a fare un passo indietro».
La Stampa: E De Magistris? In tutta questa area c’è chi pensa che lui sia più spendibile e più "nuovo" di lei...
Antonio Di Pietro: «Non esistono due Italie dei Valori o due cose che Di Pietro e De Magistris stanno organizzando divisi. Nell’aggregazione di nuove realtà, l’Idv non è spettatrice nè antagonista, ma promotrice. Io e lui siamo d’accordo: se la protesta non viene organizzata e finalizzata, si divide in mille rivoli».
La Stampa: De Magistris, con l’alta considerazione che ha di sé, le pare compatibile con una politica che non è fatta solo di solisti?
Antonio Di Pietro: «E’ una domanda che in privato mi fanno in tanti. In così poco tempo - lui fa politica da pochi mesi - ha imparato presto, ha capito tanto, anche troppo! Per la sua lucidtà, rappresenta un valore aggiunto per la politica. Certo, a prima vista uno può dire: appena arrivato, già vuole... Più passa il tempo e più può migliorare».
La Stampa: Insomma agli Stati generali di Firenze, l’Idv, senza parere punta a fare l’asso pigliatutto?
Antonio Di Pietro: «Noi non andremo lì con l’idea dell’Opa, attenti a non fare un errore capitale: mettere il cappello partitico sopra una area politica che in questo momento soffre il sistema dei partiti».

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