Bersani: "Vittime della loro stessa arroganza".
Donadi (Idv): "Non hanno il coraggio di metterci la faccia"
13 Aprile 2010
Tratto dal Sito Internet
www.repubblica.it
Il governo è stato battuto alla Camera sul cosidetto decreto salva-liste: l'aula di Montecitorio approva infatti un emendamento di Gianclaudio Bressa, del Pd, interamente soppressivo del provvedimento del governo. Con una maggioranza di otto voti: 262 sì contro 245 no. I deputati del centrosinistra hanno lungamente applaudito: la vicepresidente Rosy Bindi, prendendo atto dell'esito della votazione, ha sospeso la seduta. Il decreto dunque decade.
Non hanno partecipato al voto 38 deputati del Pdl e quattro della Lega. Tra le assenze eccellenti del partito della Libertà ci sono quelle del capogruppo Fabrizio Cicchitto, del vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, di Niccolò Ghedini e Denis Verdini. E' mancato all'appello anche mezzo governo, per lo più in missione. Risultano in missione anche 31 esponenti del Pdl più sette del Carroccio.
"Nella vita si vince e si perde: noi vinciamo le elezioni, loro queste cose che comunque si possono sanare perché una soluzione normativa si trova". Così il vicecapogruppo del Pdl alla Camera, Italo Bocchino, ha commentato la bocciatura. Aggiungendo che c'è "dispiacere per una votazione delicata dove nella maggioranza ci sono stati troppi assenti".
Al di là delle accuse reciproche tra ex azzurri e 'finiani' con i primi che puntano il dito proprio verso Bocchino reo di non aver richiamato gli assenti, molti esponenti del Pdl registrano che il malessere nel partito ormai si riflette anche in Aula. "Un chiarimento tra Berlusconi e Fini non è più procastinabile", hanno spiegato molti parlamentari di area An.
Secondo fonti parlamentari del partito di via dell'Umiltà il premier non ha preso affatto bene lo 'scivolone' di oggi e ha chiesto un chiarimento sul motivo di tante assenze. Da qui il richiamo di Cicchitto che ha parlato di "inaccettabile sciatteria". "D'ora in avanti - ha annunciato il capogruppo del Pdl - il gruppo renderà noto ai vertici del partito e renderà pubblico l'elenco degli assenti ingiustificati". C'è amarezza in Transatlantico dunque. "Il fatto è - riflette un dirigente del partito - che quando non c'è Berlusconi c'è il caos. Anarchia assoluta"
La normativa "applicativa" fu approvata dal governo alla vigilia delle Regionali per sanare l'esclusione della lista Pdl nel Lazio e del lista di Formigoni in Lombardia. L'approvazione d'urgenza del Consiglio dei ministri suscitò aspre polemiche con l'opposizione. Una parte della quale - l'Idv - si scagliò anche contro la firma del presidente della Repubblica Napolitano. Il provvedimento, comunque, si rivelò inutile. Perché il Tar decise che le leggi elettorali in questione erano di pertinenza regionale, quindi non regiolabili con decreti o leggi del governo nazionale.
Diverse le reazioni dall'opposizione. Il segretario Pd, Pierluigi Bersani, ha dichiarato che siamo di fronte a "una sconfitta politica per la maggioranza e il overno: aggiungendo pasticcio a pasticcio, finiscono vittime della loro stessa arroganza". E il capogruppo dell'Idv, Massimo Donadi: "Un governo indecente: prima vara provvedimenti vergognosi poi non ha il coraggio di venire in Parlamento e metterci la faccia per approvarli. Avranno pure vinto le elezioni ma non hanno la dignità di governare il paese".
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Il governo è stato battuto alla Camera sul cosidetto decreto salva-liste: l'aula di Montecitorio approva infatti un emendamento di Gianclaudio Bressa, del Pd, interamente soppressivo del provvedimento del governo. Con una maggioranza di otto voti: 262 sì contro 245 no. I deputati del centrosinistra hanno lungamente applaudito: la vicepresidente Rosy Bindi, prendendo atto dell'esito della votazione, ha sospeso la seduta. Il decreto dunque decade.
Non hanno partecipato al voto 38 deputati del Pdl e quattro della Lega. Tra le assenze eccellenti del partito della Libertà ci sono quelle del capogruppo Fabrizio Cicchitto, del vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, di Niccolò Ghedini e Denis Verdini. E' mancato all'appello anche mezzo governo, per lo più in missione. Risultano in missione anche 31 esponenti del Pdl più sette del Carroccio.
"Nella vita si vince e si perde: noi vinciamo le elezioni, loro queste cose che comunque si possono sanare perché una soluzione normativa si trova". Così il vicecapogruppo del Pdl alla Camera, Italo Bocchino, ha commentato la bocciatura. Aggiungendo che c'è "dispiacere per una votazione delicata dove nella maggioranza ci sono stati troppi assenti".
Al di là delle accuse reciproche tra ex azzurri e 'finiani' con i primi che puntano il dito proprio verso Bocchino reo di non aver richiamato gli assenti, molti esponenti del Pdl registrano che il malessere nel partito ormai si riflette anche in Aula. "Un chiarimento tra Berlusconi e Fini non è più procastinabile", hanno spiegato molti parlamentari di area An.
Secondo fonti parlamentari del partito di via dell'Umiltà il premier non ha preso affatto bene lo 'scivolone' di oggi e ha chiesto un chiarimento sul motivo di tante assenze. Da qui il richiamo di Cicchitto che ha parlato di "inaccettabile sciatteria". "D'ora in avanti - ha annunciato il capogruppo del Pdl - il gruppo renderà noto ai vertici del partito e renderà pubblico l'elenco degli assenti ingiustificati". C'è amarezza in Transatlantico dunque. "Il fatto è - riflette un dirigente del partito - che quando non c'è Berlusconi c'è il caos. Anarchia assoluta"
La normativa "applicativa" fu approvata dal governo alla vigilia delle Regionali per sanare l'esclusione della lista Pdl nel Lazio e del lista di Formigoni in Lombardia. L'approvazione d'urgenza del Consiglio dei ministri suscitò aspre polemiche con l'opposizione. Una parte della quale - l'Idv - si scagliò anche contro la firma del presidente della Repubblica Napolitano. Il provvedimento, comunque, si rivelò inutile. Perché il Tar decise che le leggi elettorali in questione erano di pertinenza regionale, quindi non regiolabili con decreti o leggi del governo nazionale.
Diverse le reazioni dall'opposizione. Il segretario Pd, Pierluigi Bersani, ha dichiarato che siamo di fronte a "una sconfitta politica per la maggioranza e il overno: aggiungendo pasticcio a pasticcio, finiscono vittime della loro stessa arroganza". E il capogruppo dell'Idv, Massimo Donadi: "Un governo indecente: prima vara provvedimenti vergognosi poi non ha il coraggio di venire in Parlamento e metterci la faccia per approvarli. Avranno pure vinto le elezioni ma non hanno la dignità di governare il paese".
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