15 aprile 2010
Tratto da ZENIT.org
È un invito al coraggio e alla speranza il documento dell'Episcopato Italiano Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno (PSCM). A vent'anni dalla pubblicazione del documento Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno (18 ottobre 1989), i Vescovi italiani riprendono la riflessione sul cammino della solidarietà nel nostro Paese, con particolare attenzione al Meridione d'Italia e ai suoi problemi irrisolti, riproponendoli all'attenzione della comunità ecclesiale nazionale.
Riprendere il cammino
Riprendere il cammino
della solidarietà reciproca
«Vogliamo riprendere la riflessione sul cammino della solidarietà nel nostro Paese, con particolare attenzione al Meridione d'Italia e ai suoi problemi irrisolti, riproponendoli all'attenzione della comunità ecclesiale nazionale, nella convinzione "degli ineludibili doveri della solidarietà sociale e della comunione ecclesiale [...] alla luce dell'insegnamento del Vangelo e con spirito costruttivo di speranza". Torniamo sull'argomento... per ribadire la consapevolezza del dovere e della volontà della Chiesa di essere presente e solidale in ogni parte d'Italia, per promuovere un autentico sviluppo di tutto il Paese. Nel 1989 sostenemmo: "il Paese non crescerà, se non insieme". Anche oggi riteniamo indispensabile che l'intera nazione conservi e accresca ciò che ha costruito nel tempo. Il bene comune, infatti, è molto più della somma del bene delle singole parti» (PSCM 1), è «il bene di quel "noi-tutti", formato da individui, famiglie e gruppi intermedi che si uniscono in comunità sociale» (Caritas in veritate, 7).
Guardare con amore intelligente
«Vogliamo riprendere la riflessione sul cammino della solidarietà nel nostro Paese, con particolare attenzione al Meridione d'Italia e ai suoi problemi irrisolti, riproponendoli all'attenzione della comunità ecclesiale nazionale, nella convinzione "degli ineludibili doveri della solidarietà sociale e della comunione ecclesiale [...] alla luce dell'insegnamento del Vangelo e con spirito costruttivo di speranza". Torniamo sull'argomento... per ribadire la consapevolezza del dovere e della volontà della Chiesa di essere presente e solidale in ogni parte d'Italia, per promuovere un autentico sviluppo di tutto il Paese. Nel 1989 sostenemmo: "il Paese non crescerà, se non insieme". Anche oggi riteniamo indispensabile che l'intera nazione conservi e accresca ciò che ha costruito nel tempo. Il bene comune, infatti, è molto più della somma del bene delle singole parti» (PSCM 1), è «il bene di quel "noi-tutti", formato da individui, famiglie e gruppi intermedi che si uniscono in comunità sociale» (Caritas in veritate, 7).
Guardare con amore intelligente
al Mezzogiorno e al Paese
Siamo invitati a guardare con amore intelligente al Mezzogiorno e all'intero Paese nella consapevolezza che «lo sviluppo dei popoli si realizza non in forza delle sole risorse materiali di cui si può disporre in misura più o meno larga, ma soprattutto grazie alla responsabilità del pensare insieme e gli uni per gli altri (cfr Caritas in veritate, 19)... Il Signore «ci spinge a metterci a servizio gli uni degli altri (cfr Gv 13,14 e Gal 6,2), perché soltanto questa reciprocità d'amore ci permette di essere riconosciuti da tutti come suoi discepoli (cfr Gv 13,35). Il nostro guardare al Paese, con particolare attenzione al Mezzogiorno, vuole essere espressione, appunto, di quell'amore intelligente e solidale che sta alla base di uno sviluppo vero e giusto, in quanto tale condiviso da tutti, per tutti e alla portata di tutti» (PSCM 2). «Se l'amore è intelligente, sa trovare anche i modi per operare secondo una previdente e giusta convenienza» (Caritas in veritate, 65), attingendo forza dall'inesauribile sorgente dell'Eucaristia, esemplarità di condivisione, fonte e compimento della vita della Chiesa (PSCM 3).
Crescere insieme nell'accoglienza
È importante «promuovere la necessaria solidarietà nazionale e lo scambio di uomini, idee e risorse tra le diverse parti del Paese» poiché «un Mezzogiorno umiliato impoverisce e rende più piccola tutta l'Italia» (PSCM 8).
La solidarietà nazionale deve aprirsi anche all'accoglienza degl'immigrati, che spesso al Sud vivono un primo approdo nella speranza e sperimentano quel «laboratorio ecclesiale in cui si tenta, dopo aver assicurato accoglienza, soccorso e ospitalità, un discernimento cristiano, un percorso di giustizia e promozione umana e un incontro con le religioni professate dagli immigrati e dai profughi» (PSCM 4).
Non lasciamoci scoraggiare da deficienze, dalla «necessità di far crescere il senso civico di tutta la popolazione», dall'«urgenza di superare le inadeguatezze presenti nelle classi dirigenti» (PSCM 1), occorre valorizzare sempre più le «non poche risorse presenti nelle popolazioni e nelle comunità ecclesiali del Sud, a una volontà autonoma di riscatto, alla necessità di contare sulle proprie forze come condizione insostituibile per valorizzare tutte le espressioni di solidarietà che devono provenire dall'Italia intera nell'articolazione di una sussidiarietà organica» (PSCM 1).
Guardare al Sud con occhi attenti
Siamo invitati a guardare con amore intelligente al Mezzogiorno e all'intero Paese nella consapevolezza che «lo sviluppo dei popoli si realizza non in forza delle sole risorse materiali di cui si può disporre in misura più o meno larga, ma soprattutto grazie alla responsabilità del pensare insieme e gli uni per gli altri (cfr Caritas in veritate, 19)... Il Signore «ci spinge a metterci a servizio gli uni degli altri (cfr Gv 13,14 e Gal 6,2), perché soltanto questa reciprocità d'amore ci permette di essere riconosciuti da tutti come suoi discepoli (cfr Gv 13,35). Il nostro guardare al Paese, con particolare attenzione al Mezzogiorno, vuole essere espressione, appunto, di quell'amore intelligente e solidale che sta alla base di uno sviluppo vero e giusto, in quanto tale condiviso da tutti, per tutti e alla portata di tutti» (PSCM 2). «Se l'amore è intelligente, sa trovare anche i modi per operare secondo una previdente e giusta convenienza» (Caritas in veritate, 65), attingendo forza dall'inesauribile sorgente dell'Eucaristia, esemplarità di condivisione, fonte e compimento della vita della Chiesa (PSCM 3).
Crescere insieme nell'accoglienza
È importante «promuovere la necessaria solidarietà nazionale e lo scambio di uomini, idee e risorse tra le diverse parti del Paese» poiché «un Mezzogiorno umiliato impoverisce e rende più piccola tutta l'Italia» (PSCM 8).
La solidarietà nazionale deve aprirsi anche all'accoglienza degl'immigrati, che spesso al Sud vivono un primo approdo nella speranza e sperimentano quel «laboratorio ecclesiale in cui si tenta, dopo aver assicurato accoglienza, soccorso e ospitalità, un discernimento cristiano, un percorso di giustizia e promozione umana e un incontro con le religioni professate dagli immigrati e dai profughi» (PSCM 4).
Non lasciamoci scoraggiare da deficienze, dalla «necessità di far crescere il senso civico di tutta la popolazione», dall'«urgenza di superare le inadeguatezze presenti nelle classi dirigenti» (PSCM 1), occorre valorizzare sempre più le «non poche risorse presenti nelle popolazioni e nelle comunità ecclesiali del Sud, a una volontà autonoma di riscatto, alla necessità di contare sulle proprie forze come condizione insostituibile per valorizzare tutte le espressioni di solidarietà che devono provenire dall'Italia intera nell'articolazione di una sussidiarietà organica» (PSCM 1).
Guardare al Sud con occhi attenti
e aperti al mondo
I vescovi collocano i problemi del Mezzogiorno nell'orizzonte dell'Europa e del Mediterraneo, che pone occasioni di nuove opportunità ma anche di nuovi problemi, da vivere con responsabilità nel contesto della globalizzazione (cfr Caritas in veritate, 37). La Chiesa segue questi cambiamenti e li discerne alla luce della dottrina sociale e del Vangelo, «che ci indica la via del buon Samaritano (cfr Lc 10,25-37): per i discepoli di Cristo la scelta preferenziale per i poveri significa aprirsi con generosità alla forza di libertà e di liberazione che lo Spirito continuamente ci dona, nella Parola e nell'Eucaristia» (PSCM 4).
Non vengono nascosti i problemi che affliggono il Mezzogiorno: lo «stravolgimento del mondo dell'agricoltura», «il fenomeno delle ecomafie» (PSCM 5), il «particolarismo familistico», il «fatalismo», la «falsa onorabilità», l'«omertà diffusa», lo svantaggio delle donne «nel superamento della disoccupazione e dell'inattività» (PSCM 6), la «radicale fragilità del suo tessuto sociale, culturale ed economico» (PSCM 7), il «divario nel livello dei redditi, nell'occupazione, nelle dotazioni produttive, infrastrutturali e civili» (PSCM 8), le «mafie che avvelenano la vita sociale, pervertono la mente e il cuore di tanti giovani, soffocano l'economia, deformano il volto autentico del Sud» (PSCM 9), la «povertà», la «disoccupazione», l'«emigrazione interna» (PSCM 10).
Coltivare la speranza
I vescovi collocano i problemi del Mezzogiorno nell'orizzonte dell'Europa e del Mediterraneo, che pone occasioni di nuove opportunità ma anche di nuovi problemi, da vivere con responsabilità nel contesto della globalizzazione (cfr Caritas in veritate, 37). La Chiesa segue questi cambiamenti e li discerne alla luce della dottrina sociale e del Vangelo, «che ci indica la via del buon Samaritano (cfr Lc 10,25-37): per i discepoli di Cristo la scelta preferenziale per i poveri significa aprirsi con generosità alla forza di libertà e di liberazione che lo Spirito continuamente ci dona, nella Parola e nell'Eucaristia» (PSCM 4).
Non vengono nascosti i problemi che affliggono il Mezzogiorno: lo «stravolgimento del mondo dell'agricoltura», «il fenomeno delle ecomafie» (PSCM 5), il «particolarismo familistico», il «fatalismo», la «falsa onorabilità», l'«omertà diffusa», lo svantaggio delle donne «nel superamento della disoccupazione e dell'inattività» (PSCM 6), la «radicale fragilità del suo tessuto sociale, culturale ed economico» (PSCM 7), il «divario nel livello dei redditi, nell'occupazione, nelle dotazioni produttive, infrastrutturali e civili» (PSCM 8), le «mafie che avvelenano la vita sociale, pervertono la mente e il cuore di tanti giovani, soffocano l'economia, deformano il volto autentico del Sud» (PSCM 9), la «povertà», la «disoccupazione», l'«emigrazione interna» (PSCM 10).
Coltivare la speranza
per vincere la sfiducia
È fondamentale non lasciarsi schiacciare dai molteplici problemi che affliggono le nostre terre: «Contro ogni tentazione di torpore e di inerzia, abbiamo il dovere di annunciare che i cambiamenti sono possibili» (PSCM 19).
Occorre guardare i «volti nuovi di uomini e donne che si espongono in prima persona, lavorano con rinnovata forza morale al riscatto della propria terra, lottano per vincere l'amarezza dell'emigrazione, per debellare il degrado di tanti quartieri delle periferie cittadine e sconfiggere la sfiducia che induce a rinviare nel tempo la formazione di una nuova famiglia. Sono volti non rassegnati, ma coraggiosi e forti, determinati a resistere e ad andare avanti» (PSCM 11).
Il Mezzogiorno può trovare la ragione del proprio sviluppo valorizzando le sue risorse tipiche: «la bellezza dell'ambiente naturale, il territorio e l'agricoltura, insieme al patrimonio culturale, di cui una parte rilevante è espressione della tradizione cristiana, senza trascurare quel tratto umano che caratterizza il clima di accoglienza e solidarietà proprio delle genti del Sud» (PSCM 13).
Mons. Angelo Casile, Direttore dell'Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro.
È fondamentale non lasciarsi schiacciare dai molteplici problemi che affliggono le nostre terre: «Contro ogni tentazione di torpore e di inerzia, abbiamo il dovere di annunciare che i cambiamenti sono possibili» (PSCM 19).
Occorre guardare i «volti nuovi di uomini e donne che si espongono in prima persona, lavorano con rinnovata forza morale al riscatto della propria terra, lottano per vincere l'amarezza dell'emigrazione, per debellare il degrado di tanti quartieri delle periferie cittadine e sconfiggere la sfiducia che induce a rinviare nel tempo la formazione di una nuova famiglia. Sono volti non rassegnati, ma coraggiosi e forti, determinati a resistere e ad andare avanti» (PSCM 11).
Il Mezzogiorno può trovare la ragione del proprio sviluppo valorizzando le sue risorse tipiche: «la bellezza dell'ambiente naturale, il territorio e l'agricoltura, insieme al patrimonio culturale, di cui una parte rilevante è espressione della tradizione cristiana, senza trascurare quel tratto umano che caratterizza il clima di accoglienza e solidarietà proprio delle genti del Sud» (PSCM 13).
Mons. Angelo Casile, Direttore dell'Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro.
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