Tratto dal Sito Internet
www.lagazzettadelmezzogiorno.it
Rappresentanza territoriale, parità tra uomini e donne, adeguato riconoscimento a tutte le anime culturali del Pd: tutti nodi da sciogliere prima del varo del Vendola bis. Sulla rappresentanza territoriale è Michele Emiliano, presidente del partito, a rivendicare maggiore dignità per gli eletti Pd di Bari. Sergio Blasi (a parte pubblichiamo l’intervista al segretario) parla poi di merito (consensi ottenuti) e di competenze. Visto però che la parità di genere è un principio sul quale Nichi Vendola non è intenzionato a fare concessioni (chi gli è vicino usa espressioni forti quali «sarebbe pronto a farsi ammazzare » per spiegare quanto il presidente ci tenga), i conti del Pd potrebbero non tornare.
A questo punto, in vista della riunione dell’ufficio politico convocato per domani pomeriggio, i vertici del Pd pugliese potrebbero trovarsi di fronte a un bivio: assumersi la responsabilità di passare per quelli che mettono in crisi gli equilibri della parità uomo-donna in giunta per garantirsi un’altra postazione a favore di un eletto nella circoscrizione di Bari oppure lasciare inalterata la propria rappresentanza femminile (Marida Dentamaro, Loredana Capone, Elena Gentile).
In questo secondo caso, per evitare di scontentare troppo l’anima dalemiana del partito, potrebbe essere alle viste una rotazione tra le anime culturali (definizione nobile per tentare di sdoganare le correnti interne) dei democratici. E qui si prevedono scintille visto che il campo dei papabili ad uscire si restringerebbe a Guglielmo Minervini (Area democratica vicina a Franceschini), che tra gli eletti di Bari potrebbe far posto ad Antonio Decaro, uno dei quattro più suffragati tra i suoi. L’operazione è quantomeno delicata.
A 48 ore da quella che si presenta come una sorta di resa dei conti interna al Pd di Puglia, si affilano le armi. Vendola resta a guardare senza particolari apprensioni. Il presidente si sente forte dei 150mila voti di preferenza grazie ai quali ha «staccato» la coalizione di centrosinistra e può schierare una forza politica col 16% dei consensi (la somma dei voti di La Puglia per Vendola e Sinistra ecologia e libertà).
In più Vendola accredita a sé l’interlocuzione diretta con l’opinione pubblica. Questa interlocuzione lo conforterebbe quanto alla scelta degli assessori esterni, in particolare degli uscenti, il cui operato sarebbe stato giudicato efficace e fattivo dalla gente, dalle categorie professionali, da chi investe sul territorio, a tal punto da superare persino le polemiche sui loro stipendi che costerebbero più di quelli degli assessori scelti tra gli eletti. Per questo Vendola non ha interesse a lasciarsi trascinare nella corrida che sta per scatenarsi. Una corrida che, comunque vada, dovrà concludersi martedì visto che, una volta proclamato ufficialmente dalla Corte d’appello, il presidente avrebbe già preventivato di convocare per il primo pomeriggio i giornalisti e consegnare i decreti di nomina ai neoassessori nel corso di una conferenza stampa.
Intanto, però, è già tempo di veleni. Tutto ruoterebbe intorno alla vicepresidenza della giunta regionale, che le indiscrezioni assegnerebbero alla Dentamaro. La prima ad attaccare è l’onorevole Cinzia Capano: «Al di là dell’immagine apparente di riequilibrio di genere - dice - temo che la nomina della Dentamaro sia funzionale a un riequilibrio di potere. Cioè a mettere il marchio D’Alema sulla stessa giunta ».
All’area della quarta mozione Pd, quella di Emiliano, sarebbe in effetti gradita la conferma alla vicepresidenza di Loredana Capone. Ma indebolire la posizione o addirittura spingere fuori dal governo regionale l’ex senatrice Udeur ed ex vicesindaco della prima giunta comunale di Bari guidata proprio da Emiliano appare difficile. Su tutto regnerebbe l’indisponibilità assoluta di Vendola a cedere sulla parità di genere.
Le grane interne al Pd non sono finite. Gli esponenti dell’area Cambia l’Italia (ex mozione Marino), in una nota a firma del coordinatore regionale, Enrico Fusco, contestano «le logiche spartitorie» alla quale hanno soggiaciuto le scelte del Pd per la prossima giunta regionale. Fusco parla di «metodo che rinnega le decisioni assunte dalla segreteria e svilisce democrazia interna e pluralismo congressuale» rinnegando i «criteri della innovazione e del ricambio generazionale».
Da Italia dei valori asseriscono di non aver fatto mai nomi di possibili rappresentanti in giunta, ma di aspettarsi risposte convincenti dal presidente su «lavoro, ambiente, diritti, legalità e trasparenza». Quindi il monito che assomiglia più a un avvertimento: «Non diamo nulla per scontato».
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Rappresentanza territoriale, parità tra uomini e donne, adeguato riconoscimento a tutte le anime culturali del Pd: tutti nodi da sciogliere prima del varo del Vendola bis. Sulla rappresentanza territoriale è Michele Emiliano, presidente del partito, a rivendicare maggiore dignità per gli eletti Pd di Bari. Sergio Blasi (a parte pubblichiamo l’intervista al segretario) parla poi di merito (consensi ottenuti) e di competenze. Visto però che la parità di genere è un principio sul quale Nichi Vendola non è intenzionato a fare concessioni (chi gli è vicino usa espressioni forti quali «sarebbe pronto a farsi ammazzare » per spiegare quanto il presidente ci tenga), i conti del Pd potrebbero non tornare.
A questo punto, in vista della riunione dell’ufficio politico convocato per domani pomeriggio, i vertici del Pd pugliese potrebbero trovarsi di fronte a un bivio: assumersi la responsabilità di passare per quelli che mettono in crisi gli equilibri della parità uomo-donna in giunta per garantirsi un’altra postazione a favore di un eletto nella circoscrizione di Bari oppure lasciare inalterata la propria rappresentanza femminile (Marida Dentamaro, Loredana Capone, Elena Gentile).
In questo secondo caso, per evitare di scontentare troppo l’anima dalemiana del partito, potrebbe essere alle viste una rotazione tra le anime culturali (definizione nobile per tentare di sdoganare le correnti interne) dei democratici. E qui si prevedono scintille visto che il campo dei papabili ad uscire si restringerebbe a Guglielmo Minervini (Area democratica vicina a Franceschini), che tra gli eletti di Bari potrebbe far posto ad Antonio Decaro, uno dei quattro più suffragati tra i suoi. L’operazione è quantomeno delicata.
A 48 ore da quella che si presenta come una sorta di resa dei conti interna al Pd di Puglia, si affilano le armi. Vendola resta a guardare senza particolari apprensioni. Il presidente si sente forte dei 150mila voti di preferenza grazie ai quali ha «staccato» la coalizione di centrosinistra e può schierare una forza politica col 16% dei consensi (la somma dei voti di La Puglia per Vendola e Sinistra ecologia e libertà).
In più Vendola accredita a sé l’interlocuzione diretta con l’opinione pubblica. Questa interlocuzione lo conforterebbe quanto alla scelta degli assessori esterni, in particolare degli uscenti, il cui operato sarebbe stato giudicato efficace e fattivo dalla gente, dalle categorie professionali, da chi investe sul territorio, a tal punto da superare persino le polemiche sui loro stipendi che costerebbero più di quelli degli assessori scelti tra gli eletti. Per questo Vendola non ha interesse a lasciarsi trascinare nella corrida che sta per scatenarsi. Una corrida che, comunque vada, dovrà concludersi martedì visto che, una volta proclamato ufficialmente dalla Corte d’appello, il presidente avrebbe già preventivato di convocare per il primo pomeriggio i giornalisti e consegnare i decreti di nomina ai neoassessori nel corso di una conferenza stampa.
Intanto, però, è già tempo di veleni. Tutto ruoterebbe intorno alla vicepresidenza della giunta regionale, che le indiscrezioni assegnerebbero alla Dentamaro. La prima ad attaccare è l’onorevole Cinzia Capano: «Al di là dell’immagine apparente di riequilibrio di genere - dice - temo che la nomina della Dentamaro sia funzionale a un riequilibrio di potere. Cioè a mettere il marchio D’Alema sulla stessa giunta ».
All’area della quarta mozione Pd, quella di Emiliano, sarebbe in effetti gradita la conferma alla vicepresidenza di Loredana Capone. Ma indebolire la posizione o addirittura spingere fuori dal governo regionale l’ex senatrice Udeur ed ex vicesindaco della prima giunta comunale di Bari guidata proprio da Emiliano appare difficile. Su tutto regnerebbe l’indisponibilità assoluta di Vendola a cedere sulla parità di genere.
Le grane interne al Pd non sono finite. Gli esponenti dell’area Cambia l’Italia (ex mozione Marino), in una nota a firma del coordinatore regionale, Enrico Fusco, contestano «le logiche spartitorie» alla quale hanno soggiaciuto le scelte del Pd per la prossima giunta regionale. Fusco parla di «metodo che rinnega le decisioni assunte dalla segreteria e svilisce democrazia interna e pluralismo congressuale» rinnegando i «criteri della innovazione e del ricambio generazionale».
Da Italia dei valori asseriscono di non aver fatto mai nomi di possibili rappresentanti in giunta, ma di aspettarsi risposte convincenti dal presidente su «lavoro, ambiente, diritti, legalità e trasparenza». Quindi il monito che assomiglia più a un avvertimento: «Non diamo nulla per scontato».
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