venerdì 30 aprile 2010

VINCITORI E VINTI NELLA PUGLIA 2010 (70) - CORTE D'APPELLO BARI: LA PUGLIA AVRA' 70 CONSIGLIERI REGIONALI

Tratto dal Sito Internet
www.lagazzettadelmezzogiorno.it
Nel Consiglio regionale della Puglia saranno presenti 70 consiglieri regionali: è questo il "verdetto" dell’ufficio elettorale della Corte d’Appello che oggi, al termine di una lunga riunione, ha così risolto il problema del numero dei consiglieri regionali eletti in Puglia. Il numero dei consiglieri regionali rischiava di passare da 70 a 78 a causa del "premio di governabilità", previsto dalla legge elettorale regionale approvata cinque anni fa, che ha lo scopo di garantire il rapporto del 60 e 40 (o 55 e 45) per cento rispettivamente in favore della maggioranza e della minoranza.
La norma della legge elettorale regionale risultava «in contrasto» con lo statuto regionale che stabilisce un numero massimo di 70 consiglieri. Gli otto esclusi hanno già annunciato la presentazione di ricorsi.
Dei 70 consiglieri regionali, 39 sono stati attribuiti alla maggioranza di centrosinistra guidata da Nichi Vendola (Sel) e 31 alle opposizioni, composte da Udc, Pdl, Puglia Prima di Tutto e lista 'I pugliesi'. I 39 consiglieri di maggioranza sono espressione di: Pd, Sinistra Ecologia e Libertà, Puglia per Vendola.
LE MOTIVAZIONI
Il 'Tatarellum' e' inapplicabile in virtù dell’articolo 3 della legge elettorale regionale (la 2 del 2005), coerente con lo Statuto (legge 7 del 2004). E’ per questo - secondo quanto deciso oggi dall’ufficio elettorale regionale della Corte d’Appello - che i consiglieri regionali pugliesi saranno 70 e non 78, in virtù dell’ipotizzato premio di governabilità. Secondo quanto si è appreso negli ambienti giudiziari, la commissione dell’ufficio elettorale centrale regionale della Corte d’Appello di Bari, composta dal presidente Marcello De Cillis e dai giudici Vito Francesco Nettis e Angela Albore, ha fatto un’interpretazione costituzionalmente orientata, dichiarando inapplicabile l’articolo 1 comma 4 della legge elettorale regionale (quello che recepisce il Tatarellum, che è la legge nazionale 43 del 1995, secondo cui per governare occorre rispettare la proporzione 60/40 tra maggioranza e opposizione, assegnando se necessario seggi aggiuntivi). Per i giudici della Corte d’Appello lo Statuto offre la traccia per l’interpretazione della legge elettorale regionale, che all’articolo 3 parla esplicitamente di 70 consiglieri. Di questi 56 su base proporzionale (41 attribuiti dagli uffici elettorali circoscrizionali e 15 dall’ufficio centrale con i cosiddetti resti), 13 del premio di maggioranza e il seggio del presidente risultato eletto. Nelle otto pagine di motivazioni tecnico-giuridiche, i giudici spiegano l’inapplicabilità del Tatarellum perchè incompatibile con la legge elettorale regionale. Deciso il numero dei seggi per circoscrizione e lista, toccherà agli uffici elettorali circoscrizionali assegnare quei seggi e proclamare i consiglieri eletti. Otto coloro che restano fuori, tutti del centrosinistra, inizialmente attribuiti provvisoriamente in base al cosiddetto premio di governabilità.
AVVOCATO PELLEGRINO,
SI AFFERMA IL DIRITTO
«In Puglia si afferma il diritto e il buon senso». L’avvocato Gianluigi Pellegrino, legale del Movimento Difesa del Cittadino, commenta così la notizia che la Corte d’Appello di Bari ha proclamato 70 consiglieri e non 78, come pretendevano alcuni candidati del centrosinistra. Pellegrino, nei giorni scorsi, aveva lanciato l’allarme sul rischio di violazione dello Statuto regionale che fissa a 70 il numero dei seggi consiliari, mentre i primi dei non eletti del centrosinistra pretendevano che i seggi venissero portati a 78 richiamando il vecchio Tatarellum.
«Avevo semplicemente letto le carte e applicato regole basilari di interpretazione delle norme e di buon senso cui sempre il diritto deve rispondere - osserva il legale -. Come era giusto ed è stato affermato dai giudici che compongono l’ufficio elettorale preso la Corte d’appello di Bari, il tatarellum nella parte in cui prevedeva il bizantino aumento dei seggi non è assolutamente applicabile nelle Regioni che in esercizio della nuova autonomia statutaria hanno virtuosamente stabilito un numero fisso di seggi».
«Come la Corte costituzionale ha più volte affermato - sottolinea l’avvocato - compete agli statuti la determinazione dei seggi dei consigli e certamente la legge elettorale regionale non può mai essere interpretata in contrasto con lo Statuto. L’esempio pugliese dovrebbe essere seguito in tutte le regioni che hanno analoga disciplina, a cominciare dal Lazio dove per evidente errore sono stati proclamati più consiglieri di quelli previsti dallo Statuto con grave i rischio di illegittimo funzionamento dell’organo e inutile spreco di risorse. Il buon esempio questa volta arriva dal Sud».
PISICCHIO, FELICI
SOLO GLI AVVOCATI
«Perplessità, ma non sorpresa», viene espressa in una nota dal vice sindaco di Bari, Alfonso Pisicchio (ex Idv, candidatosi alle Regionali nella lista Puglia per Vendola), per la decisione della Corte di appello di Bari di fissare in 70, e non 78 come previsto dalla legge elettorale pugliese, il numero dei consiglieri regionali.
Pisicchio è tra gli otto esclusi e preannuncia ricorso. A suo parere questa proclamazione degli eletti «modifica la legge elettorale pugliese, ignora la legge nazionale che la Costituzione pone, con l’art.122, a presidio finale di ogni legge regionale, falcidia il premio di governabilità, smentisce in pieno la condotta della Corte d’appello di Roma, che solo pochi giorni fa, in circostanze del tutto sovrapponibili, ha deciso in modo opposto e si fa organo giudiziale invece che di mera verifica elettorale».
Una decisione che per Pisicchio «in sostanza fa felici solo gli avvocati amministrativisti. Peccato - aggiunge - potevamo far partire da oggi la legislatura regionale. Dobbiamo invece aspettare le pronunce del Tar che non potranno non accogliere le ragioni dei ricorrenti contro questa proclamazione». Pisicchio chiede infine al presidente Vendola di tener fede agli impegni procedendo «alla riduzione delle indennità dei consiglieri regionali. La proclamazione di oggi - conclude - non serva da alibi per mandare tutto in cavalleria».

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