Qualche malumore serpeggia nel Pd,
dopo alcune scelte di Vendola
per il proprio esecutivo:
nell’ufficio politico, la corrente
Emiliano esprimerà perplessità.
Idv: polemica su Nicastro in giunta
25 Aprile 2010
Tratto dal Sito Internet
www.lecceprima.it
La giunta Vendola è praticamente completata, in attesa di essere ufficializzata con la proclamazione dello stesso governatore rieletto martedì presso la Corte d’Appello di Bari. Eppure se la partita delle caselle sulla carta sembrerebbe chiusa, malumori serpeggiano tra i partiti, tanto da poter rimettere in discussione se non l’intero assetto, alcuni pezzi del complesso puzzle.
Che i partiti avrebbero avuto da mugugnare sarebbe stato un punto scontato, perché era già scritto nella storia di questo lungo itinerario elettorale: proprio questi sono stati i primi a scaricare Vendola subito dopo l’estate, per intavolare un percorso senza grandi prospettive e dagli scenari nebulosi con lo scudo crociato, venendo sconfessati sia dal passaggio obbligato delle primarie, sia dalle cosiddette secondarie. Il Pd, ad esempio, sa di aver ricevuto il 24 gennaio scorso una lezione contro ogni forma di arroganza politica, in particolare, contro la propria che, con una fretta algida, aveva immaginato un disegno, che se fosse andato in porto, probabilmente avrebbe riconsegnato la Puglia al centrodestra. Non c’è da sorprendersi, dunque, se Vendola, dopo aver trionfato nelle primarie, sconfessando i vertici del Pd, abbia stravinto anche le regionali, dimostrando di essere il valore aggiunto di una coalizione, che qualche difficoltà l’ha dimostrata: e non c’è da meravigliarsi, se prendendo atto di questo dato, come minimo, giochi la carta dell’autonomia nella scelta del proprio esecutivo.
Il segretario regionale del Pd, Sergio Blasi, qualche giorno fa evidenziava come il partito non potesse “essere umiliato nell’assegnazione degli assessorati”: osservazione forse logica, dal punto di vista di chi deve cercare di trarre i maggiori vantaggi per il gruppo che guida, ma che qualche problema di ricostruzione di quanto accaduto negli ultimi mesi lo lascia. Sì, perché se si ricordasse al Pd pugliese come si è approdati alle primarie e tutti gli anatemi lanciati contro il governatore uscente, forse il peso delle umiliazioni penderebbe da un’altra parte. In politica, chi vince ha sempre ragione e il Pd, pur giocando nella squadra che si è aggiudicata la posta in palio finale, la sua sconfitta politica l’aveva già maturata a gennaio.
Le agitazioni del Pd in merito all’esecutivo, pertanto, proseguiranno: l’area vicina a Michele Emiliano sembrerebbe pronta a dare battaglia lunedì pomeriggio nell’ufficio politico del partito, in modo particolare, per l’ultima scelta di Vendola, quella cioè, di assegnare la vicepresidenza a Marida Dentamaro, vicina a Massimo D’Alema, ed ex vicesindaco di Bari, poi defenestrata dallo stesso Emiliano. Secondo Cinzia Capano, la Dentamaro entrerebbe in giunta solo perché sponsorizzata dall’ex ministro degli esteri. Ma dalle altre componenti del partito è polemica per la gestione delle trattative da parte del segretario Blasi.
L’altro fronte polemico è quello di Italia dei Valori, dove il tira e molla dei vertici del partito dipietrista sull’ingresso in giunta del pm in aspettativa, Nicastro, si è risolto favorevolmente, sebbene non con la delega attesa, quella alla sanità, che resta saldamente nelle mani di Tommaso Fiore. Tuttavia, la questione qui diventa numerica, perché Giacomo Olivieri, capace di raccogliere 15mila voti, era stato indicato come il più meritevole di rappresentare il partito in giunta, e, invece, dovrà far posto al nome caldeggiato da Di Pietro, De Magistris e da Zazzera: il consigliere regionale ha minacciato di voler creare una propria corrente.
Il punto certo del Vendola bis sarà la forte partecipazione femminile: ben sette le donne che comporranno la squadra di governo. Finite, infine, in soffitta tutte le ipotesi altisonanti sussurrate nei giorni scorsi e presentate come le figure che avrebbero facilitato il lancio della candidatura a premier per il 2013 dello stesso governatore pugliese. Evidentemente il malessere di Fini e il battibecco in diretta con Berlusconi sembrano aver mosso scenari nuovi, che hanno sconvolto i piani originari. Meglio, insomma, un profilo più di continuità e di presenza territoriale, aspettando di capire che succederà da qui a qualche mese nella cornice politica nazionale.
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La giunta Vendola è praticamente completata, in attesa di essere ufficializzata con la proclamazione dello stesso governatore rieletto martedì presso la Corte d’Appello di Bari. Eppure se la partita delle caselle sulla carta sembrerebbe chiusa, malumori serpeggiano tra i partiti, tanto da poter rimettere in discussione se non l’intero assetto, alcuni pezzi del complesso puzzle.
Che i partiti avrebbero avuto da mugugnare sarebbe stato un punto scontato, perché era già scritto nella storia di questo lungo itinerario elettorale: proprio questi sono stati i primi a scaricare Vendola subito dopo l’estate, per intavolare un percorso senza grandi prospettive e dagli scenari nebulosi con lo scudo crociato, venendo sconfessati sia dal passaggio obbligato delle primarie, sia dalle cosiddette secondarie. Il Pd, ad esempio, sa di aver ricevuto il 24 gennaio scorso una lezione contro ogni forma di arroganza politica, in particolare, contro la propria che, con una fretta algida, aveva immaginato un disegno, che se fosse andato in porto, probabilmente avrebbe riconsegnato la Puglia al centrodestra. Non c’è da sorprendersi, dunque, se Vendola, dopo aver trionfato nelle primarie, sconfessando i vertici del Pd, abbia stravinto anche le regionali, dimostrando di essere il valore aggiunto di una coalizione, che qualche difficoltà l’ha dimostrata: e non c’è da meravigliarsi, se prendendo atto di questo dato, come minimo, giochi la carta dell’autonomia nella scelta del proprio esecutivo.
Il segretario regionale del Pd, Sergio Blasi, qualche giorno fa evidenziava come il partito non potesse “essere umiliato nell’assegnazione degli assessorati”: osservazione forse logica, dal punto di vista di chi deve cercare di trarre i maggiori vantaggi per il gruppo che guida, ma che qualche problema di ricostruzione di quanto accaduto negli ultimi mesi lo lascia. Sì, perché se si ricordasse al Pd pugliese come si è approdati alle primarie e tutti gli anatemi lanciati contro il governatore uscente, forse il peso delle umiliazioni penderebbe da un’altra parte. In politica, chi vince ha sempre ragione e il Pd, pur giocando nella squadra che si è aggiudicata la posta in palio finale, la sua sconfitta politica l’aveva già maturata a gennaio.
Le agitazioni del Pd in merito all’esecutivo, pertanto, proseguiranno: l’area vicina a Michele Emiliano sembrerebbe pronta a dare battaglia lunedì pomeriggio nell’ufficio politico del partito, in modo particolare, per l’ultima scelta di Vendola, quella cioè, di assegnare la vicepresidenza a Marida Dentamaro, vicina a Massimo D’Alema, ed ex vicesindaco di Bari, poi defenestrata dallo stesso Emiliano. Secondo Cinzia Capano, la Dentamaro entrerebbe in giunta solo perché sponsorizzata dall’ex ministro degli esteri. Ma dalle altre componenti del partito è polemica per la gestione delle trattative da parte del segretario Blasi.
L’altro fronte polemico è quello di Italia dei Valori, dove il tira e molla dei vertici del partito dipietrista sull’ingresso in giunta del pm in aspettativa, Nicastro, si è risolto favorevolmente, sebbene non con la delega attesa, quella alla sanità, che resta saldamente nelle mani di Tommaso Fiore. Tuttavia, la questione qui diventa numerica, perché Giacomo Olivieri, capace di raccogliere 15mila voti, era stato indicato come il più meritevole di rappresentare il partito in giunta, e, invece, dovrà far posto al nome caldeggiato da Di Pietro, De Magistris e da Zazzera: il consigliere regionale ha minacciato di voler creare una propria corrente.
Il punto certo del Vendola bis sarà la forte partecipazione femminile: ben sette le donne che comporranno la squadra di governo. Finite, infine, in soffitta tutte le ipotesi altisonanti sussurrate nei giorni scorsi e presentate come le figure che avrebbero facilitato il lancio della candidatura a premier per il 2013 dello stesso governatore pugliese. Evidentemente il malessere di Fini e il battibecco in diretta con Berlusconi sembrano aver mosso scenari nuovi, che hanno sconvolto i piani originari. Meglio, insomma, un profilo più di continuità e di presenza territoriale, aspettando di capire che succederà da qui a qualche mese nella cornice politica nazionale.
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