Tratto dal Sito Internet
www.lagazzettadelmezzogiorno.it
Il 30 aprile, alle 18.30, in cattedrale, per assistere ai lavori della prima sessione pubblica del processo per la beatificazione di Don Tonino Bello, il vescovo con l’odore del popolo cucito sulla pelle, che ora la Chiesa vuole santo, ci sarà anche il popolo di facebook, il social network più diffuso al mondo. Decine i gruppi creati, numerose le fanpage alcune delle quali hanno già superato il tetto massimo di 5mila iscrizioni.
Poi, ci sono pagine tematiche come come «Don Tonino BelloZ» che ieri sera ha sfondato il tetto delle 20mila 159 adesioni. Per il popolo del web don Tonino è già santo e la voglia di esserci, il 30 aprile, è attestata in tutte le pagine. Per questo la Cattedrale potrebbe non essere sufficiente per contenere tutti.
D’altra parte, al funerale di Don Tonino, nell’aprile del 1993 arrivarono in cinquantamila. Per la prima, importante, tappa verso la santità ufficiale, il rischio che si possa bissare è forte. E la presenza di Don Tonino Bello (grande comunicatore) su facebook non stupisce affatto.
«Ammassati sul discrimine da cui si divaricano le culture - scriveva Don Tonino nei primi anni ’90 - siamo incerti se scavalcare i paletti catastali che hanno protetto finora le nostre identità. Le cose nuove con cui ci obbligano a fare i conti le turbe dei poveri, gli oppressi, i rifugiati, gli uomini di colore, e tutti coloro che mettono a soqquadro le nostre antiche regole del gioco, ci fanno paura. Per difenderci da marocchini e albanesi ingrossiamo i cordoni di sicurezza. Le frontiere, insomma, nonostante il gran parlare sulle nostre panoramiche multirazziali, siamo più tentati a chiuderle che ad aprirle».
Come dargli torto? Don Tonino Bello, fu vescovo della Diocesi di Molfetta dal 1982 al 20 aprile del 1993 quando morì in seguito ad una malattia. A quasi quindici anni dalla sua scomparsa, a dicembre del 2007, l’attuale vescovo della Diocesi, monsignor Luigi Martella, nel corso della conferenza stampa, annunciò l’inizio del processo per la beatificazione di Don Tonino.
«Quanto è nelle attese e nel desiderio di molti - disse monsignor Martella - finalmente lo possiamo annunciare: la Diocesi, avendo ottenuto le necessarie approvazioni richieste dalla normativa canonica vigente, inizierà l’iter per la causa di beatificazione di monsignor Antonio Bello». Il nulla osta della Congregazione per le cause dei Santi era arrivato il 13 dicembre di quell’anno.
E mentre il Vescovo della Diocesi, monsignor Luigi Martella, annunciava la notizia, in fondo all’Aula Magna del Seminario Vescovile, immobile in un angolo, c’era anche lei, Elvira Zaccagnino, oggi 40enne, la giovane donna che, con la sua voce, nel giorno dei funerali di don Tonino Bello, accompagnò, mentre si allontanava per l’ultimo viaggio terreno, il feretro dell’allora vescovo della Diocesi. «No - disse riferendosi al giorno dei funerali - quel giorno nessuno immaginava si sarebbe arrivati a questo. C’era però la percezione che si stesse compiendo per lui il senso del suo cammino».
www.lagazzettadelmezzogiorno.it
Il 30 aprile, alle 18.30, in cattedrale, per assistere ai lavori della prima sessione pubblica del processo per la beatificazione di Don Tonino Bello, il vescovo con l’odore del popolo cucito sulla pelle, che ora la Chiesa vuole santo, ci sarà anche il popolo di facebook, il social network più diffuso al mondo. Decine i gruppi creati, numerose le fanpage alcune delle quali hanno già superato il tetto massimo di 5mila iscrizioni.
Poi, ci sono pagine tematiche come come «Don Tonino BelloZ» che ieri sera ha sfondato il tetto delle 20mila 159 adesioni. Per il popolo del web don Tonino è già santo e la voglia di esserci, il 30 aprile, è attestata in tutte le pagine. Per questo la Cattedrale potrebbe non essere sufficiente per contenere tutti.
D’altra parte, al funerale di Don Tonino, nell’aprile del 1993 arrivarono in cinquantamila. Per la prima, importante, tappa verso la santità ufficiale, il rischio che si possa bissare è forte. E la presenza di Don Tonino Bello (grande comunicatore) su facebook non stupisce affatto.
«Ammassati sul discrimine da cui si divaricano le culture - scriveva Don Tonino nei primi anni ’90 - siamo incerti se scavalcare i paletti catastali che hanno protetto finora le nostre identità. Le cose nuove con cui ci obbligano a fare i conti le turbe dei poveri, gli oppressi, i rifugiati, gli uomini di colore, e tutti coloro che mettono a soqquadro le nostre antiche regole del gioco, ci fanno paura. Per difenderci da marocchini e albanesi ingrossiamo i cordoni di sicurezza. Le frontiere, insomma, nonostante il gran parlare sulle nostre panoramiche multirazziali, siamo più tentati a chiuderle che ad aprirle».
Come dargli torto? Don Tonino Bello, fu vescovo della Diocesi di Molfetta dal 1982 al 20 aprile del 1993 quando morì in seguito ad una malattia. A quasi quindici anni dalla sua scomparsa, a dicembre del 2007, l’attuale vescovo della Diocesi, monsignor Luigi Martella, nel corso della conferenza stampa, annunciò l’inizio del processo per la beatificazione di Don Tonino.
«Quanto è nelle attese e nel desiderio di molti - disse monsignor Martella - finalmente lo possiamo annunciare: la Diocesi, avendo ottenuto le necessarie approvazioni richieste dalla normativa canonica vigente, inizierà l’iter per la causa di beatificazione di monsignor Antonio Bello». Il nulla osta della Congregazione per le cause dei Santi era arrivato il 13 dicembre di quell’anno.
E mentre il Vescovo della Diocesi, monsignor Luigi Martella, annunciava la notizia, in fondo all’Aula Magna del Seminario Vescovile, immobile in un angolo, c’era anche lei, Elvira Zaccagnino, oggi 40enne, la giovane donna che, con la sua voce, nel giorno dei funerali di don Tonino Bello, accompagnò, mentre si allontanava per l’ultimo viaggio terreno, il feretro dell’allora vescovo della Diocesi. «No - disse riferendosi al giorno dei funerali - quel giorno nessuno immaginava si sarebbe arrivati a questo. C’era però la percezione che si stesse compiendo per lui il senso del suo cammino».
Nessun commento:
Posta un commento