Ambientaliste e politica pugliese
continuano a criticare la scelta
del ministero dello Sviluppo economico
di impugnare la legge antinucleare.
Videolettera di Vendola a Fitto.
Io Sud si dice contrario
05 Febbraio 2010
Tratto dal Sito Internet
www.lecceprima.it
www.lecceprima.it
Chi ha paura del nucleare? La domanda è legittima, dinanzi al dibattito partito in Puglia in merito alla questione, che ha portato il governo italiano ad impugnare tre leggi regionali, ritenute ostacolo, al progetto del nucleare in Italia, davanti alla Corte costituzione. L’energia atomica, dunque, diventa la discriminante di un modello di sviluppo che per il governo nazionale risulta “indispensabile”, mentre per quello pugliese “deleterio”.
La Puglia con Basilicata e Campania aveva vietato l’installazione di impianti per lo sfruttamento dell’energia nucleare sui propri territori, attraverso la legge regionale n. 30 del 2009. Il pugno duro del governo nazionale ha scatenato dure reazioni, l’ultima delle quali, quella del presidente pugliese, Nichi Vendola, che in una video lettera si è rivolto direttamente al ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto, evidenziando come il territorio “non voglia il nucleare”: “Lo so - afferma Vendola nel videomessaggio rivolgendosi a Fitto - che hai un antico amore per il nucleare, lo so perché conosco le tue idee, le tue opinioni. E poi ci sono anche le prove. Vedo sul giornale Libero del 24 settembre 2008, un titolo: 'Fitto, la nostra Regione pronta al nucleare’. Francamente non so per quale ragione tu ti sei sentito in diritto di parlare a nome della Regione Puglia, non solo perché non sei più il presidente di questa Regione ma perché forse non hai più confidenza con i sentimenti dei pugliesi”.
Con lui anche le associazioni ambientaliste insorgono dinanzi alla scelta del governo Berlusconi di muoversi contro le leggi regionali: Legambiente sottolinea il tentativo di accentrare ogni decisione in materie di energia contrasta con la promozione del federalismo. Ancora più dura Wwf Italia che reputa la scelta del consiglio dei ministri “una ritorsione inutile e dannosa”: “Nei provvedimenti fin qui presi dal Governo è stato gravemente leso - si legge in una nota - il ruolo delle Regioni stabilito dalla Costituzione - che in materia di energia affida ad esse potere concorrente - facendo in modo che la potestà sul proprio territorio diventi non vincolante e, addirittura, non venga nemmeno considerata. Questo ha provocato il ricorso da parte della stragrande maggioranza delle Regioni interessate”.
Wwf rileva inoltre che “anche regioni attualmente governate dal centro destra, i cui atti non sono stati impugnati, hanno previsto il bando del nucleare dal proprio territorio. Questa ulteriore azione del Governo, tesa a imporre il nucleare alle Regioni con atti di forza e senza alcun dialogo, rappresenta un’evidente violazione delle competenze previste dalla Costituzione che non promuove di certo una maggiore autonomia dei territori in senso federalista, come una forza di Governo a parole chiede, ma propone logiche autoritarie e centralistiche”.
Dal ministero per lo Sviluppo Economico, però, non ci stanno e sottolineano come le polemiche di questi giorni siano “pretestuose” ed inquadrate in un disegno elettorale, in quanto non ci sarebbe alcuna decisione in merito alla localizzazione dei siti r il decreto legislativo per fissare i criteri da seguire per l’iter si terrà solo il 10 febbraio prossimo. Peraltro, dal ministero si evidenzia che due passaggi consultivi saranno previsti per le Regioni, che, quindi, non saranno escluse dalla scelta e dal dichiarare la propria posizione: un primo sulla delimitazione delle aree da destinare al nucleare e una seconda con la scelta specifica dei siti. Percorso peraltro non meno lungo di un anno e mezzo.
La domanda sorge spontanea: ma se il nucleare promosso dal governo, secondo tutti gli esperti del settore, già oggi non rappresenta qualcosa di ultima generazione, che senso, al di là delle questioni di salute e sicurezza (che contano, ma su cui c’è persino chi vuol far finta di ignorare situazioni poco chiare), investire su ciò che in partenza è già datato? Ricorda esattamente quanto già detto ieri sulla questione del Filobus leccese.
Paolo Cairo (Io Sud): “No al Nucleare, questa è la politica dei due forni”
“Probabilmente è questa la vera politica dei due forni: in Puglia esprimersi contro l’adozione del nucleare e spingersi sino a sostenere e poi votare l’approvazione di una legge regionale atta ad impedire la produzione elettrica nucleare, la fabbricazione e il transito di combustibile nucleare, lo stoccaggio di rifiuti radioattivi sul territorio pugliese, e a Roma avallare la proposta del Ministro per lo Sviluppo Economico di impugnare davanti alla Consulta la stessa legge regionale che reca le firme di tutti i consiglieri del pdl, sconfessando così quanto unanimemente dichiarato prima e dopo le scorse consultazioni elettorali” . Queste le parole del consigliere provinciale del gruppo consiliare Io Sud, Paolo Cairo.
“E ad onore del vero - prosegue - la legge approvata unanimemente dalla Regione Puglia non recava il respiro della propaganda, sostenerlo oggi significa offendere tutti i sottoscrittori, recepiva piuttosto il sentimento popolare di contrarietà al nucleare e rispondeva alle istanze sollevate da numerosi enti pubblici locali. Proprio per fissare un punto definitivo sulla questione il cruppo consiliare di Io Sud alla Provincia, aveva presentato una mozione, approvata da tutti, che impegnava il Presidente a rendersi parte diligente contro insediamenti nucleari su territorio regionale.”
“In generale - dice ancora Cairo - la questione nucleare merita poi una più ampia e possibilmente onesta discussione, va detto per esempio, che il picco del petrolio vale anche per l’uranio 235, utilizzato per le attuali centrali a fissione, che oggi nessun paese al mondo ha trovato una soluzione definitiva per lo stoccaggio delle scorie radioattive, che per quanto rari, i grandi incidenti si verificano ed i danni sono difficilmente quantificabili”.
“A questo proposito - aggiunge -, unitamente al consigliere Giovanni Siciliano ho chiesto la convocazione di urgenza della commissione Ambiente, per affrontare, con l’ausilio di esperti, e fuori dalle logiche populistiche la questione che ormai appare prioritaria nell’agenda del Governo del ritorno al nucleare. A questo punto ancora una cosa va detta, accogliendo l’appello del Presidente della Conferenza delle Regioni: il Governo indichi i siti dove intende intervenire con impianti nucleari e lo faccia prima delle elezioni di marzo. L’esito delle consultazioni - conclude - rivelerà la volontà popolare e restituirà al Governo un aspetto di democrazia considerato che il nucleare era stato bocciato dal referendum del 1987”. Una linea, quella di Cairo, che rispecchia il pensiero dell'intero movimento Io Sud, che si dichiara contrario al nucleare.
La Puglia con Basilicata e Campania aveva vietato l’installazione di impianti per lo sfruttamento dell’energia nucleare sui propri territori, attraverso la legge regionale n. 30 del 2009. Il pugno duro del governo nazionale ha scatenato dure reazioni, l’ultima delle quali, quella del presidente pugliese, Nichi Vendola, che in una video lettera si è rivolto direttamente al ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto, evidenziando come il territorio “non voglia il nucleare”: “Lo so - afferma Vendola nel videomessaggio rivolgendosi a Fitto - che hai un antico amore per il nucleare, lo so perché conosco le tue idee, le tue opinioni. E poi ci sono anche le prove. Vedo sul giornale Libero del 24 settembre 2008, un titolo: 'Fitto, la nostra Regione pronta al nucleare’. Francamente non so per quale ragione tu ti sei sentito in diritto di parlare a nome della Regione Puglia, non solo perché non sei più il presidente di questa Regione ma perché forse non hai più confidenza con i sentimenti dei pugliesi”.
Con lui anche le associazioni ambientaliste insorgono dinanzi alla scelta del governo Berlusconi di muoversi contro le leggi regionali: Legambiente sottolinea il tentativo di accentrare ogni decisione in materie di energia contrasta con la promozione del federalismo. Ancora più dura Wwf Italia che reputa la scelta del consiglio dei ministri “una ritorsione inutile e dannosa”: “Nei provvedimenti fin qui presi dal Governo è stato gravemente leso - si legge in una nota - il ruolo delle Regioni stabilito dalla Costituzione - che in materia di energia affida ad esse potere concorrente - facendo in modo che la potestà sul proprio territorio diventi non vincolante e, addirittura, non venga nemmeno considerata. Questo ha provocato il ricorso da parte della stragrande maggioranza delle Regioni interessate”.
Wwf rileva inoltre che “anche regioni attualmente governate dal centro destra, i cui atti non sono stati impugnati, hanno previsto il bando del nucleare dal proprio territorio. Questa ulteriore azione del Governo, tesa a imporre il nucleare alle Regioni con atti di forza e senza alcun dialogo, rappresenta un’evidente violazione delle competenze previste dalla Costituzione che non promuove di certo una maggiore autonomia dei territori in senso federalista, come una forza di Governo a parole chiede, ma propone logiche autoritarie e centralistiche”.
Dal ministero per lo Sviluppo Economico, però, non ci stanno e sottolineano come le polemiche di questi giorni siano “pretestuose” ed inquadrate in un disegno elettorale, in quanto non ci sarebbe alcuna decisione in merito alla localizzazione dei siti r il decreto legislativo per fissare i criteri da seguire per l’iter si terrà solo il 10 febbraio prossimo. Peraltro, dal ministero si evidenzia che due passaggi consultivi saranno previsti per le Regioni, che, quindi, non saranno escluse dalla scelta e dal dichiarare la propria posizione: un primo sulla delimitazione delle aree da destinare al nucleare e una seconda con la scelta specifica dei siti. Percorso peraltro non meno lungo di un anno e mezzo.
La domanda sorge spontanea: ma se il nucleare promosso dal governo, secondo tutti gli esperti del settore, già oggi non rappresenta qualcosa di ultima generazione, che senso, al di là delle questioni di salute e sicurezza (che contano, ma su cui c’è persino chi vuol far finta di ignorare situazioni poco chiare), investire su ciò che in partenza è già datato? Ricorda esattamente quanto già detto ieri sulla questione del Filobus leccese.
Paolo Cairo (Io Sud): “No al Nucleare, questa è la politica dei due forni”
“Probabilmente è questa la vera politica dei due forni: in Puglia esprimersi contro l’adozione del nucleare e spingersi sino a sostenere e poi votare l’approvazione di una legge regionale atta ad impedire la produzione elettrica nucleare, la fabbricazione e il transito di combustibile nucleare, lo stoccaggio di rifiuti radioattivi sul territorio pugliese, e a Roma avallare la proposta del Ministro per lo Sviluppo Economico di impugnare davanti alla Consulta la stessa legge regionale che reca le firme di tutti i consiglieri del pdl, sconfessando così quanto unanimemente dichiarato prima e dopo le scorse consultazioni elettorali” . Queste le parole del consigliere provinciale del gruppo consiliare Io Sud, Paolo Cairo.
“E ad onore del vero - prosegue - la legge approvata unanimemente dalla Regione Puglia non recava il respiro della propaganda, sostenerlo oggi significa offendere tutti i sottoscrittori, recepiva piuttosto il sentimento popolare di contrarietà al nucleare e rispondeva alle istanze sollevate da numerosi enti pubblici locali. Proprio per fissare un punto definitivo sulla questione il cruppo consiliare di Io Sud alla Provincia, aveva presentato una mozione, approvata da tutti, che impegnava il Presidente a rendersi parte diligente contro insediamenti nucleari su territorio regionale.”
“In generale - dice ancora Cairo - la questione nucleare merita poi una più ampia e possibilmente onesta discussione, va detto per esempio, che il picco del petrolio vale anche per l’uranio 235, utilizzato per le attuali centrali a fissione, che oggi nessun paese al mondo ha trovato una soluzione definitiva per lo stoccaggio delle scorie radioattive, che per quanto rari, i grandi incidenti si verificano ed i danni sono difficilmente quantificabili”.
“A questo proposito - aggiunge -, unitamente al consigliere Giovanni Siciliano ho chiesto la convocazione di urgenza della commissione Ambiente, per affrontare, con l’ausilio di esperti, e fuori dalle logiche populistiche la questione che ormai appare prioritaria nell’agenda del Governo del ritorno al nucleare. A questo punto ancora una cosa va detta, accogliendo l’appello del Presidente della Conferenza delle Regioni: il Governo indichi i siti dove intende intervenire con impianti nucleari e lo faccia prima delle elezioni di marzo. L’esito delle consultazioni - conclude - rivelerà la volontà popolare e restituirà al Governo un aspetto di democrazia considerato che il nucleare era stato bocciato dal referendum del 1987”. Una linea, quella di Cairo, che rispecchia il pensiero dell'intero movimento Io Sud, che si dichiara contrario al nucleare.
Nessun commento:
Posta un commento