della manifestazione autoconvocata:
"Siamo 200mila".
Cartelli e striscioni contro Berlusconi
e contro l'opposizione.
E lo slogan "Dimissioni".
Non sono mancate le bandiere dei partiti.
Ignazio Marino e Rosy Bindi (Pd):
"E' importante essere qui".
Di Giovanni Gagliardi
Tratto dal Sito Internet
www.repubblica.it
"Mi chiedono di dire quanti siamo, mi chiedono i numeri, io rispondo chissenefrega! La piazza è completamente piena, piena quanto lo era per la manifestazione sulla libertà di stampa. Quanti erano allora? 200 mila? Noi siamo quanti loro", ha detto esultando dal palco di Piazza del Popolo a Roma, Gianfranco Mascia, uno dei portavoce del popolo viola. "Ma i numeri non sono importanti - aveva detto poco prima - importante è essere qui".
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"Mi chiedono di dire quanti siamo, mi chiedono i numeri, io rispondo chissenefrega! La piazza è completamente piena, piena quanto lo era per la manifestazione sulla libertà di stampa. Quanti erano allora? 200 mila? Noi siamo quanti loro", ha detto esultando dal palco di Piazza del Popolo a Roma, Gianfranco Mascia, uno dei portavoce del popolo viola. "Ma i numeri non sono importanti - aveva detto poco prima - importante è essere qui".
"In modo indipendente dai partiti" - aggiungono poi dal palco gli organizzatori - a favore della legalità e per ribadire, ancora una volta, che la "legge è uguale per tutti" e per "difendere la Costituzione" in particolare laddove definisce la forma della democrazia, la tutela del lavoro, l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, il diritto ad essere informati e il dovere di informare, e contro l'approvazione della norma sul legittimo impedimento, definite "leggi ad personam del premier" e a sostegno degli organi di garanzia costituzionale.
Mascia ha sottolineato più volte che la manifestazione è 'completamente autofinanziata', e ha annunciato che da oggi "la nostra parola d'ordine non è più la stessa: passiamo da 'Basta' ad 'Ancora'. Un modo per spiegare che "il popolo Viola non si ferma oggi ma va avanti". E per "passare dalla protesta alla proposta".
Tante bandiere, magliette e sciarpe viola hanno riempito piazza del Popolo. Tanti cartelli e striscioni: "Opposizione se ci sei batti un colpo", "la legge è uguale per tutti", "più che viola cianotica" e poi un pupazzo che raffigura Berlusconi con la scritta "piccolo uomo, grande corruttore". E poi gli slogan (uno su tutti: "dimissioni"), "contro le scelte del goverrno e del presidente Berlusconi" "reo" - secondo la piazza - di costruire una giustizia personale e di non sottoporsi al giudizio dettato dalla Costituzione. E gli applausi che hanno accompagnato gli interventi dal palco e quelli pre-registrati di Giorgio Bocca, di Roberto Saviano, di alcuni lavoratori. E ancora, tra gli altri, quelli di Travaglio, Flores d'Arcais, Guida Scorza, Norma Rangeri, Gianni Minà, Gioacchino Genchi, Ernesto Ruffini.
Ma oltre alle bandiere viola non sono mancate quelle dei partiti che formano la coalizione di centro sinistra. Ecco allora le bandiere del Pd, di Sinistra ecologia e libertà, dei Radicali e di Rifondazione Comunista, anche se le più numerose sono quelle dell'Idv. Ed è proprio con il senatore dell'Italia dei valori, Stefano Pedica, che c'è stato qualche momento di tensione proprio sotto il palco con un uomo del servizio d'ordine del movimento che chiedeva di far posto alle bandiere viola. Dal palco, poi, uno degli organizzatori ha chiesto a tutti i rappresentanti dei partiti (''pur benvenuti'', ha sottolineato) a scalare qualche posto indietro.
In piazza anche diversi esponenti politici fra i quali la candidata alla guida della regione Lazio, Emma Bonino, il leader storico dei Radicali, Marco Pannella e il leader dei Verdi Angelo Bonelli. "C'è fame di legalità - ha detto Bonelli - rispetto a chi accusa i magistrati di essere talebani. Oggi è Berlusconi il vero talebano, colui che vuole legare le mani ai magistrati, alla polizia, impedendo le intercettazioni per far sì che gli italiani non sappiano che in Senato siede un senatore legato alla n'drangheta".
Duro anche l'affondo di Antonio di Pietro, che è tornato a tirare in ballo Napolitano, commentando il suo appello per la giustizia: "Noi rispettiamo il capo dello Stato ma in questo momento c'è un talebano a palazzo Chigi che uccide la democrazia, annichilisce la legalità, fa carta straccia della Costituzione". "Per questo noi ci sentiamo in 'resistenza' nella piazza e dentro il Parlamento. E quando si fa 'resistenza' - ha concluso il leader dell'Idv - non si possono abbassare i toni, si deve alzare la voce prima che sia troppo tardi".
"E' importante essere qui come Partito Democratico che, rispetto alla precedente edizione della manifestazione, ha dato adesione piena", ha spiegato il senatore del Pd, Ignazio Marino, con la sciarpa viola al collo, in piazza assieme a Rosy Bindi. "Credo - ha detto la vicepresidente del Pd - che anche da questa piazza possa venire un invito a tutti a ritrovare un impegno per il bene comune e l'interesse generale del nostro Paese".
27 febbraio 2010
Mascia ha sottolineato più volte che la manifestazione è 'completamente autofinanziata', e ha annunciato che da oggi "la nostra parola d'ordine non è più la stessa: passiamo da 'Basta' ad 'Ancora'. Un modo per spiegare che "il popolo Viola non si ferma oggi ma va avanti". E per "passare dalla protesta alla proposta".
Tante bandiere, magliette e sciarpe viola hanno riempito piazza del Popolo. Tanti cartelli e striscioni: "Opposizione se ci sei batti un colpo", "la legge è uguale per tutti", "più che viola cianotica" e poi un pupazzo che raffigura Berlusconi con la scritta "piccolo uomo, grande corruttore". E poi gli slogan (uno su tutti: "dimissioni"), "contro le scelte del goverrno e del presidente Berlusconi" "reo" - secondo la piazza - di costruire una giustizia personale e di non sottoporsi al giudizio dettato dalla Costituzione. E gli applausi che hanno accompagnato gli interventi dal palco e quelli pre-registrati di Giorgio Bocca, di Roberto Saviano, di alcuni lavoratori. E ancora, tra gli altri, quelli di Travaglio, Flores d'Arcais, Guida Scorza, Norma Rangeri, Gianni Minà, Gioacchino Genchi, Ernesto Ruffini.
Ma oltre alle bandiere viola non sono mancate quelle dei partiti che formano la coalizione di centro sinistra. Ecco allora le bandiere del Pd, di Sinistra ecologia e libertà, dei Radicali e di Rifondazione Comunista, anche se le più numerose sono quelle dell'Idv. Ed è proprio con il senatore dell'Italia dei valori, Stefano Pedica, che c'è stato qualche momento di tensione proprio sotto il palco con un uomo del servizio d'ordine del movimento che chiedeva di far posto alle bandiere viola. Dal palco, poi, uno degli organizzatori ha chiesto a tutti i rappresentanti dei partiti (''pur benvenuti'', ha sottolineato) a scalare qualche posto indietro.
In piazza anche diversi esponenti politici fra i quali la candidata alla guida della regione Lazio, Emma Bonino, il leader storico dei Radicali, Marco Pannella e il leader dei Verdi Angelo Bonelli. "C'è fame di legalità - ha detto Bonelli - rispetto a chi accusa i magistrati di essere talebani. Oggi è Berlusconi il vero talebano, colui che vuole legare le mani ai magistrati, alla polizia, impedendo le intercettazioni per far sì che gli italiani non sappiano che in Senato siede un senatore legato alla n'drangheta".
Duro anche l'affondo di Antonio di Pietro, che è tornato a tirare in ballo Napolitano, commentando il suo appello per la giustizia: "Noi rispettiamo il capo dello Stato ma in questo momento c'è un talebano a palazzo Chigi che uccide la democrazia, annichilisce la legalità, fa carta straccia della Costituzione". "Per questo noi ci sentiamo in 'resistenza' nella piazza e dentro il Parlamento. E quando si fa 'resistenza' - ha concluso il leader dell'Idv - non si possono abbassare i toni, si deve alzare la voce prima che sia troppo tardi".
"E' importante essere qui come Partito Democratico che, rispetto alla precedente edizione della manifestazione, ha dato adesione piena", ha spiegato il senatore del Pd, Ignazio Marino, con la sciarpa viola al collo, in piazza assieme a Rosy Bindi. "Credo - ha detto la vicepresidente del Pd - che anche da questa piazza possa venire un invito a tutti a ritrovare un impegno per il bene comune e l'interesse generale del nostro Paese".
27 febbraio 2010
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