sabato 27 febbraio 2010

OSTENSIONE DELLE RELIQUIE DI SANT'ANTONIO DI PADOVA, PATRONO DI MELISSANO (8.a ED ULTIMA PARTE) - ANTONIO: BELLO, SAPIENTE E GRAN CAMMINATORE

Ecco il ritratto che emerge
dalla storia e dall’analisi delle spoglie
Di Aldo Comello
Tratto dal Sito Internet
http://mattinopadova.gelocal.it
È morto. È morto il Padre Santo». Sono i bambini a dare la notizia, i bambini che come stormi di uccelli seguivano le prediche di Antonio in mezzo ai campi perché nessuna chiesa avrebbe potuto contenere tanta gente. I bambini di strada innocenti e feroci, innamorati di questo giovane frate che parla la lingua dei poveri, sono gli stessi che assistono alle esecuzioni e scherniscono i condannati. Corrono le piccole vedette dal borgo dell'Arcella verso la città dei campanili e delle torri.
Era il 13 giugno del 1231. Il Santo era stato colpito da un grave malore, soffriva di febbri reumatiche o di malaria, una malattia contratta anni prima in Marocco o in una delle sterminate peregrinazioni che l'avevano portato in Francia a combattere le eresie degli Albigesi o a Roma alla corte papale di Gregorio IX come ambasciatore degli ordini penitenziali allora in fermento. Ma com'era Antonio? Antonio l'uomo, il personaggio storico? Che aspetto aveva? Padre Antonino Poppi ricorda la ricognizione del 1981 nel corso della quale fu fatta un- 'accurata analisi delle spoglie. «Era uomo di statura notevole per l'epoca, 1 metro e 71 e di bel aspetto. Il volto affilato, le mani lunghe e sottili. Era un gran camminatore.
L'esame delle ossa delle gambe ne ha rivelato la robustezza e anche l'abitudine a restare a lungo inginocchiato in preghiera, come dimostra l'ispessimento delle tibie». Morì nel piccolo convento dell'Arcella e la popolazione del borgo avrebbe voluto inumare lì il corpo anche se pare che Antonio avesse espresso il desiderio di ritornare nella chiesa doveva aveva iniziato la sua predicazione padovana. Scoppiarono tumulti, che la querelle si sarebbe risolta a colpi di catapulta. Poi prevalse la carità e il Santo trovò la pace nella chiesetta suburbana di S.Maria Mater Domini dove oggi sorge la basilica. Allora, però, era una chiesuola con il tetto di canne.
Fernando di Lisbona, questo il suo nome al secolo, nasce nel capoluogo lusitano nel 1195. Il padre si chiama Martino di Alfonso. Secondo la cronaca di Rolandino, la famiglia dell'uomo dei miracoli era «de genere nobilium atque potentium». Antonio entra nell'ordine degli agostiniani, riceve una preparazione teologica straordinaria, ha il dono della Parola, predicatore infaticabile. Voce suadente e armoniosa che però, nel fervore della predica, acquista toni taglienti. Nel 1220 la sua vita subisce una svolta: la vista dei cinque cadaveri dei missionari francescani trucidati in Marocco lo convince a vestire il saio e a partire per l'Africa. Qui ò toccato dalla sorte che gli fa mutare rotta. In Marocco cade gravemente ammalato ed ò costretto ad imbarcarsi di nuovo per rientrare in patria, ma una tempesta trascina il veliero sulle coste della Sicilia. Dopo un periodo di convalescenza Antonio si incammina diretto a nord, lo aspettano strade dissestate ma anche paludi e foreste impenetrabili.
11 febbraio 2010

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