Di mons. Angelo Casile
25 febbraio 2010
25 febbraio 2010
Tratto da ZENIT.org
La Caritas in veritate contiene delle precise affermazioni sulla natura della dottrina sociale della Chiesa, definita come «caritas in veritate in re sociali: annuncio della verità dell’amore di Cristo nella società. Tale dottrina è servizio della carità, ma nella verità» (CV 5).
Ciò significa che la dottrina sociale è anzitutto: «elemento essenziale di evangelizzazione… annuncio e testimonianza di fede... strumento e luogo imprescindibile di educazione ad essa» (CV 15), «servizio alla verità che libera. Aperta alla verità, da qualsiasi sapere provenga, la dottrina sociale della Chiesa l’accoglie, compone in unità i frammenti in cui spesso la ritrova, e la media nel vissuto sempre nuovo della società degli uomini e dei popoli» (CV 9).
Seguendo l’insegnamento della Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II e riprendendo quanto già affermato sul magistero nella continuità della vita della Chiesa,1 Benedetto XVI afferma che non esiste una dottrina sociale «preconciliare e una postconciliare, diverse tra loro, ma un unico insegnamento, coerente e nello stesso tempo sempre nuovo» (CV 12).
La dottrina sociale «illumina con una luce che non muta i problemi sempre nuovi che emergono» e «fa parte della Tradizione sempre vitale della Chiesa» in quanto si rifà alle opere e alle parole di Gesù, ed «è costruita sopra il fondamento trasmesso dagli Apostoli ai Padri della Chiesa e poi accolto e approfondito dai grandi Dottori cristiani» (CV 12). Non si può leggere la dottrina sociale «fuori dal contesto del vangelo e del suo annuncio.
La dottrina sociale, come mostra questa enciclica, nasce e si interpreta alla luce della rivelazione» e impegna «in primo luogo il cristiano a “incarnare” la sua fede»2. Il punto di vista della dottrina sociale della Chiesa non è la realtà sociale sociologicamente intesa, ma la fede apostolica che annuncia il «Dio dal volto umano» (CV 55).
Scrive Benedetto XVI: Lo sviluppo «ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio» (CV 79). La dottrina sociale perché diventi promozione di sviluppo integrale ha bisogno di uomini nuovi e di cristiani autentici capaci di rinnovare con l’aiuto di Dio se stessi e la società: «Dio rinnova il cuore dell’uomo perché questi possa dedicarsi a vivere nella carità e nella giustizia. Perciò i cristiani non stanno semplicemente alla finestra a guardare o a protestare, contagiati dalla moderna cultura della denuncia, ma si lasciano convertire per costruire, in Dio, una cultura nuova».3
La dottrina sociale nella sua prospettiva interdisciplinare permette «alla fede, alla teologia, alla metafisica e alle scienze di trovare il loro posto entro una collaborazione a servizio dell’uomo. È soprattutto qui che la dottrina sociale della Chiesa attua la sua dimensione sapienziale» (n. 31).
Attorno al principio “caritas in veritate”, «ruota l’intera dottrina sociale della Chiesa. Solo con la carità, illuminata dalla ragione e dalla fede, è possibile conseguire obiettivi di sviluppo dotati di valenza umana e umanizzante».4
L’importanza della dottrina sociale della Chiesa si fa oggi sempre più evidente, in un tempo segnato da profondi e radicali cambiamenti, che ci chiede bussole efficaci, punti di riferimento per confrontarci con la complessità che ci circonda e tali orientamenti sono tanto più essenziali quando più si opera nel campo della formazione all’impegno sociale e politico.
NOTE
1) Cfr Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana per la presentazione degli auguri natalizi (22 dicembre 2005): Insegnamenti I (2005), 1023-1032.
2) Così ribadiva il Card. Paul Josef Cordes, Presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, nel suo intervento di presentazione dell’enciclica il 7 luglio scorso.
3) Idem.
4) Benedetto XVI, Discorso all’Udienza generale, 8 luglio 2009. Potrebbe essere utile approfondire altre piste: Si può consultare il testo AA.VV., Carità Globale. Commento alla Caritas in veritate, Editrice AVE, Roma 2009.
Mons. Angelo Casile è Direttore dell'Ufficio Nazionale per la Pastorale Sociale e del Lavoro della Conferenza Episcopale Italiana.
Ciò significa che la dottrina sociale è anzitutto: «elemento essenziale di evangelizzazione… annuncio e testimonianza di fede... strumento e luogo imprescindibile di educazione ad essa» (CV 15), «servizio alla verità che libera. Aperta alla verità, da qualsiasi sapere provenga, la dottrina sociale della Chiesa l’accoglie, compone in unità i frammenti in cui spesso la ritrova, e la media nel vissuto sempre nuovo della società degli uomini e dei popoli» (CV 9).
Seguendo l’insegnamento della Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II e riprendendo quanto già affermato sul magistero nella continuità della vita della Chiesa,1 Benedetto XVI afferma che non esiste una dottrina sociale «preconciliare e una postconciliare, diverse tra loro, ma un unico insegnamento, coerente e nello stesso tempo sempre nuovo» (CV 12).
La dottrina sociale «illumina con una luce che non muta i problemi sempre nuovi che emergono» e «fa parte della Tradizione sempre vitale della Chiesa» in quanto si rifà alle opere e alle parole di Gesù, ed «è costruita sopra il fondamento trasmesso dagli Apostoli ai Padri della Chiesa e poi accolto e approfondito dai grandi Dottori cristiani» (CV 12). Non si può leggere la dottrina sociale «fuori dal contesto del vangelo e del suo annuncio.
La dottrina sociale, come mostra questa enciclica, nasce e si interpreta alla luce della rivelazione» e impegna «in primo luogo il cristiano a “incarnare” la sua fede»2. Il punto di vista della dottrina sociale della Chiesa non è la realtà sociale sociologicamente intesa, ma la fede apostolica che annuncia il «Dio dal volto umano» (CV 55).
Scrive Benedetto XVI: Lo sviluppo «ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio» (CV 79). La dottrina sociale perché diventi promozione di sviluppo integrale ha bisogno di uomini nuovi e di cristiani autentici capaci di rinnovare con l’aiuto di Dio se stessi e la società: «Dio rinnova il cuore dell’uomo perché questi possa dedicarsi a vivere nella carità e nella giustizia. Perciò i cristiani non stanno semplicemente alla finestra a guardare o a protestare, contagiati dalla moderna cultura della denuncia, ma si lasciano convertire per costruire, in Dio, una cultura nuova».3
La dottrina sociale nella sua prospettiva interdisciplinare permette «alla fede, alla teologia, alla metafisica e alle scienze di trovare il loro posto entro una collaborazione a servizio dell’uomo. È soprattutto qui che la dottrina sociale della Chiesa attua la sua dimensione sapienziale» (n. 31).
Attorno al principio “caritas in veritate”, «ruota l’intera dottrina sociale della Chiesa. Solo con la carità, illuminata dalla ragione e dalla fede, è possibile conseguire obiettivi di sviluppo dotati di valenza umana e umanizzante».4
L’importanza della dottrina sociale della Chiesa si fa oggi sempre più evidente, in un tempo segnato da profondi e radicali cambiamenti, che ci chiede bussole efficaci, punti di riferimento per confrontarci con la complessità che ci circonda e tali orientamenti sono tanto più essenziali quando più si opera nel campo della formazione all’impegno sociale e politico.
NOTE
1) Cfr Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana per la presentazione degli auguri natalizi (22 dicembre 2005): Insegnamenti I (2005), 1023-1032.
2) Così ribadiva il Card. Paul Josef Cordes, Presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, nel suo intervento di presentazione dell’enciclica il 7 luglio scorso.
3) Idem.
4) Benedetto XVI, Discorso all’Udienza generale, 8 luglio 2009. Potrebbe essere utile approfondire altre piste: Si può consultare il testo AA.VV., Carità Globale. Commento alla Caritas in veritate, Editrice AVE, Roma 2009.
Mons. Angelo Casile è Direttore dell'Ufficio Nazionale per la Pastorale Sociale e del Lavoro della Conferenza Episcopale Italiana.
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