martedì 16 febbraio 2010

FEDE E CULTURA, L'INSUPERABILE CIRCOLARITA' (1)

13 febbraio 2010
Tratto da ZENIT.org
Di seguito l'editoriale del Cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia, apparso sull'ultimo numero di “Oasis” (n. 10, 2009) dedicato al tema “Le fedi alla prova della modernità”.
Fede e cultura: il binomio, formulato con varietà di espressioni e accenti, rappresenta una costante della riflessione cristiana. Ma se a questi due termini, e soprattutto all’esame della loro reciproca relazione, abbiamo scelto di dedicare il nuovo numero di Oasis, quasi a sintetizzare questo primo quinquennio d’attività, c’è una ragione particolare: la nostra ipotesi di lavoro, quale si è venuta chiarendo in questi anni, poggia sulla convinzione che un corretto rapporto, sempre circolare, tra fede cristiana e cultura implica necessariamente il rapporto tra fede cristiana e religioni.
Una Necessaria Precisazione
Prima di sviluppare questa affermazione, ci preme tuttavia puntualizzare ancora una volta il contesto nel quale essa si colloca. È evidente infatti che la nostra riflessione, se non vuole essere astratta, dovrà situarsi all’interno dell’odierno processo d’incontro di popoli, che abbiamo più volte evocato attraverso la categoria di “meticciato di civiltà”. La qualifica “di civiltà” con cui connotiamo l’espressione “meticciato” spesso non è vista in tutta la sua portata delimitativa, forse perché l’espressione “meticciato” produce, in prima battuta, un certo contraccolpo. Per noi tuttavia il meticciato di civiltà - insisto in questa precisazione - non è un programma politico: il suo carattere congiunturale esclude infatti che lo si possa erigere a meta da perseguire lungo il divenire storico. Al tempo stesso, esso è qualcosa di più della semplice descrizione di un processo (come potrebbe essere l’enunciazione di una legge fisica o la distaccata osservazione di un fenomeno biologico), poiché si propone alle nostre libertà come un orizzonte interpretativo generale, dal carattere sintetico e globale.
Varie sono le categorie particolari (identità, alterità, differenza, relazione, interculturalità, integrazione, sicurezza, per citarne solo qualcuna) giustamente richiamate nel dibattito pubblico al fine di rendere il processo in atto occasione di un più ampio riconoscimento tra gli attori in campo. Parlare di meticciato tuttavia ha il vantaggio di costringere a considerare in uno sguardo unitario la portata di quanto sta avvenendo e le sue potenzialità: se crediamo in un Dio che guida la storia, non possiamo infatti pensare che la crescente interconnessione tra i popoli sia frutto del puro caso. Meticciato tuttavia dice anche dei rischi impliciti, della violenza che ne può scaturire: come ogni fenomeno umano infatti, anch’esso non può essere determinato a priori ad un esito positivo, ma solo orientato nel suo svolgimento. Giocando sull’etimologia delle parole, solo il tempo (e l’impegno delle nostre libertà, a livello personale e comunitario) deciderà se nell’in-contro tra i popoli prevarrà l’aspetto dell’in- o quello del contro.

(1-Continua)

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