martedì 16 febbraio 2010

OSTENSIONE DELLE RELIQUIE DI SANT'ANTONIO DI PADOVA, PATRONO DI MELISSANO (4) - IL CORPO DEL SANTO ESPOSTO DOPO 29 ANNI

Un’occasione offerta
alla devozione popolare.
Si attendono almeno 200 mila fedeli.
Le spoglie custodite in una teca
nella cappella del Tesoro
prima del ritorno del corpo nell’Arca
Di Aldo Comello
Tratto dal Sito Internet
mattinopadova.gelocal.it

Padova ai tempi del Santo era verdissima, spezzata da cunei di campagna, abbracciata dai giardini con un tripudio di altane, broli, terrazze. I maiali giravano liberi nelle piazze e davanti al Bo. Ma, nello stesso tempo, il mal della pietra aveva cominciato ad attecchire e la città-cantiere a trovare spazio. Il 13 giugno del 1231 muore Sant'Antonio e nel maggio del 1232 inizia la costruzione della Basilica del Santo. Nello stesso anno con una subitaneità straordinaria Antonio, frate minore, al secolo Fernando di Lisbona, viene dichiarato santo quasi a furor di popolo con le istanze congiunte di autorità religiose, civili e del corpo studentesco.
Nel libro Storia di Padova il medievalista Sante Bortolami riporta la descrizione del Santo di un contemporaneo, Rolandino: «Dio aveva mandato a Padova dai confini dell'Esperia, frate Antonio dell'ordine dei frati minori... Viveva fisicamente con i frati di Padova ma in spirito abitava nei cieli... Nell'anno del Signore 1231 il 13 giugno il suo santissimo corpo fu deposto con onore in un'arca di marmo nella chiesa di Padova allora chiamata Santa Maria Mater Domini e riposa fino ad oggi nel convento dei suoi frati». Il Santo è pellegrino anche all'interno della sua Basilica. Si contano quattro traslazioni avvenute nei secoli scorsi (1231-1263-1310-1350).
Questo continuo muoversi è legato anche alla natura del grande santuario che, come un organismo vivente, sembra respirare sotto la spinta di manutenzioni e restauri; il sangue che vi scorre dentro è la devozione che mette in moto l'alta marea e la risacca dei fedeli. La più importante ricognizione e traslazione avvenne l'8 aprile del 1263 quando si procedette a trasferirvi il corpo di Antonio. San Bonaventura di Bagnoregio, allora ministro generale dei francescani, presiedette la cerimonia. Bonaventura, teologo, dottore della Chiesa, al secolo Giovanni Fidanza, fu dottore alla Sorbona. Esaminando le spoglie si accorse che la lingua del Santo era rimasta incorrotta. La lingua, il mento, l'apparato vocale, l'avambraccio sinistro sono conservati in reliquari particolari, lo scheletro è conservato sotto la lastra di marmo africano dell'Arca e nei secoli dal 1263 al 1981 nessuno apre più la tomba di Antonio.
Il 6 gennaio 1981, 750° anniversario dalla morte del Santo, si procede ad una nuova accurata indagine dei resti. Lavorano fianco a fianco una commissione scientifica ed una religiosa, entrambe nominate dalla Santa Sede. Rimossa la lastra laterale di marmo, da una grande cassa d'abete avvolta in drappi se ne estrae una più piccola divisa in tre comparti, dentro lo scheletro, la tonaca, la massa corporis, materiale organico ridotto a stato corpuscolare. L'ossatura è quella di un uomo alto circa un metro e 70, una bella statura per l'epoca, volto affilato, mani lunghe e sottili.
Le analisi dei resti denunciano una grave carenza di ferro dovuta all'alimentazione, ma forse più alla malattia che portò a morte, all'età di 36 anni, il Santo Taumaturgo: malaria o febbre reumatica. In entrambi i casi, infatti, il malato è colpito da forte anemia. Nei prossimi giorni l'ostensione organizzata in occasione del trasferimento dei resti del Santo dalla cappella di San Felice a quella dell'Arca, resa splendida dal restauro. L'ostensione si terrà nella Cappella delle reliquie da lunedì 15 a sabato 20 febbraio con orario dalle 6,20 alle 19 (sabato fino alle 19.45), accesso da via Cesarotti, uscita nel Chiostro della Magnolia. Sabato alle 21 il corpo verrà ricollocato nella Cappella dell'Arca. Lo scheletro ricomposto è visibile in un'urna di vetro dopo 29 anni dalla ricognizione del 1981. Si aspettano almeno 200 mila visitatori.
11 febbraio 2010

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