Massimo Ciancimino torna in aula,
al processo che vede imputato
il generale Mario Mori
di aver favorito la latitanza
di Bernardo Provenzano, e accusa:
"La trattativa Stato mafia
proseguì anche dopo il 1992".
Un pizzino di Provenzano
diretto a Dell'Utri e Berlusconi.
Di Salvo Palazzolo
Tratto dal Sito Internet
www.repubblica.it
I SERVIZI SEGRETI
al processo che vede imputato
il generale Mario Mori
di aver favorito la latitanza
di Bernardo Provenzano, e accusa:
"La trattativa Stato mafia
proseguì anche dopo il 1992".
Un pizzino di Provenzano
diretto a Dell'Utri e Berlusconi.
Di Salvo Palazzolo
Tratto dal Sito Internet
www.repubblica.it
I SERVIZI SEGRETI
Nell’audizione di Massimo Ciancimino torna il misterioso “signor Franco”, l’agente dei servizi segreti che secondo Ciancimino junior sarebbe stato in contatto con il padre e con Provenzano. “Dopo un’intervista con Panorama, in cui emergeva in qualche modo un mio ruolo nell’arresto di Riina, il signor Franco mi invitò caldamente a tacere e a non parlare più di certe vicende perché tanto non sarei mai stato coinvolto e non sarei mai stato chiamato a deporre. Cosa che effettivamente avvenne - accusa Ciancimino junior - visto che fino al 2008, quando decisi di collaborare con i magistrati, nessuno mi interrogò mai”. Anche durante gli arresti domiciliari Massimo Ciancimino avrebbe ricevuto una strana visita: “Un capitano dei carabinieri - dice il testimone - mi invitò caldamente a non parlare della trattativa e dei rapporti con Berlusconi”.
Un emissario del signor Franco gli avrebbe pure preannunciato un’imminente inchiesta nei suoi confronti e persino gli arresti domiciliari: “Per questo, ero stato invitato ad andare via da Palermo”. Ciancimino riferisce ancora le parole che gli avrebbe riferito il capitano del Ros Giuseppe De Donno, collaboratore di Mori:”Mi rassicurò che nessuno mi avrebbe mai sentito sulla vicenda relativa all’arresto di Riina. Su questa vicenda - mi disse - sarebbe stato persino apposto il segreto di Stato”.
LA PERQUISIZIONE
Un emissario del signor Franco gli avrebbe pure preannunciato un’imminente inchiesta nei suoi confronti e persino gli arresti domiciliari: “Per questo, ero stato invitato ad andare via da Palermo”. Ciancimino riferisce ancora le parole che gli avrebbe riferito il capitano del Ros Giuseppe De Donno, collaboratore di Mori:”Mi rassicurò che nessuno mi avrebbe mai sentito sulla vicenda relativa all’arresto di Riina. Su questa vicenda - mi disse - sarebbe stato persino apposto il segreto di Stato”.
LA PERQUISIZIONE
Secondo la Procura, l’ultimo mistero legato al caso Ciancimino sarebbe quello della perquisizione del 2005: “Nessuno dei carabinieri presenti - accusa il testimone - chiese di aprire la cassaforte, che era ben visibile nella stanza di mio figlio”. Si commuove Massimo Ciancimino quando vede le fotografie della casa, fatte di recente dalla Dia su ordine della Procura. “In quella villa di Mondello ho tanti ricordi - spiega - lì ha vissuto mio figlio dopo la nascita”. Dopo una breve sospensione dell’udienza, Ciancimino torna ad accusare: “I carabinieri e qualcun altro sapevano che in quella cassaforte c’erano il papello e altri documenti”.
LE MINACCE
LE MINACCE
“Anche la settimana scorsa ho ricevuto delle pesanti intimidazioni - denuncia Massimo Ciancimino - sul parabrezza della mia auto è stata lasciata una lettera dal contenuto molto chiaro: neanche i magistrati di Palermo ti potranno salvare”.
08 febbraio 2010
08 febbraio 2010
(2-FINE)
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