sabato 29 maggio 2010

NO ALLE GIOSTRE AL CIMITERO COMUNALE, SI ALLE GIOSTRE SU VIALE STAZIONE / PROMUOVIAMO UN COMITATO CITTADINO

MELISSANO PENSIERI LIBERI darà il via alla promozione di un COMITATO CITTADINO contro la decisione di posizionare le giostre per la Festa Patronale 2010 al Cimitero Comunale di Melissano.
Agli altri cimiteri ci pensino i loro paesani ma noi pensiamo al rispetto ed alla tutela del nostro!

FANNO FARE FESTA AI NOSTRI FIGLI SOTTO AGLI OCCHI DEI NOSTRI MORTI! NO AL CHIASSO DELLE GIOSTRE CHE ROMPE IL SILENZIO DEI NOSTRI CARI DEFUNTI.

Corre voce che sia stato rilasciato il permesso della Curia Vescovile (e che stia per firmare l'ordinanza di autorizzazione anche il sindaco di Melissano, Roberto Falconieri) per l'installazione del Luna Park al Cimitero Comunale di Melissano.
E' tutto da verificare, ma in giro se ne stanno sentendo di tutti i colori!

IL CONTENUTO DELLA DELIBERA SOLO SULLA BACHECA DEL GRUPPO FACEBOOK "MELISSANESI CHE CONTINUANO A PAGARE CARA LA SPAZZATURA" - Iscriviti anche tu!

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Solo a Melissano si consegnano soldi alle famiglie in difficoltà economica per pagare la spazzatura.
Procedura chiara e trasparente vuole che siano esonerate e quindi, invitate a non pagare.
A Melissano paghiamo in contanti per far pagare la tassa sulla raccolta dei rifiuti solidi urbani.
MAH!!!

BENEDETTO XVI°: IL CARRIERISMO NELLA CHIESA E' CONTRARIO AL VANGELO

Catechesi all'Udienza Generale
sul "munus regendi" del sacerdote
26 maggio 2010
Tratto da ZENIT.org
Nella Chiesa l'autorità e la gerarchia sono un servizio d’amore nel nome di Cristo, per questo non c'è spazio per il carrierismo: è quanto ha affermato questo mercoledì Benedetto XVI in occasione dell'Udienza generale in piazza San Pietro.
Nella catechesi, il Papa ha riflettuto sul "munus regendi" del sacerdote, ovvero sul suo compito di governare, parlando soprattutto del rapporto tra gerarchia e dimensione pastorale della Chiesa.
A questo proposito, il Pontefice ha osservato come spesso la gerarchia ecclesiastica venga pensata come opposta all'umiltà del Vangelo.
“Ma questo è un male inteso senso della gerarchia, storicamente anche causato da abusi di autorità e da carrierismo”, ha osservato, e frutto di una interpretazione erronea del concetto di gerarchia, che significa in realtà “sacra origine” e richiama perciò un’autorità che viene da un Altro.
“Chi entra nel sacro Ordine del Sacramento, la 'gerarchia', non è un autocrate, ma entra in un legame nuovo di obbedienza a Cristo”, ha spiegato.
“E anche il Papa - punto di riferimento di tutti gli altri Pastori e della comunione della Chiesa - non può fare quello che vuole; al contrario, il Papa è custode dell’obbedienza a Cristo, alla sua parola riassunta nella 'regula fidei', nel Credo della Chiesa, e deve precedere nell’obbedienza a Cristo e alla sua Chiesa”, ha aggiunto Benedetto XVI.
La Chiesa, infatti, esercita un’“autorità che è servizio […] nel nome di Gesù Cristo”.
Quindi, ha evidenziato, “per essere Pastore secondo il cuore di Dio occorre un profondo radicamento nella viva amicizia con Cristo, non solo dell’intelligenza, ma anche della libertà e della volontà, una chiara coscienza dell’identità ricevuta nell’Ordinazione Sacerdotale, una disponibilità incondizionata a condurre il gregge affidato là dove il Signore vuole e non nella direzione che, apparentemente, sembra più conveniente o più facile”.
Alla base del ministero pastorale, ha continuato, “c’è sempre l’incontro personale e costante con il Signore” il cui modo di governare “non è quello del dominio, ma l’umile ad amoroso servizio della Lavanda dei piedi”.
“Il senso profondo ed ultimo del compito di governare che il Signore ci ha affidato”, ha aggiunto, è quello di “condurre gli uomini a Dio, risvegliare la fede, sollevare l’uomo dall’inerzia e dalla disperazione, dare la speranza che Dio è vicino e guida la storia personale e del mondo”.
Il Papa ha infine invitato i sacerdoti a partecipare alle celebrazioni conclusive dell’Anno sacerdotale, in programma dal 9 all’11 giugno prossimo a Roma.
“Pregate - ha incoraggiato infine i fedeli - perché sappiamo prenderci cura di tutte le pecore, anche quelle smarrite, del gregge a noi affidato”.

IL PAPA A POLITICI E IMPRENDITORI: CONTRASTATE LA CRISI OCCUPAZIONALE

Nell'udienza ai Vescovi italiani
riuniti in Vaticano
per l'Assemblea Generale
27 maggio 2010
Tratto da ZENIT.org
Politici e imprenditori devono “fare quanto è nelle loro possibilità per attutire gli effetti della crisi occupazionale”. E' questo l'appello lanciato giovedì da Benedetto XVI nell'incontrarsi con i Vescovi italiani riuniti dal 24 maggio in Vaticano per la loro Assemblea generale.
Nel suo discorso il Papa ha affermato che sarebbe illusorio contrastare la crisi economica ignorando la “crisi culturale e spirituale” che colpisce l'Italia, dove si vive una “marcata incertezza sui valori, evidente nella fatica di tanti adulti a tener fede agli impegni assunti”.
Per questa ragione, Benedetto XVI ha esortato tutti “a riflettere sui presupposti di una vita buona e significativa, che fondano quell’autorevolezza che sola educa”.
Alla Chiesa, ha detto, sta “a cuore il bene comune”, da qui l'impegno “a condividere risorse economiche e intellettuali, morali e spirituali, imparando ad affrontare insieme, in un contesto di reciprocità, i problemi e le sfide del Paese”.
In questa prospettiva, ha continuato il Papa, la comunità cristiana “continuerà responsabilmente a offrire il suo contributo alla crescita sociale e morale dell'Italia”.
Benedetto XVI ha poi parlato delle “ferite da cui la comunità ecclesiale è segnata, per la debolezza e il peccato di alcuni suoi membri” e a questo proposito ha tenuto a precisare che “questa umile e dolorosa ammissione non deve, però, far dimenticare il servizio gratuito e appassionato di tanti credenti, a partire dai sacerdoti”.
Nel suo indirizzo di saluto, poco prima, il Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, aveva assicurato al Santo Padre il desiderio di tuti i Vescovi italiani di unirsi “alla Sua azione di autoriforma della Chiesa perché sia all’altezza della sua vocazione e diventi sempre più quella che corrisponde al disegno di Dio, la cui presenza è necessario rendere presente al mondo contemporaneo, fin dentro le condizioni quotidiane dell’esistenza”.
“In questi giorni abbiamo anche riflettuto sul servizio episcopale sulla scorta del Suo invito ad esercitare in pieno la responsabilità come servizio alla crescita degli altri, e, prima di tutti, dei sacerdoti”, ha continuato.
In questo senso, ha aggiunto, “siamo incoraggiati, oltre che dalle Sue parole e dal Suo esempio, anche dalla quotidiana testimonianza di tantissimi sacerdoti - vera gloria della nostra Chiesa - e di innumerevoli religiosi, religiose e laici che vivono il dono della fede e la gioia di donarla”.
L’Anno speciale dedicato ai sacerdoti, ha ricordato nel suo discorso il Papa, aveva come finalità proprio quella di promuovere il loro “rinnovamento interiore”, “quale condizione per un più incisivo impegno evangelico e ministeriale”.
“In questa luce - ha proseguito -, ciò che è motivo di scandalo, deve tradursi per noi in richiamo a un profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, dall’altra la necessità della giustizia”.
Il Papa ha poi accennato agli Orientamenti pastorali per il prossimo decennio incentrati sulla sfida educativa che presto verranno approvati dalla Conferenza Episcopale Italiana.
“Educare non è mai stato facile, ma non dobbiamo arrenderci - li ha incoraggiati -: verremmo meno al mandato che il Signore stesso ci ha affidato, chiamandoci a pascere con amore il suo gregge”.
“Risvegliamo piuttosto nelle nostre comunità quella passione educativa, che non si risolve in una didattica, in un insieme di tecniche e nemmeno nella trasmissione di principi aridi”, è stata la sua esortazione.
“Educare - ha affermato ancora - è formare le nuove generazioni, perché sappiano entrare in rapporto con il mondo, forti di una memoria significativa, di un patrimonio interiore condiviso, della vera sapienza che, mentre riconosce il fine trascendente della vita, orienta il pensiero, gli affetti e il giudizio”.
“La sete che i giovani portano nel cuore - ha continuato - è una domanda di significato e di rapporti umani autentici, che aiutino a non sentirsi soli davanti alle sfide della vita”.
“È desiderio di un futuro, reso meno incerto da una compagnia sicura e affidabile, che si accosta a ciascuno con delicatezza e rispetto, proponendo valori saldi a partire dai quali crescere verso traguardi alti, ma raggiungibili”, ha infine concluso.

SPECIALE / OMICIDIO PEPPINO BASILE (49) - I COLITTI SMONTARONO CIMICI DA AUTO DI VITTORIO SENIOR

I Colitti avrebbero tolto le micro-spie
piazzate dagli investigatori
nella Fiat Punto di Vittorio senior.
Per trovarle, avrebbero chiesto aiuto
ad un parente carabiniere.
Domani i primi sei testimoni
28 Maggio 2010
Tratto dal Sito Internet
www.lecceprima.it
I Colitti strapparono dalla macchina le cimici che gli inquirenti avevano piazzato per ascoltare le loro conversazioni. Anche questo episodio compare nella lista delle intercettazioni che il dottor Giovanni Leo dovrà trascrivere.
L’incarico gli è stato ufficialmente conferito oggi, nel corso della seconda udienza presso il Tribunale dei minori del processo contro uno dei presunti assassini di Peppino Basile, il 19enne Vittorio Luigi Colitti.
Nell’ambito delle intercettazioni (12, ambientali e telefoniche, che vanno dal luglio 2008 al novembre 2009) ne compare una, risalente al pomeriggio dell’ 11 aprile 2009. Gli interlocutori non si riconoscono, ma è certo che si riferisca allo smontaggio delle cimici, che erano state installate nella Fiat Punto di Colitti senior. E per l’individuazione delle quali avrebbero chiesto aiuto ad un loro parente, in servizio presso l’Arma dei carabinieri.
L’inizio delle operazioni peritali è stato fissato per il 4 giugno prossimo, ed il dottor Leo ha chiesto un termine di 90 giorni. Dovrà conferire davanti al collegio giudicante durante l’udienza del primo settembre.
Intanto la difesa continua a produrre documentazione sulla pista Vaccaro, il pentito che avrebbe rivelato come l’omicidio Basile sarebbe stato commissionato da un imprenditore salentino. In particolare una lettera, scritta da un pregiudicato di Parabita a Vaccaro, nella quale si scrive: “per quanto riguarda Ugento stai tranquillo… quella storia sta morendo insieme all’assessore”. Domani si terrà una nuova udienza, durante la quale sfileranno i primi sei testimoni, tra cui il medico che ha effettuato l’autopsia Alberto Tortorella.
L. C.

VINCITORI E VINTI NELLA PUGLIA 2010 (98.a ED ULTIMA PARTE) - PARTE LA NONA LEGISLATURA PUGLIESE: INTRONA PRESIDENTE

È iniziata ufficialmente
la nona legislatura
con la prima assise regionale:
ratificati gli eletti e nominato
presidente del consiglio Onofrio Introna.
Auspicio condiviso: “Legislatura costituente”
27 Magio 2010
Tratto dal Sito Internet
www.lecceprima.it
Parte la nona legislatura pugliese: si è insediato in mattinata il consiglio regionale. L’assemblea, presieduta dall’ufficio provvisorio di presidenza guidato dal consigliere anziano Francesco Damone, è iniziata con un minuto di silenzio, il caporalmaggiore venticinquenne, Luigi Pascazio, morto nell’attentato compiuto in Afghanistan lo scorso 17 maggio. Dopo la convalida degli eletti e l’elezione del presidente dell’assemblea e dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale, è stato il momento del giuramento del governatore, Nichi Vendola, che ha, quindi, comunicato ufficialmente la composizione della seconda giunta.
Si sono registrate manifestazioni di protesta da parte di gruppi di persone davanti alla sede della Regione Puglia, in via Capruzzi, alla cui guida c’è l’ex candidato presidente di Alternativa Comunista, Michele Rizzi, che torna a chiedere una “sanità giusta” e a contestare i tagli annunciati; ma non protesta solo Rizzi, ma anche un gruppo di lavoratori di Agile ex Eutelia di Bari che chiede la convocazione di un tavolo nazionale di confronto.
Come previsto, è stato eletto presidente del consiglio regionale, Onofrio Introna, supportato anche dai voti dell’Udc. Ma, a nome del gruppo di recente costituzione dei Moderati e Popolari, Giacomo Olivieri ha spiegato che il problema non sia nel nome ma nel metodo, annunciando la propria astensione e quella dei suoi. Il capogruppo di opposizione, Rocco Palese, nel proprio intervento, ha auspicato una legislatura costituente, con sfide importanti come federalismo fiscale, la legalità, il merito, con attenzione al lavoro per i giovani. Dello stesso avviso, sulla fase costituente, anche Antonio De Caro, capogruppo del Pd.
Il neo eletto presidente del consiglio, Onofrio Introna, nel suo intervento, ha parlato della necessità di ridurre i costi della politica e il numero dei consiglieri in regione. Il governatore Vendola si è appellato al senso delle istituzioni per uscire dalla condizione di dolore e sofferenza dei territori. Il consiglio regionale ha poi eletto come vicepresidenti del consiglio Antonio Maniglio del Pd con 42 voti e Nicola Marmo del Pdl con 26 voti (4 gli astenuti). Consiglieri segretari sono stati eletti Andrea Caroppo (Ppdt) e Giuseppe Longo (Udc). Le dichiarazioni programmatiche di Vendola saranno enunciate nella seduta del Consiglio del prossimo 3 giugno. L'assemblea regionale pugliese ha cinque giorni per costituire i gruppi consiliari.
Io Sud tra protesta e iniziative culturali
Partono gli appuntamenti culturali promossi da Io Sud, nell’ambito di “Percorsi identitari”: il primo appuntamento è con un protagonista della cultura di destra, ossia Marco Tarchi, politologo, che presenta il suo ultimo libro dal titolo “La rivoluzione impossibile. Dai campi hobbit alla nuova destra”. L’appuntamento è per stasera alle Officine Cantelmo. Mentre venerdì, 28 maggio, alle ore 18, sempre con la sen. Adriana Poli Bortone, Tarchi presenterà il libro all’Hotel Sheraton di Bari.
Io Sud ed Mpa, inoltre, lanciano un’iniziativa a cui tutti i cittadini indignati, dotati di senso civico potranno partecipare, per evidenziare il problema dei rifiuti in strada: trattasi di un concorso fotografico con scatti ai cassonetti traboccanti di immondizia nel loro comune o nei pressi delle piazzole di sosta delle strade provinciali.

VINCITORI E VINTI NELLA PUGLIA 2010 (97) - VERSO IL COMPLETAMENTO DELLE COMMISSIONI REGIONALI

Tregua nel Pd che riesce ad accontentare
tutte le proprie correnti,
grazie ai passi indietro di Loizzo e Romano
Idv perde una commissione
Poli Bortone tra Partito della Nazione
e crisi agricola
25 Maggio 2010
Tratto dal Sito Internet
www.lecceprima.it
La quadratura del cerchio alla fine è arrivata: anche le commissioni regionali vedono completate le caselle. Il Pd trova il suo capogruppo, ossia Antonio Decaro, che succede ad Antonio Maniglio, che sarà vicepresidente del consiglio. Alle tre presidenze di commissione assegnate al Pd, invece, andranno Franco Ognissanti, Donato Pentassuglia e Dino Marino, con un’intesa che accontenta tutte le correnti del partito. Sorride Emiliano che vede due esponenti vicini in ruoli di riferimento, lascerà il via alla nomina di segretario provinciale del partito, Franco Antonacci. Ma si dicono soddisfatti anche i bersaniani e i franceschiniani, tutti concordi sulle scelte effettuate dal partito in quest’ultima trattativa.
Nella gestione degli accordi, importanti sono stati i contributi dell’ex assessore Mario Loizzo e Pino Romano, che, con i propri passi indietro, hanno garantito il buon esito della discussione interna al partito. Salta, invece, la seconda presidenza di commissione per l’Italia dei Valori, dopo lo strappo di Giacomo Olivieri, successivo al suo mancato ingresso in giunta: Vendola, riscontrando la presenza di quattro eletti per i dipietristi, ha ritenuto inopportuno assegnare oltre al posto in giunta, anche due commissioni. Alla presidenza della commissione assegnata all’Idv, a questo punto, dovrebbe andare Aurelio Gianfreda; un’altra spetta a “La Puglia per Vendola”, ossia a Giovanni Brigante, una a Sinistra Ecologia e Libertà, ossia ad Arcangelo Sannicandro e una, la Settima commissione tradizionalmente assegnata all’opposizione, per l’Udc, con Euprepio Curto in pole position.
Intanto, Adriana Poli Bortone, reduce da Todi, evidenzia di lavorare insieme ai moderati alla costruzione di un “grande rassemblement riformista, una grande alleanza che si candidi, in alternativa ed oltre il Pd e il Pdl, a governare il Paese”. Non si scioglierà, dunque, Io Sud, che anzi cerca di crescere e rafforzare la propria presenza capillare, dopo la costituzione del partito: “In questo grande rassemblemento - afferma la Poli -, nessuna identità deve essere mortificata o andare a disperdersi come in un grande calderone. Gli esempi del Pd e del Pdl, in tal senso fallimentari, hanno fatto a scuola. Ognuno deve conservare la propria individualità/ identità e soprattutto i veri protagonista dell’azione politica anche eventualmente in un grande rassemblement, devono essere i territori, e naturalmente per quanto mi riguarda il Meridione”.
La Poli precisa come oggi si “marci distinti”, per cominciare a gettare le basi di un progetto comune. Dal punto di vista politico, la senatrice sposta l’attenzione sulla crisi del comparto agricolo salentino, annunciando la disponibilità a presentare un emendamento alla manovra finanziaria del governo: “Non si possono prevedere con il decreto incentivi - dichiara -, 700 mila euro per i battelli solari dei laghi e qualche milioni di euro per i produttori di bottoni, senza pensare in alcun modo agli agricoltori del Mezzogiorno. Questo è un altro grave paradosso del governo filo nordista che sta completamente dimenticando il Sud. Gli agricoltori pugliesi non chiedono forme di assistenzialismo, ma solo la possibilità di potersi reimmettere nella legalità. Una possibilità che in tal modo viene negata nonostante gli sforzi individuali non supportati da politiche di sostegno al settore”.

APRIRE A OTTOBRE? E' UN PASTICCIO E LO DIMOSTRA IL CALENDARIO SCOLASTICO

Nel prossimo anno scolastico si riuscirebbe a tenere aperte le scuole per il minimo dei giorni disponibili solo con il minimo delle vacanze. Ma molte festività si sovrappongono: dal 2012 salterebbe tutto.
Di Salvo Intravaia
Tratto dal Sito Internet
www.repubblica.it
Per giorni ha tenuto banco la proposta amarcord del senatore Giorgio Rosario Costa (e soprattutto il consenso espresso dalla Gelmini) di iniziare le lezioni a scuola il primo ottobre, come negli anni sessanta. Ma è davvero praticabile una soluzione di questo tipo? Le Regioni, che in questi giorni stanno completando la mappa dei rientri a scuola per l'anno prossimo, possono davvero pensare di suonare la prima campanella ad ottobre? In teoria sì, ma non in pratica. Ecco perché.
In parecchie regioni italiane, il prossimo anno scolastico si concluderà l'11 giugno (sabato) 2011. Quanto basta per consentire agli insegnanti di svolgere gli scrutini finali in tempo e senza fretta prima dell'inizio della maturità. Un eventuale slittamento in avanti della chiusura dell'anno, magari a metà giugno, rischierebbe di fare slittare gli esami di stato delle scuole superiori a luglio inoltrato. In diverse località del paese, gli studenti si ritroverebbero a ripetere Foscolo e Manzoni con un caldo soffocante. Meglio evitare, quindi.
Aprendo il primo ottobre 2010 e chiudendo l'11 giugno 2011, tolte le domeniche e le feste nazionali (1 novembre, 8 dicembre, 25 dicembre, 1 gennaio, 6 gennaio, 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno), sono a disposizione delle Regioni 211 giorni di lezione. A questi vanno tolti i giorni delle vacanze di Natale e Pasqua. Con le vacanze di Natale e Pasqua più brevi possibile (24 dicembre/6 gennaio e 22/25 aprile) vengono meno altri 11 giorni e si arriverebbe al limite dei 200 giorni utili per la validità dell'anno scolastico. E niente "ponti" e, soprattutto, niente festa del Santo patrono, che a Milano si festeggia il 7 dicembre (Sant'Ambrogio) e a Bari il 6 dicembre con San Nicola.
Ma quest'anno il calendario è estremamente favorevole, perché il 25 aprile corrisponde con il lunedì dell'Angelo (quello dopo la domenica di Pasqua) e il Primo maggio cade di domenica. Senza queste due circostanze "fortunate" non sarebbe possibile iniziare l'anno scolastico il primo ottobre e concludere le lezioni nella prima decade di giugno, o poco oltre, assicurando agli alunni almeno 200 giorni di lezione. A meno di non volere percorrere alcune strade. Si potrebbe chiudere, a titolo di esempio, l'anno a metà giugno. Oppure, accorciare ancora le vacanze di Natale, rientrando a scuola fra il 26 e il 31 dicembre, o ancora recarsi a scuola per qualche domenica o abolire il Primo maggio. E se neppure in questo modo vi si dovesse riuscire basterebbe modificare l'articolo 74 del Testo unico sulla pubblica istruzione che impone minimo 200 giorni di lezione. Così ristoratori e albergatori sarebbero finalmente contenti.

SCUOLA AL VIA DAL 1° OTTOBRE: CORO DI NO / GELMINI: SERVE AL TURISMO E ALLE FAMIGLIE

Lega: proposta inattuabile
Idv: Gelmini come Maria Antonietta
Pd: vogliono accorciare
le ore d'insegnamento
Tratto dal Sito Internet
www.quotidianodipuglia.it
24 maggio - La proposta di un rinvio dell'inizio dell'anno scolastico a ottobre, arrivata da alcuni parlamentari, è stata accolta con interesse dal ministro dell'Istruzione. «E' una proposta sulla quale si può discutere - ha detto Mariastella Gelmini - Io sono molto aperta su questo tema perché effettivamente il nostro Paese vive di turismo, e oggi le vacanze per le famiglie non sono più concentrate a luglio e agosto. A settembre si possono avere migliori opportunità sul piano economico. Per certi versi uno slittamento dell'inizio dell'anno scolastico potrebbe aiutare le famiglie a organizzare meglio il periodo delle vacanze e dare anche un aiuto al turismo. Vedremo come deciderà il Parlamento».
Lo stop all'inizio anticipato dell'anno scolastico è stato proposto dal senatore del Pdl Giorgio Rosario Costa, che ha presentato un disegno di legge a palazzo Madama, uno dei più brevi che la storia della legislazione repubblicana ricordi. Il ddl, infatti, è composto di un solo articolo, con appena 16 parole: «Per le scuole di ogni ordine e grado l'anno scolastico ha inizio dopo il 30 settembre». Secondo il senatore le date in vigore oggi «provocano la anticipata chiusura della stagione estiva anche rispetto al ciclo meteorologico, e questo determina per le regioni a vocazione balneare un conseguente accorciamento della stagione turistica, con cadute occupazionali e reddituali».
Lega: proposta inattuabile. «La proposta del Pdl di tornare a scuola il 30 settembre è inattuabile - dice la senatrice della Lega Nord, Irene Aderenti - In quanto la direttiva europea prevede 200 giorni e va rispettata, perché se togliamo i giorni di scuola del mese di settembre si rischia di non rispettare questo minimo. Inoltre, estendere questa proposta a tutto il territorio nazionale significa mettere in difficoltà le famiglie e i lavoratori dipendenti, perché questi, alla fine di agosto, in maggioranza, iniziano il lavoro. E dove mettono i bambini? Oltretutto, le regioni formulano già il calendario regionale delle lezioni, quindi ognuna di esse ha già questo tipo di autonomia di decisione formulandola in base alle problematiche climatiche e turistiche del territorio. E poi ci sono le regioni del nord che hanno temperature, climi diversi e calendari turistici diversi: una provincia come il Trentino preferirebbe avere più vacanze nella stagione invernale. Secondo noi è meglio che ogni regione decida come meglio ritiene e continui a farlo».
«Il ministro Gelmini vuole ancora accorciare il tempo d'insegnamento - dice Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd - Come sempre, questa maggioranza è federalista a parole e centralista nei fatti. Da diversi anni la regolamentazione del calendario scolastico è competenza delle Regioni e questa proposta è frutto di nostalgia e non tiene conto delle esigenze, anche turistiche, dei territori. Non si capisce, poi, se vogliono accorciare ulteriormente l'anno scolastico: con i tagli al tempo scuola del governo, già oggi un bambino che entra in prima elementare esce dall'obbligo avendo frequentato due anni di scuola in meno».
Idv: Gelmini come Maria Antonietta. «Il ministro Gelmini è come Maria Antonietta che al popolo affamato diceva di offrire brioches - dice Fabio Evangelisti, vicepresidente del gruppo Idv alla Camera - Il mondo della scuola pubblica è sul lastrico, con i genitori che sono costretti a pagare addirittura la carta igienica, e il ministro si dice favorevole al posticipo dell'anno scolastico. La questione non è se posticipare l'inizio dell'anno scolastico o meno. Il dramma è che molte scuole rischiano di non aprire affatto, per colpa degli indiscriminati tagli alla scuola pubblica messi in atto dal duo Gelmini-Tremonti. Pensare poi di rilanciare il turismo facendo cassa di nuovo sulla scuola è da irresponsabili».

PREMIO BAROCCO PER IL GIORNALISMO: IL VINCITORE E' ENRICO MENTANA

Tratto dal Sito Internet
www.quotidianodipuglia.it
Sarà Enrico Mentana il vincitore quest'anno del Premio Barocco per il giornalismo. Lo annuncia la stessa organizzazione del Premio. Il conto alla rovescia è ormai iniziato per la serata finale della 41esima edizione che torna in diretta su RaiUno, lunedì 7 giugno prossimo dal Teatro Italia di Gallipoli
e condotta da uno dei personaggi più rappresentativi della rete ammiraglia in questo periodo, Fabrizio Frizzi.
Con il susseguirsi dei giorni si arricchisce l'elenco di coloro che riceveranno la "Galatea Salentina", il prestigioso riconoscimento del Premio Barocco firmato dallo scultore Egidio Ambrosetti.
Il premio giornalistico
Quest'anno il Premio Barocco per il giornalismo sarà conferito a Enrico Mentana, una delle firme più autorevoli d'Italia che ha segnato indubbiamente la storia del giornalismo nazionale.
Nel corso degli anni recenti, il Premio Barocco ha sempre dato grande lustro ed importanza alla categoria giornalismo, premiando personalità come Enzo Biagi, Bruno Vespa, Vittorio Feltri, Paolo Mieli che hanno segnato indubbiamente la storia di questi lunghi quarantuno anni di storia, di uno dei premi più importanti a livello internazionale.

INTERCETTAZIONI: ABROGAZIONE COMPLETA


25 Maggio 2010
Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it
La loro priorità non cambia. Per Berlusconi e la sua cricca le intercettazioni sono un incubo. Per questo motivo il Governo ha fretta di chiudere la pratica. Già lunedì prossimo il testo sarà all'esame del Senato.
Per ragioni tecniche, etiche e istituzionali noi di Italia dei Valori ribadiamo il fermo contrasto all'ennesima legge criminogena che questo Governo e la sua maggioranza parlamentare si accingono a portare avanti.
Valuteremo con molta attenzione il comportamento del Capo dello Stato in relazione a questo provvedimento. Non lo vogliamo tirare per la giacchetta, non vogliamo renderlo corresponsabile, poiché questa legge criminogena è figlia esclusivamente di questo Governo. Ma certamente ci aspettiamo da cittadini, in difesa della Costituzione e dell'articolo 21, che il Capo dello Stato tenga la schiena dritta, mai come in questo momento.
C'è in ballo un provvedimento criminogeno, inemendabile, da respingere con tutte le forze democratiche possibili.
Proprio per questo l'unico emendamento che presenterà l'Italia dei Valori sarà quello relativo all'abrogazione completa del testo. Ritengo che ogni tentativo che una parte dell'opposizione si accinge a fare di emendare in qualche modo questo provvedimento, si presta a fungere da giustificazione, da contorno, da corollario.
Se questo testo dovesse diventare legge, come Italia dei Valori promuoveremo un referendum accanto a quelli per i quali è già in corso la raccolta firme (legittimo impedimento, acqua e nucleare).
Non sarà difficile raccogliere 500 mila firme, perché la realtà è che il Governo vuole questa legge solo per tutelare alcuni interessi.
Questo Governo e questa maggioranza vogliono questo provvedimento per ragioni specifiche, proprie di alcuni altissimi politici e personalità di quel mondo piduista che gira intorno al presidente del Consiglio.

LUI DOV'ERA?


28 Maggio 2010
Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it
E’ il caso di dirlo, dopo le dichiarazioni in conferenza stampa per la presentazione della manovra finanziaria possiamo parlare di “governo ladro” nel senso stretto del termine.
Berlusconi trova anche il tempo di sfottere gli italiani dicendo che a Mediaset era “bravissimo a tagliare i costi”. Ma se avesse pagato allo Stato, per le concessioni delle frequenze televisive, un equo 20% del fatturato di Publitalia, invece dell’1% di RTI, oggi sarebbe ancora su una cassetta di legno a vendere pubblicità a Milano 2, come raccontò Mike Bongiorno.
In tredici anni dal, 1996 al 2009, l’Italia ha avuto il Pil positivo ad eccezione dei quattro governi Berlusconi. Se ne torni, quindi, ad amministrare le sue aziende, che sarebbero fallite (come scrisse Montanelli) se non fosse entrato in politica
Il Fondo Monetario Internazionale e Barroso approvano con soddisfazione la manovra, è così che si veste di credibilità il governo, ora che non ne ha più.
L’Europa ormai vede l’Italia come un caso senza speranze ed è completamente disinteressata a come questa voglia rientrare dall’immenso debito pubblico accumulato. L'importante è che paghi.
Saranno gli italiani a “vedersela con Berlusconi”, avrà pensato Barroso. Nei suoi panni la penserei alla stessa maniera.
Ora, però, tocca a noi italiani vedercela con queste piattole sociali che ci stanno succhiando pure l’ultima stilla di sangue.
“Abbiamo vissuto per anni oltre le nostre possibilità” - detto da un uomo immerso nei processi fino al collo per corruzione ed evasione, detto dall’uomo più ricco d’Italia e divenuto tale navigando nel mare magnum del conflitto di interessi, detto dall’uomo che ha governato per quattro legislature - è un insulto all’intelligenza degli italiani.
Berlusconi ha mentito sulla crisi per anni. Le sue parole di mercoledì, raffrontate a quelle dei mesi passati, sembrano il frutto di una demenza senile.
Ha già dimenticato che per ben due anni, a reti unificate, ha colpevolizzato i cittadini di vittimismo e le opposizioni di disfattismo, occultando la crisi e impedendo così che l’Italia si preparasse all’onda d’urto che ora la sta travolgendo.
Lui parlava di lodo Alfano mentre le fabbriche chiudevano, e gli imprenditori onesti espatriavano.
Berlusconi e Tremonti, adesso, chiedono sacrifici con un piano privo di prospettive per il rilancio dell’economia e dell’occupazione. Tagliano le province (eccetto quelle padane) ma non le eliminano. Pensano ad una leggera riduzione degli stipendi, ma non dimezzano i parlamentari. Non toccano le pensioni ma non ti mandano in pensione, anche se loro la maturano dopo 2 anni. Riducono l’Irap per chi investe al meridione pur sapendo che i soldi non ci sono e che nessuno dall’estero verrà ad investire in Italia se non la criminalità organizzata.
Il piano del governo taglia e non rilancia, è una spirale che trascinerà il Paese verso il fallimento. Gli italiani, gli imprenditori, i lavoratori (quelli rimasti), i pensionati devono diffidare di questo trasformismo del Presidente del Consiglio, frutto della disperazione di chi, ormai braccato, vuol giocare l’ultima carta.
Il governo non può gestire la crisi poiché è parte fondamentale della crisi stessa, avendo creato un buco di 100 miliardi di debito pubblico nel solo 2009. Soldi spesi proprio da chi oggi colpevolizza gli italiani di aver vissuto oltre le proprie possibilità.
E’ come se il titolare di un’azienda accusasse i propri dipendenti di essere la causa di una gestione spregiudicata delle proprie risorse.
Il 12 giugno saremo a Roma per lo sciopero del pubblico impiego indetto dalla Cgil. Ci saremo per protestare contro questa manovra, in larga parte iniqua, ma anche per diffondere una proposta concreta e alternativa con un piano di austerity e di rilancio dell’economia.

MANOVRA: COLPITI I PIU' DEBOLI, VINCONO GLI EVASORI


26 Maggio 2010
Di Maurizio Zipponi
Tratto dal Sito Internet
www.italiadeivalori.antoniodipietro.com
Berlusconi sta tagliando il ramo su cui è seduto il Paese. Per l’Italia dei Valori, infatti, appare chiaro chi, con questa manovra, pagherà ancora una volta il grave ritardo con cui il governo italiano ha preso atto dell’enorme crisi che ha investito il Paese.
L’esecutivo ha previsto il congelamento degli stipendi del pubblico impiego, 6 mesi in più di lavoro per 20 milioni di italiani, questo è in concreto il risultato del rinvio delle finestre del pensionamento. Per quanto riguarda le donne che lavorano nel pubblico impiego e nel settore privato è ancor peggio. La manovra inoltre prevede il congelamento degli organici degli insegnanti di sostegno. Questa sono solo alcune delle gravi misure che colpiscono 14 milioni di pensionati e 20 milioni di lavoratori dipendenti, pubblici e privati.
Il governo non ha fatto niente per sostenere i consumi delle famiglie e per le piccole e medie imprese, gli artigiani, i lavoratori in cassa integrazione o mobilità, i precari. Non esiste alcun sostegno all’innovazione, alla ricerca, all’Università, alle imprese che investono e assumono lavoratori a tempo indeterminato. Né sono contemplati interventi strutturali per sostenere l’economia reale.
Il ministro della ‘Disoccupazione’, Maurizio Sacconi aumenta la precarietà, il ministro dell’’ignoranza’, Maria Stella Gelmini, caccia gli insegnanti, l’ex ministro degli ‘affari-propri’ Claudio Scajola, in questi due anni ha continuamente proposto il fantasma di nuove centrali nucleari che non si faranno mai mentre il ministro della ‘malattia’, Ferruccio Fazio propone tagli draconiani alle regioni creando conseguenze enormi sulla salute dei cittadini.
Dal nord al sud tutti vengono colpiti tranne gli evasori, i lobbisti, le centrali finanziarie e industriali e quel 26% di economia sommersa che impedisce all’Italia di diventare un Paese civile. Sono sempre quest’ultimi a vincere e ad essere tutelati da Berlusconi.
Per queste ragioni, l’Italia dei Valori auspica, propone e favorisce una reazione generale e collettiva del Paese sano, che non ne può più di un governo che ha mentito, che mente e che svuota le tasche dei lavoratori, dei precari, dei pensionati, delle piccole e medie imprese, degli artigiani.

CHIESA DI PUGLIA: PRIMA SESSIONE PUBBLICA PER IL PROCESSO DI CANONIZZAZIONE DEL SERVO DI DIO DON TONINO BELLO

Tratto dal Sito Internet
www.diocesinardogallipoli.it
Si è svolta venerdì 30 aprile, nella cattedrale di Molfetta, la prima sessione pubblica del processo di Canonizzazione del Servo di Dio mons. Antonio Bello, vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi. Lo ha annunciato la diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi. Dopo la celebrazione presieduta nella serata di venerdì da Mons. Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, si sono insediati i membri del Tribunale, giurando "di adempiere fedelmente il loro incarico e di mantenere il segreto d'ufficio". Postulatore della causa è Mons. Agostino Superbo, vice postulatori Mons. Domenico Amato e Silvia Correale. Del Tribunale fanno parte don Antonio Neri, Mons. Luca Murolo, don Nunzio Palmiotti, don Fabio Tangari e Franca Maria Lorusso. Nella Commissione storica figurano Mons. Luigi M. de Palma, Mons. Salvatore Palese e don Ignazio Pansini. Dopo l'insediamento del Tribunale si darà ora inizio alla fase di ascolto dei testimoni circa "le virtù eroiche" del Servo di Dio. Erano presenti alla messa il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, il presidente del Consiglio regionale uscente, Pietro Pepe, e il sindaco di Molfetta, il senatore Antonio Azzollini, i fratelli del vescovo, Trifone e Marcello Bello, che vivono ad Alessano, la cittadina leccese della quale era originario don Tonino e nella quale riposa. Non tutti i fedeli sono potuti entrare nella cattedrale stracolma e hanno seguito la messa attraverso due maxi schermi all'esterno.
Riportiamo qui l'articolo di Don Salvatore Leopizzi, sacerdote della Diocesi di Nardò-Gallipoli e Consigliere nazionale di Pax Christi, che è stato pubblicato il 20 aprile scorso su "Il Nuovo Quotidiano di Puglia".
Il ricordo di don Tonino Bello nella ricorrenza del 17° anniversario del suo "dies natalis" (20 aprile 1993) suggerisce alcune considerazioni che in questi giorni di prolungato "chiacchiericcio" sul fenomeno della pedofilia clericale possono anche aiutarci a uscire da una sterile polemica tra opposti schieramenti. Siamo nell'Anno Sacerdotale voluto da Benedetto XVI come tempo privilegiato per riflettere sulla grandezza e la santità del ministero dei preti e non sembri perciò fuori luogo immaginare di chiedere proprio al grande sacerdote-vescovo pugliese, ora servo di Dio avviato agli onori degli altari, un raggio di luce che diradi le nebbie delle paludi morali e lasci intravedere ancora sorgenti di acqua limpida per la nostra sete di verità e di speranza.
Che la Chiesa sia la sposa di Cristo casta et meretrix, pura ma sempre bisognosa di purificazione e di perdono, è dottrina tradizionale condivisa da tutti i credenti. A che serve allora tacere o negare crimini e delitti che vengono compiuti da uomini in abito talare? Riconoscere errori ed orrori che deturpano il tessuto delle istituzioni religiose al pari di tutte le altre sfere dell'umana convivenza deve spingere tutti, fedeli e pastori, ad un serio e doveroso esame di coscienza. Solo l'umile atteggiamento penitenziale di chi sa assumersi le proprie responsabilità potrà restituire alla "Sposa" lo splendore evangelico del suo abito nuziale.
Don Tonino ci ripeterebbe, con l'antico poeta Giovenale, che "maxima debetur puero reverentia" - "al bambino è dovuto il massimo rispetto" - ma aggiungerebbe che per il cristiano, soprattutto per il ministro sacro, ciò non può bastare. E' necessario accostarsi al bambino, come ad ogni persona, innanzitutto "con fede". "Perché dire con rispetto significa riconoscere che il bambino è fragile. Dire con fede significa riconoscere che il bambino è pieno di Dio". Da qui la necessaria attenzione ad "avvicinarsi a lui con timore e tremore, non solo preoccupati di non frantumarne la delicatezza o di non appannarne la trasparenza" ma ancora più per riconoscere e venerare in ciascuno di loro la dignità di figlio di Dio, fratello di Gesù Cristo, erede del suo Regno.
"Il massimo del rispetto verso il bambino consisterà nel non usargli violenza con l'introdurre nel suo vergine mondo le schegge erranti della nostra cattiveria di adulti". Ma il minimo della fede "significa adoperarsi per portare a maturo sviluppo l'incredibile realtà che lo Spirito Santo ha già messo dentro di lui".
Ferire, strumentalizzare, distruggere l'innocenza dei più piccoli, come di ogni altro soggetto debole e indifeso, non solo è abominevole crimine da bandire e punire secondo le leggi dell'umana giustizia, ma è anche delitto di lesa maestà nei confronti di Colui che abita nel loro cuore e rende il loro corpo tempio santo e inviolabile della sua divina presenza.
E proprio nella direzione che possiamo definire di tolleranza zero si stanno muovendo con fermezza il papa e i vescovi di tutto il mondo per accertare, reprimere, prevenire ogni abuso sui minori, intensificando fra l'altro e qualificando sempre meglio l'opera educativa e di formazione che si svolge nelle diocesi e nei seminari.
Ma se è doveroso e urgente mantenere alta la guardia per impedire in ogni ambiente e in ogni circostanza i crimini di abuso sessuale ai danni dei minori, bisognerà nello stesso tempo non abbassare la guardia su ogni altra forma di abuso e di violenza che ferisce e distrugge la vita e la dignità di quanti sono "minori" non solo per età ma anche per la scala dei diritti e per le quotazioni di mercato. Sono tutte forme ugualmente gravi e nefande di infedeltà al Vangelo, di tradimento del gregge nonché del suo Pastore.
Ad Alessano presso la tomba del vescovo sentinella della pace, profeta della nonviolenza, amico dei piccoli e fratello dei poveri, innamorato di Gesù Cristo e cantore del suo Vangelo, porteremo un fiore di campo spuntato nel deserto, anzi nel fango della nostra triste umanità. Ritroveremo il suo sguardo di compassione per le miserie e i cedimenti di tanti compagni di viaggio che con noi condividono il pane e la tenda e contempleremo nella luce dei suoi occhi l'immagine della Chiesa sognata da Gesù Cristo e che insieme possiamo ancora edificare. Quella Chiesa che è "Caritas in Veritate" e che solo così diventa "Lumen gentium". E faremo nostra, quest'anno, la sua preghiera che è anche un augurio per tutti i sacerdoti:
"Spirito del Signore, dono del Risorto agli apostoli del cenacolo, gonfia di passione la vita dei tuoi presbiteri. Riempi di amicizie discrete la loro solitudine. Rendili innamorati della terra, e capaci di misericordia per tutte le sue debolezze. Confortali con la gratitudine della gente e con l'olio della comunione fraterna. Ristora la loro stanchezza, perché non trovino appoggio più dolce per il loro riposo se non sulle spalle del Maestro. Liberali dalla paura di non farcela più. Dai loro occhi partano inviti a sovraumane trasparenze. Dal loro cuore si sprigioni audacia mista a tenerezza. Dalle loro mani grondi il crisma su tutto ciò che accarezzano. Fa' risplendere di gioia i loro corpi. Rivestili di abiti nuziali. E cingili con cinture di luce. Perché, per essi e per tutti, lo sposo non tarderà".
Don Salvatore Leopizzi
Consigliere Nazionale di Pax Christi

IL PAPA A FATIMA (9.a ED ULTIMA PARTE) - BENEDETTO XVI°: FATIMA, LUOGO PRIVILEGIATO DELLA MISERICORDIA DI DIO

Intervento nell'Udienza Generale
del Mercoledì
19 maggio 2010
Tratto da ZENIT.org
Di seguito il testo dell'intervento pronunciato da Papa Benedetto XVI° durante l'Udienza Generale concessa in Piazza San Pietro ai circa 13.000 pellegrini presenti, provenienti da tutto il mondo.
Cari Fratelli e Sorelle,
oggi desidero ripercorrere insieme a voi le varie tappe del Viaggio apostolico che ho compiuto nei giorni scorsi in Portogallo, mosso specialmente da un sentimento di riconoscenza verso la Vergine Maria, che a Fatima ha trasmesso ai suoi veggenti e ai pellegrini un intenso amore per il Successore di Pietro. Ringrazio Dio che mi ha dato la possibilità di rendere omaggio a quel Popolo, alla sua lunga e gloriosa storia di fede e di testimonianza cristiana. Pertanto, come vi avevo chiesto di accompagnare questa mia visita pastorale con la preghiera, ora vi domando di unirvi a me nel rendere grazie al Signore per il suo felice svolgimento e la sua conclusione. Affido a Lui i frutti che ha portato e porterà alla comunità ecclesiale portoghese e all’intera popolazione. Rinnovo l'espressione della mia viva riconoscenza al Presidente della Repubblica, Signor Anibal Cavaco Silva e alle altre Autorità dello Stato, che mi hanno accolto con tanta cortesia e hanno predisposto ogni cosa perché tutto potesse svolgersi nel migliore dei modi. Con intenso affetto, ripenso ai Confratelli Vescovi delle diocesi portoghesi, che ho avuto la gioia di abbracciare nella loro Terra e li ringrazio fraternamente per quanto hanno fatto per la preparazione spirituale e organizzativa della mia visita, e per il notevole impegno profuso nella sua realizzazione. Un particolare pensiero dirigo al Patriarca di Lisbona, Cardinale José da Cruz Policarpo, ai Vescovi di Leiria-Fatima Mons. Antonio Augusto dos Santos Marto e di Porto Mons. Manuel Macario do Nascimento Clemente e ai rispettivi collaboratori, come pure ai vari organismi della Conferenza Episcopale guidata dal Vescovo Mons. Jorge Ortiga.
Lungo tutto il viaggio, avvenuto in occasione del decimo anniversario della beatificazione dei pastorelli Giacinta e Francesco, mi sono sentito spiritualmente sostenuto dal mio amato predecessore, il venerabile Giovanni Paolo II, che si è recato per tre volte a Fatima, ringraziando quella «mano invisibile» che lo ha liberato dalla morte nell’attentato del tredici maggio, qui in questa Piazza San Pietro. La sera del mio arrivo ho celebrato la Santa Messa a Lisbona nell’incantevole scenario del Terreiro do Paço, che si affaccia sul fiume Tago. E’ stata un’assemblea liturgica di festa e di speranza, animata dalla partecipazione gioiosa di numerosissimi fedeli. Nella Capitale, da dove sono partiti nel corso dei secoli tanti missionari per portare il Vangelo in molti Continenti, ho incoraggiato le varie componenti della Chiesa locale ad una vigorosa azione evangelizzatrice nei diversi ambiti della società, per essere seminatori di speranza in un mondo spesso segnato dalla sfiducia. In particolare, ho esortato i credenti a farsi annunciatori della morte e risurrezione di Cristo, cuore del cristianesimo, fulcro e sostegno della nostra fede e motivo della nostra gioia. Ho potuto manifestare questi sentimenti anche nel corso dell'incontro con i rappresentanti del mondo della cultura, tenutosi nel Centro Culturale di Belém. In tale circostanza ho posto in evidenza il patrimonio di valori con cui il cristianesimo ha arricchito la cultura, l’arte e la tradizione del Popolo portoghese. In questa nobile Terra, come in ogni altro Paese segnato profondamente dal cristianesimo, è possibile costruire un futuro di fraterna intesa e di collaborazione con le altre istanze culturali, aprendosi reciprocamente ad un dialogo sincero e rispettoso.
Mi sono recato poi a Fatima, cittadina caratterizzata da un’atmosfera di reale misticismo, nella quale si avverte in maniera quasi palpabile la presenza della Madonna. Mi sono fatto pellegrino con i pellegrini in quel mirabile Santuario, cuore spirituale del Portogallo e meta di una moltitudine di persone provenienti dai luoghi più diversi della terra. Dopo aver sostato in orante e commosso raccoglimento nella Cappellina delle Apparizioni nella Cova da Iria, presentando al Cuore della Vergine Santa le gioie e le attese nonché i problemi e le sofferenze del mondo intero, nella chiesa della Santissima Trinità ho avuto la gioia di presiedere la celebrazione dei Vespri della Beata Vergine Maria. All’interno di questo grande e moderno tempio, ho manifestato il mio vivo apprezzamento ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai diaconi e ai seminaristi venuti da ogni parte del Portogallo, ringraziandoli per la loro testimonianza spesso silenziosa e non sempre facile e per la loro fedeltà al Vangelo e alla Chiesa. In quest’Anno Sacerdotale, che volge al termine, ho incoraggiato i sacerdoti a dare priorità al religioso ascolto della Parola di Dio, all’intima conoscenza di Cristo, all’intensa celebrazione dell’Eucaristia, guardando al luminoso esempio del Santo Curato d’Ars. Non ho mancato di affidare e consacrare al Cuore Immacolato di Maria, vero modello di discepola del Signore, i sacerdoti di tutto il mondo.
Alla sera, con migliaia di persone che si sono date appuntamento nella grande spianata davanti al Santuario, ho partecipato alla suggestiva fiaccolata. E’ stata una stupenda manifestazione di fede in Dio e di devozione alla sua e nostra Madre, espresse con la recita del Santo Rosario. Questa preghiera tanto cara al popolo cristiano ha trovato in Fatima un centro propulsore per tutta la Chiesa ed il mondo. La "Bianca Signora", nell’apparizione del 13 giugno, disse ai tre Pastorelli: «Voglio che recitiate il Rosario tutti i giorni». Potremmo dire che Fatima e il Rosario siano quasi un sinonimo.
La mia visita in quel luogo così speciale ha avuto il suo culmine nella Celebrazione eucaristica del 13 maggio, anniversario della prima apparizione della Madonna a Francesco, Giacinta e Lucia. Riecheggiando le parole del profeta Isaia, ho invitato quell’immensa assemblea raccolta, con grande amore e devozione, ai piedi della Vergine a gioire pienamente nel Signore (cfr Is 61, 10), poiché il suo amore misericordioso, che accompagna il nostro pellegrinaggio su questa terra, è la sorgente della nostra grande speranza. E proprio di speranza è carico il messaggio impegnativo e al tempo stesso consolante che la Madonna ha lasciato a Fatima. E’ un messaggio incentrato sulla preghiera, sulla penitenza e sulla conversione, che si proietta oltre le minacce, i pericoli e gli orrori della storia, per invitare l’uomo ad avere fiducia nell’azione di Dio, a coltivare la grande Speranza, a fare esperienza della grazia del Signore per innamorarsi di Lui, fonte dell’amore e della pace.
In questa prospettiva, è stato significativo il coinvolgente appuntamento con le organizzazioni della pastorale sociale, alle quali ho indicato lo stile del buon samaritano per andare incontro alle necessità dei fratelli più bisognosi e per servire Cristo, promuovendo il bene comune. Molti giovani apprendono l’importanza della gratuità proprio a Fatima, che è una scuola di fede e di speranza, perché è anche scuola di carità e di servizio ai fratelli. In tale contesto di fede e di preghiera, si è tenuto l’importante e fraterno incontro con l’Episcopato portoghese, a conclusione della mia visita a Fatima: è stato un momento di intensa comunione spirituale, in cui abbiamo insieme ringraziato il Signore per la fedeltà della Chiesa che è in Portogallo e affidato alla Vergine le comuni attese e preoccupazioni pastorali. Di tali speranze e prospettive pastorali ho fatto cenno pure nel corso della Santa Messa celebrata nella storica e simbolica città di Porto, la "Città della Vergine", ultima tappa del mio pellegrinaggio in terra lusitana. Alla grande folla di fedeli radunata nell’Avenida dos Aliados ho ricordato l’impegno di testimoniare il Vangelo in ogni ambiente, offrendo al mondo Cristo risorto affinché ogni situazione di difficoltà, di sofferenza, di paura sia trasformata, mediante lo Spirito Santo, in occasione di crescita e di vita.
Cari fratelli e sorelle, il pellegrinaggio in Portogallo è stato per me un'esperienza toccante e ricca di tanti doni spirituali. Mentre mi restano fisse nella mente e nel cuore le immagini di questo indimenticabile viaggio, l’accoglienza calorosa e spontanea, l’entusiasmo della gente, rendo lode al Signore perché Maria, apparendo ai tre Pastorelli, ha aperto nel mondo uno spazio privilegiato per incontrare la misericordia divina che guarisce e salva. A Fatima, la Vergine Santa invita tutti a considerare la terra come luogo del nostro pellegrinaggio verso la patria definitiva, che è il Cielo. In realtà tutti siamo pellegrini, abbiamo bisogno della Madre che ci guida. "Con te camminiamo nella speranza. Sapienza e Missione" è il motto del mio Viaggio apostolico in Portogallo, e a Fatima la beata Vergine Maria ci invita a camminare con grande speranza, lasciandoci guidare dalla "sapienza dall’alto", che si è manifestata in Gesù, la sapienza dell’amore, per portare nel mondo la luce e la gioia di Cristo. Vi invito, quindi, ad unirvi alla mia preghiera, chiedendo al Signore di benedire gli sforzi di quanti, in quella amata Nazione, si dedicano al servizio del Vangelo e alla ricerca del vero bene dell'uomo, di ogni uomo. Preghiamo inoltre perché, per intercessione di Maria Santissima, lo Spirito Santo renda fecondo questo Viaggio apostolico, e animi nel mondo intero la missione della Chiesa, istituita da Cristo per annunciare a tutti i popoli il Vangelo della verità, della pace e dell’amore.
[Il Papa ha poi salutato i pellegrini in diverse lingue. In Italiano ha detto:]
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i sacerdoti del Collegio Internazionale San Paolo di Roma, che hanno terminato gli studi nelle diverse Università Pontificie e stanno per ritornare nei rispettivi Paesi, e li esorto a vivere sempre con fedeltà il ministero pastorale, facendo tesoro della formazione spirituale e teologica ricevuta in questi anni a Roma. Saluto il gruppo di fedeli provenienti da Galatone, che partecipano all’Università delle Terza Età: a loro e ai familiari estendo la mia Benedizione. Saluto i fedeli provenienti da Roccamonfina e da Casalbordino: volentieri benedirò le corone auree che saranno poste sulle effigi della Madonna che si trovano nei rispettivi Santuari. Saluto i rappresentanti dell’associazione Memorial Bardelli, accompagnati dal Vescovo di Pistoia Mons. Mansueto Bianchi, gli esponenti dell’associazione Famiglia Legnanese, e i militari della Scuola Nunziatella di Napoli.
Mi rivolgo, infine, ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli.
Siamo nella Novena della Pentecoste ed invito voi, cari giovani, ad essere docili all'azione dello Spirito Santo, donato ai credenti nei sacramenti del Battesimo e della Confermazione. Esorto voi, cari malati, ad accogliere lo Spirito Consolatore, affinché vi assista nelle difficoltà e vi aiuti a trasformare la sofferenza in offerta gradita a Dio per il bene dei fratelli. Auguro a voi, cari sposi novelli, che la vita della vostra famiglia sia sempre alimentata dal fuoco dello Spirito, che è l'Amore stesso di Dio.

IL PAPA A FATIMA (8) - QUELLE STRANISSIME COINCIDENZE IN 93 ANNI DI MISTERI

13 MAGGIO 1917: L’APPARIZIONE
Tre pastorelli portoghesi, Lucia, Francisco e Giacinta, vedono apparire una donna vestita di bianco, con in mano un rosario, al pascolo di Cova da Iria, presso Fatima. L’apparizione si ripeterà 5 volte nei mesi successivi.
13 MAGGIO 1967: LA VISITA DEL PAPA
Mentre Francisco e Giacinta muoiono ancora piccoli, Lucia Dos Santos diventa suora carmelitana. Nel 1942 scrive le rivelazioni, ma chiede di decretarne l’ultima fino al 1960. Nel 1967 Paolo VI° le fa visita.
13 MAGGIO 1981: L’ATTENTATO
Nell’anniversario dell’apparizione, Alì Agca spara a Papa Wojtyla a Roma. Il Pontefice attribuisce la propria salvezza alla Madonna di Fatima, a cui è molto devoto, tanto che l’anno successivo si reca in pellegrinaggio a Fatima.
13 MAGGIO 2000: LA BEATIFICAZIONE
A 83 anni dalle apparizioni, la Chiesa svela il terzo segreto: “Un vescovo vestito di bianco (…) venne ucciso da un gruppo di soldati…”. Giacinta e Francisco vengono beatificati. Suor Lucia morirà il 13 FEBBRAIO 2005 (lo stesso anno di Papa Wojtyla). La sua causa di beatificazione verrà poi avviata a tempi record da Papa Ratzinger.

martedì 25 maggio 2010

REPORTAGE / MELISSANO SCANDALOSA E DA VERGOGNA (7) - LA STRADA CHE DAL FRANTOIO IPOGEO PORTA SU VIA RACALE E COSTEGGIA LA STR. PROV. GALLIPOLI-LEUCA












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GIOVANE!, CANTA CU 'NNUI
'U TORMENTONE MILISSANESE
'TE L'ESTATE 2010!!!
...MA MENU MALE
CA 'NCE FAAARCUNIERI
SIMU FATTI CUSI'
FARCUNIERI NI' NI'
C'E' STRANU 'U FAAARCUNIERI,
CI SE CUNTA TE IDDHU
'U PROBLEMA NU 'NCE:

KE SCKIFU!!!
IEU ME LA PIJU 'CU L'ASSESSORE?
TIE NA 'NCUZZETTI ALLU REVISORE?
IDDHU SA PIJA CULLU FARCUNIERE?
E IEU VAU E 'BBEGNU TU CARABBINIERE!
IEU ME LA PIJU 'CU L'ASSESSORE?
TIE NA 'NCUZZETTI ALLU REVISORE?
IDDHU SA PIJA CULLU FARCUNIERE?
E NUI NA PIJAMU INTRA LU SEDERE!!!
Semplicemente divertente
e pubblicata non in scopo offensivo,
ma tanto pe' canta!!!
Ogni riferimento è puramente casuale.

lunedì 24 maggio 2010

IL REVISORE DEI CONTI DI MELISSANO (POLITICO? PRIMA DEMOCRATICO X MELISSANO, POI PD, OGGI NON SI SA, MA FORSE UDC) ESPRIME PARERE CONTABILE CONTRARIO

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Di Attilio Palma
Tratto dal "Nuovo Quotidiano di Puglia-Lecce"
del 12 Maggio 2010.

VINCITORI E VINTI NELLA PUGLIA 2010 (96) - ORAZIO SCHIAVONE CAPOGRUPPO IDV E DI PIETRO/ZAZZERA AUGURANO BUONA FORTUNA AD OLIVIERI

24 Maggio 2010
Tratto dal Sito Internet
www.puglia.antoniodipietro.it
Riuniti presso il Coordinamento regionale della Puglia dell’Italia dei Valori, i 4 consiglieri regionali del partito, Lorenzo Nicastro, Aurelio Gianfreda, Orazio Schiavone e Patrizio Mazza, hanno unanimemente indicato come presidente del gruppo consiliare il dott. Orazio Schiavone.
Con entusiasmo e determinazione il gruppo si appresta ad avviare la propria
esperienza, ponendo in questo passaggio, un punto di partenza essenziale per il mandato elettorale ricevuto dai pugliesi cui intende tener fede.

“Prendiamo atto della scelta politica del consigliere regionale Giacomo Olivieri che insieme agli altri consiglieri dell’attuale maggioranza e dell’opposizione della Regione Puglia hanno deciso di formare un nuovo gruppo”. Lo affermano in una nota congiunta il presidente dell’Italia dei Valori, onorevole Antonio Di Pietro, e l’onorevole Pierfelice Zazzera, coordinatore regionale dell’IdV Puglia.
“Gli auguriamo buona fortuna. Dissentiamo ovviamente dalle sue decisioni di cui si assume ogni responsabilità davanti agli elettori e al partito”.

VINCITORI E VINTI NELLA PUGLIA 2010 (95) - RUOLI DA DEFINIRE IN REGIONE: ANCORA DIVISIONI NEL PD

Si decidono cinque ruoli spettanti al Pd,
ma è bagarre tra le correnti del partito,
che portano avanti posizioni alternative:
si attende la tregua nelle riunioni odierne.
Commissioni quasi al completo
24 Maggio 2010
Tratto dal Sito Internet
www.lecceprima.it
Cosa stia accadendo al Pd pugliese in queste settimane inizia a diventare un mistero, ma le ipotesi sono varie: c’è chi inizia a pensare che sia un partito ormai vittima di un virus, quello della poltronite acuta, innescatosi in maniera irreversibile subito dopo il trionfo di Vendola alle ultime regionali, o chi ritiene che sia piuttosto oggetto delle rivalse tra componenti, dopo una fase congressuale che ha spaccato il Pd e che oggi vede riemergere i dissapori.
Fatto sta che non ci sia giorno che le cronache politiche pugliesi non registrino malumori e lotte intestine, simili ad una resa dei conti, all’interno del partito maggiore del centrosinistra: ma se prima il motivo del contendere era stata la ricandidatura di Vendola, poi la gestione degli assessorati, poi la vicepresidenza a Blasi e Maniglio, e ancora la presidenza del consiglio, oggi il Pd cerca la quadratura del cerchio sulle cinque postazioni in consiglio regionale, che spettano al partito (vicepresidenza del consiglio regionale, capogruppo e i tre presidenti di commissioni). E la lotta tra le aree sembra serrata e di dubbia soluzione nell’immediato.
Gli uomini di Emiliano vorrebbero per la vicepresidenza Franco Ognissanti, chiedendo ad Antonio Maniglio di accettare la riconferma a capogruppo: contropartita sarebbe la nomina di Vito Antonacci, già concordata, a segretario provinciale di Bari, a cui Emiliano aveva contrapposto Ubaldo Pagano. Secondo i franceschiani, invece, Maniglio dovrebbe essere il vicepresidente del consiglio, mentre Donato Pentassuglia il capogruppo, in quanto Taranto sarebbe sottorappresentata nell’esecutivo regionale.
Per le commissioni, non dovrebbero esserci problemi per Antonio Decaro, Pino Romano e Dino Marino. Altre due presidenze di commissioni andranno all’Idv, che piazzerà nel ruolo di capogruppo il salentino, Aurelio Gianfreda, una alla Puglia per Vendola, nessuna a Sinistra Ecologia e Libertà, dopo il mega bonus della presidenza del consiglio ad Onofrio; settima commissione all’Udc.

TUTTI CONTRO TRANNE IL GOVERNO


24 Maggio 2010
Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it
L’Italia annega nella crisi più nera, Tremonti paragona il Paese ad un alpinista appeso ad una parete ed in pericolo di vita. Ma loro, i compari di cordata, da Berlusconi ad Alfano, da Ghedini a Gasparri, pensano ad accelerare la discussione e l’approvazione del ddl anti-intercettazioni, paralizzando i lavori in Parlamento.
Per la manovra di risanamento si parla di misure a partire dal 2011. Non si può attendere, invece, per le telefonate del Premier ad Innocenzi, a Minzolini e alla D'Addario. O per quelle dei delinquenti fuori e dentro il Parlamento.
Le atrocità di questo disegno di legge sono tante e tali che elencarle sarebbe troppo lungo. Per farsi un’idea, il cittadino, quello informato, non ha bisogno di spiegazioni, basta che si ponga un paio di domande: ma perché sono tutti contrari al ddl intercettazioni eccetto chi lo propone? Perché il mondo parla di economia e noi di intercettazioni?
A questo ddl sono tutti contrari: il Quirinale, larga parte del Parlamento, il Csm, il sottosegretario alla Giustizia statunitense e, quindi, gli Stati Uniti d’America. Lo sono associazioni come Reporter Sans Frontiere e la Freedom House.
Sono contrari i cittadini, anche se il ministro della Giustizia del presidente del Consiglio ripete come un disco rotto che gli italiani “Non vogliono vivere in uno stato di polizia”.
Io sono convinto che i cittadini vogliono sapere se qualcuno ride alle loro spalle dopo un terremoto che ha mietuto centinaia di vittime; se la Santa Rita è il nome di una clinica o di una macelleria, se Innocenzi è un servo di partito o un membro dell’Agcom, se le maestre a cui affidano i propri figli sono delle squilibrate, se un prete è un pastore di anime o un molestatore di parrocchiane come ci hanno mostrato “Le Iene”.
In realtà, il problema delle intercettazioni preoccupa la comunità internazionale, perché l’Italia ha esportato la sua criminalità organizzata in tutto il mondo.
Infatti, anche se Alfano & Co. ripetono che mafia e terrorismo sono escluse, nessuno ci crede, poiché la loro parola è da tempo compromessa.
Questo disegno di legge non deve essere ritoccato o aggiustato, ma solo ritirato. E, se proprio volessimo riscriverlo, lo si dovrebbe fare non prima di aver definito, nel dettaglio, un piano di rilancio dell’economia urgente.
Per dormire tranquillo aggiungerei anche la clausola che dovrebbe essere riscritto da uomini di giustizia del calibro di Falcone e Borsellino, e non da sicari della giustizia che hanno il compito di tutelare, in pieno conflitto di interessi istituzionali, Silvio Berlusconi e una cerchia ristretta di beneficiari, producendo effetti devastanti sul sistema giudiziario nazionale. Il referendum abrogativo è l’unica strada per tutelare il Paese da queste leggi canaglia oltre ad essere un paracadute d’emergenza qualora le istituzioni e la Consulta fossero impossibilitate a fare il proprio dovere.
L'Italia dei Valori, il giorno dopo l'approvazione del disegno di legge, si attiverà per la raccolta firme contro questa legge vergogna.

SIAMO GIA' ALLA MACELLERIA SOCIALE

23 Maggio 2010
Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it
Le dichiarazioni del Presidente del Consiglio sul fatto che non verranno toccate pensioni, sanità, Università e scuola, lasciano di stucco. Su tutta la linea, infatti, Berlusconi si è già contraddetto nei fatti ma sarà smentito ancor di più a breve, quando dovrà attuare una manovra ben più dura dei 26 miliardi annunciati in questi giorni. Per quanto riguarda le pensioni e la sanità mi auguro, invece, che nessuno creda alle parole del Presidente del Consiglio e del Governo, poiché sono dichiarazioni di chi "tira a campare".
Per l’istruzione, vorrei ricordare che l’intervento in stile “macelleria culturale” è già avvenuto attraverso tutti i tagli possibili, compresi quelli effettuati al comparto della ricerca.
Anche sulle pensioni sono già stati effettuati tagli nel modo peggiore. Infatti, chi ne aveva il diritto non ha potuto usufruirne: un diritto negato proprio quando il contribuente era in dirittura di arrivo.
L’Italia, dopo la Grecia che è fallita, è il Paese con il tasso di evasione più alto d’Europa. In Eurolandia la percentuale media di evasione rispetto al Pil è del 14%, noi siamo al 22%, otto punti percentuali sopra: una cifra imbarazzante.
Grazie allo scudo fiscale di Tremonti sono stati rimpatriati i capitali dei mafiosi e degli evasori, garantendo loro l’anonimato per proteggerli da controlli e lenti di ingrandimento non tanto di questo governo, filo-evasore, ma di quelli futuri.
Ora il governo sta pensando a una sanatoria sull’abusivismo edilizio, la terza di Berlusconi in 16 anni, salvo poi dichiarare pubblicamente il rilancio della lotta all’evasione.
Il gettito fiscale è crollato perché l’economia è prosciugata. Non c’è occupazione e l’evasione rappresenta ha ancora un’altissima incidenza, vuoi perché se non hai più soldi per mangiare la tentazione è quella di tenerteli, vuoi perché lo scudo fiscale ha dimostrato agli italiani onesti che se evadi paghi il 5% di tasse, se sei onesto ne paghi il 50%.
La spesa sanitaria deve essere toccata, altro che. Non per ridurla, ma per liberarla dagli snodi politico amministrativi che ne consentono la gestione dissennata, così come emerso per regioni come l’Abruzzo, la Campania, il Lazio, la Calabria.
In campo sanitario, in Italia c’è bisogno di mettere sotto controllo la spesa e le destinazioni illecite del fiume di denaro che ogni regione amministra per alimentare la rete clientelare e il malaffare.
Quello che il governo farà è tagliare la sanità a “modo suo”, facendo arrivare alle regioni gli stessi soldi ma magicamente i cittadini pagheranno il Welfare sempre di più.
Manderanno a casa migliaia di dipendenti pubblici.
Aumenteranno le tasse anche per le imprese che hanno resistito alla stretta delle banche.
Ma di abolizione delle province, di riduzione del 50% dei Parlamentari, di eliminazione dei doppi incarichi, di eliminazione del diritto alla pensione dopo due anni e mezzo per un politico e degli efficentamenti da intraprendere ora, e non dal 2011, non sentirete mai parlare. Almeno finchè la Merkel non deciderà di buttarci fuori dall’Unione Europea.

PARLAMENTO AL TAPPETO


22 Maggio 2010
Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it
Il Governo continua a ricattare il Parlamento. Gli emendamenti vengono approvati a suon di voti di fiducia. Una tecnica che sfibra il vero senso della politica, mettendo nell'angolo l'autonomia parlamentare.
Quello del "dl incentivi" è solo l'ultimo caso di una lunga serie. E condivido il monito del Presidente della Repubblica che parla di "Parlamento compresso".
Un utilizzo così frequente del voto di fiducia non lo si riscontra neanche nelle maggioranze più risicate del storia Repubblicana. Ma questa è l'era berlusconiana, un'era che fa storia a sé. Un'era che ha calpestato la dignità del Parlamento e la fiducia dei cittadini.
Di seguito pubblico il resoconto dell'ultima udienza del processo Dell'Utri, che di Berlusconi è amico di vecchia data, oltre che fedele senatore.
Testo del video servizio
"Nessun apporto concreto da parte di Marcello Dell'Utri all'organizzazione mafiosa di Cosa Nostra". Nell'aula della seconda sezione penale della Corte d'Appello di Palermo si è svolta la seconda delle udienze dedicate alla arringhe difensive.
L'avvocato di Dell'Utri, Nino Mormino, ha dedicato l'udienza a confutare gli argomenti della sentenza di primo grado che addebitano al senatore il ruolo di cerniera tra Cosa Nostra e le imprese di Berlusconi prima e Cosa Nostra e Forza Italia dopo.
Quel quadro che i Giudici del Tribunale hanno sintetizzato in queste parole.
La pluralità dell'attività posta in essere da Dell'Utri, per la rilevanza causale espressa, ha costituito un concreto, volontario, consapevole, specifico e prezioso contributo al mantenimento, consolidamento e rafforzamento di Cosa nostra, alla quale è stata, tra l'altro offerta l'opportunità, sempre con la mediazione di Dell'Utri, di entrare in contatto con importanti ambienti dell'economia e della finanza, così agevolandola nel perseguimento dei suoi fini illeciti, sia meramente economici che politici.
Secondo l'avvocato Mormino le fasi più significative dei contatti tra Cosa Nostra e Dell'Utri, gli attentati alla Standa di Catania, il pizzo pagato da Berlusconi per i ripetitori in Sicilia, e gli accordi per la protezione personale di Berlusconi da parte di Cosa Nostra dimostrata dalla presenza di Vittorio Mangano ad Arcore sono - almeno per i primi due casi - fatti di natura estorsiva di cui Berlusconi era vittima ai quali Dell'Utri non avrebbe preso parte se non a tutela ed in difesa di un suo amico storico.
Più volte l'avvocato Mormino ha citato passi della recente sentenza della Corte di Cassazione che ha assolto definitivamente Calogero Mannino dall'accusa di concorso esterno, invocando per il suo assistito Dell'Utri, una valutazione strettamente connessa alle singole condotte contestate
«Il tribunale parla del senatore come di un 'concorrente esternò, ma il reato di concorso esterno è un reato di condotta individuale e definita, non ha un carattere permanente. Va accertata la sussistenza delle condotta finalizzata a conseguire il consolidamento dell'organizzazione mafiosa».
Nessuna dichiarazione da parte di Dell'Utri, presente in aula anche a questa udienza, che si è limitato ad un accenno sulla possibilità di rendere dichiarazioni spontanee nell'udienza già fissata per le repliche finali.
Nel corso della sua appassionata arringa l'avvocato Mormino ha ripercorso le tappe che, dalla nascita del movimento Sicilia Libera, avrebbero poi portato Cosa Nostra a sostenere politicamente Forza Italia, sempre grazie a Dell'Utri.
Secondo Mormino il progetto del movimento indipendentista siciliano si arenò non solo perché il cognato di Riina, Leoluca Bagarella, non voleva investire altro denaro nell'operazione, ma perché con l'uscita di scena democristiana e l'avvento di una forza politica fortemente garantista, gli interessi di Cosa Nostra si spostarono su quello che ritennero, a ragione, un cavallo vincente.
Ma senza l'intervento di Dell'Utri né di Berlusconi. Nessuno, insomma, secondo la difesa del senatore pdl, già condannato a nove anni di reclusione, ha strizzato l'occhio alla mafia.
Nemmeno la presenza al matrimonio di Jimmy Fauci, mafioso siciliano a Londra, ed al compleanno di Antonino Calderone, boss catanese, dimostrebbero alcunché. Si tratta - ha ripetuto più volte - di eventi occasionali non concordati.
Ancora tre udienze dedicate alle arringhe difensive prima delle conclusioni finali e la sentenza, dopo una lunga camera di consiglio, prevista entro giugno.