Di Gianfranco Lattante
Tratto dal Sito Internet
www.lagazzettadelmezzogiorno.it
C’è un’inchiesta sulle presunte molestie avvenute nell’oratorio. Il fascicolo è sul tavolo del sostituto procuratore Stefania Mininni. Ed è stato aperto sulla scorta delle dichiarazioni rese da alcuni giovani sentiti dagli inquirenti nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Peppino Basile. Nel fascicolo sono confluite anche le lettere riguardanti don Stefano Rocca, nelle quali sono contenute accuse nei confronti del sacerdote, tirato in ballo per aver riservato «attenzioni particolari » nei confronti di alcuni ragazzi.
Una raffica di omissis copre il contenuto dei verbali che sono stati tirati fuori dalla Procura dei minorenni dopo la richiesta di giudizio immediato per Colitti junior, accusato di aver ucciso Peppino Basile insieme con il nonno. Omissis che «trattengono» verità non ancora consacrate dalle prove. I verbali contengono le dichiarazioni di giovani che hanno frequentato l’oratorio della parrocchia di San Giovanni Bosco di Ugento come responsabili dell’Azione Cattolica, come animatori del gruppo scout, come catechisti. Sono stati ascoltati alla fine del mese di gennaio dal sostituto Simona Filoni della Procura presso il Tribunale dei min orenni.
Fra i verbali «sdoganati» dalla Procura c’è anche quello di un trentenne che ad una domanda del magistrato («Come mai don Stefano Rocca inzialmente si è attivato tanto affinchè si assicurassero gli assassini di Peppino Basile e poi, una volta arrestati gli autori, ha interrotto ogni campagna relativa al delitto Basile?) risponde così: «Credo che tutta la sua condotta sia stata finalizzata a precostituirsi un alibi... Riguardo alla condotta tenuta prima e dopo il delitto ritengo che lui abbia agito così perché ... omissis... avrebbe potuto gridare ai quattro venti che era stato mandato via da Ugento per le sue campagne a favore della giustizia e della verità nel delitto Basile».
Fra i giovani che sono stati sentiti dal magistrato vi sono anche quelli che compaiono nella lettera fatta pervenire alla Procura nella quale si fa riferimento ad alcuni episodi che sarebbero avvenuti nell’oratorio, in cui tre ragazzi avrebbero subito atti sessuali. Alla raffica di omissis sono scampate solo le dichiarazioni relative ai rapporti fra don Stefano e i Colitti e fra il sacerdote e Peppino Basile, ritenute utili per l’indagine sull’omicidio.
In particolare un 34enne di Ugento ha ricordato che «nel 2003 non correva buon sangue fra Basile e don Stefano. Il sacerdote non perdeva occasione di punzecchiarlo. Attribuivo le battute alla vita sregolata che conduceva Basile e, di conseguenza, pensavo che Don Stefano lo criticasse proprio per questo. Però rimasi colpito una volta in cui Basile, mentre stava lavorando, aggredì verbalmente Don Stefano dicendogli: “togliti quell’abito che ti confesso io”, senza aggiungere altro».
C’è un’inchiesta sulle presunte molestie avvenute nell’oratorio. Il fascicolo è sul tavolo del sostituto procuratore Stefania Mininni. Ed è stato aperto sulla scorta delle dichiarazioni rese da alcuni giovani sentiti dagli inquirenti nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Peppino Basile. Nel fascicolo sono confluite anche le lettere riguardanti don Stefano Rocca, nelle quali sono contenute accuse nei confronti del sacerdote, tirato in ballo per aver riservato «attenzioni particolari » nei confronti di alcuni ragazzi.
Una raffica di omissis copre il contenuto dei verbali che sono stati tirati fuori dalla Procura dei minorenni dopo la richiesta di giudizio immediato per Colitti junior, accusato di aver ucciso Peppino Basile insieme con il nonno. Omissis che «trattengono» verità non ancora consacrate dalle prove. I verbali contengono le dichiarazioni di giovani che hanno frequentato l’oratorio della parrocchia di San Giovanni Bosco di Ugento come responsabili dell’Azione Cattolica, come animatori del gruppo scout, come catechisti. Sono stati ascoltati alla fine del mese di gennaio dal sostituto Simona Filoni della Procura presso il Tribunale dei min orenni.
Fra i verbali «sdoganati» dalla Procura c’è anche quello di un trentenne che ad una domanda del magistrato («Come mai don Stefano Rocca inzialmente si è attivato tanto affinchè si assicurassero gli assassini di Peppino Basile e poi, una volta arrestati gli autori, ha interrotto ogni campagna relativa al delitto Basile?) risponde così: «Credo che tutta la sua condotta sia stata finalizzata a precostituirsi un alibi... Riguardo alla condotta tenuta prima e dopo il delitto ritengo che lui abbia agito così perché ... omissis... avrebbe potuto gridare ai quattro venti che era stato mandato via da Ugento per le sue campagne a favore della giustizia e della verità nel delitto Basile».
Fra i giovani che sono stati sentiti dal magistrato vi sono anche quelli che compaiono nella lettera fatta pervenire alla Procura nella quale si fa riferimento ad alcuni episodi che sarebbero avvenuti nell’oratorio, in cui tre ragazzi avrebbero subito atti sessuali. Alla raffica di omissis sono scampate solo le dichiarazioni relative ai rapporti fra don Stefano e i Colitti e fra il sacerdote e Peppino Basile, ritenute utili per l’indagine sull’omicidio.
In particolare un 34enne di Ugento ha ricordato che «nel 2003 non correva buon sangue fra Basile e don Stefano. Il sacerdote non perdeva occasione di punzecchiarlo. Attribuivo le battute alla vita sregolata che conduceva Basile e, di conseguenza, pensavo che Don Stefano lo criticasse proprio per questo. Però rimasi colpito una volta in cui Basile, mentre stava lavorando, aggredì verbalmente Don Stefano dicendogli: “togliti quell’abito che ti confesso io”, senza aggiungere altro».
Nessun commento:
Posta un commento