Tratto dal Sito Internet
Le dichiarazioni del parroco sono una freccia nell’arco dell’Accusa. Ci sono alcuni spunti che gli inquirenti ritengono importanti per stringere il cerchio intorno ai Colitti. Don Stefano Rocca è stato sentito per quasi sei ore il 26 febbraio scorso. Ha risposto alle domande dei pm Simona Filoni e Giovanni De Palma. Alcuni spunti sono ritenuti molto importanti dagli inquirenti. Uno, ad esempio, riguarda la posizione di Basile quando sono giunti i primi soccorritori. «Un giorno - ha raccontato il sacerdote - convocai presso il mio studio in parrocchia sia Stefano Colitti (papà di Colitti junior, ndr) sia Cino Massimo (un vicino di casa, ndr)per ricostruire la notte del delitto e le varie fasi. Ad un certo punto Cino aggredì con forza Colitti chiedendogli di riferirmi quale fosse stata la posizione di Peppino nel momento in cui Stefano era uscito di casa: cioè se Peppino fosse stato visto con il busto eretto o già riverso per terra. Facendo intendere con ciò che lui lo aveva visto con il busto eretto. Colitti, però, rispose con tono duro che era riverso per terra».
C’è un altro aspetto. I nonni della baby testimone hanno raccontato, smentendo la nipotina, di non aver sentito le urla di Peppino Basile e di non aver visto nulla perché dormivano. Don Stefano ha ricordato un episodio che gli era stato raccontato da un nipote di Basile: «Mi disse che mentre era impegnato a sistemare la rete metallica nei pressi dell’abitazione di Basile venne richiamato dal nonno della baby testimone che gli rimproverò di aver apposto sulla rete un nastro colorato che, mosso dal vento, provocava un rumore che la notte lo disturbava non facendolo dormire. Il nipote replicò a tale assurda rimostranza dicendogli che la stessa era assurda in quanto se non aveva sentito le urla disperate di Peppino la notte dell’a gguato non avrebbe mai potuto sentire il fruscio del nastro di plastica».
Don Stefano ha anche ricordato che «dopo l’arresto dei Colitti non ho più ricevuto alcuna minaccia nè mi è stata recapitata alcuna lettera anonima nè alcuno è venuto a sollecitarmi nel fare i nomi degli assassini di Basile e si è respirata una certa serenità fino a quando c’è stata la marcia organizzata dal Comitato per la liberazione dei Colitti.
C’è un altro aspetto. I nonni della baby testimone hanno raccontato, smentendo la nipotina, di non aver sentito le urla di Peppino Basile e di non aver visto nulla perché dormivano. Don Stefano ha ricordato un episodio che gli era stato raccontato da un nipote di Basile: «Mi disse che mentre era impegnato a sistemare la rete metallica nei pressi dell’abitazione di Basile venne richiamato dal nonno della baby testimone che gli rimproverò di aver apposto sulla rete un nastro colorato che, mosso dal vento, provocava un rumore che la notte lo disturbava non facendolo dormire. Il nipote replicò a tale assurda rimostranza dicendogli che la stessa era assurda in quanto se non aveva sentito le urla disperate di Peppino la notte dell’a gguato non avrebbe mai potuto sentire il fruscio del nastro di plastica».
Don Stefano ha anche ricordato che «dopo l’arresto dei Colitti non ho più ricevuto alcuna minaccia nè mi è stata recapitata alcuna lettera anonima nè alcuno è venuto a sollecitarmi nel fare i nomi degli assassini di Basile e si è respirata una certa serenità fino a quando c’è stata la marcia organizzata dal Comitato per la liberazione dei Colitti.
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