lunedì 5 aprile 2010

DENTRO LA PASQUA (51) - PASQUA 2010: MESSAGGIO DEL NOSTRO VESCOVO MONS. DOMENICO CALIANDRO, VESCOVO DI NARDO'-GALLIPOLI

Carissimi figli, Cristo è risorto!
Con quest'acclamazione la Chiesa annuncia la presenza del Risorto nella storia. L'intera salvezza si riassume e compie in questo evento da sempre percepito, nella vita e nella Tradizione della Chiesa, come il più importante, a motivo delle prospettive che esso dischiude.
In rapporto a questo grande Mistero, vorrei che la nostra attenzione si soffermasse su due aspetti che ritengo particolarmente illuminanti.
Il primo punto fermo è la storicità dell'evento che celebriamo nella ricchezza della liturgia di questi giorni. La risurrezione di Cristo è un "fatto", obiettivo, avvenuto e testimoniato. Non è quindi né un simbolo né una semplice speranza, così come affermato dal "pensiero debole". Cristo è davvero entrato nella vita e l'ha trasformata al punto da conferirle un senso totalmente nuovo. L'uomo contemporaneo può trovare solo nella risurrezione di Cristo il significato profondo della propria storia e di quelle vicende, tristi o felici, che caratterizzano la sua quotidianità.
Percepire la portata e più di ogni altra cosa, la grandezza di questa verità di fede, significa aver posto già in questa vita le basi per una gioia senza fine e per un'esistenza nella quale "Dio tergerà ogni lacrima" (Apocalisse 21, 4).
Il secondo aspetto è dato dall'inseparabilità del Risorto e del Crocefisso. Croce e Risurrezione si richiamano vicendevolmente come attesta l'angelo alle donne: "Voi cercate Gesù Nazareno, il Crocifisso. E' risorto, non è qui." ( Mc. 16, 6). Mantenere questa identità è essenziale alla vita di fede. Non ogni esistenza, infatti, è sottratta alla vanità ma solo quella che ripercorre il cammino tracciato dal Crocefisso. È la vita donata nel "Figlio dell'uomo", nonostante il dolore e talvolta la durezza dei cuori, a condurre verso le luci del mattino di Pasqua. In questo senso la risurrezione rappresenta la parola definitiva di Dio sulla morte e su un preciso modo di vivere: quello segnato dall'amore che si lascia ferire dal volto dell'altro.
A tutti, specialmente a quanti in questo momento soffrono nel corpo o nello spirito, esprimo la mia vicinanza. Penso in particolare agli ammalati, agli anziani in solitudine, alle famiglie provate dalla disoccupazione e dalla crisi, ai giovani scoraggiati per il loro futuro. Giunga il mio più sincero augurio di buona Pasqua ad ogni uomo o donna di buona volontà.
Pasqua 2010
Nel Signore
+ Domenico Caliandro
Vescovo di Nardò-Gallipoli

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