La riflessione all'udienza generale
nel Mercoledì Santo
31 marzo 2009
31 marzo 2009
Tratto da ZENIT.org
Il Triduo pasquale costituisce il “fulcro dell'intero anno liturgico” e introduce al tempo del “nuovo inizio”. Così il Papa ha sottolineato il significato dei giorni nei quali la Chiesa celebra il mistero della passione, della morte e della risurrezione di Gesù.
Nella catechesi svolta in occasione dell'Udienza generale del mercoledì, in piazza San Pietro, Benedetto XVI ha spiegato che il preludio alle celebrazioni del Triduo è la Messa Crismale, durante la quale, Vescovo e presbiteri rinnovano le promesse sacerdotali.
Un gesto - ha detto - che “assume quest’anno, un rilievo tutto speciale, perché collocato nell’ambito dell’Anno Sacerdotale, che ho indetto per commemorare il 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars”.
Per questo il Santo Padre ha espresso nuovamente a tutti i sacerdoti l'auspicio che: “sull’esempio del Santo Curato d’Ars, lasciatevi conquistare da Cristo e sarete anche voi, nel mondo di oggi, messaggeri di speranza, di riconciliazione, di pace!’”.
Parlando quindi della celebrazione in Cena Domini, nella quale si fa memoria dell'istituzione dell'Eucaristia, il Papa ha ricordato che il Signore “si rende presente in modo reale col suo corpo donato e col suo sangue versato quale sacrificio della Nuova Alleanza”.
Al tempo stesso, ha continuato, egli costituisce “gli apostoli e i loro successori ministri di questo sacramento, che consegna alla sua Chiesa come prova suprema del suo amore”.
In questo senso, il gesto della lavanda dei piedi “rivela il suo amore sino alla fine, un amore infinito, capace di abilitare l'uomo alla comunione con Dio e di renderlo libero”.
La morte sulla Croce di Gesù che si consuma il Venerdì Santo, ha spiegato ancora Benedetto XVI, è connessa in modo “inscindibile” con l’Ultima Cena.
“Nella prima - ha riflettuto il Pontefice - Gesù dona il suo Corpo e il suo Sangue, ossia la sua esistenza terrena, se stesso, anticipando la sua morte e trasformandola in un atto d’amore”.
La morte, ha continuato, “viene da lui resa atto di comunicazione di sé, strumento di salvezza e proclamazione della vittoria dell’amore”.
Il Papa ha quindi richiamato il significato del “silenzio” del Sabato Santo, “tempo di attesa e di speranza”. Un silenzio che verrà squarciato dal canto dell'Alleluia che “annuncia la resurrezione di Cristo e proclama la vittoria della luce sulle tenebre, della vita sulla morte”.
“Vi esorto pertanto a vivere intensamente questi giorni affinché orientino decisamente la vita di ciascuno all'adesione generosa e convinta a Cristo, morto e risorto per noi”, ha concluso il Santo Padre.
Nella catechesi svolta in occasione dell'Udienza generale del mercoledì, in piazza San Pietro, Benedetto XVI ha spiegato che il preludio alle celebrazioni del Triduo è la Messa Crismale, durante la quale, Vescovo e presbiteri rinnovano le promesse sacerdotali.
Un gesto - ha detto - che “assume quest’anno, un rilievo tutto speciale, perché collocato nell’ambito dell’Anno Sacerdotale, che ho indetto per commemorare il 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars”.
Per questo il Santo Padre ha espresso nuovamente a tutti i sacerdoti l'auspicio che: “sull’esempio del Santo Curato d’Ars, lasciatevi conquistare da Cristo e sarete anche voi, nel mondo di oggi, messaggeri di speranza, di riconciliazione, di pace!’”.
Parlando quindi della celebrazione in Cena Domini, nella quale si fa memoria dell'istituzione dell'Eucaristia, il Papa ha ricordato che il Signore “si rende presente in modo reale col suo corpo donato e col suo sangue versato quale sacrificio della Nuova Alleanza”.
Al tempo stesso, ha continuato, egli costituisce “gli apostoli e i loro successori ministri di questo sacramento, che consegna alla sua Chiesa come prova suprema del suo amore”.
In questo senso, il gesto della lavanda dei piedi “rivela il suo amore sino alla fine, un amore infinito, capace di abilitare l'uomo alla comunione con Dio e di renderlo libero”.
La morte sulla Croce di Gesù che si consuma il Venerdì Santo, ha spiegato ancora Benedetto XVI, è connessa in modo “inscindibile” con l’Ultima Cena.
“Nella prima - ha riflettuto il Pontefice - Gesù dona il suo Corpo e il suo Sangue, ossia la sua esistenza terrena, se stesso, anticipando la sua morte e trasformandola in un atto d’amore”.
La morte, ha continuato, “viene da lui resa atto di comunicazione di sé, strumento di salvezza e proclamazione della vittoria dell’amore”.
Il Papa ha quindi richiamato il significato del “silenzio” del Sabato Santo, “tempo di attesa e di speranza”. Un silenzio che verrà squarciato dal canto dell'Alleluia che “annuncia la resurrezione di Cristo e proclama la vittoria della luce sulle tenebre, della vita sulla morte”.
“Vi esorto pertanto a vivere intensamente questi giorni affinché orientino decisamente la vita di ciascuno all'adesione generosa e convinta a Cristo, morto e risorto per noi”, ha concluso il Santo Padre.
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