mercoledì 7 aprile 2010

AD OGNI COSTO, ANCHE NEL 2010

5 Aprile 2010
Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it
A marzo ho pubblicato il libro "Ad ogni costo". Questo libro contiene una raccolta di tutte le battaglie, di tutte le iniziative e di tutte le proposte che Italia dei Valori ha portato avanti con la sua azione politica, e che il sottoscritto ha riportato attraverso articoli e filmati attraverso il Blog.
Il 2009 è stato un anno di dura opposizione su un fronte e di proposte e di un programma di alternativa di governo dall'altro. Il 2010 sarà un anno in cui non cederemo di un millimetro a leggi porcata e ci siederemo dall'altro qualora sul tavolo troveremo delle riforme che possano traghettare il Paese fuori dalla profonda crisi economica in cui si trova. Crisi che verrà comunque affrontata dopo essere stata completamente ignorata per ben due anni.
Riporto di seguito l'introduzione al mio libro.
Il 2009 è stato un anno fuori dall’ordinario. Sono in politica da diversi anni, ma un assedio frontale di questo livello alla Costituzione e alla democrazia non lo avrei mai immaginato. Neanche durante i governi della prima Repubblica, quando emersero più volte legami tra mafia, servizi segreti e terrorismo, o nel periodo della corruzione dilagante di Tangentopoli, la politica si era mai spinta allo scontro aperto con le istituzioni e lo Stato, attraverso l’appoggio e il silenzio degli organi di informazione. Prima delle stragi degli anni Novanta, la collusione tra Stato e criminalità, in nome di una presunta Realpolitik, era occultata, tenuta sotto traccia, ammantata da un po’ di pudore. Con l’ultimo governo Berlusconi, il progetto piduista «Rinascita democratica » di Licio Gelli è stato sdoganato. Gli italiani vengono disinformati in modo scientifico dalla televisione e dai giornali. Il sistema è in larga parte corrotto da una rete affaristica, privata e pubblica, che dispone a suo piacimento dei mezzi di comunicazione di massa con cui illude e blandisce la popolazione, e soprattutto denigra, irride, ricatta, umilia gli avversari politici, trasformandoli agli occhi dell’opinione pubblica in marionette e sobillatori. Siamo arrivati a questo punto non solo per la potenza piduista con cui il modello Berlusconi si è impossessato del governo del Paese, ma anche per la fiacca, inefficace, pilatesca e a volte connivente inazione del centrosinistra che si è mostrato troppo spesso debole, incapace e allo sbando. Una coalizione di centrosinistra corresponsabile per avere, nei precedenti governi, volutamente ignorato provvedimenti sul conflitto di interessi, rendendo così possibile lo strapotere mediatico di Silvio Berlusconi. Oltre al conflitto di interessi, pesa sui governi di centrosinistra l’enorme regalia delle concessioni radiotelevisive pubbliche per le reti Mediaset, pagate con un misero un per cento del fatturato RTI, società della galassia imprenditoriale Fininvest. Un benefit di Stato con il quale il più grande « improcessabile » della storia d’Italia ha potuto costruire immense ricchezze per comprare e irretire intere fasce sociali della popolazione italiana, riuscendo a occupare - per sé e i suoi sodali - gran parte delle più alte cariche istituzionali. Se il cerchio del « golpe bianco » non si è ancora chiuso, ciò è dovuto soprattutto alla presenza in Parlamento e nel Paese di un partito, l’Italia dei valori, che - con la sua forte opposizione all’antidemocrazia e al regime fascista di ritorno - si è assunto l’onere e l’onore di organizzare la « resistenza ». Un’opposizione politica che ha esposto me e il partito ad attacchi denigratori e diffamatori da parte dell’intero sistema, in primis quello dell’informazione. Al gioco del tiro al piattello sul partito degli ex PM (tra le tante etichette affibbiate all’Italia dei valori) si sono cimentati un po’ tutti: avversari e colleghi, quotidiani, telegiornali, organi di garanzia e controllo, alte cariche dello Stato, i maggiori rotocalchi nazionali e perfino i soliti « sapientoni terzisti » (quelli che usano la penna per criticare tutti, dando un colpo al cerchio e uno alla botte per far vedere che sanno tutto loro). Le dichiarazioni del mondo politico e mediatico contro l’operato mio e dell’Italia dei valori hanno evidenziato la strategia distruttiva del sistema piduista al potere nei confronti di chi non si sottopone ai loro riti, alla loro volontà, al loro capezzale. Abbiamo lottato contro tutti, o « quasi ». Perché se è vero che in Parlamento l’azione politica di Italia dei valori è stata condotta in pressoché completa solitudine, è vero anche che fuori dalle istituzioni, nelle strade, nei cancelli delle fabbriche, e in rete non ci siamo mai sentiti soli né abbandonati. «Quasi » perché al fianco ho avuto la rete, l’unico strumento in Italia con cui sia ancora possibile sviluppare un’informazione libera, e raccontare un Paese diverso e reale. «Quasi » perché da questa nuova forma di democrazia dal basso è nata la sola spinta riformista, in parte confluita nell’Italia dei valori con candidature della società civile, in parte in altri movimenti e forme di associativismo, e in parte rimasta energia libera, che ha il fondamentale ruolo di risvegliare le coscienze dei cittadini. «Quasi » perché conduttori come Santoro e la Gabanelli, e giornalisti come Travaglio, Gomez, Barbacetto e altri ancora hanno difeso i propri spazi di libertà all’interno dell’informazione pubblica. «Quasi » perché Beppe Grillo resiste instancabile, nonostante sia oscurato da una cappa mediatica, nonostante abbia portato a termine con il solo aiuto di Internet una raccolta firme per tre referendum e una legge di iniziativa popolare. Talvolta, nei possibili momenti di sconforto che colgono chi intraprende una missione difficile in solitudine, mi interrogo su come sarebbe il Paese senza l’opposizione e le battaglie che l’Italia dei valori e quel « quasi » che ho descritto hanno condotto in questi anni. Con tutta probabilità, l’Italia sarebbe già diventata una dittatura morbida sprofondata nell’abisso del degrado istituzionale, politico, mediatico e culturale. Anche per evitare che ciò accada, la rete è l’unica arma che ci è rimasta per portare avanti la nostra resistenza.

Nessun commento: