venerdì 27 novembre 2009

SPECIALE / LA SVOLTA DELL'OMICIDIO BASILE (14) - IL 66ENNE COLITTI SCEGLIE LA VIA DEL SILENZIO

L'avvocato Francesca Conte,
tra i difensori del 66enne:
"Scelta dettata da esigenze tecniche:
dimostreremo la sua innocenza
nelle sedi opportune".
Per i legali gli elementi a carico
sarebbero deboli.
27 Novembre 2009
Tratto dal Sito Internet
www.lecceprima.it
Si è avvalso della facoltà di non rispondere Vittorio Colitti, il 66enne di Ugento rinchiuso nel carcere di Borgo San Nicola perché ritenuto responsabile insieme a suo nipote, Vittorio Luigi Colitti, 19enne, di omicidio in concorso, di Peppino Basile. Non ha parlato, ha scelto di rimanere in silenzio, di non raccontare nulla al gip Antonio Del Coco ed al pubblico ministero Giovanni De Palma.
“Si è trattata di una scelta dettata da esigenze tecniche, processuali; è nostra ferma intenzione dimostrare la sua innocenza nel modo e nelle sedi opportune”, afferma l’avvocato Francesca Conte, che lo difende insieme a Paolo Pepe e Francesco Vergine. Secondo l’avvocato Conte, “ i Colitti ed i Basile erano in ottimi rapporti, quasi una famiglia allargata ed è impensabile credere che nonno e nipote possano essere gli autori di un delitto così atroce, alla luce dei loro rapporti. Anche perché allo stato degli atti questo è un omicidio senza movente. Vedremo se la parola fine è stata davvero scritta”.
La prossima mossa sarà presentare istanza di scarcerazione al Tribunale del Riesame, che per primo dovrà pronunciarsi sulla colpevolezza dei due indagati. Perché al Tribunale della libertà intendono ricorrere anche gli avvocati Roberto Bray ed Antonio Melileo, i difensori di Vittorio Luigi Colitti, che ieri ha fermamente proclamato la sua innocenza.
“A distanza di un anno e mezzo dall’omicidio probabilmente c’era l’esigenza di arrivare ad un punto di svolta”, afferma l’avvocato Bray. “Le indagini potrebbero continuare orientandosi su altre vie, probabilmente un po’ troppo trascurate. Mi sembra che gli elementi con cui sia stata disposta la custodia cautelare nei confronti di entrambi siano troppo deboli”, ha detto, a tentativo di discolpa dei due indagati.
A detta dei legali degli arrestati, le fondamenta su cui poggia l’accusa vacillano, e si guarda con perplessità all’attendibilità di quella piccola testimone, la bambina di 6 anni, che con le sue parole avrebbe permesso, secondo la Procura ordinaria e quella dei minori, di dare una svolta in uno degli omicidi più misteriosi e controversi degli ultimi tempi.
Linda Cappello

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