Tratto dal Sito Internet
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Un anno e mezzo: tanto sono durate le indagini sull'assassinio del consigliere provinciale dell’Idv Peppino Basile, ucciso a Ugento nella notte tra il 14 e il 15 giugno dell’anno scorso mentre rincasava. Un delitto che suscitò scalpore e che innescò una serie di polemiche anche a livello politico. Un anno e mezzo di indagini, caratterizzate da omertà e da veleni. La gente non collabora, dicevano gli investigatori che mai hanno tralasciato alcuna pista per risalire agli assassini e al movente di quel delitto.
“Non sono omertosi, hanno paura”, hanno più volte replicato esponenti politici salentini. E poi i sospetti che l’uccisione fosse legata all’attività politico-amministrativa di questo esponente dell’Italia dei Valori, certo un pò esuberante e che interpretava la politica con uno stile tutto personale. E in questa vicenda investigativa, che ha visto spesso momenti di tensioni, manifestazioni di piazza, lettere minatorie, un ruolo di rilievo lo ha avuto anche il parroco di san Giovanni Bosco ad Ugento, don Stefano Rocca. Proprio a lui in questi mesi sono state indirizzate diverse intimidazioni sotto forma di lettere anonime e minacce telefoniche di morte. Ma nonostante queste, più volte don Stefano si era rivolto ai suoi concittadini perchè chi sapesse parlasse, aprisse uno squarcio sull'assassinio del consigliere, peraltro suo grande amico.
Nei mesi scorsi il sacerdote fu ascoltato in Procura quale persona informata dei fatti dal Pm Palma che si occupava delle indagini non solo sull'omicidio Basile, ma anche sulle intimidazioni a don Stefano. Pochi giorni prima un uomo aveva telefonato al 113: “Faremo fuori don Stefano, colui che parla sempre di Peppino Basile” minacciò. E da quel momento don Stefano è diventato anche un parroco sorvegliato a vista dalle forze dell’ordine. Così, tra polemiche e veleni per tutto questo tempo il delitto Basile, è rimasto un autentico rompicapo per gli investigatori che non si sono mai sbilanciati sul possibile movente, non escludendo nè questioni personali, nè la pista politica.
Negli uffici del Comune di Ugento furono acquisiti anche numerosi documenti relativi all’attività svolta da Basile in qualità di consigliere d’opposizione. Un comitato locale, sorto all’indomani dell’omicidio su iniziativa del suo partito, ha sempre insistito sull'ipotesi di un omicidio legato ad interessi economici poco chiari su Ugento che Basile avrebbe cercato di combattere. Gli arresti di questa notte dovrebbero finalmente aver posto fine a dubbi e incertezze, e anche a un anno e mezzo di polemiche e veleni.
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