giovedì 2 dicembre 2010

RACALE, DUE IPOTESI DI REATO PER LA SCOMPARSA DEL PICCOLO MAURO: SEQUESTRO DI PERSONA E OMICIDIO VOLONTARIO

2 Dicembre 2010
Tratto dal Sito Internet
www.quotidianodipuglia.it

Di Gianfranco Lattante
C’è un indagato per la scomparsa del piccolo Mauro Romano. E ci sono anche due ipotesi di reato: sequestro di persona e omicidio volontario. Un sussulto per una vicenda che si trascina da 33 anni. Un sobbalzo per un’inchiesta che, finora, non aveva portato da nessuna parte.
Un fremito per quelle carte ingiallite che raccontano la scomparsa di un bimbo di 6 anni e mezzo che, in un pomeriggio d’estate del 1977, si è allontanato dalla casa dei nonni e non ha mai più fatto ritorno.
Il nome che è finito sul registro degli indagati è quello di Vittorio Romanelli, ex barbiere sulla settantina, di Racale. È l’uomo che i genitori di Mauro, papà Gianni e mamma Bianca, indicano come il responsabile della scomparsa del figlio. La sua iscrizione è stato un atto dovuto da parte del magistrato, il sostituto procuratore Giuseppe Capoccia, che ha preso in mano le indagini sul giallo di Racale dopo la riapertura dell’inchiesta. L’iscrizione, infatti, non è altro che la conseguenza di quanto i coniugi Romano vanno raccontando da tempo, delle loro caparbie indagini condotte fra la congregazione dei Testimoni di Geova e dei loro sospetti che si sono materializzati nella denuncia trasmessa in Procura nel maggio scorso. Contro l’indagato, al momento, non ci sono elementi emersi dalle indagini svolte dalla polizia. E l’iscrizione, che non è un atto di accusa, risponde invece ad un’esigenza di maggiore tutela delle garanzie dell’indagato.
I sospetti dei Romano sul conto dell’ex barbiere sono cominciati a maturare qualche anno fa. Prima di allora fra le due famiglie, entrambe Testimoni di Geova, c’era stata armonia e grande concordia. I rapporti si sono raffreddati dopo che un altro componente della Congregazione dei Testimoni di Geova, al termine di indagini private, avrebbe riferito ai coniugi Romano i suoi sospetti intorno al coinvolgimento del confratello nella scomparsa di Mauro. E, in quell’occasione, sarebbe stato anche indicato un possibile movente del rapimento: soldi in cambio del bambino.
La denuncia dei confronti di Romanelli è stata presentata solo di recente. Ed è coincisa con l’allontanamento da parte della famiglia Romano dalla Congregazione dei Testimoni di Geova per via del precetto che vieta “ad un fratello di portare in giudizio un altro fratello della stessa religione”.
Quale peso possano avere i sospetti mossi dai genitori di Mauro nell’indagine coordinata dalla Procura e condotta dagli agenti della Squadra Mobile è troppo presto per dirlo.
Certo è che nei giorni scorsi Romanelli è stato interrogato dagli investigatori. È comparso negli uffici della Questura accompagnato dal difensore di fiducia. L’anziano, benchè in condizioni di salute non buone, ha respinto ogni sospetto, ha smentito le accuse mosse dai coniugi Romano ed ha riferito di non avere nulla a che fare con la scomparsa del piccolo Mauro.
A convincere i coniugi a presentare la denuncia contro l’ex amico di famiglia sono state anche le memorie del primogenito, Antonio che, a distanza di tanti anni, ha ricordato che il fratellino era solito salire sulla Vespa del sospettato.
Mauro scomparve da vico Immacolata, a Racale, la strada della casa dei nonni. Le indagini portarono in zona Castelforte, una campagna fra Racale e Taviano, che si raggiunge facilmente dall’abitazione dei nonni. Carabinieri, un investigatore privato e volontari setacciarono la zona. E in un trullo, venne trovato un batuffolo di ovatta intriso di cloroformio.

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