Tratto dal Sito Internet
Il provvedimento contenente le linee guida della regione Puglia per l’autorizzazione all’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili è all’attenzione della commissione consiliare competente dopo il primo via libera della giunta regionale. Ma c’è un mondo che scalpita alla porta del massimo ente locale, un mondo irruente che alla fine, se riuscisse a passare con tutta la sua forza dirompente al di là dello scoglio dei controlli, svilupperebbe qualcosa come 90mila megawatt. Un dato stratosferico «ma in realtà irreale – spiega Marco Pigni, direttore dall'associazione dei produttori di energia da fonti rinnovabili – I tempi di sviluppo e delle autorizzazioni sono così lunghi che gli operatori presentano diverse domande sperando che ne sia accettata almeno una».
Più realmente, se guardiamo le stime ufficiali, la Puglia dovrebbe toccare quota 16mila megawatt di potenza installata entro il 2020. E sarebbe comunque tanto visto che parliamo di una quota pari a tre volte quella disponibile. Anche sulla disponibilità, tuttavia, va fatta qualche precisazione. Il governo dovrebbe emanare a breve il provvedimento contenente la cosiddetta burden sharing, ovvero la quota di energia rinnovabile attribuita a ciascuna regione. Qualcuno vocifera che la Puglia sia molto vicina al raggiungimento della sua burden sharing, anzi potrebbe addirittura già aver raggiunto la soglia. Questo, tuttavia, non significa nulla. Per intenderci, la burden sharing è una soglia minima e non un tetto per la produzione energetica da fonti rinnovabili. Anzi, le Regioni devono garantire massima accelerazione e procedure facilitate.
In questo quadro, neanche le linee guida costituiscono un vero freno giacché sono deputate a individuare, in un territorio, le aree non idonee «per tipologia di impianto». Questo significa che ci sono sì zone protette (per motivi paesaggistici, genericamente ambientali o perché vi si trovano coltivazioni di pregio), ma in queste sono vietati alcuni tipi di impianti (quelli oggettivamente più impattanti), non certamente tutti gli impianti.
«La polemica innescata - dice il presidente regionale di Legambiente, Francesco Tarantini - sulle infiltrazioni criminali negli investimenti sulle fonti rinnovabili mi sembra paradossale. Non è l’industria delle fonti rinnovabili di per sé che attira gli interessi della criminalità, purtroppo capace di manifestarsi ovunque ci siano importanti flussi di danaro. Il settore delle rinnovabili è fondamentale per il futuro della nostra regione, del Paese, del Pianeta. Non facciamone un caprio espiatorio».
Più realmente, se guardiamo le stime ufficiali, la Puglia dovrebbe toccare quota 16mila megawatt di potenza installata entro il 2020. E sarebbe comunque tanto visto che parliamo di una quota pari a tre volte quella disponibile. Anche sulla disponibilità, tuttavia, va fatta qualche precisazione. Il governo dovrebbe emanare a breve il provvedimento contenente la cosiddetta burden sharing, ovvero la quota di energia rinnovabile attribuita a ciascuna regione. Qualcuno vocifera che la Puglia sia molto vicina al raggiungimento della sua burden sharing, anzi potrebbe addirittura già aver raggiunto la soglia. Questo, tuttavia, non significa nulla. Per intenderci, la burden sharing è una soglia minima e non un tetto per la produzione energetica da fonti rinnovabili. Anzi, le Regioni devono garantire massima accelerazione e procedure facilitate.
In questo quadro, neanche le linee guida costituiscono un vero freno giacché sono deputate a individuare, in un territorio, le aree non idonee «per tipologia di impianto». Questo significa che ci sono sì zone protette (per motivi paesaggistici, genericamente ambientali o perché vi si trovano coltivazioni di pregio), ma in queste sono vietati alcuni tipi di impianti (quelli oggettivamente più impattanti), non certamente tutti gli impianti.
«La polemica innescata - dice il presidente regionale di Legambiente, Francesco Tarantini - sulle infiltrazioni criminali negli investimenti sulle fonti rinnovabili mi sembra paradossale. Non è l’industria delle fonti rinnovabili di per sé che attira gli interessi della criminalità, purtroppo capace di manifestarsi ovunque ci siano importanti flussi di danaro. Il settore delle rinnovabili è fondamentale per il futuro della nostra regione, del Paese, del Pianeta. Non facciamone un caprio espiatorio».
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