domenica 19 dicembre 2010

DELITTO BASILE, PARLA L'ACCUSA -LA BIMBA TESTIMONE DICE LA VERITA'-

19 Dicembre 2010
Tratto dal Sito Internet
www.quotidianodipuglia.it
Disse la verità la bambina di cinque anni e mezzo che vide ammazzare Peppino Basile dalla finestra di casa dei nonni. E hanno raccontato genuinamente e spontaneamente cosa videro quella notte fra il 14 ed il 15 giugno di due
anni ad Ugento, i residenti di via Nizza che accorsero attorno al cadavere del consigliere comunale e provinciale di Italia dei Valori. E che lì trovarono Stefano Colitti.
Cioè il padre ed il figlio dei due indiziati. Otto ore di fila per fornire tutte le motivazioni in diritto ed in fatto non sono bastate al pubblico ministero Simona Filoni per chiudere la requisitoria con le richieste di condanna dell’imputato Vittorio Colitti, 19 anni.
Si riprende domani e si prevede che il magistrato parlerà per altrettante ore e con lo stesso puntiglio per concludere la sua ricostruzione del processo e delle indagini sull’omicidio di Basile. Ieri ha parlato a lungo di cosa sarebbe accaduto la notte in via Nizza e del perchè ritenere attendibile la piccola ex dirimpettaia dei Colitti e di Basile: insomma, il pubblico ministero Filoni è apparsa più che mai convinta, anzi anche rafforzata, nel credere che Colitti junior fosse per strada a mantenere Basile per un fianco mentre il nonno gli avrebbe inferto 24 coltellate.
Dalla parte dell’accusa, l’ordinanza del 2 novembre con cui la Cassazione rimise in libertà l’imputato, ravvisandola mancanza di esigenze cautelari: «E’ stata diffusamente e razionalmente valutata la attendibilità e la credibilità della testimone minorenne», ha letto testualmente il pubblico ministero. «Anche alla stregua delle sue audizioni negli incidenti probatori del 23 dicembre 2009 e dei 17 febbraio 2010, nonchè nel procedimento civile instaurato a sua tutela. Con puntuale indagine circa la possibilità che la narrazione possa essere stata condizionata da fattori di suggestione familiari. Ovvero riferibili all’ambiente, anche mediatico, a lei circostante».
Perchè la Cassazione abbia scritto queste parole sulla piccola testimone, il pubblico ministero lo ha spiegato essenzialmente in tre punti: primo, per quattro volte fece riferimento a Vittorio Colitti nonno e nipote. La prima volta direttamente a lei, al luogotenente dei carabinieri Nicola Ricci ed agli assistenti sociali. Poi nel primo incidente probatorio, al giudice Maria Rita Verardo nel procedimento civile ed infine nell’ultimo incidente probatorio. Secondo: le parole della bimba sono state confermate in parte del fratello di sette anni. Terzo, la sua descrizione delle “botte a Peppino”, cioè dell’accoltellamento, trovò conferma nella relazione del medico legale Alberto Tortorella.
«Non ha mai aggiunto nuovi dettagli. Non ha mai usato parole di altri. Non ha mai raccontato ad altri ciò che riferì agli inquirenti. E non ha mai inventato nulla», ha sottolineato la Filoni per sostenere che non ci fossero i presupposti per mettere in dubbio il racconto della bambina, come fece il consulente della difesa Laura Volpini. «Per sostenere che ci sia stato un condizionamento bisogna spiegare quando è avvenuto, come e perchè. Qui l’unico condizionamento accertato è stato quello della nonna: le disse di non dire niente a nessuno di quello che videro insieme dalla finestra, sennò le sarebbe potuto accadere qualcosa di brutto. E la nonna era stata fino a quel momento la figura di riferimento della bimba, come ci hanno riferito in aula lo psicologo e psicoterapeuta Salvatore Nuzzo e la pedagoga Michela Francia».
Insomma, disse il vero la bambina che fu svegliata dalle grida giunte dalla strada. Disse il vero, ha sostenuto l’accusa. E se la credibilità fece scattare le manette il 25 novembre dell’anno scorso, ora deciderà la sentenza.

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