"Regem venturum Dominum
Venite, adoremus"
Carissimi figli,
ancora una volta il mistero del Natale bussa alle porte del nostro spirito. Le luci della festa risplendono nuovamente nelle case, nelle piazze, per le vie della città. Per un momento la prospettiva di un mondo più umano e meno ingiusto, sembra diventare realtà e suggerire a ogni uomo un itinerario verso la sua più autentica realizzazione.
Lo sgomento per tante situazioni e fatti della vita, ancor più il dolore per l'incapacità di guardare oltre i propri fallimenti, lasciano spazio a nuove speranze, seppur per breve tempo. Improvvisamente, anche per chi è lontano dal vissuto ecclesiale, tutti i frammenti della vita ordinaria, convergono verso un'ora, dimenticata dalle cronache storiche degli antichi ma decisiva per tutta l'umanità: la nascita del bambino di Betlemme.
Nell'immaginario comune la figura del bambino di Betlemme evoca sullo sfondo categorie come "redenzione","salvezza", "vita eterna". Parole spesso percepite come il retaggio di un'epoca che non esiste più. Eppure, nonostante lo scorrere dei secoli, esse non solo mantengono inalterata la propria bellezza ma continuamente indicano all'uomo il senso della propria esistenza e tutto ciò che la rende tale.
Ma andando oltre il comune sentire, le dotte acquisizioni dei teologi, l'esperienza assolutamente straordinaria dei mistici, chi è per noi Gesù di Nazaret?
Per rispondere a questa domanda occorre guardare alla ricchezza della fede, che vede in Lui un Re ma non secondo l'ordine delle "grandezze umane". Generalmente, quando pensiamo alla figura di un monarca essa emerge con alcune caratteristiche, che ne pongono in luce il grande valore. Spesso i "grandi della terra", tale è la definizione che compete ai sovrani, sono presentati come uomini potenti, capaci di orientare le sorti della storia e imprimere una direzione importante all'azione e al pensiero umano. Il loro nome raramente conosce l'oblio del tempo, e altrettanto durevole è la memoria delle miserie e delle virtù che li distinsero in vita.
Com'è, invece, diversa l'immagine del bambino di Betlemme! Egli non grida, non fa rumore per le strade, non spezza la canna incrinata, non spegne lo stoppino dalla fiamma esile (Is. 42, 2). Tutta la sua maestà ci parla di un amore capace di trasformare il cuore dell'uomo, fino a renderlo "specchio" del cuore di Dio. È l'immagine di un Re umile quella che la storia e la Rivelazione ci consegnano in questi giorni. Accogliamola senza riserve e senza timori. Lasciamoci interrogare dalla sua dignità, attraversare dalla sua dolcezza, guarire dalla sua umanità.
A tutti ma in modo particolare ai minori in situazioni difficili, ai coniugi separati, agli anziani soli, a quanti hanno perso di recente una persona cara e sentono con sofferenza la sua mancanza in questa festa, ai malati, a quanti si sentono privi di affetti e sono senza casa, senza lavoro e senza cittadinanza, giunga il mio augurio di un Santo Natale, insieme alla promessa di un sincero ricordo nella preghiera.
Nardò, Natale 2010
+ Domenico Caliandro
Vescovo di Nardò-Gallipoli
Venite, adoremus"
Carissimi figli,
ancora una volta il mistero del Natale bussa alle porte del nostro spirito. Le luci della festa risplendono nuovamente nelle case, nelle piazze, per le vie della città. Per un momento la prospettiva di un mondo più umano e meno ingiusto, sembra diventare realtà e suggerire a ogni uomo un itinerario verso la sua più autentica realizzazione.
Lo sgomento per tante situazioni e fatti della vita, ancor più il dolore per l'incapacità di guardare oltre i propri fallimenti, lasciano spazio a nuove speranze, seppur per breve tempo. Improvvisamente, anche per chi è lontano dal vissuto ecclesiale, tutti i frammenti della vita ordinaria, convergono verso un'ora, dimenticata dalle cronache storiche degli antichi ma decisiva per tutta l'umanità: la nascita del bambino di Betlemme.
Nell'immaginario comune la figura del bambino di Betlemme evoca sullo sfondo categorie come "redenzione","salvezza", "vita eterna". Parole spesso percepite come il retaggio di un'epoca che non esiste più. Eppure, nonostante lo scorrere dei secoli, esse non solo mantengono inalterata la propria bellezza ma continuamente indicano all'uomo il senso della propria esistenza e tutto ciò che la rende tale.
Ma andando oltre il comune sentire, le dotte acquisizioni dei teologi, l'esperienza assolutamente straordinaria dei mistici, chi è per noi Gesù di Nazaret?
Per rispondere a questa domanda occorre guardare alla ricchezza della fede, che vede in Lui un Re ma non secondo l'ordine delle "grandezze umane". Generalmente, quando pensiamo alla figura di un monarca essa emerge con alcune caratteristiche, che ne pongono in luce il grande valore. Spesso i "grandi della terra", tale è la definizione che compete ai sovrani, sono presentati come uomini potenti, capaci di orientare le sorti della storia e imprimere una direzione importante all'azione e al pensiero umano. Il loro nome raramente conosce l'oblio del tempo, e altrettanto durevole è la memoria delle miserie e delle virtù che li distinsero in vita.
Com'è, invece, diversa l'immagine del bambino di Betlemme! Egli non grida, non fa rumore per le strade, non spezza la canna incrinata, non spegne lo stoppino dalla fiamma esile (Is. 42, 2). Tutta la sua maestà ci parla di un amore capace di trasformare il cuore dell'uomo, fino a renderlo "specchio" del cuore di Dio. È l'immagine di un Re umile quella che la storia e la Rivelazione ci consegnano in questi giorni. Accogliamola senza riserve e senza timori. Lasciamoci interrogare dalla sua dignità, attraversare dalla sua dolcezza, guarire dalla sua umanità.
A tutti ma in modo particolare ai minori in situazioni difficili, ai coniugi separati, agli anziani soli, a quanti hanno perso di recente una persona cara e sentono con sofferenza la sua mancanza in questa festa, ai malati, a quanti si sentono privi di affetti e sono senza casa, senza lavoro e senza cittadinanza, giunga il mio augurio di un Santo Natale, insieme alla promessa di un sincero ricordo nella preghiera.
Nardò, Natale 2010
+ Domenico Caliandro
Vescovo di Nardò-Gallipoli
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