padre Raniero Cantalamessa
11 dicembre 2009
11 dicembre 2009
Tratto da ZENIT.org
Continua la pubblicazione del testo della seconda meditazione d'Avvento che il Predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, OFM Cap., ha tenuto lo scorso venerdì alla presenza di Benedetto XVI e della Famiglia pontificia nella cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico.
Il tema delle meditazioni di quest'anno è: “Ministri di Cristo e dispensatori dei misteri di Dio” (1 Corinzi 4, 1).
La prima Predica è stata tenuta il 4 dicembre. La prossima sarà il 18 dicembre.
Il tema delle meditazioni di quest'anno è: “Ministri di Cristo e dispensatori dei misteri di Dio” (1 Corinzi 4, 1).
La prima Predica è stata tenuta il 4 dicembre. La prossima sarà il 18 dicembre.
5. Unti per diffondere nel mondo il buon odore di Cristo
Nello stesso contesto della 2 Corinzi, l’Apostolo, sempre riferendosi al ministero apostolico, sviluppa la metafora dell’unzione con quella del profumo che ne è l’effetto; scrive: “Siano rese grazie a Dio che sempre ci fa trionfare in Cristo e che per mezzo nostro spande dappertutto il profumo della sua conoscenza. Noi siamo infatti davanti a Dio il profumo di Cristo” ( 2 Cor 2, 14-15).
Questo dovrebbe essere il sacerdote: il buon profumo di Cristo nel mondo! Ma l’Apostolo ci mette sull’avviso, aggiungendo subito dopo: “Abbiamo questo tesoro in vasi di terra” (2 Cor 4,7). Sappiamo fin troppo bene, dalla dolorosa e umiliante esperienza recente, cosa tutto questo significa. Gesù diceva agli apostoli: “Voi siete il sale della terra; ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini” (Mt 5,13). La verità di questa parola di Cristo è dolorosamente sotto i nostri occhi. Anche l’unguento se perde l’odore e si guasta, si trasforma nel suo contrario, in lezzo, e anziché attirare a Cristo, allontana da lui. Anche per rispondere a questa situazione il Santo Padre ha indetto il presente anno sacerdotale. Lo dice apertamente nella lettera di indizione: “ Ci sono purtroppo anche situazioni, mai abbastanza deplorate, in cui è la Chiesa stessa a soffrire per l’infedeltà dei alcuni suoi ministri. È il mondo a trarre allora motivo di scandalo e di rifiuto”. La lettera del papa non si ferma a questa costatazione; aggiunge infatti: “Ciò che massimamente può giovare in tali casi alla Chiesa non è tanto la puntigliosa rilevazione delle debolezze dei suoi ministri, quanto una rinnovata e lieta coscienza della grandezza del dono di Dio, concretizzato in splendide figure di generosi pastori, di Religiosi, ardenti di amore per Dio e per le anime” . La rilevazione delle debolezze va fatta anch’essa, per rendere giustizia alle vittime e la Chiesa ora lo riconosce e la attua come meglio può, ma va fatta in altra sede e, in ogni caso, non è da essa che verrà lo slancio per un rinnovamento del ministero sacerdotale. Io ho pensato a questo ciclo di meditazioni sul sacerdozio proprio come un piccolo contributo nel senso auspicato dal Santo Padre. Vorrei, al posto mio, far parlare il mio Serafico Padre san Francesco. In un tempo in cui la situazione morale del clero era senza confronto più triste di quella di oggi, egli, nel suo Testamento, scrive:
“Il Signore mi dette e mi dà tanta fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della santa Chiesa Romana, a causa del loro ordine, che se mi dovessero perseguitare voglio ricorrere ad essi. E se io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e mi incontrassi in sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie dove abitano, non voglio predicare contro la loro volontà. E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come miei signori, e non voglio in loro considerare il peccato, poiché in essi io vedo il Figlio di Dio e sono miei signori. E faccio questo perché, dell’altissimo Figlio di Dio nient’altro io vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo corpo e il sangue suo che essi soli consacrano ed essi soli amministrano agli altri”.
Nel testo citato all’inizio Paolo parla della “gloria” dei ministri della Nuova Alleanza dello Spirito, immensamente più alta di quella antica. Questa gloria non viene dagli uomini e non può essere distrutta dagli uomini. Il Santo Curato diffondeva certamente intorno a sé il buon odore di Cristo ed era per questo che le folle accorrevano ad Ars; più vicino a noi, Padre Pio da Petrelcina diffondeva il profumo di Cristo, a volte anche un profumo fisico, come è attestato da innumerevoli persone degne di fede. Tanti sacerdoti, ignorati dal mondo, sono nel loro ambiente il buon odore di Cristo e del vangelo. Il “Curato di campagna” di Bernanos ha innumerevoli compagni diffusi per il mondo, in città non meno che in campagna.
Il Padre Lacordaire ha tracciato un profilo del sacerdote cattolico, che può apparire oggi un po’ troppo ottimistico e idealizzato, ma ritrovare l’ideale e l’entusiasmo per ministero sacerdotale è proprio la cosa che ci occorre in questo momento e perciò lo riascoltiamo a conclusione della presente meditazione:
“Vivere in mezzo al mondo senza alcun desiderio per i suoi piaceri; essere membro di ogni famiglia, senza appartenere ad alcuna di esse; condividere ogni sofferenza, essere messo a parte di ogni segreto, guarire ogni ferita; andare ogni giorno dagli uomini a Dio per offrirgli la loro devozione e le loro preghiere, e tornare da Dio agli uomini per portare a essi il suo perdono e la sua speranza; avere un cuore di acciaio per la castità e un cuore di carne per la carità; insegnare e perdonare, consolare e benedire ed essere benedetto per sempre. O Dio, che genere di vita è mai questo? È la tua vita, o sacerdote di Gesù Cristo!”[10].
Note
1) S. Ireneo, Adv. Haer. III, 24, 1.
2) S. Atanasio, Lettere a Serapione, III, 3 (PG 26, 628 s.).
3) PO, 1,2.
4) S. Agostino, Sulla prima lettera di Giovanni, 3,5 (PL 35, 2000); cf. 3, 12 (PL 35, 2004).
5) Cf. S. Agostino, Sulla prima lettera di Giovanni, 3,13 (PL 35, 2004 s.); cf. S. Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli 30, 3 (PL 76, 1222).
6) S. Bernardo, Sul Cantico, I, 6, 11 (ed. Cistercense, I, Roma 1957, p.7).
7) S. Bonaventura, IV, d.23,a.1,q.1 (ed. Quaracchi, IV, p.589); Sermone III su S. Maria Maddalena (ed. Quaracchi, IX, p. 561).
8) Ibidem, VII, 5.
9) S. Basilio, Sullo Spirito Santo, XVI, 39 (PG 32, 140C).
10) H. Lacordaire, cit. da D.Rice, Shattered Vows, The Blackstaff Press, Belfast 1990, p.137.
Nello stesso contesto della 2 Corinzi, l’Apostolo, sempre riferendosi al ministero apostolico, sviluppa la metafora dell’unzione con quella del profumo che ne è l’effetto; scrive: “Siano rese grazie a Dio che sempre ci fa trionfare in Cristo e che per mezzo nostro spande dappertutto il profumo della sua conoscenza. Noi siamo infatti davanti a Dio il profumo di Cristo” ( 2 Cor 2, 14-15).
Questo dovrebbe essere il sacerdote: il buon profumo di Cristo nel mondo! Ma l’Apostolo ci mette sull’avviso, aggiungendo subito dopo: “Abbiamo questo tesoro in vasi di terra” (2 Cor 4,7). Sappiamo fin troppo bene, dalla dolorosa e umiliante esperienza recente, cosa tutto questo significa. Gesù diceva agli apostoli: “Voi siete il sale della terra; ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini” (Mt 5,13). La verità di questa parola di Cristo è dolorosamente sotto i nostri occhi. Anche l’unguento se perde l’odore e si guasta, si trasforma nel suo contrario, in lezzo, e anziché attirare a Cristo, allontana da lui. Anche per rispondere a questa situazione il Santo Padre ha indetto il presente anno sacerdotale. Lo dice apertamente nella lettera di indizione: “ Ci sono purtroppo anche situazioni, mai abbastanza deplorate, in cui è la Chiesa stessa a soffrire per l’infedeltà dei alcuni suoi ministri. È il mondo a trarre allora motivo di scandalo e di rifiuto”. La lettera del papa non si ferma a questa costatazione; aggiunge infatti: “Ciò che massimamente può giovare in tali casi alla Chiesa non è tanto la puntigliosa rilevazione delle debolezze dei suoi ministri, quanto una rinnovata e lieta coscienza della grandezza del dono di Dio, concretizzato in splendide figure di generosi pastori, di Religiosi, ardenti di amore per Dio e per le anime” . La rilevazione delle debolezze va fatta anch’essa, per rendere giustizia alle vittime e la Chiesa ora lo riconosce e la attua come meglio può, ma va fatta in altra sede e, in ogni caso, non è da essa che verrà lo slancio per un rinnovamento del ministero sacerdotale. Io ho pensato a questo ciclo di meditazioni sul sacerdozio proprio come un piccolo contributo nel senso auspicato dal Santo Padre. Vorrei, al posto mio, far parlare il mio Serafico Padre san Francesco. In un tempo in cui la situazione morale del clero era senza confronto più triste di quella di oggi, egli, nel suo Testamento, scrive:
“Il Signore mi dette e mi dà tanta fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della santa Chiesa Romana, a causa del loro ordine, che se mi dovessero perseguitare voglio ricorrere ad essi. E se io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e mi incontrassi in sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie dove abitano, non voglio predicare contro la loro volontà. E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come miei signori, e non voglio in loro considerare il peccato, poiché in essi io vedo il Figlio di Dio e sono miei signori. E faccio questo perché, dell’altissimo Figlio di Dio nient’altro io vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo corpo e il sangue suo che essi soli consacrano ed essi soli amministrano agli altri”.
Nel testo citato all’inizio Paolo parla della “gloria” dei ministri della Nuova Alleanza dello Spirito, immensamente più alta di quella antica. Questa gloria non viene dagli uomini e non può essere distrutta dagli uomini. Il Santo Curato diffondeva certamente intorno a sé il buon odore di Cristo ed era per questo che le folle accorrevano ad Ars; più vicino a noi, Padre Pio da Petrelcina diffondeva il profumo di Cristo, a volte anche un profumo fisico, come è attestato da innumerevoli persone degne di fede. Tanti sacerdoti, ignorati dal mondo, sono nel loro ambiente il buon odore di Cristo e del vangelo. Il “Curato di campagna” di Bernanos ha innumerevoli compagni diffusi per il mondo, in città non meno che in campagna.
Il Padre Lacordaire ha tracciato un profilo del sacerdote cattolico, che può apparire oggi un po’ troppo ottimistico e idealizzato, ma ritrovare l’ideale e l’entusiasmo per ministero sacerdotale è proprio la cosa che ci occorre in questo momento e perciò lo riascoltiamo a conclusione della presente meditazione:
“Vivere in mezzo al mondo senza alcun desiderio per i suoi piaceri; essere membro di ogni famiglia, senza appartenere ad alcuna di esse; condividere ogni sofferenza, essere messo a parte di ogni segreto, guarire ogni ferita; andare ogni giorno dagli uomini a Dio per offrirgli la loro devozione e le loro preghiere, e tornare da Dio agli uomini per portare a essi il suo perdono e la sua speranza; avere un cuore di acciaio per la castità e un cuore di carne per la carità; insegnare e perdonare, consolare e benedire ed essere benedetto per sempre. O Dio, che genere di vita è mai questo? È la tua vita, o sacerdote di Gesù Cristo!”[10].
Note
1) S. Ireneo, Adv. Haer. III, 24, 1.
2) S. Atanasio, Lettere a Serapione, III, 3 (PG 26, 628 s.).
3) PO, 1,2.
4) S. Agostino, Sulla prima lettera di Giovanni, 3,5 (PL 35, 2000); cf. 3, 12 (PL 35, 2004).
5) Cf. S. Agostino, Sulla prima lettera di Giovanni, 3,13 (PL 35, 2004 s.); cf. S. Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli 30, 3 (PL 76, 1222).
6) S. Bernardo, Sul Cantico, I, 6, 11 (ed. Cistercense, I, Roma 1957, p.7).
7) S. Bonaventura, IV, d.23,a.1,q.1 (ed. Quaracchi, IV, p.589); Sermone III su S. Maria Maddalena (ed. Quaracchi, IX, p. 561).
8) Ibidem, VII, 5.
9) S. Basilio, Sullo Spirito Santo, XVI, 39 (PG 32, 140C).
10) H. Lacordaire, cit. da D.Rice, Shattered Vows, The Blackstaff Press, Belfast 1990, p.137.
(3-FINE)
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