giovedì 31 dicembre 2009

DENTRO IL NATALE 2009 (41) - PORTAVOCE VATICANO: NATALE, TEMPO DI DIALOGO CON I NON CREDENTI

Commenta la proposta del Papa
di dialogo con atei e agnostici
24 dicembre 2009
Tratto da ZENIT.org
E' Natale anche per i non credenti, constata il portavoce vaticano commentando la proposta di Benedetto XVI di creare spazi di dialogo con agnostici e atei.
Padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha dedicato l'editoriale del numero delle feste di “Octava Dies” al commento del bilancio del 2009 tracciato dal Papa insieme ai suoi collaboratori della Curia Romana (cfr. ZENIT, 21 dicembre 2009).
Il Vescovo di Roma ha concluso la sua analisi affermando che “al dialogo con le religioni deve oggi aggiungersi soprattutto il dialogo con coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come Sconosciuto”.
Padre Lombardi spiega che “vivendo in un mondo largamente secolarizzato e in cui la fede appare sempre più difficile, sono parole di cui avevamo bisogno”.
“Il Papa ricorda che Gesù sgombera con passione dagli affari materiali un grande cortile del tempio - quello detto 'dei gentili', dei non appartenenti al popolo ebraico - proprio perché ci possa essere un luogo di preghiera aperto a coloro che 'conoscono Dio soltanto da lontano, che sono scontenti con i loro dèi, riti, miti; che desiderano il Puro e il Grande, anche se Dio rimane per loro il Dio ignoto'”.
“Il Papa è riuscito a far capire che 'le persone che si ritengono agnostiche o atee, devono stare a cuore a noi credenti'; e questo rispettando la loro libertà di pensiero e di volontà, rispettando il loro non voler essere considerate 'oggetto di missione' da parte nostra”.
“Non sempre le nostre parole lasciano intendere questo rispetto”, aggiunge il portavoce vaticano. “E tuttavia esse devono sentirci - come singoli e come comunità - cordialmente vicini, amichevoli esperti nel riconoscere il continuo tornare della domanda su Dio come essenziale all’esistenza umana, nostalgia profonda di amore e di luce”.
“La contemplazione dell’Incarnazione, che è insieme rivelazione e mistero, ci educhi a questa duplice amicizia con Dio e con l’uomo che non lo conosce”, conclude.

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