L'Ordinario militare al personale impegnato
nelle missioni internazionali di pace
24 dicembre 2009
24 dicembre 2009
Tratto da ZENIT.org
Nella lettera ai militari impegnati nelle missioni internazionali di pace in occasione del Natale, l'Arcivescovo Vincenzo Pelvi, Ordinario militare per l'Italia, ricorda che il Signore è sempre vicino e ci dà la forza per affrontare anche i momenti più difficili.
“Che il Signore è con te, vorrei venirlo a dire in Afghanistan, in Libano, nella ex Jugoslavia… e in tante altre parti del mondo”, afferma il presule nel testo, che verrà letto dai cappellani militari durante la Messa di Natale e sarà consegnato a tutti i militari.
“Sì, vorrei proprio venire a gridare questa bella notizia, ad annunciare questo vangelo: il Signore è nato ed è veramente presente”.
L'Ordinario Militare ammette che “quando arrivano le grandi feste della tradizione cristiana, la nostalgia dei propri cari può rendere tristi”.
Per questo, desidera essere “particolarmente vicino” ai militari in questi giorni in cui avvertono “maggiormente la lontananza da casa”.
“La tua è una missione di pace, una questione di amore, un servizio a popoli, talvolta così diversi per cultura, lingua e religione, che ti guardano con riconoscenza e crescente simpatia - scrive a ogni militare -. Lodo Dio per il tuo innato bisogno di aiutare gli altri, con le virtù proprie di ogni cristiano: l’amore ai poveri, lo spirito di sacrificio, il senso del dovere. La tua è una chiara lezione di pace evangelica nella complessa storia dei nostri giorni”.
“Hai lasciato la tua famiglia, la tua casa e patria per donare amore a chi piange e soffre nelle terre più dimenticate. Così dai al Bambino Gesù un volto di uomo e puoi dire con certezza che Dio ha un volto, perché lo vedi nelle mani, negli occhi, nei gesti dei poveri che nessuno ama”.
“Nulla andrà perduto di quello che fai… non un sorriso, non un abbraccio, non una parola, non un gesto, non un bicchiere d’acqua”.
“Vedi intorno a te un mucchio di rovine, eppure guardi al futuro, perché Cristo dà consistenza alla vita e dona eternità a ciò che porti nel cuore”.
L'Arcivescovo ricorda poi che nelle nostre preghiere “siamo sempre lì a domandare: aiutami, dammi, fammi, concedimi”. “Ora tocca a noi, a te, aiutare Dio, aiutarlo a restare vivo nel cuore, nei gesti e negli occhi degli uomini, aiutarlo a nascere, a trovare casa, aiutarlo a crescere in questo nostro mondo. Il Dio Bambino rifiutato, superfluo, perduto, tocca a te farlo nascere ogni giorno nella storia degli innocenti”, aggiunge.
“Il Natale che celebriamo ti ricorda che il Signore è con te, vuole essere complice benefico nella tua vita, tuo vero amico - conclude l'Ordinario militare -. Possa anche tu sentire davvero forte la presenza di Gesù Bambino in questo Natale. Egli chiede di essere accolto da tutti noi e dice a ciascuno: 'Coraggio, io sono con te'”.
“Che il Signore è con te, vorrei venirlo a dire in Afghanistan, in Libano, nella ex Jugoslavia… e in tante altre parti del mondo”, afferma il presule nel testo, che verrà letto dai cappellani militari durante la Messa di Natale e sarà consegnato a tutti i militari.
“Sì, vorrei proprio venire a gridare questa bella notizia, ad annunciare questo vangelo: il Signore è nato ed è veramente presente”.
L'Ordinario Militare ammette che “quando arrivano le grandi feste della tradizione cristiana, la nostalgia dei propri cari può rendere tristi”.
Per questo, desidera essere “particolarmente vicino” ai militari in questi giorni in cui avvertono “maggiormente la lontananza da casa”.
“La tua è una missione di pace, una questione di amore, un servizio a popoli, talvolta così diversi per cultura, lingua e religione, che ti guardano con riconoscenza e crescente simpatia - scrive a ogni militare -. Lodo Dio per il tuo innato bisogno di aiutare gli altri, con le virtù proprie di ogni cristiano: l’amore ai poveri, lo spirito di sacrificio, il senso del dovere. La tua è una chiara lezione di pace evangelica nella complessa storia dei nostri giorni”.
“Hai lasciato la tua famiglia, la tua casa e patria per donare amore a chi piange e soffre nelle terre più dimenticate. Così dai al Bambino Gesù un volto di uomo e puoi dire con certezza che Dio ha un volto, perché lo vedi nelle mani, negli occhi, nei gesti dei poveri che nessuno ama”.
“Nulla andrà perduto di quello che fai… non un sorriso, non un abbraccio, non una parola, non un gesto, non un bicchiere d’acqua”.
“Vedi intorno a te un mucchio di rovine, eppure guardi al futuro, perché Cristo dà consistenza alla vita e dona eternità a ciò che porti nel cuore”.
L'Arcivescovo ricorda poi che nelle nostre preghiere “siamo sempre lì a domandare: aiutami, dammi, fammi, concedimi”. “Ora tocca a noi, a te, aiutare Dio, aiutarlo a restare vivo nel cuore, nei gesti e negli occhi degli uomini, aiutarlo a nascere, a trovare casa, aiutarlo a crescere in questo nostro mondo. Il Dio Bambino rifiutato, superfluo, perduto, tocca a te farlo nascere ogni giorno nella storia degli innocenti”, aggiunge.
“Il Natale che celebriamo ti ricorda che il Signore è con te, vuole essere complice benefico nella tua vita, tuo vero amico - conclude l'Ordinario militare -. Possa anche tu sentire davvero forte la presenza di Gesù Bambino in questo Natale. Egli chiede di essere accolto da tutti noi e dice a ciascuno: 'Coraggio, io sono con te'”.
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