Tratto da ZENIT.org
Benedetto XVI ha presentato nel suo messaggio di Natale la speranza rappresentata dalla nascita di Dio fatto uomo, Gesù, a un'umanità che sente ancora la morsa della crisi economica, sociale e morale.
Il messaggio, pronunciato a mezzogiorno dalla loggia della facciata della Basilica vaticana, prima di porgere i suoi auguri per il Natale in 65 lingue e di impartire la benedizione "Urbi et Orbi", è stato ascoltato e applaudito da decine di migliaia di persone riunite in Piazza San Pietro.
La Chiesa, ha dichiarato, "offre al mondo Gesù, il Figlio, che Lei stessa ha ricevuto in dono, e che è venuto a liberare l'uomo dalla schiavitù del peccato".
"Non lo tiene per sé: lo offre a quanti lo cercano con cuore sincero, agli umili della terra e agli afflitti, alle vittime della violenza, a quanti bramano il bene della pace".
In questo modo, rivolgendosi alla "famiglia umana profondamente segnata da una grave crisi economica, ma prima ancora morale, e dalle dolorose ferite di guerre e conflitti", ha dichiarato che la Chiesa torna a presentare nel Bambino di Betlemme "la nostra speranza".
Il Papa ha applicato questo messaggio in primo luogo alla Terra Santa, "per invitare i suoi abitanti ad abbandonare ogni logica di violenza e di vendetta e ad impegnarsi con rinnovato vigore e generosità nel cammino verso una convivenza pacifica".
Si è poi rivolto agli altri Paesi del Medio Oriente con questa domanda: "Come non pensare alla tribolata situazione in Iraq e a quel piccolo gregge di cristiani che vive nella Regione?".
"Esso talvolta soffre violenze e ingiustizie ma è sempre proteso a dare il proprio contributo all'edificazione della convivenza civile contraria alla logica dello scontro e del rifiuto del vicino".
Il Vescovo di Roma ha poi ripercorso le situazioni mondiali auspicando che in ogni angolo del pianeta risuoni il messaggio che Cristo porta a Natale.
Il suo pensiero è andato allo Sri Lanka, alla Penisola coreana e alle Filippine per essere "lievito di riconciliazione e di pace".
Nel continente africano, ha implorato "la fine di ogni sopruso nella Repubblica Democratica del Congo", ha invitato "i cittadini della Guinea e del Niger al rispetto dei diritti di ogni persona ed al dialogo" e ha chiesto a quelli del Madagascar "di superare le divisioni interne e di accogliersi reciprocamente", sottolineando che la Chiesa "a tutti ricorda che sono chiamati alla speranza, nonostante i drammi, le prove e le difficoltà che continuano ad affliggerli".
In Europa e in Nordamerica, il messaggio del Natale invita a "superare la mentalità egoista e tecnicista, a promuovere il bene comune ed a rispettare le persone più deboli, a cominciare da quelle non ancora nate".
Il Papa ha poi menzionato la situazione in Honduras, incoraggiando a "riprendere il cammino istituzionale", e quella di tutta l'America Latina, per lanciare un "appello al rispetto dei diritti inalienabili di ogni persona ed al suo sviluppo integrale", trasformandosi in "annuncio di giustizia e di fraternità, fonte di unità".
"In una parola - ha concluso -, la Chiesa annuncia ovunque il Vangelo di Cristo nonostante le persecuzioni, le discriminazioni, gli attacchi e l'indifferenza, talvolta ostile, che - anzi - le consentono di condividere la sorte del suo Maestro e Signore".
Porgendo i propri auguri in italiano, il Papa ha poi detto: "Buon Natale agli abitanti di Roma e dell'intera Italia! La nascita di Cristo rechi in ciascuno nuova speranza e susciti generoso impegno per la concorde costruzione di una società più giusta e solidale. Contemplando la povera e umile grotta di Betlemme, le famiglie e le comunità imparino uno stile di vita semplice, trasparente e accogliente, ricco di gesti di amore e di perdono".
Il messaggio, pronunciato a mezzogiorno dalla loggia della facciata della Basilica vaticana, prima di porgere i suoi auguri per il Natale in 65 lingue e di impartire la benedizione "Urbi et Orbi", è stato ascoltato e applaudito da decine di migliaia di persone riunite in Piazza San Pietro.
La Chiesa, ha dichiarato, "offre al mondo Gesù, il Figlio, che Lei stessa ha ricevuto in dono, e che è venuto a liberare l'uomo dalla schiavitù del peccato".
"Non lo tiene per sé: lo offre a quanti lo cercano con cuore sincero, agli umili della terra e agli afflitti, alle vittime della violenza, a quanti bramano il bene della pace".
In questo modo, rivolgendosi alla "famiglia umana profondamente segnata da una grave crisi economica, ma prima ancora morale, e dalle dolorose ferite di guerre e conflitti", ha dichiarato che la Chiesa torna a presentare nel Bambino di Betlemme "la nostra speranza".
Il Papa ha applicato questo messaggio in primo luogo alla Terra Santa, "per invitare i suoi abitanti ad abbandonare ogni logica di violenza e di vendetta e ad impegnarsi con rinnovato vigore e generosità nel cammino verso una convivenza pacifica".
Si è poi rivolto agli altri Paesi del Medio Oriente con questa domanda: "Come non pensare alla tribolata situazione in Iraq e a quel piccolo gregge di cristiani che vive nella Regione?".
"Esso talvolta soffre violenze e ingiustizie ma è sempre proteso a dare il proprio contributo all'edificazione della convivenza civile contraria alla logica dello scontro e del rifiuto del vicino".
Il Vescovo di Roma ha poi ripercorso le situazioni mondiali auspicando che in ogni angolo del pianeta risuoni il messaggio che Cristo porta a Natale.
Il suo pensiero è andato allo Sri Lanka, alla Penisola coreana e alle Filippine per essere "lievito di riconciliazione e di pace".
Nel continente africano, ha implorato "la fine di ogni sopruso nella Repubblica Democratica del Congo", ha invitato "i cittadini della Guinea e del Niger al rispetto dei diritti di ogni persona ed al dialogo" e ha chiesto a quelli del Madagascar "di superare le divisioni interne e di accogliersi reciprocamente", sottolineando che la Chiesa "a tutti ricorda che sono chiamati alla speranza, nonostante i drammi, le prove e le difficoltà che continuano ad affliggerli".
In Europa e in Nordamerica, il messaggio del Natale invita a "superare la mentalità egoista e tecnicista, a promuovere il bene comune ed a rispettare le persone più deboli, a cominciare da quelle non ancora nate".
Il Papa ha poi menzionato la situazione in Honduras, incoraggiando a "riprendere il cammino istituzionale", e quella di tutta l'America Latina, per lanciare un "appello al rispetto dei diritti inalienabili di ogni persona ed al suo sviluppo integrale", trasformandosi in "annuncio di giustizia e di fraternità, fonte di unità".
"In una parola - ha concluso -, la Chiesa annuncia ovunque il Vangelo di Cristo nonostante le persecuzioni, le discriminazioni, gli attacchi e l'indifferenza, talvolta ostile, che - anzi - le consentono di condividere la sorte del suo Maestro e Signore".
Porgendo i propri auguri in italiano, il Papa ha poi detto: "Buon Natale agli abitanti di Roma e dell'intera Italia! La nascita di Cristo rechi in ciascuno nuova speranza e susciti generoso impegno per la concorde costruzione di una società più giusta e solidale. Contemplando la povera e umile grotta di Betlemme, le famiglie e le comunità imparino uno stile di vita semplice, trasparente e accogliente, ricco di gesti di amore e di perdono".
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