sabato 12 dicembre 2009

INCONTRO AL NATALE 2009 (10) - SECONDA PREDICA D'AVVENTO: "MINISTRI DELLA NUOVA ALLEANZA DELLO SPIRITO" (PRIMA PARTE)

A cura del Predicatore della Casa Pontificia,
padre Raniero Cantalamessa
11 dicembre 2009
Tratto da ZENIT.org
Ecco il testo della seconda meditazione d'Avvento che il Predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, OFM Cap., ha tenuto lo scorso venerdì alla presenza di Benedetto XVI e della Famiglia pontificia nella cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico.
Il tema delle meditazioni di quest'anno è: “Ministri di Cristo e dispensatori dei misteri di Dio” (1 Corinzi 4, 1).
La
prima Predica è stata tenuta il 4 dicembre. La prossima sarà il 18 dicembre.
1. Il servizio dello Spirito
La volta scorsa abbiamo commentato la definizione che Paolo dà dei sacerdoti come “servitori di Cristo”. Nella Seconda Lettera ai Corinzi troviamo un’affermazione apparentemente diversa: Scrive: “Egli ci ha anche resi idonei a essere ministri di un nuovo patto, non di lettera, ma di Spirito; perché la lettera uccide, ma lo Spirito vivifica. Or se il ministero della morte, scolpito in lettere su pietre, fu glorioso, al punto che i figli d'Israele non potevano fissare lo sguardo sul volto di Mosè a motivo della gloria, che pur svaniva, del volto di lui, quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito?” (2 Cor 6-8).
Paolo definisce se stesso e i suoi collaboratori “ministri dello Spirito” e il ministero apostolico un “servizio dello Spirito”. Il confronto con Mosè e il culto dell’antica alleanza, non lascia dubbio infatti che in questo passo, come in molti altri della stessa Lettera, egli parli del ruolo delle guide nella comunità cristiana, cioè degli apostoli e dei loro collaboratori.
Chi conosce il rapporto che c’è per Paolo tra Cristo e lo Spirito sa che non c’è contraddizione tra l’essere servitori di Cristo e l’essere ministri dello Spirito, ma continuità perfetta. Lo Spirito di cui si parla qui è infatti lo Spirito di Cristo. Gesù stesso spiega il ruolo del Paraclito nei suoi confronti, quando dice agli apostoli: egli prenderà del mio e ve lo annunzierà, egli vi farà ricordare ciò che vi ho detto, egli mi darà testimonianza…
La definizione completa del ministero apostolico e sacerdotale è: servitori di Cristo nello Spirito Santo. Lo Spirito indica la qualità o la natura del nostro servizio che è un servizio “spirituale” nel senso forte del termine; non solo cioè nel senso che ha per oggetto lo spirito dell’uomo, la sua anima, ma anche nel senso che ha per soggetto, o per “agente principale”, come diceva Paolo VI, lo Spirito Santo. Sant’Ireneo dice che lo Spirito Santo è “la nostra stessa comunione con Cristo” [1].
Poco sopra, nella stessa Seconda Lettera ai Corinzi, l’Apostolo aveva illustrato l’azione dello Spirito Santo nei ministri della nuova alleanza con il simbolo dell’unzione: “Or colui che con voi ci fortifica in Cristo e che ci ha unti, è Dio; egli ci ha pure segnati con il proprio sigillo e ha messo la caparra dello Spirito nei nostri cuori” (2 Cor 1, 21 s.).
Sant’Atanasio commenta così questo testo: “Lo Spirito è chiamato ed è unzione e sigillo...L’unzione è il soffio del Figlio, di modo che colui che possiede lo Spirito possa dire: ‘Noi siamo il profumo di Cristo’. Il sigillo rappresenta il Cristo, cosicché colui che è segnato dal sigillo possa avere la forma di Cristo” [2]. In quanto unzione, lo Spirito Santo ci trasmette il profumo di Cristo; in quanto sigillo, la sua forma, o immagine. Nessuna dicotomia perciò tra servizio di Cristo e servizio dello Spirito, ma unità profonda.
Tutti i cristiani sono “unti”; il loro stesso nome non significa altro che questo: “unti”, a somiglianza di Cristo, che è l’Unto per eccellenza (cf. 1 Gv 2, 20.27). Paolo però sta parlando qui dell’ opera sua e di Timoteo (“noi”) nei confronti della comunità (“voi”); è evidente perciò che si riferisce in particolare all’unzione e al sigillo dello Spirito ricevuti al momento di essere consacrati al ministero apostolico, per Timoteo mediante l’imposizione delle mani dell’Apostolo (cf. 2 Tim 1,6).
Dobbiamo assolutamente riscoprire l’importanza dell’unzione dello Spirito perché in essa, sono convinto, è racchiuso il segreto dell’efficacia del ministero episcopale e presbiterale. I sacerdoti sono essenzialmente dei consacrati, cioè degli unti. “Nostro Signore Gesù - si legge nella Presbyterorum ordinis - che il Padre santificò e inviò nel mondo (Gv 10,36), ha reso partecipe tutto il suo corpo mistico di quella unzione dello Spirito che egli ha ricevuto”. Lo stesso decreto conciliare si premura però di mettere subito in luce la specificità dell’unzione conferita dal sacramento dell’Ordine. Per esso, dice, “ i sacerdoti, in virtù dell’unzione dello Spirito Santo, sono marcati da una speciale carattere che li configura a Cristo Sacerdote, in modo da poter agire in nome di Cristo Capo”[3].
2. L’unzione: figura, evento e sacramento
L’unzione, come l’Eucaristia e la Pasqua, è una di quelle realtà che sono presenti in tutte e tre le fasi della storia della salvezza. È presente infatti nell’Antico Testamento come figura, nel Nuovo Testamento come evento e nel tempo della Chiesa come sacramento. Nel nostro caso, la figura è data dalle varie unzioni praticate nell’Antico Testamento; l’evento è costituito dall’unzione di Cristo, il Messia, l’Unto, a cui tutte le figure tendevano come al loro compimento; il sacramento, è rappresentato da quell’insieme di segni sacramentali che prevedono un’unzione come rito principale o complementare.
Nell’Antico Testamento si parla di tre tipi di unzione: l’unzione regale, sacerdotale e profetica e cioè unzione dei re, dei sacerdoti e dei profeti, anche se nel caso dei profeti si tratta in genere di un’unzione spirituale e metaforica, senza cioè un olio materiale. In ognuna di queste tre unzioni, si delinea un orizzonte messianico, cioè l’attesa di un re, di un sacerdote e di un profeta che sarà l’Unto per antonomasia, il Messia.
Insieme con l’investitura ufficiale e giuridica, per cui il re diventa l’Unto del Signore, l’unzione conferisce anche, secondo la Bibbia, un reale potere interiore, comporta una trasformazione che viene da Dio e questo potere, questa realtà vengono sempre più chiaramente identificati con lo Spirito Santo. Nell’ungere Saul come re Samuele dice: “Ecco: il Signore ti ha unto capo sopra Israele suo popolo. Tu avrai potere sul popolo...Lo Spirito del Signore investirà anche te e ti metterai a fare il profeta e sarai trasformato in un altro uomo” (1 Sam 10, 1.6). Il legame tra l’unzione e lo Spirito è soprattutto messo in luce nel noto testo di Isaia: “Lo Spirito del Signore è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione” (Is. 61, 1).
Il Nuovo Testamento non ha esitazioni nel presentare Gesù come l’Unto di Dio, nel quale tutte le unzioni antiche hanno trovato il loro compimento. Il titolo di Messia, o Cristo, che significa, appunto, Unto, è la prova più chiara di ciò.
Il momento o l’evento storico a cui si fa risalire questo compimento è il battesimo di Gesù nel Giordano. L’effetto di questa unzione è lo Spirito Santo: “Dio ha unto di Spirito Santo e potenza Gesù di Nazareth” (At 10, 38); Gesù stesso, subito il suo battesimo, nella sinagoga di Nazareth dichiarerà: “Lo Spirito del Signore è su di me; mi ha consacrato con l’unzione” (Lc 4, 18). Gesù era certamente pieno di Spirito Santo fin dal momento dell’incarnazione, ma si trattava di una grazia personale, legata all’unione ipostatica, e perciò incomunicabile. Ora, nell’unzione, riceve quella pienezza di Spirito Santo che, come capo, potrà trasmettere al suo corpo. La Chiesa vive di questa grazia capitale (gratia capitis).
Gli effetti della triplice unzione - regale, profetica e sacerdotale - sono grandiosi e immediati nel ministero di Gesù. In forza dell’unzione regale, egli abbatte il regno di satana e instaura il regno di Dio: “Se è con l'aiuto dello Spirito di Dio che io scaccio i demòni, è dunque giunto fino a voi il regno di Dio” (Mt 12.28); in forza dell’unzione profetica, egli “annuncia la buona novella ai poveri”; in forza dell’unzione sacerdotale, offre preghiere e lacrime durante la sua vita terrena e alla fine offre se stresso sulla croce.
Dopo essere stata presente nell’Antico Testamento come figura e nel Nuovo Testamento come evento, l’unzione è presente ora nella Chiesa come sacramento. Il sacramento prende dalla figura il segno e dall’evento il significato; prende dalle unzioni dell’Antico Testamento l’elemento - l’olio, il crisma o unguento profumato - e da Cristo l’efficacia salvifica. Cristo non è stato mai unto con olio fisico (a parte l’unzione di Betania), né mai ha unto alcuno con olio fisico. In lui il simbolo è stato sostituito dalla realtà, dall’”olio di letizia” che lo Spirito Santo.
Più che un sacramento unico, l’unzione è presente nella Chiesa come un insieme di riti sacramentali. Come sacramenti a se stanti, abbiamo la cresima (che attraverso tutte le trasformazioni subite, risale, come attesta il nome, all’antico rito dell’unzione con il crisma) e l’unzione degli infermi; come parte di altri sacramenti abbiamo: l’unzione battesimale e l’unzione nel sacramento dell’ordine. Nell’unzione crismale che segue il battesimo, si fa riferimento esplicito alla triplice unzione di Cristo: “Egli stesso vi consacra con il crisma di salvezza; inseriti in Cristo sacerdote, re e profeta, siate sempre membra del suo corpo per la vita eterna”.
Di tutte queste unzioni, a noi interessa in questo momento quella che accompagna il conferimento dell’Ordine sacro. Nel momento in cui unge con il sacro crisma le palme di ciascuno ordinato inginocchiato davanti a lui, il vescovo pronuncia queste parole: "Il Signore Gesù Cristo che il Padre ha consacrato in Spirito Santo e potenza, ti custodisca per la santificazione del suo popolo e per l'offerta del sacrificio".
Ancora più esplicito il riferimento all’unzione di Cristo nella consacrazione episcopale. Ungendo di olio profumato il capo del nuovo vescovo il vescovo ordinante dice: “Dio, che ti ha fatto partecipe del sommo sacerdozio di Cristo, effonda su di te la sua mistica unzione e con l’abbondanza della sua benedizione dia fecondità al tuo ministero”.

(1-Continua)

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