Primarie ormai certe da ratificare
nell’assemblea di sabato,
ma Boccia sembra intenzionato
a non accettare lo scontro
ai gazebo con Vendola.
Il Pd compatto intorno all’economista
per convincerlo
15 Gennaio 2010
Tratto dal Sito Internet
www.lecceprima.it
Il Pd pugliese farà le primarie. È questo l’esito di una notte iniziata all’insegna dei lunghi coltelli, dopo una giornata di precaria distensione, e terminata quasi in un atto di rassegnazione da parte dei più acerrimi antagonisti dei gazebo. Come anticipato ieri dunque, le primarie saranno lo snodo necessario per sbrogliare la matassa cronica della candidatura condivisa per le prossime regionali.
All’appello, però, del consenso collettivo, seppur con riserva, manca, però, il personaggio più atteso, ossia quel Francesco Boccia, che per qualche giorno ha covato l’idea di essere a capo di una coalizione, senza dover rivivere l’amaro remake di quanto avvenuto nel 2005: l’economista barese, già sconfitto da Nichi Vendola nelle primarie di cinque anni fa, ha cercato di smarcarsi in tutta la giornata di ieri da qualsiasi ipotesi di consultazione interna al Pd, provando ad ogni costo a convincere i delegati dell’imminente assemblea regionale alla designazione ufficiale, nel nome del sì all’allargamento all’Udc di Casini.
Ma il dato di fatto, emerso nelle frenetiche riunioni tra Roma e Bari, è che sabato prossimo l’assemblea del partito non è in grado di esprimere un voto chiaro e forte sulla proposta di Boccia, motivo che ha spinto la direzione nazionale a ritenere inevitabile la consultazione popolare delle primarie. Il punto, però, è che il candidato del Pd sembra intenzionato a smarcarsi, rafforzato peraltro dalle note perplessità di Pierferdinando Casini, che casualmente in queste ore è tornato ad interessarsi sulle vicende politiche dell’altro versante.
Da Roma sono convinti che l’Udc abbia dato una disponibilità di massima ad attendere l’esito delle primarie, garantendo l’intenzione di collaborare col Pd alla vittoria di Boccia, per evitare sorprese: ma se questo fosse vero, non si spiegherebbero le nuove riserve del deputato del Pd, che sembra vicino, se non ci sarà un atto di convincente persuasione da parte della dirigenza, a ritirare la propria candidatura, tanto che l’assessore regionale, Guglielmo Minervini non ha risparmiato qualche critica all’atteggiamento dell’economista, a sua volta duro contro Area Democratica, “rea” di aver boicottato l’accordo messo in piedi insieme al segretario, Sergio Blasi. È tutto da stabilire, al di là delle percezioni interne al Pd, l’umore volubile dell’Udc (bersaglio in queste ore di critiche bipartisan per la linea dei “due fuochi” nelle alleanze regionali), che potrebbe nuovamente attentare ad una linearità di strategia, dichiarando tutta la contrarietà alle primarie, che continuano a creare a Casini insistenti “forme allergiche” (come dallo stesso indicato con la pruriginosa metafora).
È logico attendersi a questo punto il pressing intorno a Francesco Boccia affinché affronti il passaggio obbligato delle primarie: per aiutare l’economista a sciogliere le riserve sia il segretario pugliese, Blasi, che tutte le componenti del Pd (compresa Area Democratica) assicurano il pieno sostegno alla sua candidatura se accetterà le primarie, facendo quadrato intorno alla linea politica del partito. Il Pd è convinto che, superato lo scoglio mentale di affrontare le primarie, siano mutate le condizioni ambientali rispetto a cinque anni fa ed il partito sia più unito e compatto, tanto da poter garantire il successo di Boccia, magari con la partecipazione dei simpatizzanti Udc.
Restano da comprendere due questioni chiave: innanzitutto, se Boccia non dovesse accettare le primarie, quali scenari si aprirebbero? Ci sarebbe il ritorno di Michele Emiliano in corsa per una candidatura o si andrebbe in automatico alla ricandidatura di Vendola, facendo saltare di fatto l’alleanza con lo scudo crociato? E se, invece, tenendosi le primarie, risultasse nuovamente vincitore il presidente uscente, cosa accadrebbe? I dubbi son tanti e dovranno essere sciolti in maniera convinta sabato. Per quel che riguarda la data delle primarie, due sono le ipotesi di voto: o il 24 gennaio o il 30.
Acque agitate anche nel Pdl
www.lecceprima.it
Il Pd pugliese farà le primarie. È questo l’esito di una notte iniziata all’insegna dei lunghi coltelli, dopo una giornata di precaria distensione, e terminata quasi in un atto di rassegnazione da parte dei più acerrimi antagonisti dei gazebo. Come anticipato ieri dunque, le primarie saranno lo snodo necessario per sbrogliare la matassa cronica della candidatura condivisa per le prossime regionali.
All’appello, però, del consenso collettivo, seppur con riserva, manca, però, il personaggio più atteso, ossia quel Francesco Boccia, che per qualche giorno ha covato l’idea di essere a capo di una coalizione, senza dover rivivere l’amaro remake di quanto avvenuto nel 2005: l’economista barese, già sconfitto da Nichi Vendola nelle primarie di cinque anni fa, ha cercato di smarcarsi in tutta la giornata di ieri da qualsiasi ipotesi di consultazione interna al Pd, provando ad ogni costo a convincere i delegati dell’imminente assemblea regionale alla designazione ufficiale, nel nome del sì all’allargamento all’Udc di Casini.
Ma il dato di fatto, emerso nelle frenetiche riunioni tra Roma e Bari, è che sabato prossimo l’assemblea del partito non è in grado di esprimere un voto chiaro e forte sulla proposta di Boccia, motivo che ha spinto la direzione nazionale a ritenere inevitabile la consultazione popolare delle primarie. Il punto, però, è che il candidato del Pd sembra intenzionato a smarcarsi, rafforzato peraltro dalle note perplessità di Pierferdinando Casini, che casualmente in queste ore è tornato ad interessarsi sulle vicende politiche dell’altro versante.
Da Roma sono convinti che l’Udc abbia dato una disponibilità di massima ad attendere l’esito delle primarie, garantendo l’intenzione di collaborare col Pd alla vittoria di Boccia, per evitare sorprese: ma se questo fosse vero, non si spiegherebbero le nuove riserve del deputato del Pd, che sembra vicino, se non ci sarà un atto di convincente persuasione da parte della dirigenza, a ritirare la propria candidatura, tanto che l’assessore regionale, Guglielmo Minervini non ha risparmiato qualche critica all’atteggiamento dell’economista, a sua volta duro contro Area Democratica, “rea” di aver boicottato l’accordo messo in piedi insieme al segretario, Sergio Blasi. È tutto da stabilire, al di là delle percezioni interne al Pd, l’umore volubile dell’Udc (bersaglio in queste ore di critiche bipartisan per la linea dei “due fuochi” nelle alleanze regionali), che potrebbe nuovamente attentare ad una linearità di strategia, dichiarando tutta la contrarietà alle primarie, che continuano a creare a Casini insistenti “forme allergiche” (come dallo stesso indicato con la pruriginosa metafora).
È logico attendersi a questo punto il pressing intorno a Francesco Boccia affinché affronti il passaggio obbligato delle primarie: per aiutare l’economista a sciogliere le riserve sia il segretario pugliese, Blasi, che tutte le componenti del Pd (compresa Area Democratica) assicurano il pieno sostegno alla sua candidatura se accetterà le primarie, facendo quadrato intorno alla linea politica del partito. Il Pd è convinto che, superato lo scoglio mentale di affrontare le primarie, siano mutate le condizioni ambientali rispetto a cinque anni fa ed il partito sia più unito e compatto, tanto da poter garantire il successo di Boccia, magari con la partecipazione dei simpatizzanti Udc.
Restano da comprendere due questioni chiave: innanzitutto, se Boccia non dovesse accettare le primarie, quali scenari si aprirebbero? Ci sarebbe il ritorno di Michele Emiliano in corsa per una candidatura o si andrebbe in automatico alla ricandidatura di Vendola, facendo saltare di fatto l’alleanza con lo scudo crociato? E se, invece, tenendosi le primarie, risultasse nuovamente vincitore il presidente uscente, cosa accadrebbe? I dubbi son tanti e dovranno essere sciolti in maniera convinta sabato. Per quel che riguarda la data delle primarie, due sono le ipotesi di voto: o il 24 gennaio o il 30.
Acque agitate anche nel Pdl
fino al 20 gennaio:
tre nomi per un posto
Non sembra andare certamente meglio nel Pdl, dove restano da definire le alleanze (si attende ancora un ritorno di fiamma interessato dell’Udc) e dove soprattutto si attendeva ieri la candidatura ufficiale per Viale Capruzzi. Il vertice a Palazzo Grazioli, invece, si è risolto con un nulla di fatto e con l’ennesimo rinvio della designazione al prossimo 20 gennaio: per quella data, infatti, i vertici nazionali contano di annunciare il nome che guiderà il centrodestra pugliese alla riconquista della Regione.
I problemi sono sorti a causa dell’ammutinamento dei consiglieri regionali intorno alla ormai cronica candidatura ad intermittenza del pm Stefano Dambruoso, lanciato nella ridda da settembre, senza mai il crisma di un’ufficializzazione, veramente sudata e senza la speranza di una soluzione. Non appena il nome del magistrato è tornato a circolare negli ambienti del centrodestra, si è tornati a storcere il naso, col documento dei rappresentanti politici di Viale Capruzzi che preferiscono l’opzione politica a quella tecnica.
Lo stesso Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl, ha annunciato che “senza alcun braccio di ferro”, in Puglia si deve decidere “tra due-tre nomi” il candidato vincente: in lizza, Stefano Dambruso, appunto, il capogruppo regionale Pdl, Rocco Palese, ed il vice coordinatore pugliese del partito, Antonio Distaso. Chi la spunterà? Ma soprattutto chiunque sia designato sarà davvero ufficializzato il 20 gennaio o si posticiperà tutto al dopo primarie del Pd?
Mauro Bortone
Non sembra andare certamente meglio nel Pdl, dove restano da definire le alleanze (si attende ancora un ritorno di fiamma interessato dell’Udc) e dove soprattutto si attendeva ieri la candidatura ufficiale per Viale Capruzzi. Il vertice a Palazzo Grazioli, invece, si è risolto con un nulla di fatto e con l’ennesimo rinvio della designazione al prossimo 20 gennaio: per quella data, infatti, i vertici nazionali contano di annunciare il nome che guiderà il centrodestra pugliese alla riconquista della Regione.
I problemi sono sorti a causa dell’ammutinamento dei consiglieri regionali intorno alla ormai cronica candidatura ad intermittenza del pm Stefano Dambruoso, lanciato nella ridda da settembre, senza mai il crisma di un’ufficializzazione, veramente sudata e senza la speranza di una soluzione. Non appena il nome del magistrato è tornato a circolare negli ambienti del centrodestra, si è tornati a storcere il naso, col documento dei rappresentanti politici di Viale Capruzzi che preferiscono l’opzione politica a quella tecnica.
Lo stesso Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl, ha annunciato che “senza alcun braccio di ferro”, in Puglia si deve decidere “tra due-tre nomi” il candidato vincente: in lizza, Stefano Dambruso, appunto, il capogruppo regionale Pdl, Rocco Palese, ed il vice coordinatore pugliese del partito, Antonio Distaso. Chi la spunterà? Ma soprattutto chiunque sia designato sarà davvero ufficializzato il 20 gennaio o si posticiperà tutto al dopo primarie del Pd?
Mauro Bortone
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