2 Gennaio 2010
Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it
Il 2009 lo avevo chiuso con l'augurio che l'Italia tornasse ad essere una Repubblica fondata sul lavoro. Neanche il tempo di augurare un buon 2010 a oltre un milione di disoccupati che arriva la nuova provocazione del governo, quella di cancellare proprio l'articolo 1 della Costituzione, quello che recita, per l'appunto, che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Dal punto di vista politico il 2010 costringe già a disseppellire l'ascia di guerra contro il solito manipolo golpista che vuole stravolgere la Costituzione cavalcando le dichiarazioni del Capo dello Stato, forse incaute visti gli interlocutori. L'Italia ha bisogno di riforme che devono essere discusse in Parlamento e in nessun altro posto, con i tempi che queste richiedono per essere approvate, tempi sicuramente diversi dalle scadenze processuali di Silvio Berlusconi. Rimane il fatto che la giustizia non è certamente tra le priorità dell'agenda politica. Quello che manca alla giustizia, torno a ripetere, sono mezzi e strumenti per velocizzare i processi e per migliorarne l'efficienza e non il controllo e l'assoggettamento alla classe politica. Ritengo invece che siano prioritarie riforme per rilanciare l'economia e l'occupazione, e vorrei che queste siano affrontate non soltanto con il confronto politico ma anche sociale. Tradotto, per chi governa, significherebbe chiedere a Brunetta di riformare l'amministrazione pubblica insieme a coloro che definisce "fannulloni", o alla Gelmini di metter mano all'istruzione ascoltando gli addetti ai lavori e discutendo le riforme in tutti gli atenei. Ma come si può chiedere ad un branco di elefanti di attraversare un negozio di cristalli senza rompere nemmeno un bicchiere? Il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica ha messo "il vento in poppa alla barca dei pirati" che utilizzerà strumentalmente le dichiarazioni di chi rappresenta le istituzioni per distruggere e mortificare le stesse. La riprova l'abbiamo già perchè, al di là di insistenti richieste di dialogo con l'opposizione, questa maggioranza non ha fatto, né farà, un solo passo indietro dal proposito di ottenere, nel più breve tempo possibile, l'approvazione di leggi ad personam che assicurino l'impunità del Presidente del Consiglio.
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Il 2009 lo avevo chiuso con l'augurio che l'Italia tornasse ad essere una Repubblica fondata sul lavoro. Neanche il tempo di augurare un buon 2010 a oltre un milione di disoccupati che arriva la nuova provocazione del governo, quella di cancellare proprio l'articolo 1 della Costituzione, quello che recita, per l'appunto, che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Dal punto di vista politico il 2010 costringe già a disseppellire l'ascia di guerra contro il solito manipolo golpista che vuole stravolgere la Costituzione cavalcando le dichiarazioni del Capo dello Stato, forse incaute visti gli interlocutori. L'Italia ha bisogno di riforme che devono essere discusse in Parlamento e in nessun altro posto, con i tempi che queste richiedono per essere approvate, tempi sicuramente diversi dalle scadenze processuali di Silvio Berlusconi. Rimane il fatto che la giustizia non è certamente tra le priorità dell'agenda politica. Quello che manca alla giustizia, torno a ripetere, sono mezzi e strumenti per velocizzare i processi e per migliorarne l'efficienza e non il controllo e l'assoggettamento alla classe politica. Ritengo invece che siano prioritarie riforme per rilanciare l'economia e l'occupazione, e vorrei che queste siano affrontate non soltanto con il confronto politico ma anche sociale. Tradotto, per chi governa, significherebbe chiedere a Brunetta di riformare l'amministrazione pubblica insieme a coloro che definisce "fannulloni", o alla Gelmini di metter mano all'istruzione ascoltando gli addetti ai lavori e discutendo le riforme in tutti gli atenei. Ma come si può chiedere ad un branco di elefanti di attraversare un negozio di cristalli senza rompere nemmeno un bicchiere? Il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica ha messo "il vento in poppa alla barca dei pirati" che utilizzerà strumentalmente le dichiarazioni di chi rappresenta le istituzioni per distruggere e mortificare le stesse. La riprova l'abbiamo già perchè, al di là di insistenti richieste di dialogo con l'opposizione, questa maggioranza non ha fatto, né farà, un solo passo indietro dal proposito di ottenere, nel più breve tempo possibile, l'approvazione di leggi ad personam che assicurino l'impunità del Presidente del Consiglio.
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