arrestato il 25 novembre scorso
insieme al nipote 19enne con l’accusa
di essere l'assassino del consigliere comunale.
Non s'è insinuato il dubbio nei giudici.
11 Dicembre 2009
Tratto dal Sito Internet
www.lecceprima.it
Resta in carcere Vittorio Colitti, il 69enne agricoltore di Ugento arrestato il 25 novembre scorso insieme a suo nipote con l’accusa di essere l'assassino di Peppino Basile. Il Tribunale del Riesame ha rigettato l’istanza con la quale gli avvocati Francesca Conte e Paolo Pepe hanno chiesto la scarcerazione del loro assistito. Non si conoscono ancora le motivazioni a sostegno del provvedimento, ma sicuramente il giudice ha condiviso l’impianto accusatorio della Procura: sussisterbbero i gravi indizi di colpevolezza così come le esigenze cautelari percui Colitti resterà in carcere.
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Resta in carcere Vittorio Colitti, il 69enne agricoltore di Ugento arrestato il 25 novembre scorso insieme a suo nipote con l’accusa di essere l'assassino di Peppino Basile. Il Tribunale del Riesame ha rigettato l’istanza con la quale gli avvocati Francesca Conte e Paolo Pepe hanno chiesto la scarcerazione del loro assistito. Non si conoscono ancora le motivazioni a sostegno del provvedimento, ma sicuramente il giudice ha condiviso l’impianto accusatorio della Procura: sussisterbbero i gravi indizi di colpevolezza così come le esigenze cautelari percui Colitti resterà in carcere.
Un verdetto molto atteso quello di oggi, un precedente importante in vista di mercoledì prossimo, quando gli avvocati Francesca Conte e Roberto Bray torneranno in Tribunale a chiedere di rimettere il libertà il nipote Vittorio Luigi Colitti, che si trova detenuto nell’istituto penale minorile Nicola Fornelli di Bari. Un verdetto molto atteso quello di oggi, nei corridoi della Procura non si parlava d’altro. Anche se si tratta di un primo pronunciamento, avrà sicuramente un suo peso: l’accusa ne esce fortificata, la prima prova è stata superata. I difensori non sono riusciti ad insinuare il dubbio nella mente dei giudici che Colitti potrebbe essere estraneo all’omicidio, ed hanno depositato una corposa istanza per dimostrarlo.
La tesi degli avvocati, oltre ad insistere sull’innocenza del 69enne, cercava di evidenziare come gli inquirenti avrebbero abbandonato troppo presto altre piste, prima fra tutte quella politica, ricordando i diversi atti intimidatori subiti da Basile negli ultimi tempi. E poi si è parlato delle sue numerose frequentazioni femminili, per poi concludere come le prove suil luogo del delitto sarebbero state inquinate. Ma niente da fare, il Tribunale ha dato ragione all’accusa che esce vincitrice da questa prima battaglia.
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