A cura dell’Ufficio Liturgico Diocesano
Diretto da Don Francesco Martignano
Tratto dal Sito Internet
diocesinardogallipoli.it
Prima Domenica di Avvento
dal Rito del Lucernario
dal Rito del Lucernario
"Iniziamo oggi il cammino dell'Avvento:
la notte è avanzata, il giorno è vicino:
viene a visitarci dall'alto Cristo Signore,
la Luce vera che illumina ogni uomo,
il Sole che disperde le tenebre,
lo splendore del Padre,
che non conosce tramonto.
Per la grazia della sua venuta,
anche noi, che un tempo eravamo tenebra,
siamo luce nel Signore
e possiamo camminare incontro a Lui
con lampade accese."
la notte è avanzata, il giorno è vicino:
viene a visitarci dall'alto Cristo Signore,
la Luce vera che illumina ogni uomo,
il Sole che disperde le tenebre,
lo splendore del Padre,
che non conosce tramonto.
Per la grazia della sua venuta,
anche noi, che un tempo eravamo tenebra,
siamo luce nel Signore
e possiamo camminare incontro a Lui
con lampade accese."
Significato teologico-pastorale
del tempo d’Avvento e di Natale
Per quanto riguarda il senso del tempo liturgico dell’Avvento, esso è presentato dall’eucologia fino al 17 dicembre come preparazione alla venuta di Cristo, mentre da quella che va dal 17 al 24 dicembre come celebrazione ormai imminente del Natale. La liturgia, perciò, propone ambedue le venute di Cristo in rapporto tra di loro. In Occidente l’idea di prepararsi alla festa del Natale è posteriore all’esistenza di un periodo liturgico, di carattere ascetico finalizzato a preparare i catecumeni al Battesimo che in Spagna e nelle Gallie avveniva, secondo l’usanza Orientale, il 6 gennaio, festa dell’Epifania. Ma questo carattere penitenziale ed ascetico non trova riscontro nella parallela prassi della Chiesa di Roma, dove nel frattempo l’Avvento si era già strutturato. Infatti, le orazioni del Sacramentario Gelasiano, passati poi nel Gregoriano, accennano soltanto ad un vivo desiderio della venuta del Redentore e alla preparazione spirituale che i fedeli devono compiere per accoglierlo degnamente, ma senza alcuna mestizia. L’Avvento della Chiesa di Roma, come risulta dal contenuto dei formulari riportati nel Sacramentario Gelasiano, ha un chiaro riferimento escatologico. Solo le Tempora di Dicembre rappresentavano l’unica preparazione al Natale. La riforma liturgica ha voluto conservare dell’Avvento la dimensione della preparazione al Natale (influsso gallicano-ambrosiano con sensibilità penitenziale) e la dimensione escatologica (influsso propriamente romano).
La festa del Natale è una delle poche celebrazioni dell’Anno Liturgico Cristiano la cui origine è con tutta sicurezza occidentale e, forse, romana. Con l’accettazione del Natale in Oriente, l’Occidente accoglie la festa orientale dell’Epifania diventando la festa della triplice manifestazione di Gesù ai Magi, al popolo d’Israele durante il suo Battesimo e agli Apostoli durante le nozze di Cana. Tra i fattori di carattere storico che hanno determinato la nascita del Natale e lo sviluppo di un ciclo liturgico adeguato per la celebrazione dell’Incarnazione del Figlio di Dio bisogna registrare la necessità della Chiesa di approfondire il dogma cristologico in seguito alle eresie del IV – V secolo. La teologia del Natale offre a tutti la possibilità di ripensare il dogma cristologico in chiave antropologica perché si tratta di cogliere nella realtà dell’Incarnazione un Mistero che interpella l’uomo ad incarnarsi in ogni situazione, amandola.
Per quanto riguarda il senso del tempo liturgico dell’Avvento, esso è presentato dall’eucologia fino al 17 dicembre come preparazione alla venuta di Cristo, mentre da quella che va dal 17 al 24 dicembre come celebrazione ormai imminente del Natale. La liturgia, perciò, propone ambedue le venute di Cristo in rapporto tra di loro. In Occidente l’idea di prepararsi alla festa del Natale è posteriore all’esistenza di un periodo liturgico, di carattere ascetico finalizzato a preparare i catecumeni al Battesimo che in Spagna e nelle Gallie avveniva, secondo l’usanza Orientale, il 6 gennaio, festa dell’Epifania. Ma questo carattere penitenziale ed ascetico non trova riscontro nella parallela prassi della Chiesa di Roma, dove nel frattempo l’Avvento si era già strutturato. Infatti, le orazioni del Sacramentario Gelasiano, passati poi nel Gregoriano, accennano soltanto ad un vivo desiderio della venuta del Redentore e alla preparazione spirituale che i fedeli devono compiere per accoglierlo degnamente, ma senza alcuna mestizia. L’Avvento della Chiesa di Roma, come risulta dal contenuto dei formulari riportati nel Sacramentario Gelasiano, ha un chiaro riferimento escatologico. Solo le Tempora di Dicembre rappresentavano l’unica preparazione al Natale. La riforma liturgica ha voluto conservare dell’Avvento la dimensione della preparazione al Natale (influsso gallicano-ambrosiano con sensibilità penitenziale) e la dimensione escatologica (influsso propriamente romano).
La festa del Natale è una delle poche celebrazioni dell’Anno Liturgico Cristiano la cui origine è con tutta sicurezza occidentale e, forse, romana. Con l’accettazione del Natale in Oriente, l’Occidente accoglie la festa orientale dell’Epifania diventando la festa della triplice manifestazione di Gesù ai Magi, al popolo d’Israele durante il suo Battesimo e agli Apostoli durante le nozze di Cana. Tra i fattori di carattere storico che hanno determinato la nascita del Natale e lo sviluppo di un ciclo liturgico adeguato per la celebrazione dell’Incarnazione del Figlio di Dio bisogna registrare la necessità della Chiesa di approfondire il dogma cristologico in seguito alle eresie del IV – V secolo. La teologia del Natale offre a tutti la possibilità di ripensare il dogma cristologico in chiave antropologica perché si tratta di cogliere nella realtà dell’Incarnazione un Mistero che interpella l’uomo ad incarnarsi in ogni situazione, amandola.
(1-Continua)
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