sabato 12 febbraio 2011

INTERESSANTE INTERVISTA AL PROCURATORE CATALDO MOTTA: "C'E' ABBASSAMENTO DELLA LEGALITA' "

"DENUNCIARE I COMPORTAMENTI ILLECITI"
Tratto dal Sito Internet
Di Lino De Matteis
«Un segnale molto forte che il consenso possa essere manipolato attraverso una modifica di pelle da parte della criminalità organizzata, che, forse, finita la stagione militare, denota un interesse ad acquisire consensi in altro modo»: così Cataldo Motta, procuratore capo della Repubblica di Lecce, commenta le violazioni accertate anche in Puglia dall’Antimafia al codice di autoregolamentazione dei partiti in occasione delle ultime amministrative del 2010. «Sono dati che segnalano un allarme su connivenze, contiguità, vicinanza, condivisione di logiche mafiose, sull’abbassamento della legalità, anche se non comportano necessariamente la possibilità di configurare reati»
Perché?
«Gli imprenditori sono restii alle informazioni antimafia e la legge, per altro, non aiuta poiché contiene delle soglie molto alte. Stiamo cercando di lavorare con l’amministrazione dell’Interno per quanto riguarda la possibilità di abbassare quelle soglie sulla base di accordi fatti anche con la Confindustria».
Ci vuole spiegare meglio?
«Mi riferisco alla difficoltà di arrivare alle interdittive antimafia quando si tratta di appalti di valore non particolarmente elevato, perché le soglie che richiedono informativa antimafia sono molto alte e, secondo me, basta spezzare un appalto in tre, scendere al di sotto della soglia e non si ha più bisogno dell’informativa antimafia».
Ritiene rappresentativi della realtà i dati dell’Antimafia o possono essere sottostimati e non rappresentare realmente l’entità del fenomeno che potrebbe essere molto più grave?
«È possibile, perché quando parliamo di criminalità organizzata la prima parola che viene in mente è quella del “sommerso”, sia riguardo l’attività illecita vera e propria, i reati commessi dalle bande criminali e mafiose, sia quell’ampia palude di comportamenti di connivenza, condivisione e vicinanza agli ambienti criminali che certo non agevola il vivere sociale».
Ritiene adeguata l’attenzione riservata dalle forze dell’ordine ai rapporti tra politica e affari?
«Ci siamo occupati più volte, anche se non abbiamo avuto grossi risultati. Sono accertamenti difficili, sempre che si tratti di condotte che costituiscono reato, perché poi non bisogna dare per scontato che qualsiasi rapporto criminalità organizzata-pubblica amministrazione costituisca necessariamente reato».
Il fenomeno sembra molto trasversale, poiché interessa partiti dei diversi schieramenti nazionali e liste civiche...
«Non dico novità, ma da una ventina di anni a questa parte non vedo grosse differenze ideologiche tra i partiti».
I candidati si offrono ai boss in cambio di sostegno elettorale.
«Questo non so se sia vero, ma non mi sembra un’ipotesi del tutto campata in aria».
C’è un rischio per la democrazia?
«Se questo scambio esistesse, fosse provato, accertato e fosse diffuso sarebbe sicuramente un grave rischio per la democrazia».
Come si combatte questo pericolo?
«Bisogna denunciare i comportamenti illeciti. Non mi riferisco soltanto alle denunce all’autorità giudiziaria ma alla necessità culturale di far venir fuori in qualsiasi modo tutto ciò che non è regolare, poi starà all’autorità giudiziaria accertare se si tratta di comportamenti illeciti, se è necessaria la misura di prevenzione. Sono necessari interventi di prevenzione sociale, che sono una misura diversa dalla nostra repressione».

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