alla Foiba di Basovizza
nella Giornata del Ricordo
10 febbraio 2011
Tratto da ZENIT.org
Di seguito l'omelia pronunciata ieri dall'Arcivescovo di Trieste, mons. Giampaolo Crepaldi, durante la Messa celebrata alla Foiba di Basovizza in occasione della Giornata del Ricordo.
Carissimi fratelli e sorelle,
1. celebriamo oggi la Giornata del Ricordo di eventi che hanno segnato drammaticamente, con il loro tragico carico di sofferenza e di ingiustizia, queste nostre terre. Siamo alla foiba di Basovizza che è stata designata ad essere, dalla volontà di pace e di bene di tante persone, il monumento al ricordo delle tragiche vicende che si sono consumate, con una sconcertante efferatezza, in questi luoghi. Siamo qui per ricordare e per pregare, consegnando alla misericordia del Signore i tanti che sono stati vittime dell’odio, i loro parenti che ancora portano stampigliate sulla pelle della loro anima i segni brucianti di ferite dolorose. Affidiamo a Dio anche coloro che furono i carnefici, affinché il Signore, che tutto considera con l’occhio dell’equità, della giustizia e della misericordia, trovi il modo per riparare una pagina disastrosa della storia degli uomini.
2. Quest’oggi la Chiesa fa memoria liturgica di santa Scolastica che era la sorella di san Benedetto. San Benedetto, con il suo programma spirituale e civile collegato all’ora et labora, delineò per i popoli dei suoi tempi, che si trovavano invischiati nelle secche della decadenza dell’impero romano, una prospettiva di fraternità, di prosperità e di pace. Come non pensare che anche la sorella Scolastica sia stata al fianco del fratello nel condividere la passione per un rinnovamento della civiltà e della cultura dei popoli del loro tempo? Un rinnovamento civile che aveva in Dio la sua fonte e la sua sorgente; un rinnovamento culturale che aveva nella parola di Dio il suo essenziale paradigma. Questa parola che abbiamo ascoltato nella prima lettura ci presenta uno stupefacente scenario di armonia, profusa da Dio nella sua creazione. Essa raggiunge il suo apice nella creazione dell’essere umano, nella concreta distinzione di uomo e di donna. I due sono fatti l’uno per l’altro nel senso che essi trovano nel reciproco dono di sé la completezza e la felicità. Nel brano del Vangelo che abbiamo ascoltato si parla di una donna che ai tempi di Gesù era considerata doppiamente impura: è siro-fenicia, cioè pagana ed ha una figlia indemoniata. Eppure questa donna manifesta una fede straordinaria che la rende l’icona vivissima e attuale di una basilare e caratterizzante verità cristiana: ogni uomo e ogni donna sono fatti ad immagine e somiglianza di Dio e sono portatori di una dignità inalienabile che nessuna appartenenza etnico-razziale deve mortificare.
3. La parola di Dio, con il suo messaggio illuminante, ci offre le chiavi interpretative più adeguate per comprendere a fondo anche questo luogo e questo monumento al ricordo, richiamandoci ad una essenziale verità, necessaria se vogliamo che le tragiche avventure che qui si sono consumate non si ripetano mai più: tutto, cioè ogni sistema sociale, culturale, economico e politico; le relazioni personali, quelle nazionali e internazionali; gli organismi civili e le istituzioni politiche; tutto e tutti devono avere come base del loro essere e del loro operare il rispetto della dignità della persona umana creata da Dio a sua immagine e somiglianza. Si tratta di un valore e di un diritto indisponibili e fondamentali. Quando si perde di vista questa bussola può succedere di tutto, anche quello che è successo qui e che continua a succedere in altre parti del mondo. La foiba diventa quindi una cattedra che ci insegna la più preziosa e la più utile delle lezioni di storia: se vogliamo la pace dobbiamo sempre rispettare la dignità della persona umana. A questa cattedra di vita dobbiamo portare i nostri giovani: impareranno qui la lezione più necessaria per la loro formazione; dobbiamo portare qui i dimentichi di Dio affinché capiscono che le foibe nascono quando le sorti dell’umanità finiscono nelle mani ballerine degli uomini invece di restare in quelle solide di Dio; dobbiamo portare qui quanti sono infervorati da ciechi fondamentalismi ideologici per far loro conoscere il prezzo delle loro idee distruttive. Qui dobbiamo venire tutti per imparare, con cuore buono e limpido, a coltivare il bene, costruendo ogni giorno i ponti della pace, dedicando forza e volontà alle opera della giustizia e coltivando l’ideale evangelico della fraternità umana. Amen!
Carissimi fratelli e sorelle,
1. celebriamo oggi la Giornata del Ricordo di eventi che hanno segnato drammaticamente, con il loro tragico carico di sofferenza e di ingiustizia, queste nostre terre. Siamo alla foiba di Basovizza che è stata designata ad essere, dalla volontà di pace e di bene di tante persone, il monumento al ricordo delle tragiche vicende che si sono consumate, con una sconcertante efferatezza, in questi luoghi. Siamo qui per ricordare e per pregare, consegnando alla misericordia del Signore i tanti che sono stati vittime dell’odio, i loro parenti che ancora portano stampigliate sulla pelle della loro anima i segni brucianti di ferite dolorose. Affidiamo a Dio anche coloro che furono i carnefici, affinché il Signore, che tutto considera con l’occhio dell’equità, della giustizia e della misericordia, trovi il modo per riparare una pagina disastrosa della storia degli uomini.
2. Quest’oggi la Chiesa fa memoria liturgica di santa Scolastica che era la sorella di san Benedetto. San Benedetto, con il suo programma spirituale e civile collegato all’ora et labora, delineò per i popoli dei suoi tempi, che si trovavano invischiati nelle secche della decadenza dell’impero romano, una prospettiva di fraternità, di prosperità e di pace. Come non pensare che anche la sorella Scolastica sia stata al fianco del fratello nel condividere la passione per un rinnovamento della civiltà e della cultura dei popoli del loro tempo? Un rinnovamento civile che aveva in Dio la sua fonte e la sua sorgente; un rinnovamento culturale che aveva nella parola di Dio il suo essenziale paradigma. Questa parola che abbiamo ascoltato nella prima lettura ci presenta uno stupefacente scenario di armonia, profusa da Dio nella sua creazione. Essa raggiunge il suo apice nella creazione dell’essere umano, nella concreta distinzione di uomo e di donna. I due sono fatti l’uno per l’altro nel senso che essi trovano nel reciproco dono di sé la completezza e la felicità. Nel brano del Vangelo che abbiamo ascoltato si parla di una donna che ai tempi di Gesù era considerata doppiamente impura: è siro-fenicia, cioè pagana ed ha una figlia indemoniata. Eppure questa donna manifesta una fede straordinaria che la rende l’icona vivissima e attuale di una basilare e caratterizzante verità cristiana: ogni uomo e ogni donna sono fatti ad immagine e somiglianza di Dio e sono portatori di una dignità inalienabile che nessuna appartenenza etnico-razziale deve mortificare.
3. La parola di Dio, con il suo messaggio illuminante, ci offre le chiavi interpretative più adeguate per comprendere a fondo anche questo luogo e questo monumento al ricordo, richiamandoci ad una essenziale verità, necessaria se vogliamo che le tragiche avventure che qui si sono consumate non si ripetano mai più: tutto, cioè ogni sistema sociale, culturale, economico e politico; le relazioni personali, quelle nazionali e internazionali; gli organismi civili e le istituzioni politiche; tutto e tutti devono avere come base del loro essere e del loro operare il rispetto della dignità della persona umana creata da Dio a sua immagine e somiglianza. Si tratta di un valore e di un diritto indisponibili e fondamentali. Quando si perde di vista questa bussola può succedere di tutto, anche quello che è successo qui e che continua a succedere in altre parti del mondo. La foiba diventa quindi una cattedra che ci insegna la più preziosa e la più utile delle lezioni di storia: se vogliamo la pace dobbiamo sempre rispettare la dignità della persona umana. A questa cattedra di vita dobbiamo portare i nostri giovani: impareranno qui la lezione più necessaria per la loro formazione; dobbiamo portare qui i dimentichi di Dio affinché capiscono che le foibe nascono quando le sorti dell’umanità finiscono nelle mani ballerine degli uomini invece di restare in quelle solide di Dio; dobbiamo portare qui quanti sono infervorati da ciechi fondamentalismi ideologici per far loro conoscere il prezzo delle loro idee distruttive. Qui dobbiamo venire tutti per imparare, con cuore buono e limpido, a coltivare il bene, costruendo ogni giorno i ponti della pace, dedicando forza e volontà alle opera della giustizia e coltivando l’ideale evangelico della fraternità umana. Amen!
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