venerdì 18 febbraio 2011

DELITTO BASILE, IL 67ENNE COLITTI RINVIATO A GIUDIZIO

Vittorio Colitti, 67enne di Ugento, dovrà andare a processo per l’omicidio del consigliere comunale e provinciale. L'ha deciso il gup Alcide Maritati. Per lo stesso caso, già assolto suo nipote
18 Febbraio 2011
Tratto dal Sito Internet
www.lecceprima.it
Vittorio Colitti, 67enne di Ugento, è stato rinviato a giudizio per l’omicidio del consigliere comunale e provinciale di Ugento, Peppino Basile. Il processo inizierà il 5 maggio prossimo. La decisione del gup Alcide Maritati è giunta questa mattina. Il nonno del ragazzo, suo omonimo, già scagionato dal Tribunale dei minori per lo stesso delitto (secondo le tesi iniziali degli investigatori, i due avrebbero agito insieme), dovrà dunque difendersi dalla pesante accusa di essere stato il carnefice del politico di Italia dei valori, ucciso con oltre venti coltellate nella notte a cavallo fra il 14 ed il 15 giugno del 2008. Il fascicolo dell’inchiesta è in mano al pubblico ministero Giovanni De Palma.
Colitti, difeso dall’avvocato Francesca Conte, che ha depositato una memoria difensiva, come noto è stato nuovamente arrestato il 22 dicembre scorso, cioè cinque giorni prima che si celebrasse l’udienza in cui il nipote 19enne (minore all’epoca dei fatti) è stato assolto in primo grado dalle imputazioni, con un verdetto pronunciato ai giudici dopo oltre dieci ore di camera di consiglio (leggi). Il 67enne si trova al momento ai domiciliari. L’ordinanza di custodia cautelare è arrivata dopo oltre un anno dal primo arresto, a firma dal gip Carlo Cazzella, su richiesta del pm De Palma, sancendo l’ennesimo colpo di scena in una vicenda dai contorni non certo chiari.
Colitti era stato scarcerato il 9 settembre del 2009 dal Tribunale del riesame di Lecce, dopo che la Corte di cassazione aveva annullato l’ordinanza a causa di un vizio di forma. Le condizioni di salute, tuttavia, non sono compatibili con il regime carcerario e per questo dal 21 gennaio l’anziano si trova confinato fra le mura della sua abitazione. Secondo l’accusa, dunque, sarebbe stato proprio lui a tirare i fendenti che trucidarono il politico ugentino, suo vicino di casa, quella fatidica notte. Ma, alla luce dell’assoluzione del nipote, c’è adesso forse ancor più particolare attenzione e curiosità nel capire come potrà evolvere il caso, se, cioè, la prima sentenza farà da apripista verso il proscioglimento anche del nonno del 19enne, o se i giudici del tribunale ordinario, chiamati a stabilire le sorti dell’anziano, leggeranno tutta la storia sotto una nuova prospettiva.

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