giovedì 31 dicembre 2009

BUON 2010 A TUTTI, BUONI E MENO BUONI

POSSA IL 2010 DARE RISPOSTA A TUTTI I MISTERI DELLA FEDE!


"Gentile Stefano,
volevo farti i complimenti per le rubriche che curi in maniera certosina nel tuo blog.
Rubriche che mettono a nudo verità che non tutti conoscono...
Vorrei anch'io restare anonima, ma scrivo per riallacciarmi alla e-mail dove si chiedeva come mai al Comune di Melissano a guadagnare siano sempre le stesse persone (campi scuola, servizio civile,…).
Come mai sempre le stesse ragazze, gli stessi nomi?
Vorrei capire con quale criterio vengono scelte. Se non sbaglio, occorre essere almeno diplomati per essere idonei al servizio civile, siamo sicuri che lo siano tutte?
C'è chi si fa il "mazzo", passami l'espressione poco lieta, per ottenere dei titoli e crearsi delle credenziali…"
Risponde Stefano Scarcella - Meglio far silenzio. La risposta è in ognuno di noi. Grazie per l'e-mail, carissima lettrice. Continua pure a scriverci! Il mio dovere è offrire spazio, libertà e democrazia. Buon Anno anche a te. Accogliamo l'anno delle verità. Confido nella verità, la verità che tutto può!

NEL 2010 LIBERIAMOCI DELLA CLASSE POLITICA CORROTTA


30 Dicembre 2009
Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it
Caro 2010 ti scrivo: buon anno a te, buon anno a noi e che sia un anno migliore del 2009!
L'anno che è passato è stato il più orribile della Repubblica italiana. Questi ultimi anni hanno visto al governo un gruppo di persone che, rifacendosi ad un modello piduista, hanno occupato le istituzioni per fare gli affari loro.
Un anno terribile, il 2009, che ha visto milioni di persone perdere il lavoro, compresi i precari della scuola, un anno che ha visto aumentare il numero delle famiglie che non arrivano alla fine del mese, le piccole-medie imprese distrutte, fiaccate dalla crisi e abbandonate dal governo. Le persone per bene e oneste, quelle che hanno pagato le tasse, sono state derise e irrise dagli evasori fiscali che, con la tangente di Stato (lo scudo fiscale), si sono ritrovati i frutti delle loro rapine come utili personali e non certo della collettività.
Un anno terribile, quello che sta termiando, che dobbiamo mettere alle porte con un impegno nuovo e rinnovato: quello di liberarci al più presto di questa classe politica corrotta.
Il 2010 sarà un anno con un rinnovato impegno che noi dell’Italia dei Valori vogliamo portare avanti non più da soli, poiché ci auguriamo che le persone per bene ci stiano vicino. Ci auguriamo anche, non solo che ci sia più opposizione, ma anche più alternativa, più democrazia.
Per questo cominceremo l'anno nuovo con rinnovati specifici impegni: il referendum contro le centrali nucleari, perchè in Italia, undici, dodici centrali non servono a niente se non a distruggere il nostro Paese; il referendum contro la privatizzazione dell'acqua, perchè almeno l'aria e l'acqua non vogliamo che ce la portino via; il referendum contro la legge ad personam che ancora una volta si stanno accingendo a fare per salvare Silvio Berlusconi, fregandose dell’articolo 3 della Costituzione, secondo il quale siamo tutti uguali di fronte alla legge. E a questi voglio aggiungere un impegno ben preciso, con il quale partire da subito, fin dai primi giorni del 2010: impedire uno scempio della legalità, della memoria, dedicando una strada o una piazza in onore di Bettino Craxi, che loro definiscono lo statista in esilio: ma quando mai? Era un latitante, un pluri-condannato che ha usato i soldi dello Stato per farsi gli affari suoi; che ha piegato le istituzioni in una collusione fra politica e affari assieme a tanti altri.
E allora si, come ho già detto, facciamola una strada, ma la strada di tutti i latitanti, i corrotti e i corruttori che hanno rovinato la ‘Prima Repubblica’. Noi dobbiamo ribellarci a questa cancellazione della memoria, a questa trasformazione della realtà attraverso racconti finti, attraverso immagini non vere.
Ecco, questi sono gli impegni che prendiamo con i cittadini per l'anno nuovo, primo tra tutti un rinnovato impegno per dimostrare il fatto che un'informazione pilotata, di parte e padronale, racconta le cose in maniera diversa dalla realtà dei fatti, facendo credere ai cittadini che tutto va bene. Tutto va bene per pochi, tutto va male per le persone più deboli, per quelli che non hanno lavoro, non hanno speranza, soprattutto per i giovani. L’Italia dei Valori vuole costruire un’alternativa.
Buon anno a noi, buon anno a tutti voi, buon anno alle persone di buona volontà.

ATTENZIONE ALLA FRUTTA IN GUSCIO, PERICOLOSA PER I BAMBINI

COMUNICATO STAMPA
Il pericolo di soffocamento per i bambini di ingoiare frutta a guscio è di gran lunga superiore a quello per i giocattoli, ha detto l’ente tedesco di valutazione rischi, che ha quindi sollecitato le avvertenze da apporre sulle confezioni degli alimenti.
L’Istituto federale per la valutazione dei rischi, BfR, ha detto che la ricerca ha evidenziato che gli oggetti estranei ingoiati in modo sbagliato da parte di bambini piccoli sono spesso frutta secca, in particolare le arachidi. Il gruppo ha detto che il rischio di ingerire arachidi o pezzi di frutta a guscio che raggiungono il tratto respiratorio è “Significativamente superiore al rischio di neonati di deglutizione di piccole parti di giocattoli nel modo sbagliato”. La loro forma, dimensioni compatte e la superficie oleosa significa che essi possono raggiungere la trachea e penetrare le zone più profonde delle vie respiratorie più facilmente di altri alimenti.
L’ingestione di corpi estranei nel modo sbagliato può raggiungere il tratto respiratorio, causando problemi di salute e, in estrema incidenza il soffocamento, ha detto il BfR. L’ente dice che questo è il motivo per cui i giocattoli devono recare il marchio di precauzione. Allo stato attuale, non vi è alcun obbligo di etichettatura per le noci e arachidi, ritenute più pericolose “.
Secondo Giovanni D’AGATA, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori avvertenze, come ‘Attenzione. Frutta a guscio può raggiungere le vie respiratorie dei bambini’ sarebbero opportune, pertanto, dovrebbero essere stampate sulla confezione della frutta a guscio. per ridurre i rischi per la salute, specie nelle categorie più deboli della popolazione, quali i bambini.
Lecce, 29 dicembre 2009
Il Componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore”
Giovanni D’AGATA

CRISI ECONOMICA - ANZIANI PER SOPRAVVIVERE FRUGANO TRA I RIFIUTI

COMUNICATO STAMPA
IL GOVERNO ADOTTI SERI PROVVEDIMENTI
DI SOSTEGNO ALLA POVERTÀ
Una vecchietta che fruga in un cassonetto alla ricerca di qualcosa da mangiare: un’immagine che, purtroppo, sta diventando sempre più frequente nelle nostre città.
La crisi economica mondiale che incombe, che non impedisce ai più ricchi di continuare ad acquistare auto di lusso, telefonini di ultima generazione, televisori sempre più avveniristici, miete sempre più vittime tra i poveri, e tra essi i primi ad essere colpiti sono gli anziani, quelli che per oggettive difficoltà fisiche non sono in grado di dare adeguate risposte alle difficoltà sempre crescenti.
Sono sempre di più gli anziani che non riescono, con le misere pensioni di cui dispongono, a fare fronte a tutte le esigenze della vita quotidiana, a tutte le spese, le tasse, gli affitti, ed ogni giorno sono sempre di più quelli che valicano la fatidica soglia della povertà.
La struttura dello stato sociale italiano, improntata ad una ipocrita copertura dei bisogni, piuttosto che ad una seria risoluzione degli stessi, non è in grado di affrontare questo impatto, e quindi assistiamo a questi spettacoli indegni, che eravamo abituati a vedere, finora, solo nelle grandi città americane. Solo che ora gli U.S.A., nell’era Obama, stanno correggendo forse la loro più grande contraddizione, dotando il loro sistema di servizi sociali di una struttura di sanità pubblica, che finora non c’era, e segnava negativamente per altri versi l’avanzatissima democrazia americana. Noi, invece, nel frattempo, ci stiamo precipitando nella corsa a fare nostri gli aspetti più negativi di essa.
Ciò non può fare parte della nostra cultura, della nostra tradizione, che sono improntate alla solidarietà, come ci hanno insegnato generazioni di nostri antenati: la democrazia italiana non può sopportare l’impatto di queste nuove povertà abbandonate a se stesse, perché, accettando senza far nulla questi spettacoli, rinnegherebbe le proprie origini, le proprie basi fondanti, snaturandosi.
Abbiamo l’obbligo di recuperare la solidarietà sociale in maniera vera, giusta ma soprattutto concreta.
Giovanni D’AGATA componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori invita il Governo ad adottare seri provvedimenti di sostegno alla povertà, ma soprattutto alla povertà degli anziani, i più indifesi, dando loro la serenità per vivere in maniera dignitosa gli ultimi anni di vita.
Non dimentichiamo, tutti, che gli anziani di domani siamo noi.
Lecce, 26 dicembre 2009
Giovanni D’AGATA
Componente dipartimento Tematico Nazionale “Tutela dei Consumatori”

IL BOTTINO DI BETTINO: COME E QUANTO RUBAVA


30 Dicembre 2009
Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it
Articolo di Marco Travaglio pubblicato su "il Fatto Quotidiano" di oggi a pagina 6. Ogni commento è superfluo, buona lettura.
"Al momento della morte, nel gennaio del 2000, Bettino Craxi era stato condannato in via definitiva a 10 anni per corruzione e finanziamento illecito (5 anni e 6 mesi per le tangenti Eni-Sai; 4 anni e 6 mesi per quelle della Metropolitana milanese). Altri processi furono estinti “per morte del reo”: quelli in cui aveva collezionato tre condanne in appello a 3 anni per la maxitangente Enimont (finanziamento illecito), a 5 anni e 5 mesi per le tangenti Enel (corruzione), a 5 anni e 9 mesi per il conto Protezione (bancarotta fraudolenta Banco Ambrosiano); una condanna in primo grado prescritta in appello per All Iberian; tre rinvii a giudizio per la mega-evasione fiscale sulle tangenti, per le mazzette della Milano-Serravalle e della cooperazione col Terzo Mondo.
Nella caccia al tesoro, anzi ai tesori di Craxi sparsi per il mondo tra Svizzera, Liechtenstein, Caraibi ed Estremo Oriente, il pool Mani Pulite ha accertato introiti per almeno 150 miliardi di lire, movimentati e gestiti da vari prestanome: Giallombardo, Tradati, Raggio, Vallado, Larini e il duo Gianfranco Troielli & Agostino Ruju (protagonisti di un tourbillon di conti e operazioni fra HongKong e Bahamas, tuttora avvolti nel mistero per le mancate risposte alle rogatorie).
Finanziamenti per il Psi?
No, Craxi rubava soprattutto per sé e i suoi cari. Principalmente su quattro conti personali: quello intestato alla società panamense Constellation Financière presso la banca Sbs di Lugano; il Northern Holding 7105 presso la Claridien Bank di Ginevra; quello intestato a un’altra panamense, la International Gold Coast, presso l’American Express di Ginevra; e quello aperto a Lugano a nome della fondazione Arano di Vaduz. “Craxi - si legge nella sentenza All Iberian confermata in Cassazione - è incontrovertibilmente responsabile come ideatore e promotore dell’apertura dei conti destinati alla raccolta delle somme versategli a titolo di illecito finanziamento quale deputato e segretario esponente del Psi. La gestione di tali conti… non confluiva in quella amministrativa ordinaria del Psi, ma veniva trattata separatamente dall’imputato tramite suoi fiduciari… Significativamente Craxi non mise a disposizione del partito questi conti”.
Su Constellation Financiere e Northern Holding - conti gestiti dal suo compagno di scuola Giorgio Tradati - riceve nel 1991-‘92 la maxitangente da 21 miliardi versata da Berlusconi dopo la legge Mammì. Sul Northern Holding incassa almeno 35 miliardi da aziende pubbliche, come Ansaldo e Italimpianti, e private, come Calcestruzzi e Techint.
Nel 1998 la Cassazione dispone il sequestro conservativo dei beni di Craxi per 54 miliardi. Ma nel frattempo sono spariti. Secondo i laudatores, Craxi fu condannato in base al teorema “non poteva non sapere”. Ma nessuna condanna definitiva cita mai quell’espressione. Anzi la Corte d’appello di Milano scrive nella sentenza All Iberian poi divenuta definitiva: “Non ha alcun fondamento la linea difensiva incentrata sul presunto addebito a Craxi di responsabilità di ‘posizione’ per fatti da altri commessi, risultando dalle dichiarazioni di Tradati che egli si informava sempre dettagliatamente dello stato dei conti esteri e dei movimenti sugli stessi compiuti”.
Tutto era cominciato “nei primi anni 80” quando - racconta Tradati a Di Pietro - “Bettino mi pregò di aprirgli un conto in Svizzera. Io lo feci, alla Sbs di Chiasso, intestandolo a una società panamense (Constellation Financière, ndr). Funzionava cosí: la prova della proprietà consisteva in una azione al portatore, che consegnai a Bettino. Io restavo il procuratore del conto”. Su cui cominciano ad arrivare “somme consistenti”: nel 1986 ammontano già a 15 miliardi.
Poi il deposito si sdoppia e nasce il conto International Gold Coast, affiancato dal conto di transito Northern Holding, messo a disposizione dal funzionario dell’American Express, Hugo Cimenti, per rendere meno identificabili i versamenti. Anche lí confluiscono ben presto 15 miliardi.
Come distinguere i versamenti per Cimenti da quelli per Tradati, cioè per Craxi?
“Per i nostri - risponde Tradati - si usava il riferimento ‘Grain’. Che vuol dire grano”. Poi esplode Tangentopoli. “Il 10 febbraio ‘93 Bettino mi chiese di far sparire il denaro da quei conti, per evitare che fossero scoperti dai giudici di Mani pulite. Ma io rifiutai e fu incaricato qualcun altro (Raggio, ndr): so che hanno comperato anche 15 chili di lingotti d’oro… I soldi non finirono al partito, a parte 2 miliardi per pagare gli stipendi”.
Raggio va in Svizzera, spazzola il bottino di Bettino e fugge in Messico con 40 miliardi e la contessa Vacca Agusta. I soldi finiscono su depositi cifrati alle Bahamas, alle Cayman e a Panama.
Che uso faceva Craxi dei fondi esteri?
“Craxi - riepilogano i giudici - dispose prelievi sia a fini di investimento immobiliare (l’acquisto di un appartamento a New York), sia per versare alla stazione televisiva Roma Cine Tv (di cui era direttrice generale Anja Pieroni, legata a Craxi da rapporti sentimentali) un contributo mensile di 100 milioni di lire. Lo stesso Craxi, poi, dispose l’acquisto di una casa e di un albergo [l’Ivanohe] a Roma, intestati alla Pieroni”. Alla quale faceva pure pagare “la servitú, l’autista e la segretaria”.
Alla tv della Pieroni arrivarono poi 1 miliardo da Giallombardo e 3 da Raggio. Craxi lo diceva sempre, a Tradati: “Diversificare gli investimenti”.
Tradati eseguiva: “Due operazioni immobiliari a Milano, una a Madonna di Campiglio, una a La Thuile”. Bettino regalò una villa e un prestito di 500 milioni per il fratello Antonio (seguace del guru Sai Baba).
E il Psi, finito in bolletta per esaurimento dei canali di finanziamento occulto? “Raggio ha manifestato stupore per il fatto che, dopo la sua cessazione dalla carica di segretario del Psi, Craxi si sia astenuto dal consegnare al suo successore i fondi contenuti nei conti esteri”.
Anche Raggio vuota il sacco e confessa di avere speso 15 miliardi del tesoro craxiano per le spese della sua sontuosa latitanza in Messico.
E il resto?
Lo restituì a Bettino, oltre ad acquistargli un aereo privato Sitation da 1,5 milioni di dollari e a disporre - scrivono i giudici - “bonifici specificatamente ordinati da Craxi, tutti in favore di banche elvetiche, tranne che per i seguenti accrediti: 100.000 dollari al finanziere arabo Zuhair AlKatheeb” e 80 milioni di lire(«$ 40.000/s. Fr. 50.000 Bank of Kuwait Lnd») per “un’abitazione affittata dal figlio di Craxi (Bobo, ndr) in Costa Azzurra”, a Saint-Tropez, “per sottrarlo - spiega Raggio - al clima poco favorevole creatosi a Milano”.
Anche Bobo, a suo modo, esule.
Quando i difensori di Craxi ricorrono davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, nella speranza di ribaltare la condanna Mm, vengono respinti con perdite. “Non è possibile - scrivono i giudici di Strasburgo il 31 ottobre 2001 - pensare che i rappresentanti della Procura abbiano abusato dei loro poteri”. Anzi, l’iter dibattimentale “seguí i canoni del giusto processo” e le proteste dell’imputato sulla parzialità dei giudici “non si fondano su nessun elemento concreto… Va ricordato che il ricorrente è stato condannato per corruzione e non per le sue idee politiche”.

VIA BETTINO CRAXI, 1934-2000, POLITICO, CORROTTO, LATITANTE

29 Dicembre 2009
Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it
Sui quotidiani di oggi ci sono degli articoli a dir poco interessanti: la menzogna viene spacciata per verità.
Mettono in evidenza che si deve celebrare il decennale di Bettino Craxi: un omaggio di Berlusconi.
Dopo tutto, chi altri poteva omaggiare un latitante, pluricondannato e corrotto che, commettendo innumerevoli reati, ha rovinato sia la credibilità del Paese che quella delle Istituzioni, se non proprio lui, Silvio Berlusconi? Tra simili si ritrovano.
Ebbene, l'Italia dei Valori lo dice forte e chiaro: abbiamo pietà per i morti, ma nessuna pietà per chi mente. Craxi non era una persona in esilio, era un latitante. Nessuno lo ha cacciato. E' lui che è fuggito per non rispondere delle sue azioni davanti alla giustizia. E' scappato via perché è stato condannato con sentenza penale passata in giudicato. Era accusato di corruzione e finanziamento illecito ai partiti, cosa di cui i giornali non fanno alcuna menzione per poterlo spacciare come “grande statista”.
Ma quale statista!?
Quello che con la DC della Prima Repubblica ha indebitato oltremodo le casse dello Stato?
Quello che ha dato la possibilità ad una classe imprenditoriale di crescere non in ragione delle proprie capacità imprenditoriali ma delle mazzette che pagava?
Ritengo che questo fine d'anno volga al termine nella maniera peggiore: un anno in cui il fratellastro di Craxi è stato al governo con il solo fine di produrre leggi per non farsi processare. Un anno che viene sublimato, come dice il sindaco di Milano, dedicando una strada o una piazza al ricordo di Bettino Craxi.
E allora facciamola questa piazza: Piazza Bettino Craxi.
Sotto il nome, però, come in tutte le targhe, scriviamoci anche quel che era: “politico, corrotto, latitante”.

QUANDO LE PAROLE CAMBIANO SIGNIFICATO


30 Dicembre 2009 - Di Luisa Capelli - Tratto dal Sito Internet www.italiadeivalori.it

Quando le parole cambiano significato o, peggio, quando si svuotano del loro senso autentico, stare fermi a guardare è da irresponsabili.
Abbiamo un partito, con la maggioranza di seggi alla Camera ed al Senato, che abusa, quotidianamente, della parola libertà. Ne hanno fatto un simbolo, loro, che in realtà la praticano e difendono solo in un senso. La libertà di fare quello che gli pare. E di giocare con i diritti dei cittadini.
Il popolo della libertà, bisognerebbe aggiungere, sottratta al prossimo. A chi non è allineato, a chi la pensa diversamente, a chi alza un dito soltanto per dire che forse così non va.
Oggi tocca alla Rete.
Hanno capito, ma lo sapevano già, che cittadini informati hanno idee più robuste di quelle che giornali di partito e tv del "padrone unico" contribuiscono a formare.
Quindi ogni pretesto diventa buono per demonizzare lo strumento.
Internet è questo. Uno strumento che milioni di persone, malgrado questo Governo pensi ai problemi di uno solo, usano ogni giorno per lavorare, fare acquisti, scambiarsi informazioni.
In poche parole Internet rappresenta, per questo paese alla deriva, una delle poche risorse rimaste per una ripresa economica di cui c'è disperato bisogno.
Per questo motivo siamo scesi in piazza per fare sentire la nostra voce contro quelle "manine" che sfruttano ogni occasione per restringere quei pochi spazi di libertà rimasti.
Sindaci che vietano ai giovani di chiacchierare nelle piazze con una birra in mano, altri ancora che vogliono decidere cosa si può mangiare oltre una certa ora. Ministri che non sanno usare la posta elettronica, ma parlano di facebook e di social network solo per proporne la chiusura.
Come se da domani al primo squilibrato che ferisce un passante con un cacciavite, si decidesse di proibirne la vendita in ferramenta.
Internet è un contenitore dove ci sta dentro di tutto. Le leggi per tutelare la dignità delle persone dalla diffamazione, dalle calunnie; per reprimere l'istigazione a delinquere o l'apologia di reato esistono già e la Cassazione, negli anno, ha dimostrato di sapere uniformare le interpretazioni dei primi giudici pur evidenziando vuoti normativi che vanno certamente colmati.
Non certo sopprimendo la libertà della Rete.

L'IDIOZIA DELLA MUSERUOLA AI SOCIAL NETWORK


27 Dicembre 2009 - Di Pancho Pardi - Tratto dal Sito Internet
www.italiadeivalori.it
Da quando, il 5 dicembre, una manifestazione convocata in Rete ha sorprendentemente riempito Piazza San Giovanni in maniera straordinaria, ed anche straordinariamente pacifica, il Governo e la maggioranza hanno gli occhi puntati contro la Rete.
Evidentemente il Governo pensa di dovere avere il dominio assoluto dell'informazione, poiché l'unica cosa che sfugge alla sua presa, diciamo anche aldilà del monopolio privato - singolare - di Berlusconi, è la rete, sono i social network, adesso utilizzando in modo ipocrita la stupidissima aggressione in Piazza del Duomo (a Milano), loro vogliono mettere la museruola alla rete.
E lo fanno con un disegno di legge che, purtroppo, è stato presentato dal collega Lauro che considero una persona equilibrata, e che ricorre all'artificio di individuare nella comunicazione in rete il veicolo fondamentale dell'istigazione a delinquere contro la persona e l'aggressione, il ferimento, diretto alle persone.
Qui c'è un equivoco fondamentale: la Rete è come un enorme piazza in cui tutti parlano. Tutti, in parte, si parlano addosso. In parte comunicano molto intensamente. Non è possibile addossare alla Rete la responsabilità di qualche eventuale sciocchezza che possa essere detta all'interno del mezzo.
Del resto, quando uno dice sciocchezze, si presta - diciamo così - anche alla critica sociale. Ciò che ha detto verrà letto o sentito da molte persone ed è facile immaginare che una sciocchezza venga identificata come tale.
Ma pretendere, partendo da un fatto di cronaca limitato di bloccare l'autonomia della rete per poter, poi, impedire una libera comunicazione sociale, questo sì è davvero un delitto contro la libera comunicazione.
L'articolo 21 della Costituzione riconosci a tutti la libertà di esprimere liberamente il proprio pensiero. Se il Governo e la maggioranza vogliono continuare in questa iniziativa si dovranno misurare con la più determinata delle opposizioni non solo parlamentare, ma anche sociale.
"Giù le mani dalla rete!" - bisogna dire - nella maniera più chiara perché questa è una cosa che anche il cittadino non tollererà.
Inviato: "Hanno capito che qualcosa sta cambiando…"
Temono la libera comunicazione. Loro pensano che il Governo e la maggioranza devono avere il controllo totalitario sulla comunicazione.
Siccome la comunicazione in rete gli sfugge, perché non è predeterminabile a priori una possibilità di controllo, loro hanno il modo per cominciare a metterlo, un controllo sulla rete.
Ma questa è una cosa inaccettabile. Inaccettabile nel modo più totale.

IN CAMBIO DI...?

27 Dicembre 2009
Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it
Le moine e le lusinghe con cui, dal portinaio di Palazzo Grazioli ai falsi figli dei fiori del partito dell’amore, stanno corteggiando Bersani, dovrebbero di per sè bastare a far comprendere che dietro la facciata del “dialogo dell’amore” lo aspettano gli stessi bari con le solite menzogne di sempre.
Il fatto che Cicchitto affermi che il processo breve, il lodo Alfano o il legittimo impedimento non siano leggi ad personam, significa delle due l’una: o che non ha alcun rispetto per l’intelligenza degli italiani o che, qualsiasi castroneria il piduista tessera 2232 possa proferire, non altererà lo stato di accordi che sono stati già stipulati nelle segrete stanze o in qualche telefonata di cortesia.
Cicchitto dimentica che esponenti della stessa maggioranza hanno detto esattamente il contrario di quanto lui afferma. Sostenere poi che si deve "disinnescare l'uso politico della giustizia", quando invece il problema reale e' l'uso giudiziario della politica, compiuto da Silvio Berlusconi per difendersi dai processi e non nei processi, mi sembra una colossale menzogna.
"Forza D'Alema" comincia la lettera della fondazione Farefuturo, e ancora "La palla è nel vostro campo, e solo in quello”, ma mi chiedo: in quale campo?
A una o due porte?
Quelle parole sembra vadano lette come: “le condizioni dell’inciucio sono chiare e non sono negoziabili: l’impunità del Premier in cambio di... a voi la palla”.
E’ quel "in cambio di" che getterà il Paese in un periodo politico più buio di quanto non siano stati gli ultimi vent’anni.
E' quel “in cambio di” che non preannuncia nulla di buono per i cittadini e per le istituzioni.
E' con quel “in cambio di” che l'Italia dei Valori non negozierà mai perché la legalità in un Paese democratico non è negoziabile. Mai.

DENTRO IL NATALE 2009 (42) - NAZARETH ESULTA A NATALE DOPO IL RITROVAMENTO ARCHEOLOGICO

Intervista al vescovo locale,
mons. Giacinto Boutros Marcuzzo
Di Isabelle Cousturié
24 dicembre 2009
Tratto da ZENIT.org
La scoperta a Nazareth di una casa risalente ai tempi di Gesù, nei pressi della grotta dell'Annunciazione, ha reso ancora più gioioso il Natale della comunità cristiana locale.
Allo stesso tempo ha sollevato una domanda, a cui non si riesce a dare ancora una risposta: perché i primi cristiani hanno conservato questa casa, mentre non si sono curati delle case attorno ad essa?
È questo l'interrogativo rivolto da ZENIT a mons. Giacinto Boutros Marcuzzo, Vescovo ausiliare del Patriarcato latino di Gerusalemme, incaricato in modo particolare di Nazareth.
Mons. Marcuzzo, che importanza attribuisce alla scoperta, per la prima volta, a Nazareth, di una casa risalente all'epoca di Gesù?
Mons. Marcuzzo: A dire il vero non è il primo ritrovamento risalente ai tempi di Gesù. Forse è il ritrovamento più recente di una casa dei tempi di Gesù. E' chiaro, che ci sono altri resti che per disgrazia sono andati distrutti nel corso della storia, e ad ogni modo, contiamo sulla famosa Grotta dell'Annunciazione, che fungeva anche da abitazione, circondata da grotte che si possono visitare. Inoltre, rimangono vestigia nella casa delle Sorelle di Nazareth, attorno alla cosiddetta Tomba del Giusto, tradizionalmente conosciuta come la tomba di San Giuseppe, anche se forse è un po' più tarda.
Tuttavia, le rovine di questa casa che devono essere ancora portate alla luce, secondo gli archeologi, corrisponderebbero a quelle di una casa databile all'epoca di Cristo. Pertanto, questo è il primo fatto interessante ed è di estrema importanza.
Inoltre, questa casa si trova al centro di quattro luoghi molto conosciuti. Pertanto, è stata certamente un luogo di passaggio per Gesù, per la Sacra Famiglia, per Maria di Nazareth e San Giuseppe, poiché si trova a pochi metri, cento al massimo, dalla grotta della Annunciazione, così come dalla Grotta o Chiesa di San Giuseppe, e dalla famosa sinagoga dei tempi di Gesù, così come a un centinaio di metri o poco più dalla Tomba del Giusto. Pertanto, era un luogo centrale.
Infine, l'interesse legato alla scoperta di questa casa, accolta con entusiasmo tanto dagli archeologi israeliani, come dai nostri, e dalle associazioni Maria di Nazareth e Chemin Neuf, la comunità incaricata dell'accoglienza presso questo centro, si deve al fatto che è stata conservata, mentre le case intorno ad essa sono state distrutte. Perché, quindi, è stata conservata? Questo fatto ci solleva degli interrogativi interessanti. Per ora non abbiamo una risposta. Perché sono stati conservati i muri di questa casa? Perché proprio questa e non le altre attorno?
Per disgrazia, da questo punto di vista, e per fortuna, dall'altro, successivamente sono stati eretti altri muri su questo muro primitivo, specialmente sul lato est, per esempio, durante il periodo di Mameluk. Perché hanno voluto costruire questo muro? Piano piano, forse, giungeremo a delle risposte.
Per il momento, ci accontentiamo di gioire per questa scoperta archeologica che mostra veramente l'esistenza, se ne avevamo ancora bisogno, di Nazareth ai tempi di Gesù.
Come è stata accolta la notizia a Nazareth?
Mons. Marcuzzo: Abbbiamo esultato di gioia per questa scoperta, poiché anche se piccola è una conferma della nostra antichità, del nostro essere radicati in questo luogo. Quando l'archeologia mostra la presenza biblica e cristologica, mariana o ecclesiale, la nostra comunità, è chiaro, si sente incoraggiata. E' un fatto importante per la nostra comunità soprattutto di fronte alle sfide che deve affrontare in questa vita, giorno dopo giorno, in Terra Santa.
Come si vive il Natale a Nazareth?
Mons. Marcuzzo: Credo che la festa di Natale sia uguale ogni anno, e al contempo, che sia una festa nuova con un messaggio nuovo. Quest'anno continuaimo a vivere l'atmosfera della visita papale, con il suo significato ufficiale, chiaramente, ma soprattutto pastorale, spirituale e biblico.
Abbiamo vissuto questa festa di Natale alla luce di una beatificazione che ha avuto luogo il 22 di novembre: una religiosa palestinese di Gerusalemme (madre Maria Alfonsina), morta a Ain-Karim, la città della Visitazione, che fondò una congregazione di religiose palestinesi e giordane, del Medio oriente, conosciuta con il nome di Suore del Santo Rosario di Gerusalemme. Questa beatificazione è stata per la nostra comunità un momento di ossigeno, di luce e di incoraggiamento.
Inoltre, per quanto riguarda la pace, viviamo un momento di grande speranza, di fede, poiché la pace è un anelito molto sentito in Terra Santa. Il nostro auspicio è che questa festa sia una occasione per raggiungere una pace più stabile e per dare vita a nuovi sentieri di pace, e che il prossimo anno possiamo realmente festeggiare la pace.
Abbiamo bisogno che gli uomini di buona volontà, i responsabili politici incaricati delle relazioni tra i nostri popoli si convertano veramente alla pace e che abbiano “il coraggio della pace”, come ha detto il nostro Patriarca nel suo messaggio per il Natale di quest'anno. Abbiamo paura della pace! La pace certamente è sempre un'avventura, un rischio, però dobbimo rischiare poiché da questo solo può venire il bene.
Rivolgo a tutti voi e a tutta la famigia di ZENIT, a tutti i lettori e amici di ZENIT, i miei migliori auguri da Nazareth. Dalla mia finestra vedo la Basilica dell'Annunciazione illuminata per il Natale e impartisco una benedizione speciale, in Maria e Gesù, a tutti voi e ai credenti di buona volontà.

DENTRO IL NATALE 2009 (41) - PORTAVOCE VATICANO: NATALE, TEMPO DI DIALOGO CON I NON CREDENTI

Commenta la proposta del Papa
di dialogo con atei e agnostici
24 dicembre 2009
Tratto da ZENIT.org
E' Natale anche per i non credenti, constata il portavoce vaticano commentando la proposta di Benedetto XVI di creare spazi di dialogo con agnostici e atei.
Padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha dedicato l'editoriale del numero delle feste di “Octava Dies” al commento del bilancio del 2009 tracciato dal Papa insieme ai suoi collaboratori della Curia Romana (cfr. ZENIT, 21 dicembre 2009).
Il Vescovo di Roma ha concluso la sua analisi affermando che “al dialogo con le religioni deve oggi aggiungersi soprattutto il dialogo con coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come Sconosciuto”.
Padre Lombardi spiega che “vivendo in un mondo largamente secolarizzato e in cui la fede appare sempre più difficile, sono parole di cui avevamo bisogno”.
“Il Papa ricorda che Gesù sgombera con passione dagli affari materiali un grande cortile del tempio - quello detto 'dei gentili', dei non appartenenti al popolo ebraico - proprio perché ci possa essere un luogo di preghiera aperto a coloro che 'conoscono Dio soltanto da lontano, che sono scontenti con i loro dèi, riti, miti; che desiderano il Puro e il Grande, anche se Dio rimane per loro il Dio ignoto'”.
“Il Papa è riuscito a far capire che 'le persone che si ritengono agnostiche o atee, devono stare a cuore a noi credenti'; e questo rispettando la loro libertà di pensiero e di volontà, rispettando il loro non voler essere considerate 'oggetto di missione' da parte nostra”.
“Non sempre le nostre parole lasciano intendere questo rispetto”, aggiunge il portavoce vaticano. “E tuttavia esse devono sentirci - come singoli e come comunità - cordialmente vicini, amichevoli esperti nel riconoscere il continuo tornare della domanda su Dio come essenziale all’esistenza umana, nostalgia profonda di amore e di luce”.
“La contemplazione dell’Incarnazione, che è insieme rivelazione e mistero, ci educhi a questa duplice amicizia con Dio e con l’uomo che non lo conosce”, conclude.

DENTRO IL NATALE 2009 (40) - A NATALE GESU' CI DICE: "CORAGGIO, SONO CON TE"

L'Ordinario militare al personale impegnato
nelle missioni internazionali di pace
24 dicembre 2009
Tratto da ZENIT.org
Nella lettera ai militari impegnati nelle missioni internazionali di pace in occasione del Natale, l'Arcivescovo Vincenzo Pelvi, Ordinario militare per l'Italia, ricorda che il Signore è sempre vicino e ci dà la forza per affrontare anche i momenti più difficili.
“Che il Signore è con te, vorrei venirlo a dire in Afghanistan, in Libano, nella ex Jugoslavia… e in tante altre parti del mondo”, afferma il presule nel testo, che verrà letto dai cappellani militari durante la Messa di Natale e sarà consegnato a tutti i militari.
“Sì, vorrei proprio venire a gridare questa bella notizia, ad annunciare questo vangelo: il Signore è nato ed è veramente presente”.
L'Ordinario Militare ammette che “quando arrivano le grandi feste della tradizione cristiana, la nostalgia dei propri cari può rendere tristi”.
Per questo, desidera essere “particolarmente vicino” ai militari in questi giorni in cui avvertono “maggiormente la lontananza da casa”.
“La tua è una missione di pace, una questione di amore, un servizio a popoli, talvolta così diversi per cultura, lingua e religione, che ti guardano con riconoscenza e crescente simpatia - scrive a ogni militare -. Lodo Dio per il tuo innato bisogno di aiutare gli altri, con le virtù proprie di ogni cristiano: l’amore ai poveri, lo spirito di sacrificio, il senso del dovere. La tua è una chiara lezione di pace evangelica nella complessa storia dei nostri giorni”.
“Hai lasciato la tua famiglia, la tua casa e patria per donare amore a chi piange e soffre nelle terre più dimenticate. Così dai al Bambino Gesù un volto di uomo e puoi dire con certezza che Dio ha un volto, perché lo vedi nelle mani, negli occhi, nei gesti dei poveri che nessuno ama”.
“Nulla andrà perduto di quello che fai… non un sorriso, non un abbraccio, non una parola, non un gesto, non un bicchiere d’acqua”.
“Vedi intorno a te un mucchio di rovine, eppure guardi al futuro, perché Cristo dà consistenza alla vita e dona eternità a ciò che porti nel cuore”.
L'Arcivescovo ricorda poi che nelle nostre preghiere “siamo sempre lì a domandare: aiutami, dammi, fammi, concedimi”. “Ora tocca a noi, a te, aiutare Dio, aiutarlo a restare vivo nel cuore, nei gesti e negli occhi degli uomini, aiutarlo a nascere, a trovare casa, aiutarlo a crescere in questo nostro mondo. Il Dio Bambino rifiutato, superfluo, perduto, tocca a te farlo nascere ogni giorno nella storia degli innocenti”, aggiunge.
“Il Natale che celebriamo ti ricorda che il Signore è con te, vuole essere complice benefico nella tua vita, tuo vero amico - conclude l'Ordinario militare -. Possa anche tu sentire davvero forte la presenza di Gesù Bambino in questo Natale. Egli chiede di essere accolto da tutti noi e dice a ciascuno: 'Coraggio, io sono con te'”.

lunedì 28 dicembre 2009

INVECE DI PENSARE AGLI "INCIUCI" FAREBBERO MEGLIO A PENSARE AI PROBLEMI DEGLI ITALIANI!!!

MA QUALE SCHIFOSO FUTURO STARANNO MAI PREPARANDO PER GLI ITALIANI???

L'ATTUALE E VERGOGNOSA SITUAZIONE POLITICA ITALIANA

DENUNCIA-QUERELA CONTRO IGNOTI PER LA MORTE DEI CAPODOGLI SPIAGGIATI SUL GARGANO

COMUNICATO STAMPA
Giovanni D’AGATA, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori in data odierna, ha depositato denuncia - querela contro ignoti per la morte dei capodogli spiaggiati sul Gargano.
La Giustizia italiana faccia luce sugli eventuali e possibili nessi tra la tragica fine dei cetacei e le ricerche di giacimenti petroliferi e gas naturale in Adriatico.

Nei giorni scorsi, l’Italia intera è rimasta scossa dalla notizia dei sette capodogli spiaggiati sul litorale di Foce Varano in provincia di Foggia.
Il timore del sottoscritto componente del Dipartimento Tematico “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori, Giovanni D’AGATA, e di gran parte degli italiani è che tale vicenda non sia stata casuale, ma, invece, sia stato frutto di uno sconsiderato sfruttamento delle risorse marine effettuato da soggetti senza scrupoli, che compiono ricerche di depositi di gas e petrolio, o da un altrettanto sconsiderato modo di gestire i traffici marini, civili o militari.
L’evento ha posto l’attenzione anche sulle possibili cause della tragica fine dei cetacei che come è noto seppur mastodontici hanno organi particolarmente sensibili, che vengono disorientati, danneggiati o distrutti dalle alte frequenze o dai forti rumori provocati dalle strumentazioni utilizzate dall’uomo.
E’ scientificamente provato, infatti, che l’utilizzo di questi dispositivi di localizzazione può provocare, in alcune specie, in particolare nei cetacei, oltre al già grave effetto di mascheramento, anomalie nel comportamento, perdita temporanea o permanente dell’udito, lesioni gravi e, in alcuni casi, persino la morte.
Tale possibile causa oltre ad aver allarmato il sottoscritto lo ha spinto a denunciare pubblicamente l’offesa che continuamente subiamo al bene primario della salute in conseguenza del rischio di disastro ambientale che si sta perpetrando.
E’ notorio, infatti, che in questo periodo nel mare Adriatico sono in corso ricerche tese ad individuare possibili giacimenti di gas o di petrolio; il metodo utilizzato per individuare gli eventuali giacimenti consiste nella scansione dell’intera zona prescelta mediante dei dispositivi detti “airguns” (cannoni d’aria) che, trainati da apposite navi, emettono suoni per via dell’introduzione nella colonna d’acqua di aria ad altissimi livelli di pressione: l’eco di questi suoni, riflessa dal fondale, rivela presenza, profondità e tipologia del giacimento.
E’ possibile che proprio queste ricerche abbiano provocato il fenomeno insolito dello spiaggiamento dei mansueti giganti del mare; se così fosse, sarebbe gravissimo pensare che per compiere ricerche finalizzate allo sfruttamento di energie non rinnovabili si distrugge non solo l’ambiente marino, ma in quanto corollario dell’ecosistema, si attenta alla salute dei cittadini con evidenti ricadute negative sull’economia del paese.
Per quanto suddetto anche in applicazione del principio di precauzione di cui all’art. 174, paragrafo 2, del Trattato CE, in caso di pericoli, anche solo potenziali, per la salute umana e per l’ambiente, deve essere assicurato un alto livello di protezione (art. 301 D.Lgs. 152/06), lo scrivente ha deciso di sporgere denuncia – querela contro ignoti, informando al contempo la Procura della Repubblica che sarà individuata per competenza, dei danni a cui è esposta la salute di migliaia di bagnanti e l’ecosistema più importante del mar Mediterraneo indicato come “habitat prioritario” nell’allegato I della Direttiva Habitat (Dir. N. 92/43/CEE), Area Marina Protetta denominata “Regno di Nettuno” codice IT 8030010.
Tali fatti, secondo Giovanni D’AGATA, appaiono, senza ombra di dubbio alcuno, lesivi della salute di tutti cittadini, ponendosi come un vero e proprio attacco ingiustificato e indiscriminato alla persona.
Di seguito la querela.
Lecce, 23 dicembre 2009
Giovanni D’AGATA
Componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore”

ANTONIO DI PIETRO: "IL MIO AUGURIO AGLI ITALIANI"

24 Dicembre 2009
Tratto dal Sito Internet
www.antoniodipietro.it
La mia letterina di Natale è stata ripresa da tutti i media, nelle più variegate interpretazioni e distorsioni. Gesù Bambino sicuramente la interpreterà nella maniera che volevo.
Mentre la mia letterina è in viaggio vorrei augurare un Buon Natale agli italiani.
Il mio augurio è che riescano ad esorcizzare ciò che ogni giorno non và nella loro vita quotidiana, protestando ed appellandosi ai diritti di cittadini per riprendere il controllo della loro dignità, perchè è da questa che si ricostruisce il Paese.
Auguro ai cittadini onesti di "esorcizzare" chi gli sottrae il diritto al lavoro, chi paga il 5% di tasse mentre loro hanno pagato il 50%, chi legge il Giornale e ascolta il Tg1, chi sfoglia 'Chi' dal parrucchiere e non perde una puntata de il 'Grande Fratello', chi paga la mazzetta in ragion della real-economy, chi esalta il compromesso come strumento della ragion politica, chi stampa menzogne con i contributi pubblici, chi specula sull’acqua che è un bene comune, chi ipoteca la vita con una centrale nucleare, chi si proclama salvatore mentre porta il Paese sempre più in fondo alla crisi.
Auguro ai cittadini di ritrovare la capacità di valutare criticamente la notizia e non di subirla, di non pensare alla politica come qualcosa che non li riguarda, di ribellarsi al taxista che sussurra che "niente va bene" e poi vota Pdl o alla vecchietta che piange mentre guarda Emilio Fede, oppure ancora al moderato riformista che, mentre l’Italia cola a picco, aspetta un segnale dall’opposizione titubante che non vuole diventare alternativa di governo.
Un augurio di Buon Natale agli italiani perché si liberino da tutte le lobby che tengono in catene il Paese.
Un altro augurio affinchè si sveglino domani con una gran voglia di cambiare l'Italia, guardando a chi che non li ha mai traditi.

SENZA CONSEGUENZE PER IL PAPA LA CADUTA PROVOCATA DA UNA SQUILIBRATA





Nell'incidente, il Cardinale Etchegaray
cade e si rompe il femore
25 dicembre 2009
Tratto da ZENIT.org
Non ha avuto conseguenze per Benedetto XVI la caduta provocata da una donna con problemi psichici all'inizio della Messa di Mezzanotte nella Basilica vaticana.
Il Cardinale Roger Etchegaray, di 87 anni, coinvolto nella caduta, ha tuttavia riportato la frattura del femore.
In una ricostruzione dei fatti offerta ai giornalisti, padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha spiegato che "durante la processione di ingresso della celebrazione, una persona non equilibrata - tale Susanna Maiolo, di 25 anni, di cittadinanza italiana e svizzera - ha superato la transenna e, nonostante l'intervento della sicurezza, è riuscita a raggiungere il Santo Padre e ad afferrarne il pallio, facendogli perdere l'equilibrio e facendolo scivolare a terra".
"Il Papa ha potuto prontamente rialzarsi e riprendere il cammino e tutta la celebrazione si è svolta senza alcun altro problema", ha aggiunto il portavoce vaticano.
"Purtroppo nel trambusto creatosi, il Cardinale Etchegaray è caduto, riportando la frattura del collo del femore. E' stato ricoverato al Policlinico Gemelli, le sue condizioni sono buone, ma dovrà essere sottoposto a operazione nei prossimi giorni".
"La Maiolo, che non era armata ma manifesta segni di squilibrio psichico, è stata ricoverata in una struttura sanitaria, per essere sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio".
Padre Lombardi conclude il suo comunicato spiegando che l'incidente non ha provocato cambiamenti nell'agenda delle celebrazioni di Natale del Papa.

DENTRO IL NATALE 2009 (39) - MESSAGGIO DI NATALE DI BENEDETTO XVI

25 dicembre 2009
Tratto da ZENIT.org
Ecco il messaggio di Natale pronunciato da Benedetto XVI a mezzogiorno del 25 dicembre dalla loggia della facciata della Basilica di San Pietro in Vaticano, prima di impartire la benedizione "Urbi et Orbi".
Cari fratelli e sorelle di Roma e del mondo intero,
e voi tutti, uomini e donne amati dal Signore!

"Lux fulgebit hodie super nos,
quia natus est nobis Dominus.
- Oggi su di noi splenderà la luce,
Perché è nato per noi il Signore"
(Messale Romano, Natale del Signore, Messa dell'Aurora, Antifona d'ingresso).
La liturgia della Messa dell'Aurora ci ha ricordato che ormai la notte è passata, il giorno è avanzato; la luce che promana dalla grotta di Betlemme risplende su di noi.
Tuttavia, la Bibbia e la Liturgia non ci parlano della luce naturale, ma di una luce diversa, speciale, in qualche modo mirata e orientata verso un "noi", lo stesso "noi" per cui il Bambino di Betlemme "è nato". Questo "noi" è la Chiesa, la grande famiglia universale dei credenti in Cristo, che hanno atteso con speranza la nuova nascita del Salvatore ed oggi celebrano nel mistero la perenne attualità di questo evento.
All'inizio, attorno alla mangiatoia di Betlemme, quel "noi" era quasi invisibile agli occhi degli uomini. Come ci riferisce il Vangelo di san Luca, comprendeva, oltre a Maria e a Giuseppe, pochi umili pastori, che giunsero alla grotta avvertiti dagli Angeli. La luce del primo Natale fu come un fuoco acceso nella notte. Tutt'intorno era buio, mentre nella grotta risplendeva la luce vera "che illumina ogni uomo" (Gv 1,9). Eppure tutto avviene nella semplicità e nel nascondimento, secondo lo stile con il quale Dio opera nell'intera storia della salvezza. Dio ama accendere luci circoscritte, per rischiarare poi a largo raggio. La Verità, come l'Amore, che ne sono il contenuto, si accendono là dove la luce viene accolta, diffondendosi poi a cerchi concentrici, quasi per contatto, nei cuori e nelle menti di quanti, aprendosi liberamente al suo splendore, diventano a loro volta sorgenti di luce. È la storia della Chiesa che inizia il suo cammino nella povera grotta di Betlemme, e attraverso i secoli diventa Popolo e fonte di luce per l'umanità. Anche oggi, mediante coloro che vanno incontro al Bambino, Dio accende ancora fuochi nella notte del mondo per chiamare gli uomini a riconoscere in Gesù il "segno" della sua presenza salvatrice e liberatrice e allargare il "noi" dei credenti in Cristo all'intera umanità.
Dovunque c'è un "noi" che accoglie l'amore di Dio, là risplende la luce di Cristo, anche nelle situazioni più difficili. La Chiesa, come la Vergine Maria, offre al mondo Gesù, il Figlio, che Lei stessa ha ricevuto in dono, e che è venuto a liberare l'uomo dalla schiavitù del peccato. Come Maria, la Chiesa non ha paura, perché quel Bambino è la sua forza. Ma lei non lo tiene per sé: lo offre a quanti lo cercano con cuore sincero, agli umili della terra e agli afflitti, alle vittime della violenza, a quanti bramano il bene della pace. Anche oggi, per la famiglia umana profondamente segnata da una grave crisi economica, ma prima ancora morale, e dalle dolorose ferite di guerre e conflitti, con lo stile della condivisione e della fedeltà all'uomo, la Chiesa ripete con i pastori: "Andiamo fino a Betlemme" (Lc 2,15), lì troveremo la nostra speranza.
Il "noi" della Chiesa vive là dove Gesù è nato, in Terra Santa, per invitare i suoi abitanti ad abbandonare ogni logica di violenza e di vendetta e ad impegnarsi con rinnovato vigore e generosità nel cammino verso una convivenza pacifica. Il "noi" della Chiesa è presente negli altri Paesi del Medio Oriente. Come non pensare alla tribolata situazione in Iraq e a quel piccolo gregge di cristiani che vive nella Regione? Esso talvolta soffre violenze e ingiustizie ma è sempre proteso a dare il proprio contributo all'edificazione della convivenza civile contraria alla logica dello scontro e del rifiuto del vicino. Il "noi" della Chiesa opera in Sri Lanka, nella Penisola coreana e nelle Filippine, come pure in altre terre asiatiche, quale lievito di riconciliazione e di pace. Nel Continente africano non cessa di alzare la voce verso Dio per implorare la fine di ogni sopruso nella Repubblica Democratica del Congo; invita i cittadini della Guinea e del Niger al rispetto dei diritti di ogni persona ed al dialogo; a quelli del Madagascar chiede di superare le divisioni interne e di accogliersi reciprocamente; a tutti ricorda che sono chiamati alla speranza, nonostante i drammi, le prove e le difficoltà che continuano ad affliggerli. In Europa e in America settentrionale, il "noi" della Chiesa sprona a superare la mentalità egoista e tecnicista, a promuovere il bene comune ed a rispettare le persone più deboli, a cominciare da quelle non ancora nate. In Honduras aiuta a riprendere il cammino istituzionale; in tutta l'America Latina il "noi" della Chiesa è fattore identitario, pienezza di verità e di carità che nessuna ideologia può sostituire, appello al rispetto dei diritti inalienabili di ogni persona ed al suo sviluppo integrale, annuncio di giustizia e di fraternità, fonte di unità.
Fedele al mandato del suo Fondatore, la Chiesa è solidale con coloro che sono colpiti dalle calamità naturali e dalla povertà, anche nelle società opulente. Davanti all'esodo di quanti migrano dalla loro terra e sono spinti lontano dalla fame, dall'intolleranza o dal degrado ambientale, la Chiesa è una presenza che chiama all'accoglienza. In una parola, la Chiesa annuncia ovunque il Vangelo di Cristo nonostante le persecuzioni, le discriminazioni, gli attacchi e l'indifferenza, talvolta ostile, che - anzi - le consentono di condividere la sorte del suo Maestro e Signore.
Cari fratelli e sorelle, quale grande dono far parte di una comunione che è per tutti ! È la comunione della Santissima Trinità, dal cui cuore è disceso nel mondo l'Emmanuele, Gesù, Dio-con-noi. Come i pastori di Betlemme, contempliamo pieni di meraviglia e di gratitudine questo mistero d'amore e di luce! Buon Natale a tutti!

DENTRO IL NATALE 2009 (38) - IL PAPA PRESENTA LA SPERANZA DI GESU' A UN MONDO IN CRISI NEL SUO MESSAGGIO IN OCCASIONE DEL NATALE

25 dicembre 2009
Tratto da ZENIT.org
Benedetto XVI ha presentato nel suo messaggio di Natale la speranza rappresentata dalla nascita di Dio fatto uomo, Gesù, a un'umanità che sente ancora la morsa della crisi economica, sociale e morale.
Il messaggio, pronunciato a mezzogiorno dalla loggia della facciata della Basilica vaticana, prima di porgere i suoi auguri per il Natale in 65 lingue e di impartire la benedizione "Urbi et Orbi", è stato ascoltato e applaudito da decine di migliaia di persone riunite in Piazza San Pietro.
La Chiesa, ha dichiarato, "offre al mondo Gesù, il Figlio, che Lei stessa ha ricevuto in dono, e che è venuto a liberare l'uomo dalla schiavitù del peccato".
"Non lo tiene per sé: lo offre a quanti lo cercano con cuore sincero, agli umili della terra e agli afflitti, alle vittime della violenza, a quanti bramano il bene della pace".
In questo modo, rivolgendosi alla "famiglia umana profondamente segnata da una grave crisi economica, ma prima ancora morale, e dalle dolorose ferite di guerre e conflitti", ha dichiarato che la Chiesa torna a presentare nel Bambino di Betlemme "la nostra speranza".
Il Papa ha applicato questo messaggio in primo luogo alla Terra Santa, "per invitare i suoi abitanti ad abbandonare ogni logica di violenza e di vendetta e ad impegnarsi con rinnovato vigore e generosità nel cammino verso una convivenza pacifica".
Si è poi rivolto agli altri Paesi del Medio Oriente con questa domanda: "Come non pensare alla tribolata situazione in Iraq e a quel piccolo gregge di cristiani che vive nella Regione?".
"Esso talvolta soffre violenze e ingiustizie ma è sempre proteso a dare il proprio contributo all'edificazione della convivenza civile contraria alla logica dello scontro e del rifiuto del vicino".
Il Vescovo di Roma ha poi ripercorso le situazioni mondiali auspicando che in ogni angolo del pianeta risuoni il messaggio che Cristo porta a Natale.
Il suo pensiero è andato allo Sri Lanka, alla Penisola coreana e alle Filippine per essere "lievito di riconciliazione e di pace".
Nel continente africano, ha implorato "la fine di ogni sopruso nella Repubblica Democratica del Congo", ha invitato "i cittadini della Guinea e del Niger al rispetto dei diritti di ogni persona ed al dialogo" e ha chiesto a quelli del Madagascar "di superare le divisioni interne e di accogliersi reciprocamente", sottolineando che la Chiesa "a tutti ricorda che sono chiamati alla speranza, nonostante i drammi, le prove e le difficoltà che continuano ad affliggerli".
In Europa e in Nordamerica, il messaggio del Natale invita a "superare la mentalità egoista e tecnicista, a promuovere il bene comune ed a rispettare le persone più deboli, a cominciare da quelle non ancora nate".
Il Papa ha poi menzionato la situazione in Honduras, incoraggiando a "riprendere il cammino istituzionale", e quella di tutta l'America Latina, per lanciare un "appello al rispetto dei diritti inalienabili di ogni persona ed al suo sviluppo integrale", trasformandosi in "annuncio di giustizia e di fraternità, fonte di unità".
"In una parola - ha concluso -, la Chiesa annuncia ovunque il Vangelo di Cristo nonostante le persecuzioni, le discriminazioni, gli attacchi e l'indifferenza, talvolta ostile, che - anzi - le consentono di condividere la sorte del suo Maestro e Signore".
Porgendo i propri auguri in italiano, il Papa ha poi detto: "Buon Natale agli abitanti di Roma e dell'intera Italia! La nascita di Cristo rechi in ciascuno nuova speranza e susciti generoso impegno per la concorde costruzione di una società più giusta e solidale. Contemplando la povera e umile grotta di Betlemme, le famiglie e le comunità imparino uno stile di vita semplice, trasparente e accogliente, ricco di gesti di amore e di perdono".

DENTRO IL NATALE 2009 (37) - OMELIA DEL PATRIARCA LATINO DI GERUSALEMME PER LA MESSA DI MEZZANOTTE A BETLEMME

25 dicembre 2009
Tratto da ZENIT.org
Ecco di seguito il testo dell'omelia pronunciata dal Patriarca Latino di Gerusalemme, Sua Beatitudine Fouad Twal, durante la Messa di Mezzanotte celebrata a Betlemme.
Cari fratelli e sorelle,
Giuseppe si recò a Betlemme insieme con Maria sua sposa. "Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia" (Lc 2, 6-7).
A nome del Bambino di Betlemme, nato in una povera grotta, e a nome di coloro che gli sono simili, dei molti bambini nati senza casa o che si trovano nei campi profughi, vi auguro il benvenuto, con le stesse parole che gli angeli rivolsero ai pastori: "Vi annuncio una grande gioia ... troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia" (Lc 2,10-12). Desideriamo tanto che questa salvezza possa continuare a realizzarsi nell'"oggi" di Dio, a partire da questa città, da questa grotta e dalla mangiatoia verso cui ci dirigeremo portando in processione il bambino divino!
"Oggi vi è nato ... un Salvatore" (Lc 2,11). "Venite, ... adoriamo" (Sal 95,6).
"Oggi" è nato per noi. La parola "oggi", rivolta dal Cielo alla Terra più di duemila anni fa, si rivolge allo stesso modo al nostro "oggi" e all'"oggi" degli uomini di ogni tempo, perché "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre" (Eb 13,8). Il tempo degli uomini è un presente fuggevole, mentre il tempo di Dio è un continuo presente, perché il Signore è l'essere per eccellenza, "Colui che è" (cfr. Es 3, 14). Cristo, la Parola di Dio, è così "Colui che è, che era e che viene" (Ap 1,8).
Il nostro Signore e Salvatore nasce oggi di nuovo in mezzo a noi.
La nascita di Gesù in quest' "oggi" porta un cambiamento radicale nella vita degli esseri umani: "Una grande luce risplendette per noi" (cfr. Is 9,1) che ci troviamo "nelle tenebre e nell'ombra della morte" (Lc 1,79). Questa luce è quella dell'amore universale. Il nostro cuore preferisce limitarsi all'amore per le persone a noi più vicine, come nel caso dei genitori verso i figli, oppure dei membri di uno stesso gruppo religioso tra di loro. Questo amore particolare è invitato ad estendersi alle dimensioni del mondo, perché la misura dell'amore è di "amare senza misura".
La pace e la non-violenza dovrebbero sostituire l'odio, la guerra e la violenza; lo Spirito dovrebbe prevalere sulla materia; l'apertura agli altri, l'ospitalità e la disponibilità nei loro confronti dovrebbero abbattere i muri di separazione e di isolamento, per rendere veramente "gloria a Dio nel più alto dei cieli" e realizzare la promessa "e pace in terra agli uomini, che Egli ama" (Lc 2,14).
"E il Verbo si fece carne" (Gv 1, 14). Il più grande evento della storia umana è che la Parola di Dio si è fatta uomo "quando venne la pienezza del tempo" (Gal 4,4). Dio ha assunto un volto umano. Egli si è fatto uomo, per elevare gli uomini a Sé!
Il mistero dell'Incarnazione, che sorpassa ogni nostra comprensione, è al centro della nostra fede cristiana. È parte del piano divino di salvezza e redenzione del genere umano. Gli apostoli e i discepoli annunciarono con forza questo grande mistero e sigillarono la loro testimonianza con il proprio sangue.
L'umiltà del Verbo di Dio divenuto carne è per noi un'esortazione costante ed anche un farmaco contro l'orgoglio. Il Verbo eterno si umiliò, abbandonando ogni prerogativa divina. Egli, Verbo eterno, scelse di nascere bambino povero in una mangiatoia. Se fosse apparso nella gloria della Sua divinità, ci avrebbe abbagliato, ma in tal modo non l'avremmo considerato uno di noi, un membro della nostra famiglia umana. La sua nascita così modesta è per noi un esempio. Se Dio si è fatto il più povero tra i poveri e il più bisognoso tra i bisognosi, non c'è altra via da seguire, per avanzare nel nostro cammino verso la felicità eterna, se non quella di vincere il nostro orgoglio, praticando l'umiltà e la semplicità, incoraggiati dall'esempio di Colui che "da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della Sua povertà" (cfr. 2 Cor 8,9). In questo modo ha fondato i valori della condivisione e della solidarietà. I problemi finanziari che oggi affliggono il mondo derivano dal fatto che il mondo ha dimenticato i poveri. Il Natale è e sarà sempre un grido che turba la coscienza del mondo materialista, che basando i suoi principi sulla competitività e sulla corsa sfrenata, finisce per arricchirsi a scapito dei poveri.
Quando gli uomini si rifiutano di condividere i beni terreni secondo uno spirito di solidarietà, il denaro diventa un idolo ed essi si trovano a pagare il prezzo del loro allontanamento da Dio. È giunto il momento che, di fronte al fenomeno di recessione che ha colpito l'economia mondiale, causando la crisi attuale ed il conseguente aumento della disoccupazione, il mondo accetti il primato dei valori della temperanza e della condivisione. Solo questi valori possono rianimare il mondo economico. "Quale vantaggio, infatti, avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero e poi perderà la propria anima?" (Mt 16,26).
Gesù Cristo nella sua patria
A nome di tutti i fedeli delle parrocchie di Giordania, Palestina, Israele e Cipro, e a nome dei fedeli di Betlemme, concittadini di Gesù, mi rivolgo ai credenti del mondo intero, esortandoli a pregare per la Terra Santa. È una terra che soffre e che spera. I suoi abitanti vivono come fratelli nemici tra loro. Quando capiremo che una terra merita l'appellativo di «santa» solo quando l'uomo che vi vive diventa santo? Questa terra merita davvero di essere chiamata "santa" solo quando in essa si respireranno la libertà, la giustizia, l'amore, la riconciliazione, la pace e la sicurezza.
Come possiamo poi sperimentare la gioia del Natale, vedendo ripetersi il dramma che accompagnò la Nascita storica di Cristo? Cristo non potè avere una casa a Betlemme, e molti dei nostri concittadini sono rimasti ai giorni nostri senza casa a motivo dell'ingiustizia degli uomini. Per l'insicurezza e le numerose difficoltà legate al vivere in questo paese, centinaia di migliaia di persone sono già emigrate per cercare altrove migliori condizioni e qualità di vita. Altri stanno tuttora cercando di abbandonare il paese dei loro predecessori, questa terra santificata dal mistero dell'Incarnazione di Dio.
Come vivere la gioia e la festa, mentre commemoriamo il primo anniversario della guerra e della tragedia di Gaza? L'occupazione della città sta soffocando la libertà di circolazione e il trasporto è ostacolato. Molte famiglie sono costrette a vivere separate.
Ma tutto ciò non ci impedisce di cantare e invocare il Salvatore: "Se tu squarciassi i cieli e scendessi!" (Is 63,19). "Rorate coeli desuper et nubes pluant justum" (Liturgia cattolica per l'Avvento). Signore, Tu sei l'Emmanuele, il "Dio con noi" (Mt 1,23). Anche noi desideriamo rimanere con Te. Tu solo puoi condurre al tuo presepe, attraverso la stella e la Tua grazia, gli uomini in conflitto, i capi e i governanti che hanno il potere di decidere e di tenere in mano il destino degli uomini. Fa' che tutti possano conoscere il messaggio del Natale, un messaggio che insegna l'umiltà e che ridona all'uomo la sua dignità di figlio di Dio.
In questa notte di Natale desideriamo pregare per la pace insieme a tutti gli uomini di buona volontà. Imploriamo una pace diversa da quella che il mondo ci promette. La pace che il mondo ci offre è basata, infatti, sulla forza e sulla violenza. Noi cerchiamo la pace di Dio, fondata sulla giustizia e sulla dignità umana. Considerando i mali che affliggono il mondo, tra cui i conflitti d'interesse, l'ipocrisia, la corsa agli armamenti e la detenzione di armi distruttive, chiediamo al Bambino di Betlemme, insieme a tutti bambini senzatetto, abbandonati a se stessi lungo le strade dei campi profughi, che sulla nostra terra si erga "il sole di giustizia" (Ml 3,20), di amore e di vita, per scacciare lo spettro della morte e della distruzione. Possano i nostri figli e i bambini di Gaza gustare il sapore della festa ed avere la gioia di illuminare e decorare l'albero di Natale, simbolo di vita e di speranza di vivere.
Oh, Bambino di Betlemme, siamo stanchi di questa situazione, stanchi di attendere, affaticati dai discorsi e dalle promesse, stanchi di conferenze, di scadenze, di trattative!
Oh, Bambino di Betlemme, donaci la Tua pazienza, il Tuo amore e la Tua dolcezza! Noi ti preghiamo, fa'che in questo nuovo anno le mani si possano stringere, le intenzioni purificare e i cuori possano amare. Fa' che le divisioni possano scomparire, i muri si possano demolire, lasciando il posto a ponti di comprensione e di riconciliazione!
Cari fratelli e figli diletti,
La grazia di Dio e il Suo amore per tutti gli uomini, senza distinzione di fede e nazionalità, ci aiutino a perseguire la pace. Ognuno si impegni a lavorare il proprio campo per la venuta del Regno di Dio, un "Regno di giustizia, di amore e di pace" (dal Prefazio per la Solennità di Cristo Re).
Ci sia concesso di poter riconoscere in ogni uomo, donna o bambino, il Volto di Gesù, figlio di questa terra, nostro concittadino, che disse: "Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,5;7;9).
Buon Natale!
† Fouad Twal, Patriarca

DENTRO IL NATALE 2009 (36) - NATALE A BETLEMME: QUANDO CI SARA' LA PACE SARA' DAVVERO "TERRA SANTA"

Omelia del Patriarca latino
di Gerusalemme nella Messa di Mezzanotte
25 dicembre 2009
Tratto da ZENIT.org
Solo quando ci sarà la pace in Medio Oriente si potrà parlare davvero di "Terra Santa", ha affermato il Patriarca latino di Gerusalemme, Sua Beatitudine Fouad Twal, durante la Messa di Mezzanotte a Betlemme.
Il suo messaggio è diventato una richiesta a tutti i credenti del mondo di pregare per la terra in cui Gesù è nato, ha vissuto ed è morto.
Tra 50.000 e 70.000 turisti e pellegrini si sono recati in Terra Santa in occasione delle feste natalizie, ha reso noto la Custodia francescana di Terra Santa.
"È una terra che soffre e che spera - ha osservato il Patriarca Twal -. I suoi abitanti vivono come fratelli nemici tra loro. Quando capiremo che una terra merita l'appellativo di 'santa' solo quando l'uomo che vi vive diventa santo?".
"Questa terra merita davvero di essere chiamata 'santa' solo quando in essa si respireranno la libertà, la giustizia, l'amore, la riconciliazione, la pace e la sicurezza", ha affermato durante la celebrazione, svoltasi nella chiesa di Santa Caterina, adiacente alla Basilica della Natività, capace di accogliere 2.500 fedeli.
"Come possiamo poi sperimentare la gioia del Natale, vedendo ripetersi il dramma che accompagnò la Nascita storica di Cristo? - si è chiesto nella liturgia, celebrata in latino -. Cristo non poté avere una casa a Betlemme, e molti dei nostri concittadini sono rimasti ai giorni nostri senza casa a motivo dell'ingiustizia degli uomini".
"Per l'insicurezza e le numerose difficoltà legate al vivere in questo paese, centinaia di migliaia di persone sono già emigrate per cercare altrove migliori condizioni e qualità di vita. Altri stanno tuttora cercando di abbandonare il paese dei loro predecessori, questa terra santificata dal mistero dell'Incarnazione di Dio", ha denunciato.
Alla celebrazione era presente anche il Presidente dell'Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas.
"Come vivere la gioia e la festa, mentre commemoriamo il primo anniversario della guerra e della tragedia di Gaza? - ha proseguito -. L'occupazione della città sta soffocando la libertà di circolazione e il trasporto è ostacolato. Molte famiglie sono costrette a vivere separate".
"Considerando i mali che affliggono il mondo, tra cui i conflitti d'interesse, l'ipocrisia, la corsa agli armamenti e la detenzione di armi distruttive, chiediamo al Bambino di Betlemme, insieme a tutti bambini senzatetto, abbandonati a se stessi lungo le strade dei campi profughi, che sulla nostra terra si erga il sole di giustizia, di amore e di vita, per scacciare lo spettro della morte e della distruzione", ha concluso.

DENTRO IL NATALE 2009 (35) - BENEDETTO XVI: SE IL NATALE E' VERO, TUTTO CAMBIA

Messa della notte di Natale
nella Basilica di San Pietro in Vaticano
25 dicembre 2009
Tratto da ZENIT.org
Se Gesù è nato davvero più di duemila anni fa, "tutto è cambiato", ha affermato Benedetto XVI nella Messa della notte di Natale per spiegare come questa festa abbia un'importanza decisiva nella vita di ogni persona.
L'omelia della celebrazione eucaristica, presieduta nella Basilica di San Pietro, è quindi diventata un'esortazione a mettere al primo posto della propria vita Dio.
La celebrazione, che quest'anno è iniziata alle 22.00, è stata turbata all'inizio dal gesto di una donna che si è lanciata verso il Papa facendolo cadere.
Meditando sul mistero verificatosi a Betlemme, il Vescovo di Roma ha dichiarato che la notizia della nascita di Gesù "non può lasciarci indifferenti".
"Se è vera, tutto è cambiato. Se è vera, essa riguarda anche me", ha constatato.
Dio al primo posto
"La maggioranza degli uomini non considera prioritarie le cose di Dio, esse non ci incalzano in modo immediato. E così noi, nella stragrande maggioranza, siamo ben disposti a rimandarle", ha riconosciuto il Papa.
"Prima di tutto si fa ciò che qui ed ora appare urgente. Nell'elenco delle priorità Dio si trova spesso quasi all'ultimo posto. Questo - si pensa - si potrà fare sempre".
Ad ogni modo, "se qualcosa nella nostra vita merita fretta senza indugio, ciò è, allora, soltanto la causa di Dio", ha affermato citando la famosa massima della Regola di San Benedetto che dice: "Non anteporre nulla all'opera di Dio".
"Dio è importante, la realtà più importante in assoluto nella nostra vita", ha spiegato. "Il tempo impegnato per Dio e, a partire da Lui, per il prossimo non è mai tempo perso. È il tempo in cui viviamo veramente, in cui viviamo lo stesso essere persone umane".
"Ma la maggior parte di noi uomini moderni vive lontana da Gesù Cristo", ha ammesso. "Viviamo in filosofie, in affari e occupazioni che ci riempiono totalmente e dai quali il cammino verso la mangiatoia è molto lungo".
Dio "ci viene incontro"
"Da soli non potremmo giungere fino a Lui. La via supera le nostre forze. Ma Dio è disceso. Egli ci viene incontro. Egli ha percorso la parte più lunga del cammino. Ora ci chiede: Venite e vedete quanto vi amo", ha proseguito il Pontefice.
"Il segno di Dio è la sua umiltà. Il segno di Dio è che Egli si fa piccolo; diventa bambino; si lascia toccare e chiede il nostro amore".
"Quanto desidereremmo noi uomini un segno diverso, imponente, inconfutabile del potere di Dio e della sua grandezza. Ma il suo segno ci invita alla fede e all'amore, e pertanto ci dà speranza: così è Dio. Egli possiede il potere ed è la Bontà".
"Ci invita a diventare simili a Lui. Sì, diventiamo simili a Dio, se ci lasciamo plasmare da questo segno; se impariamo, noi stessi, l'umiltà e così la vera grandezza; se rinunciamo alla violenza ed usiamo solo le armi della verità e dell'amore".
Il Papa ha quindi concluso la sua meditazione con una preghiera: "Signore Gesù Cristo, tu che sei nato a Betlemme, vieni a noi! Entra in me, nella mia anima. Trasformami. Rinnovami. Fa' che io e tutti noi da pietra e legno diventiamo persone viventi, nelle quali il tuo amore si rende presente e il mondo viene trasformato".

DENTRO IL NATALE 2009 (34) - OMELIA DI BENEDETTO XVI PER LA MESSA DI MEZZANOTTE DI NATALE

24 dicembre 2009
Tratto da ZENIT.org

Ecco il testo dell'omelia pronunciata da Benedetto XVI nel presiedere, nella Basilica Vaticana, la Messa di mezzanotte per la Solennità del Natale del Signore.
Cari fratelli e sorelle,
"Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio" (Is 9, 5). Ciò che Isaia, guardando da lontano verso il futuro, dice a Israele come consolazione nelle sue angustie ed oscurità, l’Angelo, dal quale emana una nube di luce, lo annuncia ai pastori come presente: "Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore" (Lc 2, 11). Il Signore è presente. Da questo momento, Dio è veramente un "Dio con noi". Non è più il Dio distante, che, attraverso la creazione e mediante la coscienza, si può in qualche modo intuire da lontano. Egli è entrato nel mondo. È il Vicino. Il Cristo risorto lo ha detto ai suoi, a noi: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28, 20). Per voi è nato il Salvatore: ciò che l’Angelo annunciò ai pastori, Dio ora lo richiama a noi per mezzo del Vangelo e dei suoi messaggeri. È questa una notizia che non può lasciarci indifferenti. Se è vera, tutto è cambiato. Se è vera, essa riguarda anche me. Allora, come i pastori, devo dire anch’io: Orsù, voglio andare a Betlemme e vedere la Parola che lì è accaduta. Il Vangelo non ci racconta senza scopo la storia dei pastori. Essi ci mostrano come rispondere in modo giusto a quel messaggio che è rivolto anche a noi. Che cosa ci dicono allora questi primi testimoni dell’incarnazione di Dio?
Dei pastori è detto anzitutto che essi erano persone vigilanti e che il messaggio poteva raggiungerli proprio perché erano svegli. Noi dobbiamo svegliarci, perché il messaggio arrivi fino a noi. Dobbiamo diventare persone veramente vigilanti. Che significa questo? La differenza tra uno che sogna e uno che sta sveglio consiste innanzitutto nel fatto che colui che sogna si trova in un mondo particolare. Con il suo io egli è rinchiuso in questo mondo del sogno che, appunto, è soltanto suo e non lo collega con gli altri. Svegliarsi significa uscire da tale mondo particolare dell’io ed entrare nella realtà comune, nella verità che, sola, ci unisce tutti. Il conflitto nel mondo, l’inconciliabilità reciproca, derivano dal fatto che siamo rinchiusi nei nostri propri interessi e nelle opinioni personali, nel nostro proprio minuscolo mondo privato. L’egoismo, quello del gruppo come quello del singolo, ci tiene prigionieri dei nostri interessi e desideri, che contrastano con la verità e ci dividono gli uni dagli altri. Svegliatevi, ci dice il Vangelo. Venite fuori per entrare nella grande verità comune, nella comunione dell’unico Dio. Svegliarsi significa così sviluppare la sensibilità per Dio; per i segnali silenziosi con cui Egli vuole guidarci; per i molteplici indizi della sua presenza. Ci sono persone che dicono di essere "religiosamente prive di orecchio musicale". La capacità percettiva per Dio sembra quasi una dote che ad alcuni è rifiutata. E in effetti - la nostra maniera di pensare ed agire, la mentalità del mondo odierno, la gamma delle nostre varie esperienze sono adatte a ridurre la sensibilità per Dio, a renderci "privi di orecchio musicale" per Lui. E tuttavia in ogni anima è presente, in modo nascosto o aperto, l’attesa di Dio, la capacità di incontrarlo. Per ottenere questa vigilanza, questo svegliarsi all’essenziale, vogliamo pregare, per noi stessi e per gli altri, per quelli che sembrano essere "privi di questo orecchio musicale" e nei quali, tuttavia, è vivo il desiderio che Dio si manifesti. Il grande teologo Origene ha detto: se io avessi la grazia di vedere come ha visto Paolo, potrei adesso (durante la Liturgia) contemplare una grande schiera di Angeli (cfr in Lc 23, 9). Infatti - nella Sacra Liturgia, gli Angeli di Dio e i Santi ci circondano. Il Signore stesso è presente in mezzo a noi. Signore, apri gli occhi dei nostri cuori, affinché diventiamo vigilanti e veggenti e così possiamo portare la tua vicinanza anche ad altri!
Torniamo al Vangelo di Natale. Esso ci racconta che i pastori, dopo aver ascoltato il messaggio dell’Angelo, si dissero l’un l’altro: "'Andiamo fino a Betlemme' … Andarono, senza indugio" (Lc 2, 15s.). "Si affrettarono" dice letteralmente il testo greco. Ciò che era stato loro annunciato era così importante che dovevano andare immediatamente. In effetti, ciò che lì era stato detto loro andava totalmente al di là del consueto. Cambiava il mondo. È nato il Salvatore. L’atteso Figlio di Davide è venuto al mondo nella sua città. Che cosa poteva esserci di più importante? Certo, li spingeva anche la curiosità, ma soprattutto l’agitazione per la grande cosa che era stata comunicata proprio a loro, i piccoli e uomini apparentemente irrilevanti. Si affrettarono - senza indugio. Nella nostra vita ordinaria le cose non stanno così. La maggioranza degli uomini non considera prioritarie le cose di Dio, esse non ci incalzano in modo immediato. E così noi, nella stragrande maggioranza, siamo ben disposti a rimandarle. Prima di tutto si fa ciò che qui ed ora appare urgente. Nell’elenco delle priorità Dio si trova spesso quasi all’ultimo posto. Questo - si pensa - si potrà fare sempre. Il Vangelo ci dice: Dio ha la massima priorità. Se qualcosa nella nostra vita merita fretta senza indugio, ciò è, allora, soltanto la causa di Dio. Una massima della Regola di san Benedetto dice: "Non anteporre nulla all’opera di Dio (cioè all’ufficio divino)". La Liturgia è per i monaci la prima priorità. Tutto il resto viene dopo. Nel suo nucleo, però, questa frase vale per ogni uomo. Dio è importante, la realtà più importante in assoluto nella nostra vita. Proprio questa priorità ci insegnano i pastori. Da loro vogliamo imparare a non lasciarci schiacciare da tutte le cose urgenti della vita quotidiana. Da loro vogliamo apprendere la libertà interiore di mettere in secondo piano altre occupazioni - per quanto importanti esse siano - per avviarci verso Dio, per lasciarlo entrare nella nostra vita e nel nostro tempo. Il tempo impegnato per Dio e, a partire da Lui, per il prossimo non è mai tempo perso. È il tempo in cui viviamo veramente, in cui viviamo lo stesso essere persone umane.
Alcuni commentatori fanno notare che per primi i pastori, le anime semplici, sono venuti da Gesù nella mangiatoia e hanno potuto incontrare il Redentore del mondo. I sapienti venuti dall’Oriente, i rappresentanti di coloro che hanno rango e nome, vennero molto più tardi. I commentatori aggiungono: questo è del tutto ovvio. I pastori, infatti, abitavano accanto. Essi non dovevano che "attraversare" (cfr Lc 2, 15) come si attraversa un breve spazio per andare dai vicini. I sapienti, invece, abitavano lontano. Essi dovevano percorrere una via lunga e difficile, per arrivare a Betlemme. E avevano bisogno di guida e di indicazione. Ebbene, anche oggi esistono anime semplici ed umili che abitano molto vicino al Signore. Essi sono, per così dire, i suoi vicini e possono facilmente andare da Lui. Ma la maggior parte di noi uomini moderni vive lontana da Gesù Cristo, da Colui che si è fatto uomo, dal Dio venuto in mezzo a noi. Viviamo in filosofie, in affari e occupazioni che ci riempiono totalmente e dai quali il cammino verso la mangiatoia è molto lungo. In molteplici modi Dio deve ripetutamente spingerci e darci una mano, affinché possiamo trovare l’uscita dal groviglio dei nostri pensieri e dei nostri impegni e trovare la via verso di Lui. Ma per tutti c’è una via. Per tutti il Signore dispone segnali adatti a ciascuno. Egli chiama tutti noi, perché anche noi si possa dire: Orsù, "attraversiamo", andiamo a Betlemme - verso quel Dio, che ci è venuto incontro. Sì, Dio si è incamminato verso di noi. Da soli non potremmo giungere fino a Lui. La via supera le nostre forze. Ma Dio è disceso. Egli ci viene incontro. Egli ha percorso la parte più lunga del cammino. Ora ci chiede: Venite e vedete quanto vi amo. Venite e vedete che io sono qui. Transeamus usque Bethleem, dice la Bibbia latina. Andiamo di là! Oltrepassiamo noi stessi! Facciamoci viandanti verso Dio in molteplici modi: nell’essere interiormente in cammino verso di Lui. E tuttavia anche in cammini molto concreti - nella Liturgia della Chiesa, nel servizio al prossimo, in cui Cristo mi attende.
Ascoltiamo ancora una volta direttamente il Vangelo. I pastori si dicono l’un l’altro il motivo per cui si mettono in cammino: "Vediamo questo avvenimento". Letteralmente il testo greco dice: "Vediamo questa Parola, che lì è accaduta". Sì, tale è la novità di questa notte: la Parola può essere guardata. Poiché si è fatta carne. Quel Dio di cui non si deve fare alcuna immagine, perché ogni immagine potrebbe solo ridurlo, anzi travisarlo, quel Dio si è reso, Egli stesso, visibile in Colui che è la sua vera immagine, come dice Paolo (cfr 2 Cor 4, 4; Col 1, 15). Nella figura di Gesù Cristo, in tutto il suo vivere ed operare, nel suo morire e risorgere, possiamo guardare la Parola di Dio e quindi il mistero dello stesso Dio vivente. Dio è così. L’Angelo aveva detto ai pastori: "Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia" (Lc 2, 12; cfr 16). Il segno di Dio, il segno che viene dato ai pastori e a noi, non è un miracolo emozionante. Il segno di Dio è la sua umiltà. Il segno di Dio è che Egli si fa piccolo; diventa bambino; si lascia toccare e chiede il nostro amore. Quanto desidereremmo noi uomini un segno diverso, imponente, inconfutabile del potere di Dio e della sua grandezza. Ma il suo segno ci invita alla fede e all’amore, e pertanto ci dà speranza: così è Dio. Egli possiede il potere ed è la Bontà. Ci invita a diventare simili a Lui. Sì, diventiamo simili a Dio, se ci lasciamo plasmare da questo segno; se impariamo, noi stessi, l’umiltà e così la vera grandezza; se rinunciamo alla violenza ed usiamo solo le armi della verità e dell’amore. Origene, seguendo una parola di Giovanni Battista, ha visto espressa l’essenza del paganesimo nel simbolo delle pietre: paganesimo è mancanza di sensibilità, significa un cuore di pietra, che è incapace di amare e di percepire l’amore di Dio. Origene dice dei pagani: "Privi di sentimento e di ragione, si trasformano in pietre e in legno" (in Lc 22, 9). Cristo, però, vuole darci un cuore di carne. Quando vediamo Lui, il Dio che è diventato un bambino, ci si apre il cuore. Nella Liturgia della Notte Santa Dio viene a noi come uomo, affinché noi diventiamo veramente umani. Ascoltiamo ancora Origene: "In effetti, a che gioverebbe a te che Cristo una volta sia venuto nella carne, se Egli non giunge fin nella tua anima? Preghiamo che venga quotidianamente a noi e che possiamo dire: vivo, però non vivo più io, ma Cristo vive in me (Gal 2, 20)" (in Lc 22, 3).
Sì, per questo vogliamo pregare in questa Notte Santa. Signore Gesù Cristo, tu che sei nato a Betlemme, vieni a noi! Entra in me, nella mia anima. Trasformami. Rinnovami. Fa’ che io e tutti noi da pietra e legno diventiamo persone viventi, nelle quali il tuo amore si rende presente e il mondo viene trasformato. Amen.