si discute di “Caritas in veritate”
27 agosto 2009
27 agosto 2009
Tratto da ZENIT.org
L’ultima enciclica di Benedetto XVI, “Caritas in veritate”, è stata al centro di un incontro sul tema “Dalla dottrina sociale all’esperienza”, svoltosi mercoledì 26 agosto al Meeting di Rimini.
Ha aperto l’incontro Luca Antonini, Vicepresidente della Fondazione per la Sussidiarietà e docente di Diritto costituzionale all’Università di Padova, il quale ha definito la Caritas in veritate come “una bussola certa” in una situazione storica alquanto particolare.
Prendendo la parola Maurizio Sacconi, Ministro del Welfare, ha detto che l’enciclica è una fonte importante a partire dalla quale è lecito chiedersi se “può una società, in cui esistono processi culturali che hanno prodotto i germi del nichilismo, essere ragionevolmente capace di sviluppo e di crescita”.
“Il governo - ha sostenuto Sacconi - dovrà necessariamente affrontare i temi della vita e del fine vita già dal prossimo autunno, perché questi argomenti non sono altra cosa rispetto allo sviluppo”.
Per Sacconi, anche il tema del mercato e dell’impresa, se vissuto con responsabilità è in grado di essere inclusivo.
Affinché avvenga “l’inclusione”, ha suggerito occorre superare “una propensione implicita all’autoreferenzialità delle banche, le quali devono necessariamente ancorarsi al territorio”.
L’antidoto all’autoreferenzialità deve essere ricercato, secondo Sacconi nel “favorire la scelta di partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa e la costruzione di un nuovo modello sociale”.
E' poi intervenuto Roberto Formigoni, Presidente della regione Lombardia, il quale ha sottolineato che “è la prima volta che c’è da parte del magistero della Chiesa una proposta di innovazione totale del sistema”, ponendo l'accento sul “principio di gratuità” al centro dell’enciclica.
Per Formigoni, “è una fotografia a colori, quella di Benedetto XVI, non una teoria, perché per mettere all’angolo il rischio di una nuova ideologia fondata sulla tecnica, indica la carità”.
Successivamente ha parlato del tema della responsabilità, citando gli ultimi accadimenti alle acciaierie di Brescia, in cui si è verificata una forma creativa grazie alla “flessibilità mentale dei lavoratori e dell’azienda”.
Riguardo alla sfida culturale e sociale da raccogliere, il Presidente della regione Lombardia ha citato dall’enciclica la parola ‘fraternità’.
“Oggi il pregiudizio di certa stampa - ha rilevato Formigoni - è pensare alla fraternità come a qualcosa di vecchio, sentimentale, appunto cattolico”, ed ha indicato nella sussidiarietà la risposta alla sfida lanciata dall’enciclica.
“La politica che vuole essere sussidiaria - è il punto di vista del governatore - deve uscire dalla gabbia stato-mercato e sostenere le iniziative dei corpi intermedi, così come accade in Lombardia”.
Formigoni ha poi ravvisato la necessità di una “rete di responsabilità globale che si assuma il compito morale della sfida”, da qui la possibilità di una sussidiarietà e di corpi intermedi di livello globale.
In conclusione del suo intervento, ha annunciato tre proposte in atto nella regione Lombardia: l’inserimento negli ammortizzatori sociali e il tema del quoziente familiare; l’allargamento nel campo dell’assistenza degli ammortizzatori sociali anche ai precari; l’introduzione della quattordicesima, come criterio di merito per medici ed infermieri.
Il deputato del Partito Democratico, Enrico Letta, ha quindi indicato cinque parole-chiave contenute nell’enciclica, la prima delle quali è “dialogo”, inteso in termini di comunicazione e comunione, come riportato nel quarto paragrafo del documento papale.
“Il dialogo deve essere rilanciato, perché si tratta di un incontro proficuo tra persone piene - ha detto Letta -. Solo chi ha paura della sue debolezze rifiuta il rilancio iniziale che l’enciclica offre a tutti”.
Il deputato del Partito Democratico ha poi parlato della necessità di riallacciare “relazioni strette”, così da far riaffiorare “la dimensione della comunità” in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo.
La seconda sottolineatura è sulla parola “doveri”, scorta come la possibilità di ripensare al ruolo dell’etica in economia.
“Sì a poche e chiare regole ben applicate - ha esclamato - così che sia il mercato sia la tecnica (riferimento al paragrafo 43) possano basarsi sulla rettitudine morale dei soggetti coinvolti”.
Con la parola “natalità”, Letta è passato al tema della promozione della vita ed ha dichiarato che in Italia, siamo in presenza di un vero e proprio grido di dolore, la cui risposta è da ricercare in “un nuovo welfare in grado di aiutare le famiglie”.
L’on. Letta ha quindi indicato “il lavoro”, in luogo della rendita, come il cavallo di battaglia per uscire definitivamente dalla crisi oltre a chiedere un maggiore impegno per il Mezzogiorno.
L’ultima sottolineatura, per l’esponente del PD, è sulla parola sussidiarietà, “di cui l’enciclica è un’ode”. “È la vera soluzione alla sfida della globalizzazione”. In conclusione del suo intervento, Letta ha voluto evidenziare il fatto che “l’enciclica fa uscire il tema della sussidiarietà fuori dai confini in cui gli addetti ai lavori l’avevano collocato”.
Ha aperto l’incontro Luca Antonini, Vicepresidente della Fondazione per la Sussidiarietà e docente di Diritto costituzionale all’Università di Padova, il quale ha definito la Caritas in veritate come “una bussola certa” in una situazione storica alquanto particolare.
Prendendo la parola Maurizio Sacconi, Ministro del Welfare, ha detto che l’enciclica è una fonte importante a partire dalla quale è lecito chiedersi se “può una società, in cui esistono processi culturali che hanno prodotto i germi del nichilismo, essere ragionevolmente capace di sviluppo e di crescita”.
“Il governo - ha sostenuto Sacconi - dovrà necessariamente affrontare i temi della vita e del fine vita già dal prossimo autunno, perché questi argomenti non sono altra cosa rispetto allo sviluppo”.
Per Sacconi, anche il tema del mercato e dell’impresa, se vissuto con responsabilità è in grado di essere inclusivo.
Affinché avvenga “l’inclusione”, ha suggerito occorre superare “una propensione implicita all’autoreferenzialità delle banche, le quali devono necessariamente ancorarsi al territorio”.
L’antidoto all’autoreferenzialità deve essere ricercato, secondo Sacconi nel “favorire la scelta di partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa e la costruzione di un nuovo modello sociale”.
E' poi intervenuto Roberto Formigoni, Presidente della regione Lombardia, il quale ha sottolineato che “è la prima volta che c’è da parte del magistero della Chiesa una proposta di innovazione totale del sistema”, ponendo l'accento sul “principio di gratuità” al centro dell’enciclica.
Per Formigoni, “è una fotografia a colori, quella di Benedetto XVI, non una teoria, perché per mettere all’angolo il rischio di una nuova ideologia fondata sulla tecnica, indica la carità”.
Successivamente ha parlato del tema della responsabilità, citando gli ultimi accadimenti alle acciaierie di Brescia, in cui si è verificata una forma creativa grazie alla “flessibilità mentale dei lavoratori e dell’azienda”.
Riguardo alla sfida culturale e sociale da raccogliere, il Presidente della regione Lombardia ha citato dall’enciclica la parola ‘fraternità’.
“Oggi il pregiudizio di certa stampa - ha rilevato Formigoni - è pensare alla fraternità come a qualcosa di vecchio, sentimentale, appunto cattolico”, ed ha indicato nella sussidiarietà la risposta alla sfida lanciata dall’enciclica.
“La politica che vuole essere sussidiaria - è il punto di vista del governatore - deve uscire dalla gabbia stato-mercato e sostenere le iniziative dei corpi intermedi, così come accade in Lombardia”.
Formigoni ha poi ravvisato la necessità di una “rete di responsabilità globale che si assuma il compito morale della sfida”, da qui la possibilità di una sussidiarietà e di corpi intermedi di livello globale.
In conclusione del suo intervento, ha annunciato tre proposte in atto nella regione Lombardia: l’inserimento negli ammortizzatori sociali e il tema del quoziente familiare; l’allargamento nel campo dell’assistenza degli ammortizzatori sociali anche ai precari; l’introduzione della quattordicesima, come criterio di merito per medici ed infermieri.
Il deputato del Partito Democratico, Enrico Letta, ha quindi indicato cinque parole-chiave contenute nell’enciclica, la prima delle quali è “dialogo”, inteso in termini di comunicazione e comunione, come riportato nel quarto paragrafo del documento papale.
“Il dialogo deve essere rilanciato, perché si tratta di un incontro proficuo tra persone piene - ha detto Letta -. Solo chi ha paura della sue debolezze rifiuta il rilancio iniziale che l’enciclica offre a tutti”.
Il deputato del Partito Democratico ha poi parlato della necessità di riallacciare “relazioni strette”, così da far riaffiorare “la dimensione della comunità” in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo.
La seconda sottolineatura è sulla parola “doveri”, scorta come la possibilità di ripensare al ruolo dell’etica in economia.
“Sì a poche e chiare regole ben applicate - ha esclamato - così che sia il mercato sia la tecnica (riferimento al paragrafo 43) possano basarsi sulla rettitudine morale dei soggetti coinvolti”.
Con la parola “natalità”, Letta è passato al tema della promozione della vita ed ha dichiarato che in Italia, siamo in presenza di un vero e proprio grido di dolore, la cui risposta è da ricercare in “un nuovo welfare in grado di aiutare le famiglie”.
L’on. Letta ha quindi indicato “il lavoro”, in luogo della rendita, come il cavallo di battaglia per uscire definitivamente dalla crisi oltre a chiedere un maggiore impegno per il Mezzogiorno.
L’ultima sottolineatura, per l’esponente del PD, è sulla parola sussidiarietà, “di cui l’enciclica è un’ode”. “È la vera soluzione alla sfida della globalizzazione”. In conclusione del suo intervento, Letta ha voluto evidenziare il fatto che “l’enciclica fa uscire il tema della sussidiarietà fuori dai confini in cui gli addetti ai lavori l’avevano collocato”.
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