Juan Camilo Restrepo
Di Carmen Elena Villa
31 agosto 2009
Di Carmen Elena Villa
31 agosto 2009
Tratto da ZENIT.org
Una “formidabile fucina di riflessione sociale”: così l'ex Ministro delle Finanze della Colombia Juan Camilo Restrepo definisce il magistero sociale della nuova Enciclica di Benedetto XVI, Caritas in Veritate.
Restrepo, politico ed economista, ha confessato a ZENIT che si tratta di “uno strumento ideale per dare livello alla riflessione politica e sociale” e “per affrontare i grandi temi della società contemporanea”.
L'Enciclica, sottolinea, deve essere letta e applicata “perché la dignità dell'uomo sia sempre al primo posto, e perché non ceda la preminenza a tendenze pericolose”.
A suo avviso, l'apporto principale del testo è il fatto di “essere un documento che gode dell'autorità della voce del Vaticano”. “Se venisse letto dai responsabili della definizione delle politiche pubbliche” dell'America Latina, ha aggiunto, “potrebbe arricchire e innalzare di molto il livello del dibattito politico”.
Per Restrepo, “l'America Latina è il continente in cui c'è una peggiore distribuzione delle entrate”.
“In questo panorama di acuta disuguaglianza e di ingiustizie nella distribuzione dei frutti dello sviluppo, non ho dubbi sul fatto che un'Enciclica come questa possa suscitare un salutare dibattito etico”.
In Sudamerica, lamenta, “l'assistenzialismo è consustanziale al messianismo e al populismo che sta tornando a fiorire in molti Paesi della regione. L'opportuna distinzione dell'Enciclica nel senso che il principio della sussidiarietà non deve identificarsi con l'assistenzialismo risulta di grande attualità e importanza”.
In una società sempre più consumistica, sostiene Restrepo, c'è comunque ancora spazio per il principio della gratuità e la logica del dono che il Papa chiede nella sua Enciclica.
“Iniziamo a vedere un rifiorire della coscienza nella responsabilità sociale imprenditoriale in tutto il continente. Il che, in fondo, è uno dei messaggi forti auspicati dall'Enciclica”, ha concluso.
[Traduzione dallo spagnolo e adattamento di Roberta Sciamplicotti]
Restrepo, politico ed economista, ha confessato a ZENIT che si tratta di “uno strumento ideale per dare livello alla riflessione politica e sociale” e “per affrontare i grandi temi della società contemporanea”.
L'Enciclica, sottolinea, deve essere letta e applicata “perché la dignità dell'uomo sia sempre al primo posto, e perché non ceda la preminenza a tendenze pericolose”.
A suo avviso, l'apporto principale del testo è il fatto di “essere un documento che gode dell'autorità della voce del Vaticano”. “Se venisse letto dai responsabili della definizione delle politiche pubbliche” dell'America Latina, ha aggiunto, “potrebbe arricchire e innalzare di molto il livello del dibattito politico”.
Per Restrepo, “l'America Latina è il continente in cui c'è una peggiore distribuzione delle entrate”.
“In questo panorama di acuta disuguaglianza e di ingiustizie nella distribuzione dei frutti dello sviluppo, non ho dubbi sul fatto che un'Enciclica come questa possa suscitare un salutare dibattito etico”.
In Sudamerica, lamenta, “l'assistenzialismo è consustanziale al messianismo e al populismo che sta tornando a fiorire in molti Paesi della regione. L'opportuna distinzione dell'Enciclica nel senso che il principio della sussidiarietà non deve identificarsi con l'assistenzialismo risulta di grande attualità e importanza”.
In una società sempre più consumistica, sostiene Restrepo, c'è comunque ancora spazio per il principio della gratuità e la logica del dono che il Papa chiede nella sua Enciclica.
“Iniziamo a vedere un rifiorire della coscienza nella responsabilità sociale imprenditoriale in tutto il continente. Il che, in fondo, è uno dei messaggi forti auspicati dall'Enciclica”, ha concluso.
[Traduzione dallo spagnolo e adattamento di Roberta Sciamplicotti]
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